Festa di Sant'Antono Abate (Fara Filiorum Petri)

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Festa di Sant'Antono Abate (Fara Filiorum Petri)
FaraFiliorumPetri Farchie 01.JPG
Alcuni momenti della festa
Festa patronale
Processione
Festa locale
Commemorazione celebrata Sant'Antonio Abate, patrono della città
Chiamata anche Festa delle Farchie
Note
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Abruzzo
Provincia Chieti
Comune Fara Filiorum Petri
Località
Luogo specifico vie del centro storico, sagrato della Chiesa di Sant'Antonio Abate
Diocesi Chieti-Vasto
Periodo Inverno
Data inizio 16 gennaio
Data fine 17 gennaio
Data mobile
Data d'istituzione
Organizzata da comitato organizzatore spontaneo delle contrade
Tradizioni religiose processione, Messa solenne, benedizione del pane e degli animali
Tradizioni folcloristiche processione delle farchie
Tradizioni culinarie pani di sant'Antonio abate
Informazioni
Collegamenti esterni

La Festa di Sant'Antonio Abate, detta anche Festa delle Farchie, si svolge annualmente a Fara Filiorum Petri (Chieti), in ricordo di un intervento miracoloso di sant'Antonio abate, dal 16 al 17 gennaio ed ha il suo culmine nella processione delle farchie.

Storia

Secondo la tradizione, la festa ha avuto origine un intervento miracoloso di sant'Antonio abate all'epoca dell'invasione francese del 1799.

Alla fine XVIII secolo, Fara era circondata da un grande querceto. Le truppe napoleoniche volevano entrare e occupare il borgo, ma sant'Antonio abate li fermò, intimandogli di non oltrepassare la selva e al loro diniego trasformò gli alberi in un immenso incendio scompaginò i soldati francesi, costringendoli alla fuga.

Farchie

Oggetto

Le farchie sono dei fasci cilindrici di canne legati, manualmente, con rami di salice rosso aventi generalmente un diametro di circa 1 metro e una lunghezza media di 8 metri.

Sono predisposte dalle contrade (Colli, Madonna, Mandrone, Forma, Vicenne, Fara Centro, Crepacci, Campo Lungo, Colle Anzolino, Via Sant'Antonio Abate o Colle San Donato, Sant'Eufemia, Giardino e Pagnotto), per essere portate processionalmente il 16 gennaio sino al sagrato della Chiesa di Sant'Antonio Abate, per essere innalzate e incendiate durante una rappresentazione coreutica.

Etimologia

Il termine farchia deriva probabilmente dal dialetto teatino fòrchia che significa "caprile", originato a sua volta dal latino fùrcula da cui farchja che indica le "canne intrecciate che delimitano il caprile nella stalla"; oppure da farchjié, ossia "canna palustre" con cui s'impagliavano le sedie o si bruciavano le setole del maiale. In abruzzese, comunque, farchie indica anche una "fiaccola di canne" oppure "legna intrecciata per il falò" che si brucia la notte di Natale o nella festa patronale. Inoltre, la parola individua anche l'"asta di legno" che sostiene il falò bruciato, davanti alle chiese la notte di Natale.

Descrizione

Preparativi

Dopo Natale, i contradaioli si organizzano per raccogliere le canne che sono state tagliate ancora verdi nel mese di febbraio dell'anno precedente, selezionate e raccolte in fasci composti di 15-20 pezzi. Temendo furti da parte di rappresentanti delle altre contrade, le canne raccolte sono conservate in depositi chiusi, anche per preservarle dall'umidità.

Nella prima decade di dicembre si potano gli alberi di salice rosso, poiché i rami andranno a formare il legame delle farchie.

Di solito il 12 o 13 gennaio inizia la preparazione delle farchie in ciascuna contrada, che si svolge in varie fasi:

Farchie accese
  • predisposizione dell'anima della farchia: questa può essere costituita da un palo di legno cui si legano canne oppure da sole canne, ottenendo una piccola farchia che funge da spina dorsale a quella vera e propria.
  • realizzazione del "rinfascio", ossia con le canne più lunghe e dritte s'ingrandisce il diametro sino a raggiungere la dimensione finale.
  • due o tre uomini più esperti si occupano della legatura delle canne: momento questo che richiede grande abilità, perché dalle modalità di legatura del legame dipende la stabilità e la bellezza della farchia. La perfezione tecnica della farchia consiste nell'insieme di più caratteristiche:
    • la verticalità,
    • il giusto allineamento dei nodi,
    • l'assenza di rigonfiamenti,
    • la grandezza,
    • la corretta sistemazione della singola canna in modo che appaia all'occhio dell'osservatore come unica dal capo (il piticone) alla coda (la cima o fiocco) della farchia.

Vigilia

Trasporto a spalla di una farchia

Nel primo pomeriggio del 16 gennaio, i faresi trasportano le farchie dalla propria contrada al piazzale antistante la Chiesa di Sant'Antonio Abate, le innalzano e le incendiano. Il trasporto avviene per mezzo di trattori adornati per l'occasione con stendardi colorati oppure la farchia è trasportata a spalla dagli stessi contradaioli.

Nelle contrade è consuetudine prima di iniziare il trasporto di recitare le litanie lauretane. Un suonatore di trevucette si mette a cavallo della farchia, mentre un tamburino si mette a capo del corteo.

I contradaioli scaricano la farchia poggiandola sul suolo e quindi, al comando del "capofarchia" la innalzano in piedi. Il capofarchia dirige le fasi d'innalzamento mettendosi in piedi davanti la farchia stessa sul terreno, impartendo ordini cadenzati mentre gli altri, muniti di funi, scale e filagne (travi di legno legate in modo da formare una "x") alzano diversi quintali di peso. L'ultimo strappo è il momento più pericoloso: se gli uomini alle funi tirano troppo oppure se il gruppo alla filagna spinge eccessivamente, la farchia rischia di ribaltarsi cadendo col suo straordinario peso sulle squadre degli "alzatori".

Innalzamento di una farchia

Al tramonto, quando tutte le farchie sono alzate si dà inizio all'incendio, che avviene con l'ausilio di alcuni mortaretti posti sulla sommità come fosse una grande torcia, sotto lo sguardo attento dei contradaioli avversari, pronti a criticare qualsiasi imperfezione della farchia appena issata e a fischiare, in segno di sfottò, la temuta interruzione della raffica di spari che funge da miccia all'accensione del gigante di canne.

Dopo che tutte le farchie sono accese, dalla chiesa esce la processione con la Statua di sant'Antonio abate che arriva sul sagrato per benedire le farchie.

Alla sera i contradaioli gettano a terra la propria farchia per tagliarne una metà da riportare alla contrada, dove finirà di ardere.

Giorno del patrono

La mattina del 17 gennaio, presso la Chiesa di Sant'Antonio Abate, si tiene la celebrazione eucaristica con la benedizione del pane, del fuoco e degli animali.

Sapori di festa

Durante la festa, come vuole la tradizione, sono distribuiti alle famiglie del borgo:

Bibliografia
  • Laura Cavallo, Francesca Faramondi, Feste e Sagre in Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Editore L'Ortensia Rossa, Roma 2010, p. 8 ISBN 9788896372197
  • Giuliano Di Menna, S. Antonio abate e le farchie in Fara Filiorum Petri, Editore Rivista Abruzzese, Lanciano 2002
  • Giuseppe Iammarone, Le Farchie, Editore Tracce, Pescara 2003
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 9 settembre 2013 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.