Origine della religione: differenze tra le versioni

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Già [[Aristotele]] (384-322 a.C.) nella ''[[Politica (Aristotele)|Politica]]'', riprendendo l'intuizione di Senofane (dèi come proiezione degli uomini), afferma che "tutti i popoli ritengono che anche gli dèi avrebbero i loro re perché essi stessi hanno, o hanno avuto nel passato, dei re. Gli uomini infatti creano gli dèi a loro immagine, non solo per quanto riguarda la forma, ma anche per quanto riguarda la loro maniera di vivere" (1,2,7).
 
[[File:Montesquieu_1.jpg|200px|thumb|right|Per Montesquieu (1748) il Cristianesimo è "il bene più grande", mentre l'Islam "non parla che di spada".]]
[[Montesquieu]] nella sua opera principale, ''[[Lo spirito delle leggi]]'' (''De l'esprit des lois'', 1748, [http://www.archive.org/stream/espritdeslois00montgoog#page/n11/mode/2up online]),<ref>Una dettagliata e approfondita discussione che falsifica il mito di un Montesquieu anticattolico, anticlericale e antipapista si trova in Felice, ''Religione e politica in Montesquieu'', [http://www.bibliomanie.it/montesquieu_felice_considerzioni.htm#_edn76 online].</ref> torna più volte sulla religione (nella fattispecie quella cristiana) intesa come elemento di stabilità sociale e politica, senza però negarne per questo il fondamento storico. La religione è una delle cose che, all'interno dello spirito delle leggi, influenzano i comportamenti umani: "Più cose governano gli uomini: il clima, la religione, le leggi, le massime del governo, gli esempi delle cose passate, i costumi, le maniere..." (EL 19,4). Nello specifico, il cristianesimoCristianesimo "è il bene più grande che gli uomini possono dare e ricevere" (EL 24,1), "addolcisce i costumi" (diversamente dalla [[islam|religione maomettana]] "che non parla che di spada", EL 24,4), è un fattore di contenimento del potere dispotico e monarchico (EL 2,4; 11,4) e di coesione sociale: "La religione cristiana con la carità, il culto pubblico, la partecipazione ai sacramenti, sembra chiedere che tutti si uniscano [...] In questo si trova una delle ragioni che fanno sì che il governo monarchico e tutti i governi moderati si legano meglio con la religione cristiana" (EL 19,18). Per Montesquieu dunque la funzione sociale della religione può spiegare il suo consolidamento e la sua sopravvivenza, ma il filosofo non si spinge a considerarla come l'origine della religione.
 
L'orientalista scozzese [[William Robertson Smith]] (1846-1894), basandosi su alcune intuizioni dell'antropologo scozzese [[John Ferguson McLennan]] e studiando la cultura araba-semitica, nella sua ''The Religion of the Semities'' (1889, 1894) sostiene che i clan erano caratterizzati da uno specifico animale-[[totem]], e il dio del clan non era altro che il clan stesso, idealizzato e divinizzato. Clan, totem e dio erano dello stesso sangue, e questa unione veniva rimarcata e rinforzata in periodici banchetti sacri nei quali l'animale totem veniva ucciso e la sua carne mangiata cruda. In questo banchetto "il dio e coloro [del clan] che lo adoravano si univano spartendosi la carne e il sangue della vittima sacra [totemica]".<ref>Robertson Smith, W. (1889). ''The Religion of the Semities'', 227, cit. da Evans-Pritchard (1965: 108).</ref> In realtà Evans-Pritchard, criticando le osservazioni di McLennan e l'interpretazione di Robertson Smith, nota come "non esiste nessuna prova che la consumazione del totem animale abbia costituito effettivamente la prima forma di sacrificio e l'origine della religione. In tutta la vasta letteratura sul totemismo, in ogni parte del mondo, esiste un solo esempio (tra gli aborigeni australiani) di un popolo che mangia in forma di cerimonia i propri totem" (1965: 108).
Il francese [[David Émile Durkheim]] (1858-1917), comunemente considerato il padre della sociologia, riprende, amplia e divulga l'ipotesi dell'origine sociale della religione avanzata da Robertson Smith. Per Durkheim la religione è principalmente un fatto sociale, collettivo, obbligatorio, e non è altro che il frutto della proiezione della stessa società: "La divinità del clan, il principio totemico, può essere nient'altro che il clan stesso, personificato e rappresentato nell'immaginazione nella forma visibile dell'animale o vegetale che funge da totem".<ref>Durkheim, E. (1912). ''Les formes élémentaires de la vie religieuse'', 206, cit. da Evans-Pritchard (1965: 118).</ref> Diversamente dalle teorie animiste (p.es. Taylor), per le quali l'anima deriva da un processo cognitivo distorto ed è origine dell'idea della divinità, per Durkheim il processo è inverso: la società "si stabilisce in noi in forma durevole [...]. Questo è il profondo significato dell'antitesi che tutti gli uomini hanno più o meno chiaramente concepito, tra corpo e anima, l'essere materiale e l'essere spirituale che coesistono in noi [...]. La nostra natura è doppia, c'è davvero una particella di divinità in noi, in quanto c'è una particella di quelle grandi idee che sono l'anima del gruppo".<ref>Durkheim (1912: 262-4), cit. da Evans-Pritchard (1965: 119).</ref> L'ipotesi di Durkheim, che si basava prevalentemente sulla situazione australiana, è stato portato avanti da altri studiosi in altri contesti sociali: Marcel Mauss, Robert Hertz, Gilbert Murray, Francis Cornford, Jane Harrison e soprattutto [[Alfred Reginald Radcliffe-Brown]] (1881-1955).
 
[[File:Karl_Marx_001.jpg|200px|thumb|left|Marx (1843) è ideatore della criminogena espressione "oppio dei popoli" per definire la religione.]]
L'interpretazione sociologica della religione che ha indubbiamente avuto più fortuna, causando anche notevoli sofferenze alla Chiesa, è stata quella avanzata dal [[marxismo]]-[[comunismo]]. [[Karl Heinrich Marx]] (1818-1883), fondatore del marxismo, ha definito la religione con la celebre espressione di "oppio dei popoli".<ref>Marx, K. (1843). ''Zur Kritik der Hegelschen Rechtsphilosophie'', tr. it. ''Critica della filosofia del diritto di Hegel'': "Das religiöse Elend ist in einem der Ausdruck des wirklichen Elendes und in einem die Protestation gegen das wirkliche Elend. Die Religion ist der Seufzer der bedrängten Kreatur, das Gemüt einer herzlosen Welt, wie sie der Geist geistloser Zustände ist. Sie ist das ''Opium des Volkes''. Die Aufhebung der Religion als des illusorischen Glücks des Volkes ist die Forderung seines wirklichen Glücks" ([http://www.mlwerke.de/me/me01/me01_378.htm MEW 1, 378-379]), tr. it.: "La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l' ''oppio del popolo''. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale" ([http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/criticahegel.htm tr. it.]).</ref>
Il secondo principale teorico del marxismo, [[Vladimir Ilyich Lenin]] (1870-1924), riprende esplicitamente la concezione di Marx: "La religione è l'oppio del popolo: questo detto di Marx è la pietra angolare di tutta la concezione marxista in materia di religione. Tutte le religioni e le chiese oggi esistenti, tutte – quali che siano – le organizzazioni religiose sono sempre state considerate dal marxismo come strumenti della reazione borghese, che servono a difendere lo sfruttamento e a stordire la classe operaia".<ref>Lenin, V. (1909). ''Sull'atteggiamento del partito operaio di fronte alla religione'' ([http://libelli.ru/works/17-3.htm russo], [http://www.marxists.org/italiano/lenin/1909/religione.htm it.]).</ref>
Tra i pensatori marxisti si segnala il francese [[Louis Althusser]] (1918-1990). Nella sua ''Ideologia e apparati ideologici di stato'' (1970)<ref>Althusser, L. (1970). "Idéologie et appareils idéologiques d’État". In ''La Pensée'' (151), [http://classiques.uqac.ca/contemporains/althusser_louis/ideologie_et_AIE/ideologie_et_AIE_texte.html#ideologie_AIE_I online].</ref> il filosofo afferma che esistono diversi apparati di stato (AS: governo, amministrazione, esercito, polizia, tribunali, prigioni) che garantiscono con la violenza il permanere dell'ingiustizia sociale a favore della borghesia, e a questi si affiancano gli apparati ideologici di stato (AIS) che si basano sull'ideologia: chiese, scuole, famiglia, diritto, partiti politici, sindacati, mezzi d'informazione, cultura. La religione non è altro che un AIS, che come gli altri garantisce e legittima lo sfruttamento e l'ingiustizia con la riproduzione dei rapporti di produzione.
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