Mistica: differenze tra le versioni

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Vedasi specialmente la ''Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana'', del card. [[Joseph Ratzinger]] Prefetto della [[Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede]] in data 15 ottobre [[1989]], della quale si offre il testo con link sul web: [http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19891015_meditazione-cristiana_it.html Lettera ai Vescovi sulla meditazione]</ref>. L'esperienza mistica cristiana dipende interamente dalla libertà dello Spirito Santo che concede grazie secondo la propria volontà, con disegni imperscrutabili per chiunque. È un dono concesso per [[grazia]], rivelato alla [[fede]] e operante nella [[carità]], ossìa nell'amore. Quindi la vita mistica cristiana è cosa ben diversa da un'esperienza psichica trafficabile o rivolta al proselitismo.
 
{{Quote|''Nello sguardo di Gesù... siSi coglie la profondità di un amore eterno e infinito che tocca le radici dell'essere. La persona che se ne lascia afferrare, non può non abbandonare tutto e seguirlo. Come Paolo, essa considera tutto il resto "una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù", a confronto del quale non esita a ritenere ogni cosa "come spazzatura al fine di guadagnare Cristo" ({{pb|Fil|3,8}}). La sua aspirazione è di immedesimarsi con Lui, assumendone i sentimenti e la forma di vita''.|[[Esortazione apostolica]] di [[Giovanni Paolo II]] ''Vita consecrata'', 18.}}
 
== Ineffabilità e spogliamento ==
Nell'esperienza mistagogica, cioè di iniziazione al ''mistero cristiano'', la persona celestiale che agisce insegna al percipiente a gioire come lei, a soffrire come lei, a desiderare come lei, ad amare come lei, in una frase: gli rapisce e gli affina personalmente il [[cuore]] e la mente. Quando la nostalgia di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio diventano incontro, esplode nell'uomo la gioia della salvezza ({{Pb|Gb|42,5}}). È una scuola soprannaturale di comunione a tu per tu (con una rarissima convenienza pedagogica di prodigi). Dopo una tale esperienza -o successione di "lezioni"- chi l'ha vissuta parla di se stesso come di uno che è stato rimodellato energicamente dalla persona ultraterrena, la quale l'ha invitato a incarnare i suoi lineamenti spirituali. Il mistico non può fare altro: non riesce ad analizzare con logiche scientiste la propria esperienza, perché essa è inesprimibile (ineffabile) e comunica solo una luce che può essere intuita, tutt'al più, con il linguaggio poetico -perché esso si affida a cenni e simboli- come fece [[San Giovanni della Croce]].
 
Il mistico è una persona del tutto normale, con niente di vistoso o attraente che lo metta in evidenza e non è un cristiano più cristiano degli altri a motivo della vita contemplativa che conduce. Sovente però è ispirato a scegliere di vivere le [[virtù]] cristiane in modo eroico. Un mistico cristiano genuino si sottopone umilmente al discernimento dei sacri [[Pastore|pastori]]; anzi, è cosa simpatica osservare come i mistici veri si sottomettano volentieri al giudizio di certi [[sacerdoti]] o [[vescovi]] che mistici non sono mai stati. Un mistico autentico non si ostina in alcun modo, ha infatti una grande libertà interiore da ogni attaccamento ede orgoglio e questo è un grande segno di [[kenosis|kenosi]] cristica, cioè di umile spogliamento spirituale (v. {{pb|Fil|2,6-9}}). Piuttosto che contrapporsi al clero, il mistico sincero rinuncia a tenersi avvinghiato alla propria esperienza e se ne espropria -magari con pena- nella certezza di essere così più vicino a quel Regno di Dio che gliel'ha donata a vantaggio di tutta la Chiesa. Ci troviamo qui ai vertici luminosi della sintesi tra libertà e obbedienza, tra istituzione e [[Coscienza morale|coscienza]] personale.
 
== Le tappe del sentiero ==
[[File:Johncross5.jpg|thumb|250px|{{Autore|Anonimo pittore}}, ''[[San Giovanni della Croce]]'' ([[XVII secolo]]), olio su tela]]
 
Prima di percorrere questa via unitiva a Dio però, occorre prepararsi in un primo cammino purgativo o [[Penitenza|penitenziale]], esercitandosi nelle virtù cristiane in ogni situazione, e impegnando il ''combattimento spirituale'' annunciato in {{pb|Ef 6,10-18; Gal 5,16-25; Gc 1,12; 1Gv 2,15-17}}. Ciò significa anche superare nella fede pura, periodi di aridità e di prova detti "notti dei sensi" e "notti dello spirito" (v. laLa Voce '''''[[Ascesi]]'''''). Durante questa preparazione, che a volte dura decenni, Dio può invitare a un secondo percorso di "vita interiore" (definizione di [[Beato Giovanni van Ruusbroec|Ruusbroec]]) o ''illuminativo'': si chiama anche così perché una luce spirituale viene irradiata dalla presenza dello Spirito Santo operante nell'asceta, dopo che gli ha svuotato la volontà dai desideri e dagli affetti non ordinati a Dio. Di questa preparazione illuminativa si offre una declinazione poco nota in cinque punti, anche se non si tratta ancora di esperienza unitiva in Dio, proprio per accompagnare il lettore nel lungo passaggio tra sforzo ancora ascetico e nozze mistiche finali.
 
Secondo [[Evagrio Pontico]], precursore dell'[[esicasmo]], della [[Filocalia]] e della mistica renano-fiamminga, la via illuminativa fa passare l'asceta attraverso cinque fasi successive:
Bibbia e liturgia sono quindi i luoghi naturali della contemplazione mistica cristiana, perché da essi passa la forza trasformante dello Spirito Santo. Tale forza, ispirando il credente verso la maturità spirituale, gli fa mettere in secondo piano la sua sete di Dio ({{pb|Sal|42}} e {{pb|Sal|63}}), per invitarlo a soddisfare la sete che Dio ha per gli uomini ({{pb|Gv|13,1}}; {{pb|1Gv|4,9-10.19}}; {{pb|Mt|25,40}}). Il credente infatti, scopre gradualmente che il massimo godimento estatico non è altro che uscire da se stesso per ricevere da Dio la forza di imitarlo nell'amare ({{pb|Ef|5,1}}; {{pb|1Gv|4,20-21}}). Egli, affidandosi totalmente a Dio nel far questo, viene conformato a lui, diventa mistico, cioè capace di vedere le cose dalla prospettiva di Dio, vivendo i suoi stessi sentimenti di carità ({{pb|Fil|2,5}}) e trasformandosi in un tabernacolo vivente dell'[[Amore|agape]] celeste.
 
Solo a quel punto il mistico, tornato tra gli uomini, diventa segno e punto di riferimento del popolo. Nella sua opera ''De diligendo Deo'', [[San Bernardo]] scrisse che prima di iniziare questo percorso spirituale, si amano gli altri per compiacere se stessi, poi si comincia ad amare Dio per compiacere se stessi, in seguito si impara ad amare Dio per compiacere Dio; alla fine si torna ad amare gli altri con abnegazione per imitare l'amore puro che Cristo ebbe e ha per noi. Si passa dunque dalla passione egoista, all'amore oblativo senza tornaconto o ''agape'', e quindi alla carità che è la sacramentalizzazione dell'agape.
 
[[Vladimir Sergeevič Solov'ev]] (†1900), teologo ortodosso ecumenico che difese il primato papale, scrisse che anche l'amore coniugale cristiano compie una ''missione mistica'', celebrata nella fedeltà quotidiana, nel rispetto reciproco e nella rinuncia di sé per l'affermazione del partner, perché in tal modo trasforma la vita matrimoniale in una reciproca consacrazione e in una liturgia di ringraziamento ({{pb|Ef|5,25}}). Alla stessa riflessione giunsero i filosofi Raissa e [[Jacques Maritain]]. In effetti, se il rapporto coniugale diventa ''ternario'' (sposa-Dio-sposo) diventa simile alla vita trinitaria. Diventa dono di vedere Dio sempre più lucidamente come dimensione vera del sacramento. E nell'atto coniugale ognuno dei due può dire all'altro "''questo è il mio corpo, questo è il mio sangue offerto a te nella volontà fragile di essere una sola carne aperta alla vita''". Non manca nulla all'esperienza mistica: vi sono anche le notti dei sensi e dello spirito, al capezzale di un figlio malato, per il lavoro che all'improvviso viene a mancare, per l'adolescente che stavolta non rincasa... Qui la preghiera dei genitori raggiunge intensità altissime e Dio scende nel concreto di questa unità d'amore. Il matrimonio come sacramento è mistica delle vette.
== Effetti ==
 
Dopo queste esperienze il mistico diventa un obbediente alla carità, a imitazione dell'obbedienza di Cristo al [[Padre]] suo:<ref>"''Quando il Signore mi ordinava qualche cosa nell'orazione, se il confessore me ne imponeva un'altra, lo stesso Signore tornava a dirmi di ubbidire al confessore; poi Sua Maestà gli faceva cambiare parere, così che ci tornasse su uniformando il comando al suo volere''" ({{Autore|Teresa di Gesù}}, ''Opere complete. Vita'', (op. citatacit.ta a nota 10) c.26, n.5).<br />A santa Teresa d'Ávila Gesù disse: "''Pensa figliola, che dopo la [[morte]] non mi potrai più servire come ora. Mangia per me, dormi per me, quel che fai fallo per me, come se tu non vivessi più per te, ma per me''" (Cfr. {{pb|Gal|2,20}}).</ref> in questo grado il mistico non agisce indipendentemente da Dio, perché è la grazia santificante di Dio a fondersi nel mistico elargendogli i frutti elencati in {{pb|Gal|5,22-26}}. La volontà di Dio e quella del mistico sono ormai pienamente conformi nell'amore, e la volontà umana acquista uno zelo ardente per la santificazione del prossimo ({{pb|1Gv|4,16}}). I mistici riferiscono anche di altri effetti dell'immersione profonda e continua nel mistero cristiano e nell'orazione mistica: la progressiva assenza di aridità spirituale, una pace imperturbabile, gioia per maltrattamenti e soprusi subìti, un richiamo continuo al silenzio orante e il desiderio costante della maggior gloria di Dio. Ne nasce anche un nuovo modo di conoscere, perché lo Spirito Santo si fa presente in ogni pensiero del mistico<ref>Una nuova conoscenza, ben nota agli apostoli: {{pb|Gv 16,13; 1Gv 2,20.27; 1Cor 2,10-16}}.</ref>. Per questo fu detto che il vero mistico è la persona umana definitiva.
 
In tal misura -secondo [[San Tommaso]]- si realizza l'ideale della vita spirituale: "''Contemplare e trasmettere agli altri ciò che è stato contemplato''"<ref>''"Contemplata aliis tradere"'': in ''Summa Theologiæ'', IIa-IIæ, quæstio 188, art. 6.</ref>, dato che Cristo ci esorta "''Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese''" ({{pb|Ap 2,7.11.17.29; Ap3,6.13.22}}) e l'Apostolo aggiunge "''Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono''" ({{pb|1Ts|5,19-21}}; cfr. ancheAnche {{pb|1Cor|14,1-5}}) perché "''Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano''" ({{pb|1Cor|2,9}}).
 
{{Quote|''I mistici sono per il popolo cristiano come gli esploratori che entrarono per primi, di nascosto, nella [[Terra promessa]] ({{pb|Dt|1,19-25}}) e poi tornarono indietro a riferire ciò che avevano visto, per incitare il popolo ad attraversare il [[Fiume Giordano|Giordano]].''|virgolettegrandi=1}} (da un'omelia di p. [[Raniero Cantalamessa]] {{Sigla|O.F.M. Cap.}}).

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