Beato Pietro Donders

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Beato Petrus Norbertus (Pietro) Donders, C.SS.R.
Presbitero
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al secolo
battezzato
Beato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 77 anni
Nascita Tilburg
27 ottobre 1809
Morte Batavia
14 gennaio 1887
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione [[{{{aVest}}}]]
Professione religiosa 24 giugno 1867
Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale 5 giugno 1841
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 23 maggio 1982, da Giovanni Paolo II
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 14 gennaio
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 14 gennaio, n. 12:
« A Batavia nel Suriname, beato Pietro Donders, sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore, che con carità instancabile si prese cura dei corpi e delle anime dei lebbrosi. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beato Petrus Norbertus (Pietro) Donders (Tilburg, 27 ottobre 1809; † Batavia, 14 gennaio 1887) è stato un presbitero olandese della congregazione del Santissimo Redentore ricordato come apostolo dei lebbrosi.

Vita

Nacque a Tilburg, nel Brabante del nord olandese, dal tessitore di lana Arnoldo Dionisio Donders e da Petronilla Jacoba van den Brekel. Al battesio ricevette il nome di Pietro. Il piccolo Pietro sin dalla tenera età manifestò il desiderio di diventare sacerdote e un profondo desiderio di sacrificare la sua vita per la salvezza delle anime. Dopo la scuola elementare, interruppe gli studi, per aiutare il padre come tessitore. Fu cresimato il 14 novembre 1823.

Il suo desiderio di diventare sacerdote non si affievolì e dopo l'esonero dal servizio militare chiese aiuto al suo parroco. Questi nell'autunno del 1832 riusci a farlo entrare nel Seminario minore di Sint Michiels-Gestel con l'impegno di aiutare nel servizio agli alunni per coprire le spese degli studi.

La via verso il sacerdozio fu lunga a causa della sua scarsa formazione preliminare e per i lavoro che doveva svolgere per il suo sostentamento. Più avanti, guadagnatosi la stima dei superiori, ottenne il permesso di dedicarsi allo studio a tempo pieno.

Il parroco di Tilburg e il professor Van Someren, per la stima che portavano verso di lui, decisero di pagargli gli studi e il 4 ottobre 1837 poté entrare nel Seminario Maggiore di Herlaar e dal 16 luglio 1839 in quello di Haaren appena fondato. In quell'anno mons. Jakob Groof, prefetto apostolico della Missione nel Suriname, allora colonia olandese, tenne delle conferenze ai seminaristi dove espose i bisogni della sua missione. In quell'occasione Pietro fu presentato al prefetto apostolico dal professore Van Someren, in quanto il giovane era tanto desideroso di andare in missione. Mons. Groof ne fu bene impressionato e invitò Pietro a venire in Suriname subito dopo la sua ordinazione sacerdotale.

Dopo le grosse difficoltà trovate negli studi umanistici, quelli di teologia si rivelarono più facili e diedero tante soddisfazioni al non più giovane seminarista che finalmente fu ordinato presbitero il 5 giugno 1841. Il sacerdozio di permise di accettare l'invito di mons. Groof a recarsi in Suriname per realizzarvi la sua vocazione missionaria. Partì da Den Helder il 1º agosto 1842 e il 16 settembre raggiunse l'allora Guyana olandese oggi Suriname.

Quella regine del nord-est del Sud America era colonia olandese dal 1667. La capitale, Paramaribo, possedeva uno dei porti più importanti di quell'area. Centro di smistamento del traffico di schiavi catturati in Affrica. Molti dei quali utilizzati nelle più di quattrocento piantagioni della colonia. [1] Il clima eccessivamente caldo e umido della regione e le terribili condizioni in cui venivano tenuti i lavoratore, favoriva l'insorgere di numerose malattie. [2] L'abolizione della schiavitù, decretata nella colonia nel 1863, rese ancora più difficile l'assistenza pastorale per la scarsità del clero, essendosi ridotti i sacerdoti del vicariato ad appena cinque. Cosi, il 6 marzo 1864, l'internunzio a L'Aia scriveva a Propaganda Fide:

« Fra le tre colonie appartenenti a questo regno, quella del Suriname e considerata la più infelice di tutte e raramente si riesce a trovare qualcuno che abbia il coraggio di recarvisi come missionario.[3] »

Il beato Donders fu per i primi quattro anni attivo nella capitale Paramaribo. Si dedicò all'assistenza spirituale dei circa duemila cattolici della città. Spesso si recava tra gli schiavi delle piantagioni limitrofe, nelle guarnigioni dei vari forti militari e tra le popolazioni indigene. Fu sempre presente e attivo anche durante le due grandi epidemie, quella del 1843 di colera e quella del 1851 di febbre gialla. In quell'occasione fu pure lui contagiato ma non per questo smise di assistere gli ammalati e moribondi.

Le condizioni nella colonia olandese erano difficili per tutti, ma per gli schiavi erano terribili, nel 1846 Donders così si esprimeva a tale proposito:

« Vorrei raccontare tutto quello che sulla condizione degli schiavi ho visto personalmente e ho sentito riferire; ma su queste cose preferisco sorvolare, perché superano ogni immaginazione e mi fanno orrore al solo pensarci. Proprio per questo voglio limitarmi a gridare con profondo sdegno: Guai al Suriname nel giorno grande del Giudizio! Guai! Guai! Si, mille volte guai agli Europei, ai padroni degli schiavi delle piantagioni, agli amministratori, ai sorveglianti, a tutti quelli che detengono il comando sugli schiavi! Disgraziati quelli che si fanno ricchi col sudore e il sangue dei poveri schiavi che non hanno altro difensore che Dio.[3] »

Nel 1853 fu nominato Provicario Apostolico del Suriname carica che tenne per un anno. Nel 1856 si offerse come cappellano volontario del lebbrosario governativo di Batavia, rimanendovi, salvo due brevi intervalli, per ventotto anni, curando nel corpo e nell'anima gli ospiti. Li lasciò soltanto per alcuni mesi nel 1866, avendo chiesto di entrare tra i Redentoristi della provincia olandese. [4] Fu accolto nella congregazione vestendo l'abito religiose il 1º novembre 1866 e il 24 giugno dell'anno seguente emise i voti, per poi ritornare subito alla sua missione.

Il fatto di essere Redentorista gli permetteva di lasciare più spesso la sua Batavia per dedicarsi alla pastorale presso i nativi e i neri. Tra i nativi, si mostrarono più aperti al Vangelo le tribù dei Aruachi e dei Warros, mentre presso i Caribi, ancora selvaggi e legati alle tradizioni ataviche, trovò minori adesioni. Tra i neri delle piantagioni, resi ormai liberi dalla legge di emancipazione del 1º luglio 1863, padre Donders ottenne molte conversione, incontrò invece forte resistenza presso gli ex schiavi che avevano trovato la libertà fuggendo nella foresta.

Dopo quarantacinque anni di vita nel Suriname tra i lebbrosi, gli schiavi, i neri e nativi, padre pietro Donders morì nel lebbrosario di Batavia, il 14 gennaio 1887.

Note
  1. Nel 1788, la colonia contava 58.000 schiavi, disseminati in 452 piantagioni.
  2. Per tal motivo la popolazione del Suriname rimase sempre scarsa: nel 1861 raggiungeva appena 60.000 unità, con una comunità cattolica di circa 12.000 fedeli, dei quali appena 3.500 erano liberi.
  3. 3,0 3,1 Biografia
  4. Nel 1865 Papa Pio IX aveva affidato a questo congregazione il Vicariato Apostolico del Suriname.
Voci correlate
Collegamenti esterni