Esperienze di pre-morte

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Ascesa dei beati di Hieronymus Bosch, circa 1490.

Con esperienze di pre-morte (EPM, in inglese Near Death Experience[1], NDE, "esperienze vicine alla morte") si intende un variegato insieme di esperienze, prevalentemente positive, avute da soggetti le cui funzioni vitali cardiache e cerebrali erano cessate e in seguito sono stati medicalmente rianimati.

Se autentiche, queste esperienze possono essere considerate una prova di una vita soggettiva dopo la morte, anche se sono state avanzate diverse ipotesi causali di tipo naturale.

Storia

La più antica testimonianza circa le EPM è rintracciabile nel mito di Er, contenuto nella Repubblica di Platone, redatta attorno al 380 a.C.[2] In esso si racconta del soldato panfilo Er, figlio di Armenio, che si risveglia dopo dodici giorni di presunta morte e racconta di aver sperimentato un viaggio nell'aldilà, assistendo a un giudizio delle anime.

In epoca contemporanea il fenomeno è caratterizzato da una certa diffusione, decisamente notevole rispetto ai secoli precedenti grazie allo sviluppo e alla diffusione di tecniche e strumenti di rianimazione medica. L'attenzione al fenomeno deriva soprattutto dalle opere del filosofo e medico statunitense Raymond Moody (n. 1944). Nel 1965, giovane studente di filosofia, conobbe un docente di psichiatria che gli narrò di aver avuto una EPM. In seguito, diventato docente universitario di filosofia e parlando del mito di Er, "constatai che in ogni corso di circa trenta studenti, almeno uno di loro veniva a parlarmi di un'esperienza di pre-morte" (1975: 21). Moody raccolse diverse testimonianze in un libro del 1975 (Life After Life, "Vita dopo la vita"), caratterizzato da uno stile giornalistico-divulgativo-aneddotico, nel quale ha proposto il termine Near-Death Experiences, "esperienze di pre-morte". Al successo del libro ne fecero seguito altri che hanno fatto emergere il fenomeno e hanno legato il nome di Moody alle EPM.

L'indagine e la divulgazione di queste esperienze è stata però per decenni caratterizzata prevalentemente da un certo pressapochismo scientifico, e ha coinvolto in particolare spiritisti, esoteristi e parapsicologi. Lo stesso Moody non è stato esente da critiche di un approccio superficiale e approssimativo.[3] Solo negli ultimi anni è aumentato il numero di medici e psicologi che si sono occupati delle EPM con indagini, studi e ricerche caratterizzati da adeguati rigore e serietà: Griffith (2009) nota infatti che circa il 5% degli americani ha sperimentato un'esperienza di pre-morte, una cifra "maggiore del numero di pazienti con schizofrenia e disturbo bipolare messi assieme, ed è probabile che gli psichiatri possano imbattersi in un caso di EPM a qualche punto della loro carriera". Lo studio di questo fenomeno dunque non va relegato dunque solo alla sfera privata e religiosa, ma può avere risvolti pratici per operatori psicosanitari.

In campo accademico si segnala la International Association for Near-Death Studies (IANDS), fondata nel 1981, e la rivista peer-reviewed da essa pubblicata Journal of Near-Death Studies, fondata nel 1982 (con titolo Anabiosis tra il 1982-1987).

Definizione

Le EPM appaiono essere esperienze estremamente variegate e sono state proposte elencazioni diverse, sebbene nella sostanza coincidenti, degli elementi che le compongono. Moody (1975) individua 15 elementi che caratterizzano le EPM, anche se non sono tutti presenti contemporaneamente e con la stessa intensità nei racconti dei singoli soggetti:

  1. ineffabilità, cioè la difficoltà ad esprimere con parole l'esperienza vissuta;
  2. l'ascolto della notizia della propria morte, da parte delle persone (medici, parenti) presenti al momento della cessazione delle funzioni vitali;
  3. senso di pace e quiete;
  4. un suono o rumore, avvertito dalle persone o come rumore o ronzio fastidioso e spiacevole, o come suono o musica piacevole e gradevole;
  5. un tunnel oscuro, attraverso il quale i soggetti hanno la percezione di passare (volando o cadendo);
  6. l'abbandono del corpo (out of body experience, OBE), con i soggetti che vedono il proprio corpo e l'ambiente circostante dall'esterno;
  7. incontro con altri, persone conosciute e già morte oppure in alcuni casi esseri spirituali, come angeli custodi;
  8. l'essere di luce, avvertito come personale e fonte di amore e calore, identificato spesso con Dio, che intrattiene talvolta col soggetto un dialogo non verbale (o telepatico);
  9. esame della propria vita, in un istante si ha una panoramica dei propri eventi passati;
  10. il confine, cioè la visione di un qualche tipo di limite come una siepe, una recinzione, una porta chiusa, della nebbia;
  11. il ritorno allo stato di coscienza, che viene avvertito come doloroso in particolare da chi ha avuto l'esperienza dell'essere di luce;
  12. racconto dell'esperienza;
  13. conseguenze nella vita, che in seguito all'EMP viene caratterizzata da una maggiore serenità e profondità e da una maggiore attenzione verso gli altri;
  14. nuovi modi di concepire la morte, che non viene vista più come evento in sé traumatico e doloroso, ma non viene comunque cercata con il suicidio. Dopo una EMP la morte è un ritorno a casa, con la certezza che c'è una vita nell'aldilà;
  15. testimonianze che costituiscono prove della realtà dell'esperienza vissuta: le persone rianimate riportano eventi e parole accaduti nel momento della morte temporanea dei quali non possono essere a conoscenza.

Gli elementi identificati da Moody non riguardano propriamente solo l'evento dell'esperienza di pre-morte (il cosiddetto core, "nucleo"), ma anche le sue successive conseguenze esistenziali. Lo psicologo statunitense Kenneth Ring (1980),[4] primo editore della rivista Journal of Near-Death Studies, ha messo a punto lo Weighted Core Experience Index (WCEI, "indice pesato dell'esperienza nucleo"), identificando 10 componenti del core in parte coincidenti con quelli elencati da Moody, che vengono misurati con un punteggio complessivo da 0 a 29.

Il cardiologo statunitense Michael Sabom (1982)[5] sulla base degli elementi identificati da Moody indica come parametri fondamentali delle EPM 10 elementi.

Lo psichiatra statunitense Bruce Greyson (1983)[6] ha elaborato uno strumento psicometrico che gode di una particolare fortuna e diffusione, la Near-Death Experience scale (Scala NDE). In essa sono elencati 16 elementi (items), e per ognuno di essi l'intervistato deve dare un punteggio da 0 a 2 in base all'intensità dell'elemento percepito, per un punteggio massimo di 32.

Il sito della IANDS evidenzia 9 caratteristiche comuni alle EMP.[7]

Ring (WCEI) Sabom Greyson (scala NDE) IANDS

1. consapevolezza di essere morto;
2. emozioni positive;
3. esperienza fuori dal corpo;
4. passaggio attraverso un tunnel;
5. comunicazione con un essere di luce;
6. visione di colori;
7. visione di un paesaggio celeste;
8. incontro con persone morte;
9. esame della propria vita;
10. presenza del confine.

1. sensazione soggettiva di morte;
2. contenuto emozionale predominante;
3. abbandono del corpo;
4. osservazione di oggetti e avvenimenti;
5. buio o vuoto;
6. riepilogo della vita;
7. luce;
8. ingresso in una dimensione trascendentale;
9. incontro con altri;
10. ritorno.

elementi cognitivi:
1. distorsione temporale;[8]
2. accelerazione del pensiero;[9]
3. esame della vita;[10]
4. comprensione immediata;[11]
elementi emotivi:
5. pace;[12]
6. gioia;[13]
7. sensazione di "unità cosmica";[14]
8. luce;[15]
presunte esperienze paranormali:
9. vividezza sensoriale;[16]
10. percezione extrasensoriale;
11. visioni precognitive;[17]
12. esperienza fuori dal corpo;[18]
elementi trascendentali:
13. ambiente non familiare;[19]
14. presenza non identificata;[20]
15. spiriti religiosi o di morti;[21]
16. confine o punto di non ritorno[22].

1. emozioni intense, prevalentemente positive
ma in alcuni casi negative (paura, orrore, senso di perdita);
2. esperienza fuori dal corpo;
3. movimento attraverso l'oscurità,
talvolta verso una luce indescrivibile;
4. senso di essere altrove, in un paesaggio
che può sembrare un mondo spirituale;
5. pensiero e osservazioni incredibilmente rapidi e acuti;
6. incontro con persone care defunte,
talvolta con figure sacre (giudici, Gesù, un santo)
o con esseri sconosciuti, con i quali la comunicazione è mentale;
7. esame della vita;
8. in alcuni casi, un flusso di conoscenza
circa la vita e la natura dell'universo;
9. talvolta la decisione di tornare nel corpo.

Va segnalato che alcuni racconti di EPM contengono esperienze o sensazioni negative, come paura, incontro con diavoli, visione dell'inferno. Le prime ricerche, come anche le successive che le hanno seguite, non hanno tenuto in debito conto di questi elementi: "l'assenza di queste esperienze stressanti dai racconti contemporanei di EPM può essere dovuta alla loro rarità, o alla riluttanza delle persone a riferire questo tipo di esperienze, o alla riluttanza di medici e ricercatori a raccoglierle".[23]

Prevalenza

Le stime relative alla diffusione del fenomeno possono essere in rapporto alla popolazione in generale, oppure possono essere riferite a coloro che hanno cessato le loro funzioni vitali e in seguito sono stati rianimati.

Una datata ma comunemente citata stima risale a Gallup (1982)[24] che ha esaminato circa 1500 adulti americani che hanno avuto una cessazione delle funzioni vitali. Di questi circa un terzo hanno sperimentato una EPM: la stima del numero delle persone rianimate ("il 15% degli adulti americani, circa 23 milioni", ib. 76), porta a ipotizzare che "circa 8 milioni [di adulti americani] hanno sperimentato un qualche tipo di incontro mistico in occasione dell'evento di morte" (ib. 6), cifra che corrisponde al 5% della popolazione in generale all'epoca. Alcune fonti non accademiche riferiscono di un non meglio precisato sondaggio Gallup del 1992, che avrebbe stimato in 13 milioni gli statunitensi (5% del totale) con una EPM passata. Secondo Ring (1984),[25] tra coloro che sono stati rianimati le persone che hanno vissuto una EPM oscillano tra il 35-40%. Sabom (1982) intervistando 116 persone rianimate ha trovato 42 EPM (27%). Parnia et al. (2001)[26] ha trovato nel Regno Unito una prevalenza dell' 11% (7 su 63 rianimati), Schwaninger et al. (2002)[27] negli USA del 23% (7 su 30), e Van Lommel et al. (2001) in Olanda del 18% (62 su 344).

Un'indagine pubblicata nel 1999 su un campione causale di 2044 tedeschi ha trovato 82 persone che hanno vissuto una EPM (4,3%).[28] Esaminando 832 pazienti psichiatrici statunitensi, Greyson (2003)[29] ha trovato che 61 avevano avuto una EPM su 272 rianimati, per una prevalenza del 22% sui rianimati e del 7% sul totale del campione. In un altro campione Greyson (2003)[30] ha trovato, su 1595 pazienti cardiaci, 117 persone rianimate delle quali 27 hanno totalizzato più di 7 nella scala NDE, per una percentuale del 2% sul campione totale e 23% dei rianimati. Un'inchiesta telefonica in Australia (2005)[31] ha stimato l'8,9% di casi di EPM nella popolazione in generale. A Taiwan (2007)[32] l'indagine su 710 pazienti in dialisi ha trovato 91 casi di rianimazioni in 70 pazienti, dei quali 45 pazienti hanno sperimentato 51 casi di EPM con un punteggio maggiore a 7 nella scala NDE di Greyson. La prevalenza dunque sul campione in generale è del 6,3% (45 su 710), e sui rianimati del 64% (45 su 70).

In un'indagine (1993) su 6430 abitanti nel sud dell'India sono stati rilevati 13 casi di EPM su 18 persone rianimate, vale a dire una prevalenza dello 0,2% sulla popolazione in generale, ma del 72% sul numero delle persone rianimate.[33] È ipotizzabile che una maggiore diffusione di competenze e tecniche di rianimazione avrebbe portato a una prevalenza notevolmente maggiore.

In definitiva la prevalenza nella popolazione in generale è stimabile attorno al 5-10%, percentuale che aumenta approssimativamente a un terzo dei soggetti se si considerano le sole persone che hanno avuto una rianimazione delle funzioni vitali.

Ricorrenza degli elementi

Come sopra indicato, gli studi relativi alle EPM sono caratterizzati da diverse liste di componenti, che può portare a non rilevare fenomeni significativi secondo altre liste. La migliore e più completa metodologia di ricerca è quella di indagare i soggetti avvalendosi sia della scala NDE di Greyson che della WCEI di Ring. Di seguito sono indicate in maniera sinottica le ricorrenze dei singoli elementi nei vari soggetti secondo alcuni studi con un numero di soggetti indagati relativamente elevato.

Come indicato la presenza di elementi negativi nelle EPM (paura, diavoli, inferno) non è adeguatamente indagata dalla maggior parte delle ricerche, complice anche la non considerazione a proposito della scala NDE di Greyson e della WCEI di Ring. La ricerca di Knoblauch ha trovato il 13% di persone che dichiarano di aver visitato un "orribile reame", e il 44% di persone che ha sperimentato "sensazioni orribili". D'altro canto è possibile che quest'ultimo elemento, non adeguatamente illustrato dai ricercatori, comprenda la tristezza e il dolore che i soggetti con EPM dichiarano di sperimentare al momento della rianimazione, legato al desiderio di non essere richiamati alla vita quotidiana. Griffith (2009) stima nel 15% delle EPM quelle caratterizzate da emozioni negative.

Fattori predisponenti

Gli studiosi che si sono occupati delle EPM sono nella sostanza concordi nel considerarle un fenomeno universale, cioè che può capitare a persone diverse quanto a caratteristiche individuali e contesto culturale. Non risulta predisponente il genere sessuale (anche se le donne hanno il ricordo di esperienze più profonde e intense), l'educazione, il credo religioso, la zona geografica e la cultura di appartenenza, e il fatto di avere o meno una conoscenza previa del fenomeno. Si segnalano casi di EPM anche da parte di persone cieche dalla nascita.[36]

Come evidenza van Lommel et al. (2001), l'età è invece un fattore importante, dato che la ricorrenza decresce all'aumentare degli anni: l'85% dei bambini,[37] il 48% delle persone con età media 37 anni (Ring, 1980), il 43% con età media 49 anni (Sabom, 1982) dichiarano di aver vissuto delle EPM. Anche altri studi, confrontando le persone rianimate con EPM con il gruppo di controllo (soggetti rianimati senza EPM) hanno rilevato che le persone con EPM avevano un'età media minore. Van Lommel et al. nota che "una buona memoria a breve termine sembra essere essenziale per ricordare le EPM" (ib., 2043).

Quanto al contesto culturale e geografico, Belanti et al. (2008) nota che "sebbene vi siano elementi comuni, sono state anche riportate differenze nelle EPM. La variabilità attraverso le culture è verosimilmente dovuta all'interpretazione e alla verbalizzazione di questi eventi esoterici attraverso i filtri di linguaggio, esperienze culturali, religione, educazione e nella loro influenza nel nostro sistema di credenze".[38] Una delle prime conferme in tal senso si è avuta confrontando le EPM di soggetti statunitensi e dell'India:[39] le persone incontrate durante le EPM erano descritte come parenti o amici defunti per quanto riguarda i nordamericani, mentre per gli indiani le persone disincarnate erano prevalentemente messaggeri di Yamdoot, il Dio della morte.

Conseguenze

Già dalle prime ricerche di Moody, per quanto non caratterizzate da un'adeguata metodologia scientifica, era emerso in maniera netta l'effetto positivo che aver vissuto una EPM aveva sulle persone. Il fenomeno è stato indagato anche da van Lommel et al. (2001) tramite un questionario somministrato a distanza di 2 e 8 anni dalla EPM. Sia nel medio che nel lungo periodo, le persone mostrano un variegato insieme di risultati positivi: maggior capacità esprimere i propri sentimenti, accettazione degli altri, empatia e comprensione degli altri, coinvolgimento in relazioni significative, maggiore sensazione che la vita abbia un senso, maggiore spiritualità, minore paura della morte, maggiore credenza in una vita dopo la morte, interesse nella vita, migliore comprensione di sé stessi, migliore apprezzamento verso le cose ordinarie.

Le persone che sono incorse in un grave pericolo di vita sono predisposte a sviluppare il disturbo post-traumatico da stress, che include diversi elementi negativi come ricorrenti incubi e ricordi dolorosi. Anche tra le persone che hanno sperimentato EPM questi sintomi sono presenti, ma in misura minore rispetto a coloro che non hanno avuto una EPM,[40] e lo stesso si verifica per episodi e tendenze dissociative post-traumatiche, minori tra coloro che hanno un passato di EPM.[41]

Ipotesi organiche

Sono state avanzate diverse ipotesi di natura psicologica, fisiologica o neurofisiologica nel tentativo di ricondurre le EPM a fenomeni spiegabili senza il ricorso a elementi religiosi e soprannaturali.

  • alterazione del funzionamento del lobo temporale, con caratteristiche simili all'epilessia, che può causare visioni e allucinazioni di tipo mistico, inclusa l'OBE e la sensazione di luce;[42]
  • allucinazioni simili al sogno causate dalla consapevolezza della propria morte imminente,[43] ipotesi contestata per diversi elementi;[44]
  • allucinazioni da ipercarbia, cioè alterazione da eccesso di diossido di carbonio;[45]
  • allucinazioni da anossia, cioè mancanza di ossigeno, che se localizzata nel sistema limbico può causare il fenomeno della visione immediata della propria vita;[46]
  • allucinazioni da ipossia, cioè carenza di ossigeno, che può dare origine all'allucinazione del tunnel;[47]
  • allucinazioni da iperventilazione;[48]
  • allucinazioni da ketamina;[49]
  • allucinazioni causate dal glutammato;[50]
  • allucinazioni causate da endorfina, serotonina, encefalina, neurotrasmettitori con funzione analgesica che possono sortire effetti simili alle allucinazioni da LSD.[51]
  • nel complesso, le EPM sarebbero allucinazioni volte a unificare e sistematizzare le informazioni pervenute al / prodotte dal cervello morente[52]

Ipotesi dell'autenticità

Queste ipotesi organiche, secondo i sostenitori dell'autenticità del fenomeno,[53] inducono allucinazioni e ricordi frammentari e causali, che appaiono diversi dalle EPM avvertite come lucide e coerenti da coloro che le sperimentano. Inoltre, il cervello morente non appare sufficientemente attivo da poter elaborare e memorizzare le varie sensazioni delle EPM. Infine, le esperienze indotte da fattori neuropsicologici non causano alterazioni nel modo di vedere la vita e la morte come avviene in seguito alle EPM. A queste valutazioni di natura medica si può aggiungere un argomento che può apparire come ambito della parapsicologia: in alcuni dei casi in cui le persone hanno sperimentato un'"esperienza fuori dal corpo" (OBE, out of the body experience) nelle EPM, dichiarando di aver visto l'ambiente circostante a dove si trovavano o anche luoghi distanti, è stato possibile verificare l'autenticità delle visioni, che non possono derivare da meccanismi allucinatori cerebrali (Holden, 2009).[54]

Tra gli studiosi "autenticisti" si segnala il parere di van Lommel et al. (2001), che ha avuto una larga eco in quanto pubblicato su The Lancet, una delle più antiche e autorevoli riviste mediche del mondo. Dopo aver indicato i limiti delle spiegazioni organiche gli studiosi concludono: "Con la mancanza di indizi per altre teorie per le EPM, il fino ad ora assunto (ma mai provato) concetto che coscienza e memoria sono localizzate nel cervello può essere messo in discussione". Tornato sulla questione in un recente (2011) articolo, van Lommel conclude: "La NDE è un'esperienza autentica che non può semplicemente essere ricondotta a immaginazione, paura della morte, allucinazione, psicosi, uso di droghe, mancanza di ossigeno. I pazienti appaiono permanentemente cambiate da una NDE durante un arresto cardiaco della durata di pochi minuti [...]. Ci sono buone ragioni per assumere che le nostre coscienze, con l'esperienza continua del sé, non sempre coincide con le funzioni del nostro cervello".

Significativa è anche la rassegna del ricercatore italiano Christian Agrillo (2011), pubblicato sulla rivista Review of General Psychology curata dalla sezione Society for General Psychology della American Psychological Association, nella quale l'autore conclude che "in assenza di una più adeguata cornice esplicativa delle EPM, è utile rimanere aperti a entrambe le interpretazioni" (cioè fenomeni all'interno o all'esterno del cervello). In un altro recente articolo (2012) curato assieme a un secondo ricercatore italiano, Enrico Facco, gli studiosi concludono: "Molte delle interpretazioni psicobiologiche disponibili rimangono speculazioni difficili da essere dimostrate, in quanto disordini cerebrali e somministrazioni di droghe in pazienti critici generano ben conosciuti deliri e anestesie, con una fenomenologia diversa dalle NDE".

Valutazione cattolica

Assumere l'incapacità delle scienze mediche e psichiche di spiegare adeguatamente le EPM significa riconoscere la possibilità di un livello di esistenza non organico (o ultraterreno) della persona oltre la morte, convinzione presente nelle principali religioni. Alcuni studiosi convinti della possibilità della reincarnazione, come lo psichiatra canadese Ian Stevenson, giudicano le EPM compatibili con questa convinzione, anche se l'elemento della rinascita non è propriamente presente nelle EPM.

La ricorrente descrizione dell'incontro con un essere supremo di luce viene "etichettata" in base alle proprie credenze religiose: p.es. nello studio svolto a Taiwan, nazione asiatica prevalentemente buddista, "4 videro il Bodhisattva (l'illuminato), 5 videro altre divinità asiatiche, 1 vide Gesù Cristo, 1 vide angeli, e 3 dicono di aver visto non specificati esseri supremi. Nessun paziente ha riferito di aver visto esseri estranei alla propria religione" (Lai et al., 2007: 127-128).

Il magistero cattolico non si è pronunciato circa il fenomeno. Se autentiche, le EPM possono costituire una prova a favore di alcuni dogmi centrali del cristianesimo: l'esistenza di Dio, di angeli e diavoli, della vita eterna, del giudizio (cf. il life review, la visione della propria vita), di inferno e paradiso.

Nella cultura popolare

Alcuni film si sono basati sul fenomeno delle EPM in maniera più o meno aderente agli studi disponibili.[55] Tra questi si segnalano:

  • Linea mortale (1990), tit. or. Flatliners
  • Saved by the Light (1995), film per la televisione
  • L'era glaciale 2 (2006), nella scena finale
  • Hereafter (2010)

Si segnala il romanzo:

  • Glenn Cooper, L'ultimo giorno, 2012 (titolo originale Near Death)
Note
  1. Il termine inglese riguarda però anche situazioni di estremo pericolo di vita senza specifici significati soprannaturali, p.es. Fritzon, Ridgway (2001), online.
  2. Platone, Repubblica, libro 10, online.
  3. In Moody (1975) "tutti i casi descritti erano stati raccolti in modo casuale e asistematico. Molti rapporti provenivano da gente che aveva avvicinato Moody al termine di conferenze o incontri da lui tenuti sull'argomento. Non c'era modo di sapere se si trattava di persone degne di fede o di testimonianze prefabbricate [...] Quali erano le persone che avevano riferito quel genere di esperienza? Quale il loro ceto sociale, il grado di educazione, l'attività professionale, la fede religiosa?" (Sabom, M. (1982), Recollections of Death. Tr. it. (1983), Dai confini della vita, Longanesi, Milano: 15).
  4. Ring K., Life at death. A scientific investigation of the near-death experience. New York: Coward McCann and Geoghenan, 1980.
  5. Sabom, M. (1982), Recollections of Death. Tr. it. (1983), Dai confini della vita, Longanesi, Milano: 22-23.
  6. Greyson, B. (1983). "The near-death experience scale: Construction, reliability, and validity". Journal of Nervous and Mental Disease, 171(6): 369-75.
  7. "Characteristics of a Near-Death Experience", dal sito della IANDS.
  8. Risponde all'item: "Ti è sembrato che il tempo scorresse più veloce o più lento?".
  9. "I tuoi pensieri erano accelerati?".
  10. "Ti sono tornate presenti scene del tuo passato?".
  11. "Ti è sembrato di comprendere immediatamente ogni cosa?".
  12. "Hai avuto una sensazione di pace o piacere?".
  13. "Hai avuto una sensazione di gioia?".
  14. "Hai sentito una sensazione di armonia o unità con l'universo?".
  15. "Hai visto o ti sei sentito circondato da una luce brillate?".
  16. "I tuoi sensi erano più vividi dell'usuale?".
  17. "Ti è sembrato di essere consapevole di cose accadute altrove, come se fosse per una percezione extrasensoriale?".
  18. "Ti sei sentito separato dal tuo corpo?".
  19. "Ti è sembrato di entrare in un altro mondo non terreno?".
  20. "Ti è sembrato di incontrare un essere o presenza mistica, o di ascoltare una voce non identificabile?".
  21. "Hai visto persone morte o spiriti religiosi?".
  22. "Sei giunto a un confine o a un punto di non ritorno?".
  23. Greyson, B.; Bush, N.E. (1992). "Distressing near-death experiences". Psychiatry, 55(1): 95-110, ripreso in Bailey, L.W.; Yates, J.L. (a cura di). The near-death experience: a reader, 211, online.
  24. Gallup, G., Jr. (1982). Adventures in Immortality: A Look Beyond the Threshold of Death. New York, NY: McGraw-Hill.
  25. Ring, K. (1984). Heading Toward Omega. New York, NY: William Morrow.
  26. Parnia, S.; Waller, D.G.; Yeates, R.; Fenwick, P. (2001). "A qualitative and quantitative study of the incidence, features and aetiology of near death experiences in cardiac arrest survivors". Resuscitation, 48: 149-156, online.
  27. Schwaninger, J.; Eisenberg, P.R.; Schectman, K.B.; Weiss, A.N. (2002). "A prospective analysis of near death experiences in cardiac arrest patients". Journal of Near-Death Studies 20 (4): 215–232, online
  28. Schmied, I.; Knoblauch, H.; Schnettler, B. (1999). Todesnäheerfahrungen in Ost- und Westdeutschland—eine empirische Untersuchung. In Knoblauch, H.; Soeffner, H.G. (a cura di), "Todesnähe: interdisziplinäre Zugänge zu einem außergewöhnlichen Phänomen". Universitätsverlag Konstanz, Konstanz: 217–50. Ripubblicato in "Different Kinds of Near-Death Experience: A Report on a Survey of Near-Death Experiences in Germany", Journal of Near-Death Studies, 20(1): 15-29, online.
  29. Greyson, B. (2003). "Near-Death Experiences in a Psychiatric Outpatient Clinic Population", Psychiatric Services, 54 (12): 1649-1651, online.
  30. Greyson, B. (2003). "Incidence and correlates of near-death experiences in a cardiac care unit". General Hospital Psychiatry, 25: 269–276, online.
  31. Perera, M.; Padmasekara, G.; Belanti, J. (2005). "Prevalence of Near Death Experiences in Australia". Journal of Near-Death Studies, 24(2): 109-116.
  32. Lai, Chun-Fu; Kao, Tze-Wah; Wu, Ming-Shiou; Chiang, Shou-Shang; Chang, Chung-Hsin; Lu, Chia-Sheng; Yang, Chwei-Shiun; Yang, Chih-Ching; Chang, Hong-Wei; Lin, Shuei-Liong; Chang, Chee-Jen; Chen, Pei-Yuan; Wu, Kwan-Dun; Tsai, Tun-Jun; Chen, Wang-Yu (2007). "Impact of Near-Death Experiences on Dialysis Patients: A Multicenter Collaborative Study". American Journal of Kidney Diseases, 50 (1), 2007: 124-132, online.
  33. Pasricha, S. (1993). "A systematic survey of near-death experiences in south India". Journal of Scientific Exploration, 7(2): 161-171, online.
  34. Cit. da Moody, R.A. (1988). The Light Beyond. Tr. it. (1989). La luce oltre la vita, Mondadori, Milano: 17.
  35. Sabom (1982, tabella IX).
  36. Ring, K.; Cooper, S. (1997). "Near-death and out-of-body experiences in the blind: a study of apparent eyeless vision". Journal of Near-Death Studies, 16(2): 101–147, online.
  37. Morse, M. (1996). "Parting visions: a new scientific paradigm". In: Bailey, L.W.; Yates, J. (a cura di). The near-death experience: a reader. New York and London: Routledge, 299–318.
  38. Belanti, J.; Perera, M.; Jagadheesan, K. (2008). "Phenomenology of Near-death Experiences: A Cross-cultural Perspective". Transcultural Psychiatry, 45(1): 121-133.
  39. Pasricha, S.; Stevenson, I. (1986). "Near-Death Experiences in India: A Preliminary Report". Journal of Nervous and Mental Disease, 174(3): 165-170.
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Voci correlate
Collegamenti esterni