Abbazia di San Pietro di Jumièges

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Abbazia di San Pietro di Jumièges
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Abbaye de Jumièges, façade de l'abbatiale.jpg
Facciata dell'abbaziale
Altre denominazioni
Stato bandiera Francia
Regione Alta Normandia
Dipartimento Senna Marittima
Comune Jumièges
Località {{{Località}}}
Diocesi Diocesi di Coutances
Religione Cattolica
Indirizzo {{{Indirizzo}}}
Telefono {{{Telefono}}}
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Posta elettronica [mailto: ]
Sito web

Sito ufficiale

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Proprietà {{{Proprietà}}}
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione benedettina
Dedicazione San Pietro apostolo
Vescovo {{{Vescovo}}}
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Fondatore {{{Fondatore}}}
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Architetto


Stile architettonico Romanico
Inizio della costruzione 654
Completamento 1054
Distruzione {{{Distruzione}}}
Soppressione 1791
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione {{{AnnoInaugur}}}
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Data di consacrazione 1º luglio 1067
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Titolo
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Note {{{Note}}}
Coordinate geografiche
49°25′55″N 0°49′09″E / 49.431944, 0.819167 bandiera Francia
Mappa di localizzazione New: Francia
Jumièges
Jumièges
Parigi
Parigi
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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L'Abbazia di San Pietro di Jumièges è un'antica abbazia benedettina fondata da San Filiberto, figlio di un conte franco di Vasconia intorno al 654 in una tenuta di un ufficiale reale delle imposte a Jumièges, ora nel dipartimento della Senna Marittima. Applicò la Regola di San Benedetto alla fine del VII secolo, dopo aver probabilmente seguito la Regola di San Colombano.

L'abbazia segna l'apogeo del monachesimo normanno nella valle della Senna ed è la più grande e la più antica delle abbazie normanne. È l'unico monumento rimasto fedele alla molteplicità di edifici religiosi dell'antichissimo monachesimo carolingio ed è uno dei luoghi chiave dell'arte romanica normanna dove è più visibile l'articolazione tra architettura carolingia e romanica.

Storia

Le origini

Sigillo dell'abate Du Bosc (1417)

L'abbazia di Jumièges sorse attorno al 654 in un ansa della Senna, a pochi chilometri dalla sua foce, da una donazione del re Clodoveo II e di sua moglie Santa Batilde a San Filiberto. Questa fondazione avvenne in un momento in cui lo sviluppo monastico in Gallia, che era stato avviato da san Colombano cinquant'anni prima e rafforzato dai suoi discepoli, raggiunse il suo apogeo. La fondazione fu intervallata da quella dell'abbazia di Fontenelle nel 650 e da quelle dell'abbazia della Trinità di Fécamp e dell'abbazia di Montivilliers tra il 660 e il 684.

Il 24 maggio 841, il monastero carolingio venne incendiato una prima volta dai vichinghi, che ritornarono in un secondo momento per saccheggiarlo. Davanti alla minaccia scandinava, i monaci presero le reliquie e i manoscritti più preziosi e abbandonarono l'abbazia intorno all'850. La maggior parte si rifugiarono al priorato di Haspres, vicino a Cambrai.

Su richiesta di Guglielmo I di Normandia, detto Lunga-spada, l'abbazia venne ripresa dai monaci dell'abbazia di Saint-Cyprien de Poitiers: verso il 934, le costruzioni vennero nuovamente restaurate per accogliere dodici religiosi.

Sotto l'abate Robert de Jumièges, detto Champart (10401052), si intrapresero importanti lavori di ampliamento. Il 1º luglio 1067, l'arcivescovo di Rouen, il Beato Maurilio, consacrò solennemente la grande chiesa abbaziale di Notre Dame de Jumièges, in presenza del duca di Normandia, Guglielmo il Conquistatore e di numerosi prelati, tra cui tutti i vescovi della Normandia.

Qualche tempo dopo l'integrazione della Normandia nei territori reali, il coro romanico della grande chiesa abbaziale fu ricostruito in stile gotico (verso il 1267-1278). Le modifiche non consistettero nella creazione di un deambulatorio, come a lungo si era ritenuto, poiché gli scavi effettuati da Georges Lanfry hanno dimostrato che il coro romanico ne era già fornito. La trasformazione portò alla costruzione delle cappelle radiali, con l'obiettivo rendere l'abbaziale più luminosa. La comunità si poté permettere tali spese perché viveva allora un periodo di grande prosperità.

Fu inoltre nel XIII secolo che la comunità conobbe un dinamismo senza precedenti, soprattutto nell'attività dello scriptorium. In effetti, quasi la metà dei 400 manoscritti di cui dispone la biblioteca risalgono a questo periodo.

Durante le guerre di religione, l'abbazia venne di nuovo saccheggiata. Gli Ugonotti, che devastarono la regione arrivarono alle porte di Jumièges. I religiosi, avendo appreso del saccheggio di Caudebac, lasciarono tutti l'abbazia. L'8 maggio 1562, I Protestanti partirono da Caudebac per Jumièges, dove trovarono il monastero deserto. Gli altari furono rovesciati, i vasi sacri rubati, le immagini rovinate, le sante reliquie gettate nel fuoco. Reliquiari, ornamenti, biancheria, argenteria, mobili, tutto fu distrutto o sequestrato.

Veduta dell'interno della chiesa.

Il 28 luglio 1563, il re Carlo IX visitò Jumièges e constatò con i suoi occhi la portata del disastro. Permise di conseguenza ai religiosi di vendere alcuni terreni[1] per provvedere ai bisogni primari. Fu dunque alienata la signoria di Norville, ceduta a Carlo II di Cossé, conte di Brissac, signore d'Ételan, per 10 220 livre. Diciassette religiosi ritornarono a Jumièges e misero mano al recupero degli edifici devastati.

Durante la rivoluzione francese, come tutti i beni della Chiesa, l'abbazia divenne bene nazionale e venduta. Nel 1795, il suo primo acquirente, Pierre Lescuyer, intraprese immediatamente la demolizione del chiostro del XVI secolo e del dormitorio del XVIII secolo[2] Nel 1802, il nuovo proprietario, Jean-Baptiste Lefort, un mercante di legno di Canteleu, fece esplodere il coro e l'intero complesso monastico vide un lento smembramento.

L'abbazia di Jumièges divenne proprietà dello Stato nel 1947, e passò quindi in possesso del dipartimento della Senna Marittima nel 2007.


Note
  1. "Terra genetica", secondo l'espressione usata da Jean-Benoît-Désiré Cochet nel suo Cultura della vigna in Normandia (1844)
  2. Louis Réau, Storia del Vandalismo
  3. cfr. (EN) Archbishop François de Harlay de Champvallon † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 16-06-2023
  4. cfr. (EN) Archbishop François de Harlay de Champvallon † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 16-06-2023
  5. cfr. (EN) Archbishop Pierre-François-Martial de Loménie † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 16-06-2023
Collegamenti esterni