Patrologia

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La Patrologia è una scienza teologica che abbraccia tutti gli scrittori dell'antichità cristiana invocati dalla Chiesa a testimoni della sua dottrina; ha come metodologia quella delle scienze storiche[1], ma anche della Critica Testuale e dell'Esegesi.

Origine del termine

Il termine fu usato per la prima volta dal teologo luterano Johann Gerhard, che pubblicò nel 1653 a Iena l'opera Patrologia, sive de primitivæ Ecclesiæ christianæ Doctorum vita ac lucubrationibus opus postumum ("Patrologia, ovvero sulla vita e sul pensiero dei Dottori della Chiesa cristiana primitiva. Opera postuma").

Ancora nel XIX secolo il termine indicava la storia della produzione letteraria ecclesiastica-teologica sino al Medioevo, o anche fino alla Riforma protestante. Quando si iniziò a considerare come un'età speciale quella della diffusione del Cristianesimo nel mondo greco-romano, il significato del termine venne ristretto gradatamente a quel periodo storico iniziale.

Storia

L'inizio

La Patrologia inizia con gli scritti di San Girolamo: questi, sollecitato dall'amico Dexter, compose nel 392 il primo Catalogus scriptorum ecclesiasticorum sotto il titolo De viris illustribus. Scopo di Girolamo era di opporsi al vanto orgoglioso che i pagani facevano della loro alta cultura letteraria.

Girolamo si ispirò all'omonimo scritto di Svetonio della prima metà del II secolo. Come fonte diretta usò la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, e per gli scrittori del IV secolo si basò su notizie personali.

L'opera tratta di 135 autori cristiani, includendo anche gli eretici, gli ebrei Filone e Giuseppe, il pagano Seneca. Nell'ultimo capitolo elenca le opere dello stesso Girolamo fino all'anno di redazione (392).

Le opere seguenti

Nel corso dei secoli sono state scritte opere intese come continuazioni di quella di Girolamo, e aventi in particolare lo stesso titolo. Gli autori sono:

Nel IX secolo Fozio compose il Myriobiblon (o Biblioteca), consistente in una relazione intorno a 280 libri pagani e cristiani, con notizie biografiche ed estratti, particolarmente da opere meno conosciute, che in parte ci sono note unicamente per suo tramite.

Le notizie sui Padri cessano, dopo Ildefonso, per circa cinque secoli. Quando vennero riprese, alla fine dell'XI secolo, ci si accontentò, per i Padri antichi, di notizie tratte da Girolamo e da Gennadio. Abbiamo qui i nomi di Sigeberto di Gembloux (+1112), di Onorio di Augustodunum (Autun), che scrive intorno al 1122, dell'Anonimo Mellicensis, intorno al 1135, e infine di Tritemio, verso il 1494.

La nascita della Patrologia scientifica

Tra le opere posteriori alla Riforma protestante, le più significative furono quelle del cardinale Roberto Bellarmino (1542-1621), De scriptorum ecclesiasticorum liber unus[2], e del benedettino Rémy Ceillier (1688-1761), Histoire générale des auteurs sacrés et ecclésiastiques[3]. Esse avviarono al periodo della trattazione scientifica della Patrologia, alla quale diedero forte impulso le discussioni del Concilio di Trento.

Nel XVI e XVII secolo sorsero le prime grandi collezioni.

Nacquero anche una serie di edizioni magistrali, nelle quali i Prolegomena e gli apparati critici portarono la Patrologia all'altezza della ricerca erudita storica e letteraria. Significativa fu la collezione, in 16 volumi, di biografie ragionate dei Padri del Tillemont (1637-1698), Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, edita dal 1693 al 1712.

Il XIX secolo vide numerose scoperte di opere scomparse, particolarmente del periodo più antico e nelle lingue siriaca, armena, georgiana e copta. Ciò diede un nuovo impulso alla disciplina.

Le università crearono cattedre specifiche di Patrologia, e le Accademie intrapresero l'edizione di grandi gruppi di opere dei Padri. Si pubblicarono ricerche monografiche, raccolte antologiche, manuali riassuntivi.

Con l'inizio del XX secolo la disciplina si approfondì con la tendenza a penetrare sempre più nel significato dottrinale dei singoli autori, indagando la storia di ogni pensiero, concetto, vocabolo.

Più avanti nello stesso secolo nuovi sviluppi vennero dalla scoperta di opere ignote o scomparse, soprattutto di papiri in Egitto.

Delimitazione

La Patrologia abbraccia nel suo studio anche le opere di scrittori non cattolici; ciò perché tra gli scritti dei Padri e quelle degli autori eretici esistono stretti rapporti culturali e letterari; e anche perché non di rado i Padri furono largamente ispirati, in ambito teologico e dogmatico, dalla parte dottrinalmente contraria.

Gli scritti più impersonali dell'antichità cristiana (testi liturgici, Atti dei concili, Atti dei martiri, Vite di Santi, regole monastiche, Simboli, iscrizioni, papiri non letterari), rientrano solo indirettamente nella patrologia.

Rapporti

Insieme alla letteratura cristiana antica, la Patrologia è una branca della Teologia Patristica, detta semplicemente Patristica; quest'ultima disciplina ha un senso più ampio, essendo correlata all'espressione "Teologia", quindi Teologia dei Padri della Chiesa, in parallelo alla Teologia Biblica, alla Teologia Scolastica, a quella simbolica, ecc.

Note
  1. Berthold Altaner (1952), p. 1.
  2. Pubblicata nel 1613, giunge fino a tutto il XVI secolo.
  3. In 23 volumi, 17291763; giunge fino al 1250.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni