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Voltaire ripete l'aneddoto romanzesco più volte, citando [[Labbe]] come fonte, si veda B. E. Schwarzbach, p. 329 e n. 81. Dubbi furono espressi in precedenza, da [[Tillemont]] (si veda L. S. Le Nain de Tillemont, ''Memorie per la storia della Chiesa'' [''Memoires pour servir a l'histoire ecclesiastique], 1701-14, seconda edizione, Parigi, Robustel - Arsenal 4° H.5547], volume VI, p. 676.)
Nei fatti l'aneddoto data [[Baronio]] più di sei secoli prima della sua nascita: compare in un anonimo Synodikon contenente brevi citazione di 158 concili dei primi nove secoli. Portato dalla [[Grecia]] nel [[XVI secolo]] da [[Andreas Darmasius]], questo documento fu acquistato ed edito dal teologo [[luteranesimo|luterano]] [[Johannes Pappus]] ([[1549]]-[[1610]]). Fu successivamente ristampato, certamente almeno nella [[Bibliotheca graeca]] [...] di Fabricio, la prima di queste edizioni fu pubblicata negli anni [[1705]]-[[1707]], e potrebbe essere stata conosciuta da D'Holbach. L'aneddoto si trova in Synodicon vetus sezione 34, "Council of Nicaea" ([[Johannes Albert Fabricius]], Biblioteca
== Nella narrativa contemporanea ==
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