Abbazia territoriale di Montevergine

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Questa voce tratta dell'abbazia territoriale.
⇒  Se cercavi la corrispondente descrizione architettonica e storico-artistica, vedi Abbazia di Santa Maria di Montevergine (Mercogliano)

Abbazia territoriale di Montevergine
Territorialis Abbatia Montisvirginis
Chiesa latina

Santuario Montevergine 2.JPG
abate Riccardo Luca Guariglia, O.S.B.
Sede Mercogliano

sede vacante
Mercogliano

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Suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento
Regione ecclesiastica Campania
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari

Abati emeriti:

Tarciscio Giovanni Nazzaro
Beda Umberto Paluzzi, O.S.B.
Parrocchie 1
Sacerdoti

12 di cui e 12 regolari
18 battezzati per sacerdote

18 religiosi 3 religiose
225 abitanti in 48 km²
225 battezzati (100,0% del totale)
Eretta XII secolo
Rito romano
Cattedrale {{{cattedrale}}}
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni
Indirizzo
83010 Montevergine Mercogliano [Avellino], Italia
tel. +390825787150 fax. 0825.78.71.94 @
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2017 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

L'abbazia territoriale di Montevergine (in latino: Territorialis Abbatia Montisvirginis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento appartenente alla regione ecclesiastica Campania. È attualmente retta dall'abate Riccardo Luca Guariglia, O.S.B.,.

Storia

San Guglielmo da Vercelli

La storia del santuario di Montevergine è strettamente legata alla figura di San Guglielmo da Vercelli, un monaco eremita vissuto tra l'XI e il XII secolo attratto dai pellegrinaggi nei luoghi della cristianità[1]. Rientrato in Italia dopo un lungo viaggio a Santiago di Compostela, secondo le fonti agiografiche, egli decise di intraprendere un nuovo pellegrinaggio verso Gerusalemme ed al fine di prepararsi spiritualmente si rifugiò presso il monte Serico, dove fu protagonista della guarigione di un cieco[2].

Ripreso il viaggio verso la Terra santa, giunse a Ginosa dove incontrò San Giovanni da Matera, il quale gli consigliò di rinunciare al pellegrinaggio e di operare per il servizio divino nelle terre d'Occidente: Guglielmo non tenne in considerazione i consigli del santo e proseguì per il suo cammino fino a che non venne malmenato da un gruppo di briganti[3]. Ricordatosi delle parole di Giovanni e dopo un lunga riflessione spirituale, comprese la nuova strada da seguire, ossia quella di ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla meditazione[1]. Giunto in Irpinia, sentì che la volontà di Dio era quella di farlo risiedere su un alto monte, oggi conosciuto come Partenio[4].

Con il passare del tempo la fama di santità di Guglielmo aumentò sempre più, tanto che, spontaneamente, sul monte iniziarono ad arrivare uomini desiderosi di abbracciare uno stile di vita dedito alla preghiera e alla solitudine: in poco tempo numerose celle, fatte per lo più con fango e malta, ospitarono numerosi discepoli. Allo stesso tempo si decise anche la costruzione di una chiesa, consacrata nel 1126 e dedicata alla Madonna.

La congregazione Verginiana

Ben presto i monaci di Montevergine formarono una congregazione benedettina detta Verginiana[1], riconosciuta ufficialmente l'8 agosto 1879 da papa Leone XIII: nel corso dei secoli la congregazione fu attiva sia nell'evangelizzazione, utilizzando addirittura il dialetto locale pur di arrivare ai ceti più bassi della società, sia di assistenza agli ammalati, con la costruzione di numerosi ospedali in Campania e nel resto del sud Italia. Tra il 1378 ed il 1588 il santuario di Montevergine visse una profonda crisi sia dal punto di vista spirituale sia economico, accentuato da una commenda del 1430, che assegnò ad uomini senza alcun interesse religioso i benefici dell'abbazia. Dal 1588 fino all'inizio del XIX secolo la vita monastica ebbe vita tranquilla,nonostante alcuni danni anche ingenti alle strutture monastiche.

Nel 1861 un nuovo periodo di crisi mise seriamente a rischio la vita della congregazione stessa in forza delle leggi eversive italiane: ma il 28 maggio 1868 il consiglio di stato sancì che le abbazie non dovessero essere soggette ad alcun tipo di soppressione economica e quindi tutti i beni confiscati negli anni precedenti vennero nuovamente restituiti[1]; nello stesso anno il santuario fu dichiarato monumento nazionale[5].

Il XX secolo

All'inizio del XX secolo la situazione migliorò notevolmente ed il santuario ritornò a godere dell'antica fama, diventando uno dei più visitati del sud Italia: durante la seconda guerra mondiale, dal 1939 al 1946, vi venne nascosta la Sacra Sindone di Torino[6], fortemente ricercata da Adolf Hitler.

Notevoli furono le novità apportate in questo periodo, con varie ristrutturazioni e ammodernamenti.

Cronotassi degli abati ordinari

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 225 persone contava 225 battezzati, corrispondenti al 100% del totale.

Note
  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 Le origini del santuario su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19-05-2011
  2. Il santuario di Montevergine e Mercogliano su mariadinazareth.it. URL consultato il 19-05-2011
  3. La vita di San Guglielmo da Vercelli su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19-05-2011
  4. Informazioni sul santuario di Montevergine a Mercogliano su culturacampania.rai.it. URL consultato il 19-05-2011
  5. La farmacia del palazzo abbaziale di Loreto su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19-05-2011
  6. La sacra Sindone a Montevergine su avellino.agendaonline.it. URL consultato il 19-05-2011
Fonti
Voci correlate
Collegamenti esterni