Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari (Veroli)

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Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Veroli Abb.Casamari veduta-aerea.jpg
Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari, complesso monastico
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio

Provincia Latina
Comune Veroli
Località Casamari
Diocesi Frosinone-Veroli-Ferentino
Religione Cattolica
Indirizzo Via Maria, 25
Loc. Casamari - 03029 Veroli (Frosinone)
Telefono +39 0775 282371; +39 0775 282800
Fax +39 0775 283430
Posta elettronica info@abbaziadicasamari.it
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione cistercense
Dedicazione Maria Vergine
Santi Giovanni e Paolo
Vescovo
Sigla Ordine fondatore O.S.B.
Sigla Ordine qualificante O.Cist.
Sigla Ordine reggente O.Cist.
Fondatore
Data fondazione XI secolo
Architetto

Guglielmo da Milano

Stile architettonico Gotico
Inizio della costruzione 1203
Completamento
Distruzione
Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione 1217
Consacrato da
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo
Strutture preesistenti Municipio romano di Cereatae
Pianta
Tecnica costruttiva
Materiali
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore
Datazione scavi
Scavi condotti da
Altezza Massima
Larghezza Massima
Lunghezza Massima
Profondità Massima
Diametro Massimo {{{DiametroMassimo}}}
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine 290 m. s.l.m.
Iscrizioni
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
41°40′16″N 13°29′14″E / 41.671111, 13.487222 bandiera Lazio
Mappa di localizzazione New: Lazio
Abbazia di Casamari
Abbazia di Casamari
Roma
Roma
Latina
Latina
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Scheda UNESCO
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L'Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari è un complesso monumentale che ospita un monastero cistercense, situato nel comune di Veroli (Frosinone), lungo la Via Mària, a metà percorso tra Frosinone a Sora. Il cenobio si staglia, imponente e solitario, a ridosso di una collina rocciosa delimitata dal fiume Amaseno, che anticamente segnava il confine tra gli Ernici e i Volsci, a 290 metri di altitudine sul livello del mare.

Toponimo

Gli studiosi ritengono che il toponimo "Casamari" derivi dall'unione dei termini Casa Marii, con il chiaro riferimento al celebre generale romano, Caio Mario (157 a.C. - 86 a.C.), che come sappiamo da Plutarco (Mar. 3) nacque in un pagus di Arpino, Cereatae, che in seguito, in suo onore, assunse il nome di Cereatae Marianae. Inoltre, il suo nome è ricordato anche nella denominazione della strada lungo la quale sorge l'abbazia: la via Mària.

Storia

Origini

L'Abbazia sorge sulle rovine dell'antico municipio di Cereatae - così denominato in onore della dea Cerere, cui il luogo era consacrato - come attestano le testimonianze archeologiche ed epigrafiche rinvenute nell'area a partire dal 1843: tra queste, i resti di un ponte romano, in opera quadrata, sul fiume Amaseno; un lastricato a lastroni rettangolari, probabile pavimentazione dell'area pubblica; alcune strutture murarie ed un pavimento a mosaico bianco e nero nella biblioteca; resti di una strada basolata, che si dirigeva verso il ponte; una fila di colonne, riportate alla luce nei lavori del cortile di fronte al sagrato della chiesa.

Periodo benedettino

Con la fine dell'Impero romano e la progressiva crisi economico-sociale, anche in conseguenza delle invasioni barbariche, Cereatae-Casa Marii subì le stesse sorti del decadimento di Roma, fino a quando i monaci benedettini nell'XI secolo s'insediarono nel luogo e vi fondarono l'Abbazia.

Preziose informazioni circa le origini del monastero ci sono offerte da due fonti documentali:

Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari, complesso monastico, lato meridionale

Secondo la prima fonte, nel 1005, alcuni monaci della vicina Veroli su proposta dell'abate di San Domenico di Sora, decisero di riunirsi in un cenobio, edificando sui resti dell'antica Cereatae un monastero, di modeste proporzioni, con una chiesa dedicata ai santi Giovanni e Paolo (martiri romani) e, ampliato, successivamente, intorno al 1036:

« Nell'anno dell'incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo 1005, c'erano nella città di Veroli alcuni pii ecclesiastici, i quali, volendo osservare i precetti del Signore, dissero: "Guai a noi che, pur avendo una missione sacra da compiere non conduciamo né vita canonica, né monastica. Che sarà di noi?" [...] Tali cose meditando e spronandosi l'un l'altro, con taluni laici della stessa città, vennero nel luogo chiamato Casamari ed edificarono una chiesa in onore dei santi Giovanni e Paolo»

Il grande sviluppo dell'abbazia è attestato dalle molte donazioni e dall'acquisto di numerose cappelle; intese come entità religioso-economiche che assicuravano una vasta e capillare azione pastorale tra il popolo - soprattutto della campagna - e, nello stesso tempo, una rilevante posizione sociale e politica.

L'abbazia nel tempo dimostrò una forte vitalità spirituale, sociale ed economica; ma, agli inizi del XII secolo, fu investita da una crisi piuttosto prolungata, caratterizzata da uno spinoso malessere di ingovernabilità, con continue dimissioni degli abati, determinato in particolare dal disorientamento politico-religioso del tempo e dalla decadenza dell'economia curtense e con l'affermarsi dell'economia commerciale, favorita dalla sicurezza sociale, allargata dall'apertura delle Crociate e fondata sulla moneta liquida, sull'accumulo di capitale e su sistemi di pagamento agevoli e sicuri.

Periodo cistercense

Nel 1152, l'Abbazia passò ai monaci cistercensi, come documenta la Cronaca del Cartario:

« Nel 1143 i monaci neri erano divenuti tanto indisciplinati, disonesti e dimentichi della loro anima, che Eugenio III, ritornando d'oltralpe, trovò il monastero di Casamari dai sopraddetti monaci neri ridotto all'indisciplina, dilapidato nelle sostanze e fatiscente nei fabbricati, che incominciò a prenderne cura e vi introdusse i monaci dell'Ordine cistercense, nell'anno 1152 e donò molti beni al monastero per risanarlo e così, nel predetto anno, per interessamento di Eugenio III, l'Ordine cistercense fu introdotto a Casamari. »

Il passaggio al cistercensi avvenne per l'interessamento e l'opera spirituale di san Bernardo di Chiaravalle (1090 - 1153) - ospite del monastero tra il 1138 ed il 1140 - con il significativo appoggio dei Pontefici, quando l'Ordine si andava enormemente diffondendo in tutta Italia.

Nel 1203, i monaci cistercensi, sotto la direzione del monaco Guglielmo da Milano, intrapresero una radicale ricostruzione dell'abbazia, secondo i principi architettonici del proprio Ordine, demolendo in gran parte e destinando, forse, ad uso di valetudinarium (ospedale), alcuni ambienti dell'edifico benedettino.

A cominciare, in particolare, dal XIII secolo Casamari divenne uno dei monasteri più fiorenti dell'Italia centrale, acquistando possedimenti nelle zone limitrofe, riuscendo a controllare 18 abbazie e costituendo per circa due secoli un centro di potere economico, politico e religioso di notevole importanza.

A questo momento di prosperità seguì dalla metà del XV secolo un periodo di decadenza, dovuto a diverse cause economiche, politiche, sociali e religiose. Infatti, con l'affermarsi delle monarchie in Europa, dopo il declino del potere politico del papato, e, soprattutto con la cattività avignonese (1305 - 1377) e con il grande scisma d'Occidente (1378 - 1417) si determinò una crisi generale delle istituzioni ecclesiastiche in cui furono coinvolti ineluttabilmente tutti gli Ordini religiosi. I monasteri cistercensi, che si erano affermati nel periodo dei comuni come rappresentanti di un'idealità di vita cristiana semplice ed essenziale, vennero danneggiati nella loro vitalità sociale, furono privati dei beni materiali e perdettero il prestigio spirituale.

Casamari, inoltre, subì gravi danni all'inizio del XV secolo, quando Ladislao d'Angiò, dopo aver espugnato Veroli, assediò e saccheggiò l'abbazia. Nel 1417, il condottiero e capitano di ventura Muzio Attendolo Sforza (1369 - 1424), al servizio di Giovanna II di Napoli ed alleato del Papa, assalì le truppe di Jacopo Caldora (1369 - 1439), sostenitore di Braccio da Montone, che erano asserragliate all'interno del monastero, che nello scontro fu gravemente danneggiato.

Ma al di là di questi eventi bellici, la causa principale che determinò la decadenza di questa come di altre abbazie fu l'istituzione della commenda, estesa a Casamari da papa Martino V nel 1430, a favore del nipote Prospero Colonna. L'abbazia così divenne appannaggio dei cardinali, i quali ne dilapidarono gran parte dei beni, portando al decadimento del monastero, tanto che i monaci stentavano a provvedere al sostentamento ed alle necessità quotidiane del cenobio, per cui si ridussero notevolmente di numero.

Nel 1623 la comunità, composta da soli otto religiosi, venne annessa con altre abbazie alla Congregazione Cistercense Romana, sorta ad opera di papa Gregorio XV, che con questo atto cercava di dare nuovo stimolo ad alcuni cenobi del Regno di Napoli e dello Stato Pontificio.

Solo dopo il 1717, il monastero conobbe un breve periodo di prosperità grazie all'interessamento di papa Clemente XI e del cardinale Annibale Albani (1682 - 1751), abate commendatario di Casamari, che rimossero dal cenobio i cistercensi della Provincia Romana, affidandolo ai monaci cistercensi della Stretta Osservanza, detti Trappisti, provenienti da Buonsollazzo, in Toscana.

Durante la prima campagna di Bonaparte in Italia, il 13 maggio 1799, i soldati francesi, in ritirata da Napoli, penetrarono nel cenobio e, dopo aver ucciso alcuni monaci, la devastarono e saccheggiarono. I religiosi: Simeone, Domenico, Albertino, Modesto, Zosimo e Maturino, il 17 aprile 2021 sono stati beatificati nell'Abbazia, dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di papa Francesco[1].

Dal 1811 al 1814 il complesso monastico fu soggetto ad ulteriori soprusi del regime napoleonico.

Nel 1850, papa Pio IX soppresse la commenda e nel 1864 eresse l'abbazia a congregazione autonoma.

Nel 1873, in seguito alle leggi di soppressione, l'abbazia fu spogliata dei beni e dichiarata, nell'anno successivo, monumento nazionale, riacquistando così una posizione di prestigio ed una certa floridezza economica. Raggiunse l'apice della sua rinascita nel 1929, quando la congregazione di Casamari fu aggregata alle altre dell'Ordine cistercense ed eretta canonicamente.

Descrizione

L'Abbazia, nonostante le intricate vicende storiche, che l'hanno coinvolta, è rimasta, sostanzialmente integra nella sua struttura originaria e rappresenta, insieme a Fossanova, uno degli esempi meglio conservati di architettura cistercense in Italia, ispirata alla semplicità ed alla funzionalità proprie dell'Ordine.

Abbazia di Santa Maria Assunta di Casamari, ingresso e casa abbaziale

Il complesso monastico è attualmente costituito da:

Casa abbaziale e cortile

Si accede al complesso monastico per un ampio arco a tutto sesto, che si apre nella casa abbaziale, così denominata perché dal XV al XIX secolo residenza privata dell'abate commendatario. L'edificio, oggi adibito a foresteria, era la portineria e, forse, la sala di rappresentanza del monastero. La struttura, coronata in alto da una loggia a quattro bifore geminate a tutto sesto, poggiante sull'ampio arco, che inquadra due sottarchi a sesto acuto e di diversa dimensione, che servivano uno per il passaggio dei carri e l'altro per quello dei pedoni, immette nel cortile interno in leggera pendenza con pavimento in ciottoli di tufo.

Chiesa

Nel 1203, il papa Innocenzo III benedisse la prima pietra della chiesa, i cui lavori si protrassero, sotto la direzione del monaco Guglielmo da Milano, fino al 1217, anno in cui fu consacrata, il 15 settembre, da Onorio III e dedicata ai santi Giovanni e Paolo e, secondo la consuetudine dell'Ordine, alla Vergine Assunta.

La chiesa abbaziale, di grande sobrietà, è in perfetta osservanza dell'austerità della regola cistercense e di quanto ha lasciato scritto san Bernardo di Chiaravalle nella sua Apologia, scritta fra il 1123 e il 1125, dove deprecava una Chiesa che:

« Copre d'oro i suoi monumenti e lascia andare nudi i suoi figli. »

Esterno

La chiesa si erge su un alto podio con una lunga gradinata, preceduta da un nartece (atrio porticato) a tre archi, di cui quello centrale a tutto sesto e le due laterali a sesto acuto. Sotto il portico, si apre un portale con profonda strombatura e lunetta decorata, a bassorilievo, con motivi floreali.

La facciata, a capanna, sorretta da contrafforti, presenta al centro un rosone a sei lobi fiancheggiata da due monofore ad arco acuto disposte simmetricamente ai lati; è sormontata da un timpano a tre finestre.

Interno

L'interno, a pianta basilicale con abside rettangolare (illuminata da un rosone a sei lobi e da cinque monofore), si presenta a tre navate, come il transetto, scandite da pilastri a fascio e colonnine pensili che sostengono le volte a crociera.

Di notevole interesse storico-artistico:

Campanile

Sul fianco destro della chiesa, si eleva il basso campanile (visibile dal chiostro) con un piano di grandi bifore, rette da fasci di tre colonnine: questo venne riedificato nel XVII secolo, dopo che quello originario, cuspidato, era stato abbattuto da un fulmine nel 1683.

Chiostro

Il complesso monastico si articola attorno ad un chiostro centrale, secondo la planimetria tipica dell'Ordine, intorno al quale gravitano gli ambienti destinati alla vita cenobitica.

Il chiostro, di forma quadrangolare, è circondato da un portico scandito da sedici bifore su colonnine binate (lisce o tortili) con capitelli finemente intagliati e reggenti archi a più giri di modanature, lavorati.

Sala capitolare

Sul lato orientale del chiostro, attraverso un portale fiancheggiato da bifore, si accede alla sala capitolare, a pianta quadrata, che si presenta suddivisa in tre navate scandite da quattro pilastri polistili e coperte da volte a crociera costolonate. L'aula, pur situata ad un livello sensibilmente ribassato rispetto al piano di calpestio del chiostro - caratteristica questa di tutte le aule capitolari cistercensi - è sufficientemente illuminata ad oriente da tre monofore e ad occidente dalle due bifore comunicanti con il chiostro.

Auditorio

Subito dopo la sala capitolare si trova l'auditorium, ossia l'ambiente dove l'abate riceve in colloquio privato i monaci e dove, al mattino, assegna ai confratelli le mansioni giornaliere.

Refettorio

Sul lato occidentale del chiostro, accanto all'ingresso della chiesa, si accede al dispensarium (magazzino) del XIII secolo, attualmente adibito a refettorio. L'ambiente rettangolare è diviso in due navate a sette campate sorrette da possenti colonne cilindriche, sormontati da capitelli ottagonali, smussati ed arrotondati verso il basso, reggenti possenti archi gotici e volte a vela.

Dormitorio dei monaci

Tutto il lato superiore dell'ala orientale del monastero, dalla sagrestia alla sala dei monaci, costituisce il dormitorio dei monaci; si accede a questo ambiente sia dal transetto destro della chiesa che dal chiostro. È formato da un unico ambiente rettangolare - come prescritto nella Regola di san Benedetto[2] - spesso diviso da una serie di colonne, che ne scandiscono gli immensi spazi, con muri spessi, volte pesanti, finestre strette e rare: tutto per rendere meno freddo l'ambiente nel periodo invernale.

Biblioteca

La biblioteca occupa la parte estrema dell'ala occidentale del monastero, dove un tempo era il refettorio dei conversi e vi si accede attraverso una scala esterna. La sala ha il soffitto a cassettoni, sostenuto da quattro archi a tutto sesto, che si dipartono da tre pilastri.

Biblioteca

La biblioteca ha un patrimonio librario di circa 80.000 volumi, tra i quali alcuni manoscritti ed incunaboli, databili prevalentemente tra il XIV e il XV secolo. Il manoscritto più antico è una Regola di San Benedetto della fine del XII secolo.

Farmacia

Ogni monastero aveva appositi locali adibiti alla cura dei malati e all'attività galenica, dei quali si occupava almeno un monaco, detto monachus infirmarius. La farmacia era un locale ben arieggiato, nel quale, dentro l'armarium pigmentariorum, venivano conservate, dopo l'essiccazione, le erbe aromatiche.

La prima farmacia di Casamari risale al 1761 ed era posta nell'attuale "giardino dei novizi"; essa venne chiusa nel periodo napoleonico (1811 - 1814). Un'altra farmacia fu inaugurata nel 1821, durante il mandato abbaziale di Romualdo Pirelli - costruita nello spazio antistante il Museo - che la affidò al monaco e medico Giacobbe Margiore, il quale secondo Epistolario de Jacobis, conservato nell'Archivio dell'abbazia, acquistava a Roma solo alcune piante particolari e che, quando nel 1822 ottenne la patente di speziale, la aprì al pubblico.

L'attuale farmacia, inaugurata nel 1948, si trova all'ingresso del monastero ed è formata da due locali: uno adibito a sala di vendita e l'altro a laboratorio.

Museo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Abbazia di Casamari (Veroli)

Nel lato meridionale del chiostro, scende una scalinata verso il giardino, delimitato dalle due ali del monastero:[3] in quella occidentale sono posti al primo piano il refettorio e la biblioteca ed altri dormitori al secondo, mentre in quella orientale si trovano l'edificio dei coristi con i dormitori, nei piani superiori, ed al primo piano il Museo dell'Abbazia, istituito nel 1956 per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio archeologico e storico-artistico, proveniente dal monastero stesso e dal territorio circostante.

Galleria fotografica

Note
  1. Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini, Beati Sei Martiri Cistercensi di Casamari su santiebeati.it. URL consultato il 22-03-2021
  2. Ciascun monaco dorma in un letto separato, riceva l'occorrente per il letto conformemente all'uso monastico e secondo quanto dispone l'abate. Se è possibile dormano tutti in un solo ambiente (dalla Regola di san Benedetto, cap. 22).
  3. È questa l'ubicazione dell'antico refettorio, demolito in tempi e per ragioni sconosciute, che si stendeva, secondo la planimetria cistercense, longitudinalmente alla chiesa.
Bibliografia
  • Alessandra Cerro, Da Cereatae Marianae all'abbazia di Casamari , col. "Studia Archaeologica", Editore L'Erma di Bretschneider, Roma 2016 ISBN 9788891309990
  • Federico Farina, L'abbazia di Casamari nella storia dell'architettura e della spiritualità cistercense, Editore Casamari, Frosinone 1990
  • Federico Farina, Benedetto Fornari, L'architettura cistercense e l'abbazia di Casamari, Editore Casamari, Frosinone 2001
  • Gian Maria Grasselli, Pietro Tarallo, Guida ai Monasteri d'Italia, col. "Piemme Pocket", Editore Piemme, Casale Monferrato 1994, pp. 366 - 367 ISBN 9788838443558
  • Dino Ramacci, Lazio meridionale sacro. Le Abbazie Di Casamari, Fossanova, Trisulti, Valvisciolo e Montecassino, Editore: Associazione fra i Ciociari, 1974
  • Touring Club Italiano (a cura di), Lazio, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2005, pp. 648 - 651 ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni