Maat

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Il faraone offre al dio Ra i frutti della sua giustizia, affiancato da Maat. Dipinto nel Set Maat ("luogo di Maat"), nella valle dei Re
« Il concetto centrale della letteratura sapienziale egiziana è Maat, l'ordine divino o 'verità' stabilito e conservato da Dio. La condotta dell'uomo deve armonizzarsi con questo Maat - giustizia o verità - che dev'essere anche identificato con la volontà di Dio»

Maat (oppure Ma'at, Māt o Mayet) è la dea egizia personificazione della giustizia e della verità (cfr. l'ebraico אמת, ʿemet):

Viene raffigurata in piedi o seduta, con una piuma di struzzo sul capo e in mano l'ankh, la croce della vita. Ha un ruolo centrale nel giudizio delle anime, cioè nel processo che l'anima del defunto subisce per dimostrare la propria condotta virtuosa in vita e per poter accedere alla vita eterna.

Fonti

I testi sapienziali dell'antico Egitto sono particolarmente numerosi, in particolare i testi relativi a iscrizioni mortuarie:

  • ci sono pervenute le istruzioni (o sapienze) di Ptah-hotep, Khety, Ani, Amenemope, Merikare, Hor-dedef, Kagemni, Imhotep e il papiro Insinger;
  • alcune biografie idealizzate di defunti, su incisioni o papiri, ci indicano ancora quali erano i canoni etici ideali degli egiziani;
  • un terzo tipo di fonti sono il genere letterario della confessione del morto, che attribuisce all'anima le proprie qualità al momento della pesa del cuore di fronte al tribunale divino[1].

Valore cosmico

La Maat ha un significato difficilmente traducibile con una sola parola: indica il giusto ordine nella natura e nella società, come stabilito all'atto della creazione, e può così significare ciò che è giusto, retto, ordinato, legale, vero[2]. Il più antico ideogramma che rappresenta la Maat, un rettangolo largo e basso, lascia supporre che ci sia stato uno slittamento semantico dal piano reale a quello simbolico-figurato (cfr. anche rettitudine, diritto). Il contrario dell'ordine simboleggiato da Maat è Isfet, la personificazione del disordine e dell'ingiustizia.

Maat ha una valenza cosmica in quanto è presente al tempo della creazione, anche se non sembra avere un ruolo attivo né essere una divinità primordiale (è figlia di Ra):[3]

  • "Maat discese nella terra in quel tempo (primordiale) e fraternizzò con gli dèi";
  • "Maat venne dal cielo nel suo tempo e si unì a quelli che vivono sulla terra".

Compito del faraone e di ogni uomo è mantenere integro l'ordine di Maat che esisteva nell'età dell'oro della creazione:

  • "(Amhenemet II) ha allontanato Isfet comportandosi come Atum (dio della creazione)";
  • "(Tutankhamon) ha allontanato Isfet dalle due terre (nord e sud Egitto), e Maat risiede stabilmente nel suo palazzo [...] e la terra è come era nei primi tempi".

Questi passi sottolineano l'aurea divina e sacrale che circondava non solo il faraone ma anche le sue leggi e il suo operato.

Valore morale

I 42 precetti della confessione negativa[4]
  1. Ani disse: [..][5] Non ho compiuto iniquità;
  2. Non ho depredato con violenza;
  3. Non ho rubato;
  4. Non ho ucciso, non ho fatto del male;
  5. Non ho rubato le offerte;
  6. Non ho diminuito le oblazioni;
  7. Non ho rubato (le proprietà del) dio;
  8. Non ho detto bugie;
  9. Non ho rubato cibo;
  10. Non ho causato dolore;
  11. Non ho commesso fornicazione;
  12. Non ho fatto piangere;
  13. Non ho venduto con inganno;
  14. Non ho compiuto trasgressioni;
  15. Non ho agito con colpa;
  16. Non ho devastato la terra arata;
  17. Non ho origliato;
  18. Non ho mosso le labbra (sparlando);
  19. Non mi sono adirato, se non per una giusta causa;
  20. Non mi sono unito alla moglie di un (altro) uomo;
  21. Non mi sono unito alla moglie di un (altro) uomo;
  22. Non mi sono contaminato (con la masturbazione);
  23. Non ho causato terrore;
  24. Non ho trasgredito;
  25. Non mi sono arrabbiato;
  26. Non ho chiuso le mie orecchie alle parole di giustizia e verità;
  27. Non ho causato dolore;
  28. Non ho agito con insolenza;
  29. Non ho sollevato litigi;
  30. Non ho giudicato con rabbia;
  31. Non ho origliato;
  32. Non ho moltiplicato le parole;
  33. Non ho fatto male o malattia;
  34. Non ho mai maledetto il re;
  35. Non ho inquinato l'acqua;
  36. Non ho parlato con sdegno;
  37. Non ho maledetto dio;
  38. Non ho rubato;
  39. Non ho rubato le offerte degli dèi;
  40. Non ho rubato le offerte dei morti;
  41. Non ho rubato il cibo del bambino, né ho peccato contro il dio della mia città;
  42. Non ho macellato con malvagità il gregge di dio.
Psicostasi, o pesa del cuore, o giudizio di Osiride: il cuore del morto viene pesato da Anubi a confronto con la piuma di Maat[6]

Per quanto sia presente, il ruolo cosmico di Maat appare complessivamente limitato. È nel piano etico-sociale che essa appare assolutamente centrale, tanto che rappresenta il cuore dell'etica egizia. La Maat non viene pregata e contemplata, ma detta e fatta. Così le Istruzioni di Kagemni:

« Fa' la Maat per il re, la Maat è ciò che il re ama. Di' la Maat per il re, la Maat è ciò che il re ama. »

Così le istruzioni di Ptah-Hotep:

« Maat è grande e la sua potenza è duratura, non è stata disturbata dal tempo di Osiride. C'è punizione per colui che trasgredisce alle sue regole, non è famigliare con l'avido [..]. Quando la fine è vicina, Maat continua ad esistere [..]. Lunga è la vita per l'uomo che si comporta in accordo a Maat [..], ma l'avido non ha tomba. »

È soprattutto nella pesa dell'anima che Maat gioca un ruolo fondamentale: secondo la mitologia egizia, in base alla Maat viene valutata la rettitudine dell'anima e la sua possibilità di vita eterna. Il cap. 125 del Papiro di Ani (ca. anno 1250 a.C.)[7], la versione più diffusa del Libro dei morti, elenca una confessione negativa con 42 norme ("io non ho...") che rappresentano la più chiara e completa enunciazione dei precetti della Maat (vedi il riquadro a fianco). Alcuni precetti non ci sono chiari, altri appaiono simili, forse sulla base di sfumature semantiche oggi non più ricostruibili, altri sono doppioni.

Gli insegnamenti degli antichi, provati dall'esperienza, sono destinati a mettere gli uomini in armonia con Maat, ma, contrariamente al modo biblico, non si afferma che le cose siano esplicitamente comandate da Dio[8].

C'è un certo pragmatismo nella Maat, ma non è grossolano; esso sta nel fatto che la giustizia è il solo vero ordine, e ogni offesa alla giustizia è vendicata, è l'"abominio di Dio", secondo il tenore della frase egiziana, che però ha una sfumatura diversa dall'espressione biblica "abominio per YHWH" (Dt 7,25; 17,1; 18,12; 22,5; 23,19; 24,4; 25,16; 27,15 ).

Maat e la Sapienza dell'Antico Testamento

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sapienza

La duplice caratteristica di Maat (cosmica e morale) presenta affinità con la Sapienza personificata descritta in alcuni brani dell'Antico Testamento, ed è possibile ipotizzare un'influenza. Così Gilber:

« "Ma'at assicura l'ordine cosmico e l'armonia nei rapporti umani attraverso la giustizia e la bontà verso i poveri [..]. La figura della Sapienza in Pr 8 è forse parzialmente ispirata a quella di Ma'at, ma non senza che una purificazione radicale sia stata operata: la Sapienza non è una dea. »

D'altro canto, questa affinità non deve portare a un mero riduzionismo, come vogliono alcuni divulgatori con intento antireligioso[9], per i quali la morale dell'Antico Testamento non sarebbe altro che la Maat riadattata, e pure il Logos incarnato non sarebbe altro che una riproposizione della Maat. La rivelazione cristiana ammette una gradualità, al culmine della quale, "nella pienezza dei tempi" (Gal 3,24 ), si è incarnato il Figlio di Dio. In quest'ottica, la Maat costituisce un "gradino" intermedio, assieme al logos ellenista, del piedistallo che ha accolto la manifestazione di Gesù.

Note
  1. Cfr. in particolare il cap. 125 del Libro dei morti.
  2. Cfr. Morenz (1973) 113 e segg.
  3. Per le citazioni delle fonti egiziane cf. Morenz, 1973.
  4. Traduzione dalla versione inglese del capitolo 125 del Libro dei morti contenuto nel Papiro di Ani (Budge, 1895) e immagine dei fogli 31-32, online. Una traduzione italiana di una versione diversa è offerta da Mario Cimosa, L'ambiente storico-culturale delle scritture ebraiche, EDB, Bologna, p. 211-212. La numerazione è aggiunta per facilitare la lettura.
  5. Il testo originale contiene un saluto e epiteto vocativo dedicato a una particolare divinità, diversa per ogni precetto, qui tralasciato.
  6. Papiro di Ani, foglio 3.
  7. Dati sul papiro dal sito del British Museum, online.
  8. Roland E. Murphy (1973) 626.
  9. Cfr. il "documentario" Zeitgeist (2007), di spessore accademico nullo, che fa derivare il decalogo dalle confessioni di Maat.
Bibliografia
Voci correlate