Liberazione dell'eretico Pietro d'Assisi (Giotto)

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Giotto-Liberation of the Eretico.jpg
Giotto di Bondone, Liberazione dell'eretico Pietro d'Assisi, (1290 - 1295 ca.), affresco
Liberazione dell'eretico Pietro d'Assisi
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Flag of Umbria.svg Umbria
Regione ecclesiastica Umbria
Provincia Perugia
Comune

Stemma Assisi

Località
Diocesi Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino
Parrocchia o Ente ecclesiastico Sacro Convento
Ubicazione specifica Basilica di San Francesco, Cchiesa superiore, navata, parete meridionale, registro inferiore
Uso liturgico quotidiano
Comune di provenienza
Luogo di provenienza ubicazione originaria
Oggetto dipinto murale
Soggetto Liberazione dell'eretico Pietro d'Assisi
Datazione 1290 - 1295 ca.
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Giotto di Bondone e aiuti

Altre attribuzioni
Materia e tecnica affresco
Misure h. 230, l. 270
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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Al tempo in cui sedeva sulla cattedra di Pietro papa Gregorio IX, un certo Pietro, della città di Alife, accusato di eresia, fu preso prigioniero a Roma e, per mandato dello stesso pontefice, affidato alla custodia del vescovo di Tivoli. Questi, impegnato a non lasciarselo sfuggire, pena la perdita del vescovado, lo fece incatenare e rinchiudere in un'oscura prigione, dove gli veniva dato il pane a peso a peso e l'acqua secondo misura. Ma quell'uomo, avendo saputo che si approssimava la vigilia della festa di san Francesco, incominciò a invocarlo con molte preghiere e lacrime, perché avesse pietà di lui. E siccome era tornato alla fede sincera, rinnegando ogni errore ed ogni prava eresia, e si era affidato con tutta la devozione del cuore a Francesco, campione della fede di Cristo, meritò di essere esaudito dal Signore, per intercessione del Santo. La sera della sua festa, sull'imbrunire, il beato Francesco pietosamente scese nel carcere e, chiamando Pietro per nome, gli comandò di alzarsi in fretta. Invaso dal terrore, il prigioniero gli domandò chi fosse e si sentì rispondere che era il beato Francesco. Intanto vedeva che, per la presenza miracolosa del Santo, i ceppi erano caduti infranti ai suoi piedi, le porte del carcere si aprivano, mentre i chiodi saltavano via da soli, e gli si spalancava davanti la strada per andarsene. Pietro vedeva tutto questo, vedeva che era libero: eppure, paralizzato dallo stupore, non riusciva a fuggire; soltanto si mise vicino alla porta e incominciò a gridare, facendo spaventare tutte le guardie. Venuto a sapere da loro che il prigioniero era stato liberato dai ceppi e il modo in cui si erano svolte le cose, il pio vescovo si recò nel carcere e là, riconoscendo ben visibile la potenza di Dio, si inginocchiò ad adorare il Signore. Quei ceppi furono poi mostrati al Papa e ai cardinali che, vedendo quanto era accaduto, benedissero Dio con sentimento di grandissima ammirazione.
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La Liberazione dell'eretico Pietro d'Assisi è un dipinto murale, eseguito tra il 1290 e il 1295 circa, ad affresco, attribuito a Giotto di Bondone (1267 ca. - 1337), ubicato nella parete meridionale della navata nella Basilica Superiore di San Francesco in Assisi (Perugia).

Il dipinto murale è la ventottesima delle ventotto scene del ciclo che raffigura le Storie di san Francesco d'Assisi.

Iscrizione

Il dipinto è descritto da un'iscrizione latina (detta titulo), posta sotto la scena, nella quale si legge:[1]

« Il beato Francesco liberò un prigioniero accusato di eresi e per mandato del Papa affidato al vescovo di Tivoli; e ciò avenne nella festa dello stesso beato Francesco, alla cui vigilia lo stesso prigioniero aveva digiunato, secondo il costume della chiesa»

Notizie storico-critiche

L'episodio raffigurato si riferisce ad un avvenimento narrato nella Legenda Maior (Mir. V,4), che costituiva la biografia ufficiale di san Francesco d'Assisi, scritta tra il 1260 ed il 1263 da san Bonaventura da Bagnoregio.

L'esecuzione degli ultimi tre affreschi è attribuita ad un allievo, forse il cosiddetto Maestro di Santa Cecilia. Infatti, se le architetture sono ancora fantasticheggianti e ben definite, le figure umane hanno perso quel volume tipico di Giotto, anzi sono allungate e la loro figura è più impostata ad un linearismo statico, i gesti sono forzati.

Su questo dipinto murale e su quello della parete opposta (San Francesco d'Assisi onorato da un uomo semplice) si trova una mensola lignea che sporge al centro dell'affresco, che serviva all'alloggiamento dell'iconostasi.

Note
  1. La traduzione del titulo, qui presentata, è la versione pubblicata da Edi Bacceschi, Giotto. L'opera completa, Editore Rizzoli, 1966, schede 20 - 44, pp. 91 - 94
Bibliografia
  • Pier Maurizio Della Porta et al., Assisi: storia e arte, Editore Minerva, Assisi 1998, p. 76
  • Gianfranco Malafarina, La Basilica di San Francesco ad Assisi, Editore Franco Cosimo Panini, Modena 2005, pp. 182 - 183 ISBN 9788882907655
  • Giovanni Previtali, Giotto e la sua bottega, Editore Fabbri, Milano 1967
  • Bruno Zanardi (a cura di), Giotto e Pietro Cavallini. La questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco, Editore Skira, Milano 2002
Voci correlate
Collegamenti esterni