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L'ondata di attacchi contro i cristiani e i loro luoghi di culto è cominciata in [[Orissa]], stato dell'India orientale affacciato sul [[golfo del Bengala]], dopo la morte dello [[swami]] Laxmananda Saraswati, ucciso il [[23 agosto]] [[2008]].
I gruppi fondamentalisti indù, mistificando la realtà dei fatti, hanno accusato i cristiani di essere i mandanti dell'assassinio
Hanno fatto il giro del mondo le testimonianze di Suor Meena Barwa - vittima di [[violenza sessuale]] - e padre Thomas Chellan - vittima di pestaggi brutali - che hanno raccontato alle forze dell'ordine le violenze subite la notte del [[25 agosto]], durante i primi giorni degli attacchi.
Il bilancio non definitivo parla di trecento villaggi attaccati, 500 morti, 4.600 case incendiate o distrutte e 54.000 sfollati
L'ultima fase del piano degli estremisti indù è scattata a inizio febbraio [[2009]]: sulle rovine della chiesa di Batticola (distretto di Kandhamal, [[Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar|Arcidiocesi di Bhubaneswar]], capitale dell'Orissa), data alle fiamme nell'agosto dell'anno precedente, si è iniziato a costruire un tempio indù.
Il dott. Sajan George, presidente del Consiglio globale dei cristiani d'India, ha affermato che «ai cristiani che ritornano ai loro villaggi si esige la riconversione all'induismo». Mons. Raphaël Cheenath, arcivescovo di Bhubaneswar, ha dichiarato che un anno dopo gli attacchi «la metà degli sfollati ha fatto ritorno, ma ora stanno affrontando problemi per le abitazioni». I fondamentalisti, inoltre, hanno imposto agli indù un "boicottaggio sociale" verso i cristiani: chi li aiutava è stato punito con multe<ref>''[[Avvenire]]'', 10 marzo 2011.</ref>.<br />
Il 12 agosto [[2009]] la Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale (Uscirf) ha inserito l'India nell'elenco dei Paesi i cui governi non si adoperano adeguatamente per la difesa delle minoranze religiose
Il [[23 agosto]] 2009, anniversario dell'inizio del pogrom, la Chiesa cattolica indiana ha indetto una «Giornata della pace e dell'armonia». Mons. Cheenath ha dichiarato: "''Se 12.500 persone sono riuscite a tornare nelle proprie abitazioni, ce ne sono 17.500 che attendono ancora d'essere risarcite e almeno 40.000 che subiscono discriminazioni''"
Nel corso del [[2010]] si sono verificati episodi di violenza e intolleranza anche negli stati del sud, considerati a lungo i luoghi migliori dove i cristiani dell'India potessero vivere. Sui 152 attacchi che hanno interessato il Paese, ben 86 hanno avuto luogo nel Sud.
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