Concilio di Nicea I: differenze tra le versioni

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Nonostante la presenza di [[Ario]] e soprattutto di [[Eusebio di Nicomedia]] (tanto in confidenza con l'imperatore che lo battezzò in punto di morte), la maggioranza fu contraria alle loro idee. Infatti il comportamento dei due, per nulla conciliante, indispose la fazione moderata che votò contro di loro.
 
Il clima conciliare niceno fu a dir poco turbolento; il dibattito sulle tesi di Ario degenerò a tal punto che [[San Nicola di Mira|Nicola di Mira]] prese a schiaffi l'eresiarca.<ref> Il primo a parlare dello schiaffo ad Ario sembra sia stato {{Autore|[[Pietro de Natalibus]]}} nel suo ''Catalogus sanctorum et gestorum eorum ex diversis voluminibus collectus'', Lugduni 1508 (scritto nel XIV secolo).</ref>
 
== Organizzazione del concilio ==
Al Concilio si decise che Melezio dovesse rimanere nella sua città di [[Licopoli]], ma senza potere ordinare nuovi preti; gli fu inoltre vietato di viaggiare nei dintorni della città, o entrare in un'altra diocesi per consacrare nuovi sacerdoti. Melezio mantenne il titolo episcopale, ma gli ecclesiastici che erano stati ordinati da lui dovevano ricevere di nuovo l'[[successione apostolica|imposizione delle mani]], in quanto le ordinazioni fatte da Melezio non erano da considerarsi valide.
 
Il clero consacrato da Melezio doveva dare la precedenza a quello ordinato da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]], e non poteva prendere nessun provvedimento se non previo consenso del [[Alessandro di Alessandria|vescovo Alessandro]].<ref> {{en}} [[Catholic Encyclopedia]], articolo su [http://www.newadvent.org/cathen/10164a.htm Melezio].</ref>
 
Nel caso di morte di un vescovo o un presbitero non-meleziano, il soglio vacante avrebbe potuto essere assegnato a un meleziano, purché ne fosse degno, e l'elezione popolare venisse confermata da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]]. Per quanto riguardava lo stesso Melezio, le prerogative e i diritti episcopali gli furono negati.
{{quote|I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie ad un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull'altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra.}}
 
La citazione di Voltaire riguarda un testo denominato ''Synodicon Vetus'' del 887<ref> {{Autore|John Duffy}}, {{Autore|John Parker}} (cur.), The Synodicon Vetus. Washington: Dumbarton Oaks, Center for Byzantine Studies (1979). Series: Dumbarton Oaks texts 5 / Corpus fontium historiae Byzantinae. Series Washingtonensis 15. ISBN 0884020886.</ref> che racconta dei concili e che aggiunge alcune informazioni (spesso considerate spurie) rispetto ai testi degli storici della chiesa. Restando alla citazione l'autenticità dell'episodio è dubbia in quanto comparendo solamente nel ''Synodicon'' non è possibile determinare con certezza se è una invenzione o se risale ad una antica tradizione al quale l'autore aveva accesso.
 
Secondo [[Andrew Hunwick]]:
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