Dogma

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Bartolomé Esteban Murillo, Immacolata Concezione (1660 - 1665), olio su tela; Madrid, Museo del Pardo. Tale dogma è stato definito da papa Pio IX l'8 dicembre 1854

Il dogma (dal greco δόγμα, dógma, proveniente a sua volta dal verbo δοκέω, dokéō, del greco antico) è una verità di fede insegnata dalla Chiesa come rivelata da Dio. Può essere un insegnamento proposto in maniera costante ed universale dal Collegio episcopale, successore del collegio apostolico, in comunione con il papa, nel qual caso si parla di Magistero ordinario; oppure può trattarsi di insegnamenti definiti in forma straordinaria da un Concilio ecumenico in comunione con il papa o dal solo papa che si avvale del suo potere d'infallibilità, e in tal caso si parla di Magistero straordinario.

Storia del termine

Quando il termine "dogma" entrò nella lingua cristiana esso conservava ancora il significato appartenente al linguaggio giuridico di "decreto", "ordinanza".

Nella Chiesa dei primi tre secoli, la parola era usata dai Padri latini quanto dai Padri greci per designare tutto ciò che si impone alla fede e alla pratica cristiana.

Già dal IV secolo la parola "dogma", al singolare, cominciò a significare la Dottrina stessa del Vangelo. La usa in questo senso Vincenzo di Lerins.

Nel Medioevo il termine fu poco usato: vi si preferì quello di articulus fidei ("articolo di fede")[1]. Al Concilio di Trento il termine "dogma" designa una regola fissa, una verità sicura nell'ordine della fede, cioè il dogma della fede antica e universale trasmessa dagli Apostoli, in particolare in contrapposizione alle affermazioni dei "riformati".

Solo nel XVIII secolo la teologia cattolica iniziò a usare la parola "dogma" nel significato moderno di "formula dottrinale", riferendosi cioè al tale dogma o ai dogmi.

Il Concilio Vaticano I fissò il senso del termine in: "proclamazione autentica da parte del Magistero di ciò che è contenuto nella Scrittura".

La teologia seguente insistette sull'aspetto dell'autorità e della norma, come pure sull'aspetto del legame tra dogma e Magistero. Fece anche la distinzione tra il deposito della fede, cioè la rivelazione affidata alla Chiesa, e il dogma, cioè la proclamazione da parte della Chiesa del contenuto della fede.

Lo sviluppo dei dogmi nella Chiesa

Lo sviluppo del dogma nella Chiesa va inteso come un'esigenza della trasmissione del messaggio rivelato in condizioni di tempo e di luogo nuove.

Fin dalle origini il kerigma apostolico suscitò numerose professioni di fede; si ebbe quindi la nascita di numerose teologie, che si sforzanovano di penetrare con una migliore intelligenza il contenuto della fede.

Così si è sentito il bisogno di riassumere il messaggio cristiano in alcune proposizioni dottrinali. Questo compito interpretativo, proprio dell'autorità della Chiesa, si è spesso concretizzato in definizioni dogmatiche.

I dogmi possono dunque essere intesi come dei momenti nella presa di coscienza, da parte della Chiesa, della pienezza di verità contenuta nel Vangelo[2]

L'occasione di una nuova formula dogmatica nasce generalmente dalla volontà di evitare un errore, con una formulazione più giusta e più conforme al contesto culturale di un'epoca.

Oggi numerosi teologi[3] preferiscono sottolineare, come aspetto più importante del dogma, il suo rapporto con la verità rivelata, e si sforzano di dimostrare che la concezione cattolica del dogma non implica un'accentuazione unilaterale dell'autorità del magistero, come se questa venisse a rinforzare l'autorità della Parola di Dio.

I Dogmi

I principali dogmi definiti dalla Chiesa sono:

  1. Gesù Cristo è il Figlio unigenito di Dio, generato, non creato, consustanziale al Padre, eterno e immutabile. Fu proclamato nel primo concilio di Nicea (325), in risposta alle eresie Ariane ed affini.
  2. Dio è uno e trino. Fu definito dal primo concilio di Costantinopoli del 381. Dio è uno solo in tre persone: Dio-Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo. Le persone divine sono distinte tra loro, ma la loro distinzione non divide l'Unità divina.
  3. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. Gesù Cristo, nell'unità della sua persona divina, ha due nature, quella umana e quella divina, ed è perfetto quanto alla divinità e perfetto quanto all'umanità. Fu proclamato nei concili di Efeso (431) e di Calcedonia (451), contro le eresie ariane, nestoriane ed affini.
  4. Maria è Madre di Dio (Theotokos). Fu proclamato dal concilio di Efeso (431). Maria è Madre di Dio perché Gesù è Dio, contro l'eresia nestoriane, che vedeva in Gesù due persone, l'uomo Gesù e il Logos. è un corollario del dogma dell'unicità della persona di Cristo.
  5. Verginità di Maria. Definito dal II concilio di Costantinopoli (553), sancì la perpetua verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto di Gesù Cristo.
  6. Transustanziazione. È la conversione di tutta la sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, al momento della consacrazione. Fu proclamato nel IV concilio Laterano (1215), e fu confermato dal concilio di Trento.
  7. Esitenza del Purgatorio. Fu sancita come dogma nei concili di Firenze (1439) e di Trento (1545-1563).
  8. Immacolata concezione di Maria. Proclamata da papa Pio IX l'8 dicembre 1854.
  9. Infallibilità pontificia. Fu definito nel Concilio Vaticano I con la costituzione apostolica Pastor Aeternus (18 luglio 1870). Il papa deve essere considerato infallibile quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo "supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani" e "definisce una dottrina circa la fede e i costumi".
  10. Assunzione di Maria. Fu proclamata da papa Pio XII il 1° novembre 1950. Definisce che la Madonna, finito il corso della sua vita terrena, fu "assunta" in Paradiso in anima e corpo.
Note
  1. Usa tale termine san Tommaso d'Aquino.
  2. Walter Kasper afferma che i dogmi "sono la realizzazione provvisoria della verità escatologica definitiva di Cristo".
  3. Ad esempio Bruno Forte, Joseph Ratzinger, Walter Kasper.
Voci correlate