Arcidiocesi di Ravenna-Cervia: differenze tra le versioni

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In ogni caso Ravenna e [[Costantinopoli]] continuarono ad avere stretti rapporti e ad influenzarsi reciprocamente. Ravenna cercò anche di esercitare pressioni sulla sede imperiale. All'inizio dell'[[VIII secolo]] l'Arcivescovo Felice fu coinvolto in una congiura contro [[Giustiniano II]] che, tornato sul trono, lo fece accecare e deportare nel Ponto.
 
L'[[Esarcato d'Italia|Esarcato bizantino]] tramontò nel [[751]] con la conquista longobarda. Successivamente [[papa Stefano II]] chiamò il re di Francia [[Pipino il Breve]], che sconfisse i longobardi. Pipino donò i territori riconquistati alla "Sede dell'Apostolo Pietro" con la ''[[Promissio Carisiaca]]''. L' ex Esarcato passò così alla Chiesa di Roma, insieme ai possedimenti bizantini nell'Italia settentrionale e centrale. Ma l'Arcivescovo di Ravenna non riconobbe il dominio dell'Urbe sul suo territorio e si proclamò erede del potere esarcale. I rapporti tra il pontefice ed il [[presule]] ravennate furono particolarmente tesi negli anni [[774]]-[[775]]: l'Arcivescovo Leone, che si considerava il successore dell'esarca bizantino, non si sottomise al pontefice né riconobbe i diritti della Santa Sede sulla vicina [[Pentapoli]].
 
Per tutto l'[[VIII secolo]] e fino alla metà del [[IX secolo|successivo]], gli Arcivescovi cercarono appoggio presso gli Imperatori bizantini e successivamente anche in Francia, dove l'Arcivescovo Giorgio fu però imprigionato dall'esercito di [[Carlo Magno]]. Dopo l'[[850]] l'Arcivescovo Giovanni inasprì ancor più la politica autocefala e giunse al punto di vessare le Diocesi suffraganee (Modena, Reggio, Parma e Piacenza), imponendo loro pesanti tributi e vietando loro di comunicare direttamente con la Chiesa di Roma. La disputa fu chiusa da [[papa Niccolò I]] (858-867), che convocò a Roma l'Arcivescovo e, visto il suo rifiuto, si recò a Ravenna dove constatò la generale avversione del clero e del popolo per Giovanni, che dovette comparire nell'[[861]] davanti al Concilio che lo redarguì.
 
Il [[25 dicembre]] [[983]] l'erede al trono di Germania, [[Ottone III del Sacro Romano Impero|Ottone III]], ancora infante, fu consacrato ad [[Aquisgrana]] dall'Arcivescovo ravennate, a conferma del legame speciale che univa la sede di Ravenna alla dinastia degli [[Dinastia ottoniana di Sassonia|Ottoni]].<br/>
I titoli giuridici degli Arcivescovi di Ravenna ebbero origine alla fine del X secolo, regnanti l'Imperatore [[Ottone III]] e il cugino papa [[Gregorio V]] e furono confermati dai Papi e dagli Imperatori successivi. Nel [[997]] venne nominato a Ravenna il primo Vescovo straniero, il francese [[Gerberto di Aurillac]], già precettore di Ottone III. Il papa conferì al [[presule]] la giurisdizione civile sulla città e sul ''portum Volanae usque ad locum qui dicitur Cervia'', ovvero tutta la fascia litoranea dalla foce del Po di Primaro fino a Cervia, comprendente le contee (''comitatus'') di Ferrara, Comacchio, Cervia, Decimano e Trasversara. Le donazioni sarebbero diventate esecutive solo dopo la morte dell'imperatrice Adelaide (vedova di Ottone I).<br/>
Nel [[999]] Gerberto ricevette anche le contee di Forlì, Forlimpopoli, Cesena, Sarsina e Montefeltro, così il dominio dell'arcivescovo di Ravenna venne a comprendere tutto il territorio ''a mari usque ad Alpes, a fluvio Rheno usque ad Foliam'' (dal mare alle alture, dal fiume Reno al fiume Foglia), escludendo solo l'enclave di Bertinoro, ancora indipendente. Nello stesso anno Ottone III, in base al ''[[Privilegium Othonis|Privilegium]]'' imperiale, lo scelse come nuovo papa. Egli lasciò quindi Ravenna e salì al soglio pontificio con il nome di [[Silvestro II]]. A Ravenna si insediò Leone (aprile [[999]]), al quale il sovrano confermò la giurisdizione sulle sedi episcopali suffraganee e sulle contee già possedute.
 
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