Assedio di Gerusalemme (701 a.C.)

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Regno di Giuda e preparativi di Ezechia in vista dell'assedio assiro (da Bible Atlas).
Campagna assira e assedio di Gerusalemme (da Bible Atlas).

L' assedio di Gerusalemme del 701 a.C. vide contrapposto l'impero assiro di Sennacherib al regno di Giuda, guidato dal re Ezechia, che aveva cercato di sottrarsi al vassallaggio assiro. Sennacherib invase la Giudea e ne assediò la capitale Gerusalemme. Come da prassi assira, la sua conquista avrebbe significato la fine del regno, la deportazione e dispersione degli abitanti e l'annessione all'impero. L'assedio tuttavia fu interrotto e il regno fu salvo, per quanto rimanendo in condizione di vassallaggio. I testi biblici descrivono la fine dell'assedio come dovuta a una pestilenza diffusa tra i nemici assiri, la quale era stata preannunciata dal profeta Isaia e descritta come intervento divino. Le fonti assire descrivono l'assedio ma non la cattura della città, senza fornire una spiegazione del fallimento dell'impresa, elemento che può confermare implicitamente la storicità della narrazione biblica.

Fonti storiche

L'evento è descritto da più fonti bibliche coeve: 2Re 18-19 ; Is 10,28-32 ; Is 36-37 ; Mi 1,8-16 ; più il tardivo 2Cr 32,1-23 . Nelle fonti assire è descritta la campagna con la cattura e distruzione di molte città giudee,[1] in particolare Lachis,[2] e l'assedio (ma non la conquista) di Gerusalemme.

Antefatto

In seguito alla guerra siro-efraimita (735-732 a.C.) Acaz re di Giuda, per salvarsi dall'attacco dei regni di Damasco e Israele, aveva chiesto aiuto all'Assiria. Tiglat-Pilezer III intervenne, sconfisse i due regni e impose il vassallaggio economico di Giuda. In questa occasione il profeta Isaia aveva invitato Acaz a rivolgersi all'Assiria come una sorta di male minore, considerandola uno strumento punitivo nelle mani di Dio.

Alla morte del re assiro Sargon II (705 a.C.) il suo impero fu scosso da tentativi di rivolta dei sottoposti, e anche Ezechia re di Giuda, tessendo legami diplomatici con Egitto (cf. Is 30,2; 31,1 ) e Babilonia (cf. 2Re 20,12-13 ),[3] cercò di riacquistare la piena autonomia del regno (cf. 2Re 18,7 : "Egli si ribellò al re d'Assiria e non lo servì"). In vista della rivolta e prevedendo un assedio assiro di Gerusalemme, Ezechia fece costruire l'acquedotto di Siloe per assicurare le riserve d'acqua della città e ne potenziò le difese (2Re 20,20 ; Is 22,9-11 ), e instaurò un sistema di stoccaggio delle riserve alimentari che potevano aiutare le città del regno a sopportare gli assedi.[4]

In tale contesto vanno collocate le incursioni giudaiche verso territori di Gaza ed Edom, che verosimilmente non avevano aderito all'alleanza anti-assira (2Re 18,8 ; 1Cr 4,41-43 ).

Invasione della Giudea

Secondo gli Annali assiri, l'esercito di Sennacherib, dopo aver sedato varie rivolte in Mesopotamia, nel 701 a.C. discese la costa del mediterraneo e riassoggettò varie città e zone riscuotendone i tributi: sono citate, tra le altre, Sidone, Arvad, Biblos, Asdod, Ammon, Moab, Edom, Ascalon, Ekron.

Gli assiri affrontarono e sconfissero un esercito egiziano a Elteke, particolare assente nella narrazione biblica ma accennato in 2Re 19,9 ; Is 37,9 , dove si dice che il re di Etiopia Tiraka (cioè il faraone Taharqa, della dinastia etiope) era uscito per affrontare gli assiri. Quindi si rivolsero alle fortezze e città della collina della Giudea.

Secondo gli Annali gli assiri conquistarono 46 città fortificate e altri borghi non fortificati. Non sono indicate le località ma possono essere ravvisate nelle lamentazioni di Is 10,28-32 e Mi 1,10-16 . L'assedio e la cattura della città-fortezza di Lachis non sono narrate né dai testi biblici (con l'eccezione dell'accenno di 2Re 18,14.17 , dove viene presentata come sede dell'esercito assiro) né negli Annali, ma è testimoniata da un bassorilievo rinvenuto nel palazzo di Sennacherib, a Ninive, e nelle tracce di distruzione rinvenute nello strato III del sito di Lachis. Tracce analoghe sono state rinvenute a Tell Beit Mirsin (Arsan) e Bersabea, verosimilmente da includere nelle 46 città conquistate.

Gli Annali riferiscono dell'improbabile cifra di 200.150 prigionieri giudei ridotti in schiavitù, più bestiame e mercanzia varia.

Fallito assedio di Gerusalemme

Secondo la narrazione biblica, mentre l'esercito assiro era impegnato nella conquista di Lachis e poi di Libna, tappe intermedie tra la costa e la capitale, furono inviati degli alti funzionari imperiali a Gerusalemme per trattarne la resa, deplorando l'aspettativa nella "canna spezzata" dell'Egitto, la quale ferisce la mano di chi vi si appoggia (2Re 18,21 ; Is 36,6 ). Ezechia inviò un forte tributo a Sennacherib spogliando le riserve del palazzo e del tempio: 30 talenti d'oro e 300 d'argento secondo 2Re 18,14 , che diventano 30 e 800, più materiali vari, secondo la propaganda degli Annali assiri.

Il tributo non sembra aver soddisfatto Sennacherib che strinse d'assedio Gerusalemme, chiudendovi Ezechia "come un uccello in gabbia", come riferito dagli Annali. Questi non riferiscono però l'esito dell'assedio. Le fonti bibliche parlano di un'improvvisa pestilenza ("l'angelo del signore colpì") occorsa tra le truppe assire, la quale uccise dalla sera al mattino l'improbabile cifra di 185.000 soldati assiri (2Re 19,35 ; Is 37,36 , che diventano un non meglio precisato "tutti i soldati valorosi" nel tardivo 2Cr 32,21 ), costringendo l'esercito alla ritirata.

Una conferma indiretta del fallito assedio si può trovare negli Annali assiri che, oltre a descrivere l'assedio ma non la cattura di Gerusalemme, precisano che il tributo suddetto fu inviato da Ezechia a Ninive (non a Gerusalemme né a Lachis), dove il re e/o i suoi dignitari si dovevano essere ritirati.

L'improvvisa e miracolosa liberazione di Gerusalemme non mutò dunque la situazione di Giuda, che rimase vassalla dell'Assiria: il bassorilievo di Parrot cita Manasse re di Giuda (687-643 a.C.) tra i tributari del re assiro Esarhaddon (681-669 a.C.).[5] Tuttavia la conquista assira, se fosse avvenuta, avrebbe implicato (come già accaduto per le tribù del nord) la deportazione e dispersione della popolazione, e avrebbe sancito la fine della cultura e religione giudaica.

Note
  1. Annali di Sennacherib, in ANET, 287-288, cit. da Cimosa, pp. 308-310.
  2. Cf. bassorilievo e iscrizione rinvenute nel palazzo di Sennacherib, in ANET, 288b, cit. da Cimosa, pp. 310.
  3. In 2Re l'ambasceria dei babilonesi presso Ezechia è narrata in seguito alla rivolta e al conseguente fallito assedio di Gerusalemme del 701 a.C., ma va verosimilmente anteposta a questi eventi, nel 703, quando Marduk-Appalidina (il biblico Merodac-Baladàn) riprese a regnare su Babilonia (cf. nota della Bibbia TOB a 2Re 20,12).
  4. Gli scavi archeologici, a partire da questo periodo, hanno trovato in manici di giare sigilli "del re" (lemelek).
  5. ANET 291 (V,54-VI,1), cit. da Cimosa, p. 312.
Bibliografia
  • Mario Cimosa, L'ambiente storico-culturale delle scritture ebraiche, EDB, Bologna, 2000
  • Yohanan Aharoni, Michael Avi-Yonah, Atlante della Bibbia, Piemme, Casale Monferrato, 1987
Voci correlate
Collegamenti esterni