Monachesimo: differenze tra le versioni

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In un periodo in cui anche molti sovrani erano analfabeti nei monasteri benedettini gli [[amanuensi]] infaticabili, negli ''[[scriptoria]]'', continuano a copiare le opere degli scrittori antichi cristiani e pagani. Convivono, quindi, pacificamente, insieme bevono alla fonte antica della civiltà, del sapere della mitezza dei costumi, Romani e Barbari, affratellati dalla comune fede, dalla comune obbedienza alla Regola. I grandi monasteri benedettini rimangono, per tutto il [[Medioevo]], come centri di luce in mezzo alla tenebra circostante.
Accanto a quello sempre più cospicuo di [[Montecassino]], sorsero sempre più numerosi monasteri, fra cui emergono per importanza quelli di Nonàntola nell’Emilia, di [[Abbazia di Farfa|Farfa]] nella Sabina, di San Vincenzo al Volturno nell’Italia meridionale, della Novalèsa in Val di Susa. Questi cenobi accolsero tra le loro mura tanto latini che barbari, favorendo la fusione dei due popoli, mantennero in vita le tradizioni culturali dell’antichità e del cristianesimo, operarono potentemente a diffondere la civiltà tra i Longobardi.
 
Un grande centro di civiltà monastica sorse inoltre nell’Irlanda e da lì si allargò nell’Inghilterra, con i cenobi di Armagh, di Iona, di York. I monaci irlandesi, portando seco la propria civiltà celtico-cristiana, si diressero poi verso la Germania, le Gallie e l’Italia, convertendo pagani ed ariani e fondando sempre nuovi monasteri. Tra questi ultimi da citare quello di Bobbio, fondato in Italia da [[San Colombano abate|San Colombano]], e quello di [[San Gallo]], in Germania. Anche i monaci irlandesi coltivarono attivamente studi letterari o religiosi, come testimonia la copia dei manoscritti di autori classici o cristiani lasciata dai loro amanuensi e la fantasiosa ricchezza delle miniature che li adornano. La civiltà monastica celto-cristiana ebbe, pertanto, immensa importanza nella formazione della cultura europea dell’età carolingia.
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