Canonizzazione: differenze tra le versioni

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Nelle [[Chiesa ortodossa|Chiese ortodosse orientali]], la canonizzazione— o più propriamente, nella prospettiva ortodossa, "Glorificazione"— dei santi differisce dalla tradizione cattolica sia per quel che concerne il punto di vista teologico che nella pratica. La Glorificazione di un santo è infatti ritenuta un atto di Dio piuttosto che dei membri della Chiesa, a cui è delegato solo il riconoscimento formale di quanto già avvenuto in sostanza.
 
Secondo quest'ottica, quando un uomo che ha trascorso la propria vita seguendo scrupolosamente i dettami della Chiesa muore, Dio può scegliere se glorificarlo attraverso la manifestazione di miracoli o meno. In caso positivo la devozione al santo inizia a crescere partendo dal livello più basso, chiamato "radici d'erba". La devozione si sviluppa da tale punto, nel quale non c'è anocraancora alcun riconoscimento formale ma in cui i devoti possono decidere di celebrare messe in suffragio ([[lingua greca|greco]]: Parastas, [[lingua russa|russo]]: Panikhida) pregando per lo stesso come si può pregare per un normale defunto che non è stato Glorificato. La Chiesa permette di commisionarecommissionare in suo onore delle [[icona|icone]], che possono essere tenute in casa ma mai nei luoghi di culto.
 
Qualora le prove della santità del defunto continuino a manifestarsi, viene iniziata la procedura vera e propria di canonizzazione. La Glorificazione può essere posta in essere da qualsiasi vescovo all'interno della propria diocesi, anche se usualmente questa viene dichiarata da un Sinodo di vescovi. Prima di arrivare alla dichiarazione di santità vera e propria, solitamente vengono compiute accurate indagini sulla fede del defunto, sui suoi comportamenti e sulle sue opere, cercando inoltre di verificare la veridicità dei miracoli attribuiti alla sua intercessione. La Glorificazione finale non rende un individuo santo ma accerta ciò che in ottica ortodossa era stato già reso manifesto da Dio.

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