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Pietro di Bernardone cercò, all'inizio, di segregare il [[figlio]] per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua impotenza di fronte all'irriducibile "testardaggine" di Francesco, decise di denunciarlo ai Consoli, non tanto per il danno economico subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che il giovane cambiasse atteggiamento. La colpa di Francesco prevedeva una pena molto dura: il bando dalla città. Il giovane, però, si appellò al [[Vescovo]], in forza di una [[bolla]] di [[papa Innocenzo III|Innocenzo III]], nella quale si affermava che nessun [[religioso]] poteva essere giudicato senza il consenso del suo [[superiore]]. Francesco si era affidato ormai alle cure del sacerdote di San Damiano e si considera perciò uomo di [[Chiesa]] e come tale giudicabile solo dalle autorità ecclesiali.
Tutta la città di Assisi si radunò per quel giudizio, svoltosi un giorno di [[gennaio]] o [[febbraio]] [[1206]]. Il processo si svolse all'aperto, sulla piazza di Santa Maria Maggiore, davanti al palazzo del Vescovo. "
Il figlio, non appena il padre finì di parlare
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