Discussione:Mistero (cristianesimo)

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Mistero cristiano

Pietro Piffari L’ESPERIENZA TRINITARIA DI SALVEZZA IN GESÙ CRISTO Glossario e Corso fondamentale in 70 Voci

34) Mistero cristiano Il cristianesimo è fatto di “misteri” o è, invece, la rivelazione definitiva (in Gesù Cristo e nelle sue relazioni con l’Abbà e la Ruah) del mistero che siamo noi stessi (come persone, chiamate ad assimilarci al Figlio-Parola ed entrare nella sua Famiglia Trinitaria)? Nel Nuovo Testamento “mysterion” è il disegno di salvezza di ricapitolare tutte le persone create intorno a Gesù Cristo, il “primogenito” (Rm 8, 29-30), disegno che si sta già realizzando nel corso del tempo e che, rivelato in Cristo alla sua Chiesa, mediante il ministero di annuncio e di testimonianza di vita, viene portato a conoscenza e predicato al mondo intero (cfr. Col 1,25 ss; Ef 3; Rm 16, 25; Mc 4, 11). Se nel passato, per difendere la fede dalle eresie, si sottolineava l’importanza dell’“obbedienza della fede” (anche perché il mistero “divino”, e pure quello delle nostre stesse persone create, non arriva mai ad una comprensione esauriente) purtroppo non si approfondiva, 121 nella stessa misura, la “significatività e ragionevolezza” della stessa fede, per illuminare il mistero stesso della nostra esistenza di persone. Il Concilio Vaticano II, di fronte ad un mondo contemporaneo sempre più estraneo ed indifferente alla fede cristiana, instaurò l’importanza del dialogo tra fede e ragione, accentuandone la sua ragionevolezza: «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo./…/ Il Cristo Signore, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione./…/ Cristo infatti è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina /…/ Tale e così grande è il mistero dell’uomo, questo mistero che la Rivelazione cristiana fa brillare agli occhi dei credenti. Per Cristo ed in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime./ …/con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abbà, Padre!» (Gaudium et spes, 22) I tre misteri principali della nostra fede cristiana (Trinità, Incarnazione e Grazia) sono fondamentalmente l’unica e definitiva rivelazione del “mistero personale”, che si dà: - in Dio stesso (Trinità): tre Persone divine, le uniche che lo sono davvero, perché ognuna vive in forma propria, ma sempre in comunione, uno dei tre modi d’essere persona nell’unica natura o essere divino; - in Gesù Cristo (Incarnazione): una delle Persone divine che si fa anche umana, ossia, che incomincia a vivere nella nostra natura creata la sua stessa identità e modo d’essere persona proprio di Lei, come il Figlio-Parola, e perciò stesso ci svela il segreto della comunione tripersonale in Dio e ci permette vivere personalmente nel suo modo d’essere divino; - in noi (Grazia di Cristo in noi): come noi, persone create, non solamente possiamo salvarci dal male e dal peccato, ma superarli radicalmente e definitivamente, al partecipare dell’impeccabilità e 122 modo d’essere filiale, che Cristo vive personalmente nella sua umanità; infatti, Cristo è l’unico che ci offre un’esperienza assoluta e divina, capace di polarizzare la nostra opzione fondamentale già fin d’ora nella sua Chiesa nei “segni della fede” e per sempre nel cielo “dato che lo vedremo qual è” (1Gv 3, 2). Grazie alla “visione” della Sua Umanità, ci possiamo identificare nel suo stesso modo d’essere persona, formando con Lui “come una sola persona mistica”, ed assumendo le sue relazioni con il Padre e il suo Spirito d’amore, in una comunione pure con tutte le persone create che si salvano. Cristo non solamente ci rivelò la Trinità, che non avremmo potuto affermare con la semplice ragione, ma non poteva non rivelarla, per il semplice fatto che “Colui che si incarnò” non è il Dio in generale, ma la Parola-Figlio, il quale concretamente manifesta pure nella sua umanità la propria identità e polarizzazione personale, che lo distingue e relaziona direttamente con quello che è proprio delle altre due Persone. Potremmo anche dire che, se Cristo, con il suo modo proprio d’essere personalmente nella stessa vita umana, ci rivela un Dio trinitario, giustamente affinché noi ci possiamo salvare al partecipare della sua vita e comunione con tali Persone divine, questo non è estraneo al nostro essere persone e perfino ci permette auto-comprenderci meglio in quelle mediazioni che fanno possibile il nostro autogoverno e nelle quali definiamo il nostro incontro con Lui, il solo, come assoluta Persona divina, capace di polarizzare definitivamente la nostra opzione fondamentale. Per questo, in tutte queste 70 Voci, ci riferiamo seriamente e coerentemente a tali mediazioni o condizioni di possibilità dell’autogoverno personale, perché è proprio lì che si decide anche la nostra forma (semiotica- filiale) di salvezza. Questo non significa razionalizzare la Rivelazione del mistero Trinitario, ma, invece, permettere la sua non-emarginazione razionale, la sua significatività ed insieme il suo ruolo proprio e gratuito nell’auto-comprensione del mistero, che siamo pure noi stessi, come 123 persone, chiamate ad entrare nella stessa Famiglia Trinitaria, assimilate come figli, al Figlio-Parola. Si tratta, quindi, dell’unico mistero trinitario, in Dio, in Cristo ed in noi, in un identificarci con il modo personale con cui Gesù Cristo vive, pure come uomo, il mistero trinitario che lo fa “radicalmente salvo”, in identità con la persona del Figlio-Parola ed in comunione con il suo Abbà nella Ruah. L’identificarci con Lui, però, non è il risultato d’un semplice desiderio o sforzo volontaristico nostro, ma implica l’incontro reale con la sua presenza o parola-segno, nella mediazione ecclesiale ed eucaristica, capace di polarizzarci in forma assoluta nel suo Vangelo e Parola di Vita, ora nei “Segni della fede ecclesiale”, e poi in Cielo, nella “visione” diretta della sua umanità.. Per mezzo della mediazione semiotica dell’umanità di Gesù, già nella Sua vita storica ed ora nella realtà evangelizzatrice-sacramentale della sua Chiesa (come anticipo escatologico del Cielo, dove si dà la sua presenza diretta o “visione”), entriamo a vivere definitivamente nella Famiglia divina, come figli nel Figlio, in una ricapitolazione in Lui, che ci unisce così alla “comunità di quelli che si salvano”(Atti 2, 47). La mediazione sacramentale ecclesiale, a partire dall’evento pubblico-esemplare della pasqua e pentecoste (in cui tutta la vita di Gesù si fa segno-pubblico, con una significatività e credentità universale, come in un nuovo patto d’Alleanza di Dio con l’Umanità), compie nel mondo la medesima funzione semiotica-simbolica della umanità storica del Cristo e della sua parola umana, perché in caso contrario si frustrerebbe il progetto dell’autocomunicazione divina già nella storia e mentre dura questa storia. Cristo stesso, all’istituire l’Eucaristia, dimostra di dar senso “reale- personale” alla continuazione della sua presenza salvifica nella comunità ecclesiale. Allora, tutto quello che la Chiesa “è, annuncia o celebra” (come mediazione semiotica, come memoriale vivo di Cristo), ha un valore 124 misterico e sacramentale, nel senso che “significa” il mistero di Cristo e “l’offre realmente presente per le nostre persone”, soprattutto nell’Eucaristia e nei sacramenti, che ci impegnano in questa nuova e definitiva alleanza, come partecipazione comunitaria nell’unico mistero trinitario. 35

Pietro Piffari (pietropiffari chiocciola libero punto it), 2013-06-13 13:39:00 GMT