Scriptorium

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Scriptorium

Con le parole centro scrittorio si indica nel linguaggio della paleografia e codicologia il luogo definito in latino come scriptorium. Questa parola deriva a sua volta dal latino Scriptorium, dal verbo scribere, scrivere, con l'aggiunta del suffisso neutro singolare orium che indica gli aggettivi di luogo[1]. Scriptorium indica dunque il posto dove si scrive e per estensione ogni luogo dove era effettuata l'attività di copiatura da parte di scribi, soprattutto durante il Medioevo. Nella terminologia corrente di solito si intende quella parte del complesso monastico dedicata alla copiatura dei manoscritti, frequentemente in stretta connessione con una biblioteca. Spesso tali ambienti ebbero grande importanza culturale sia per l'azione di salvaguardia dell'antica cultura latina sia perché costituirono ambiti di pensiero e sviluppo di nuova cultura.

L'attività propriamente di copiatura prevedeva tutte le fasi della lavorazione del libro. Sicuramente attestate sono le varie fasi della preparazione della pergamena per la scrittura (taglio dei fogli, foratura, rigatura, levigazione). Seguivano poi le fasi della scrittura vera e propria: il monaco amanuense copiava il testo sulla pagina rigata (che recava già stabiliti gli spazi dove sarebbero state realizzate le miniature). Ovviamente il lavoro non sempre si limitava alla copia di testi antichi, bibbie o commenti biblici; molto spesso venivano scritte anche opere originali. L'attività dello scriptorium era diretta da un armarius che forniva i monaci del necessario per scrivere (penne, inchiostro ecc.) e che aveva inoltre anche altri incarichi[2] Spesso gli scriptoria svilupparono usi grafici caratteristici diversi ed indipendenti fra loro (si pensi alle lettere a e b caratteristiche dello scriptorium dell'abbazia di Corbie o alle lettere a e z caratteristiche di quello di Laon varianti della scrittura definita in paleografia come merovingica). Meno ovvia è invece la partecipazione di miniatori/pittori alle attività di scrittura. La miniatura era infatti eseguita separatamente dopo la redazione del testo (ma prima della legatura del libro) in ambienti non necessariamente connessi allo scriptorium.

Gli scriptoria fornivano libri per i monasteri, sia per uso interno sia come manufatti di scambio. Producevano inoltre i libri destinati alla ristretta fascia di laici alfabetizzati. Tuttavia, alla metà del XIII secolo, la concorrenza di botteghe scrittorie laiche cittadine era diventata molto forte sia per il tipo di letteratura proposta (non più soltanto edificante o di preghiera) sia per la lingua con cui era scritta (non più in latino). Le botteghe scrittorie laiche inoltre avevano sistemi di copiatura più rapidi (per esempio il sistema della pecia in ambito universitario). Diversa era certamente la mentalità del monaco che copiava un'opera quale adempimento ad un precetto religioso e quella dello scriba laico che copiava un'opera a scopo di lucro. Comunque per vari secoli ancora gli scriptoria monastici rimasero il perno della produzione di testi liturgici per i monasteri stessi, almeno fino alla diffusione della stampa.

Centri scrittori storicamente rilevanti

Monaco amanuense nel suo scriptorium.

Scrivere, che si copiasse o meno, era considerata un'attività manuale, e quindi umile o degradante secondo la cultura antica[3] Fin dal VI secolo le prime regole monastiche inclusero la scrittura tra le attività che l'uomo umile doveva compiere per condurre una pia vita. Il lavoro manuale, infatti, non è più considerato con sospetto dal Cristianesimo, visto che la materia, su cui il lavoro si applica, è buona (contrariamente a quanto pensavano i Greci), in quanto creata da Dio.

Vivarium

Quello di Vivarium è il primo scriptorium di cui si abbia precisa testimonianza storica. Faceva parte del complesso monastico costruito da Cassiodoro nel VI secolo. Da persona colta qual era, Cassiodoro, nelle sue Istituzioni[4], raccomandava la più grande cura nella trascrizione dei testi sacri. Ma neppure dimenticò, forse proprio per la sua educazione classica, di far copiare testi di autori pagani. Il centro scrittorio fu attivo almeno fino al 630.

Montecassino

La regola monastica di san Benedetto da Norcia specifica le varie mansioni e attività dei monaci, tra le quali quella della scrittura.

All'interno dell'abbazia di Montecassino, fondata nel 529, funzionò uno scriptorium attivo fino al XV secolo.

Bobbio

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Scriptorium di Bobbio

Lo scriptorium di Bobbio fu istituito nel VII secolo presso l'abbazia fondata a Bobbio dal monaco irlandese san Colombano, dal successore del fondatore, l'abate Attala (615-627)

Lo scriptorium fu il maggior centro di produzione libraria dell'Italia centro-settentrionale tra il VII e il IX secolo, in età longobarda e carolingia, al centro di una rete di scriptoria esistenti nei vari monasteri dell'ordine. I monaci irlandesi che vi lavorarono all'origine introdussero lo stile dell'arte insulare per le miniature e un particolare sistema di abbreviature.

San Gallo

Un altro importante centro scrittorio fu presso l'abbazia di San Gallo, in Svizzera. Una pianta dell'abbazia risalente alla prima metà del IX secolo mostra lo scriptorium presso l'angolo a nord dell'edificio della chiesa.

Citeaux

Con il rilassarsi della regola benedettina anche la posizione e la struttura degli scriptoria nei monasteri cambiò: da spazi concepiti come semplici stanze coperte furono sempre più protetti e riscaldati. In reazione a questo rilassamento a Citeaux (Cistercium) Bernardo di Chiaravalle impartì disposizioni più severe, che giunsero a riguardare le decorazioni dei manoscritti. Un'ordinanza dell'inizio del XII secolo impone che nei libri vi fossero litterae unius coloris et non depictae (lettere di un solo colore e non decorate).

Sempre nello stesso periodo i monaci furono tenuti al silenzio nello scriptorium. Due secoli più tardi fu tuttavia loro concesso di eseguire il lavoro di scrittura anche nelle proprie celle.

Certosini

Il modus vivendi dell'ordine certosino prescriveva il lavoro nella solitudine della cella. Anch'essi quindi si dedicarono all'attività di copiatura.

L'evoluzione dei tardi scriptoria

Giovanni Tritemio abate di Sponheim scrisse un breve opuscolo De laude scriptorum (Elogio degli scribi) nel 1492 per celebrare le glorie di un'attività sempre più insidiata da vicino dalla diffusione delle opere a stampa su carta. La scrittura è qui vista come la più alta delle attività manuali da conservarsi per ragioni storiche e di disciplina religiosa.

Miniatura di Jean Mielot (XV secolo) mostrato all'opera nel suo studio con i materiali associati al suo lavoro

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Note
  1. Il plurale di scriptorium è scriptoria
  2. S. benedetto, Regola, 48
  3. Una testimonianza tarda è in A. Koyré, Le origini del macchinismo: Le vrai sire châtelain laisse écrire le villain, sa maine digna lorsqu'il signe égratigne le parchemin (Il vero signore castellano lascia scrivere il villano, la sua nobile mano quando firma graffia la pergamena).
  4. Cassiodorus, Institutiones, I, xxx
Voci correlate
Collegamenti esterni