Giovanni Pierluigi da Palestrina

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Giovanni Pierluigi da Palestrina
Laico
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 70 o 80 anni
Nascita Palestrina ?
1514 o 1515 o 1524
Morte Roma
2 febbraio 1594 [1]
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Invito all'ascolto
Brano 1: Sicut cervus
Brano 2: Jubilate Deo
Brano 3: Jesu, Rex admirabilis, madrigale spirituale
Brano 4: Exultate Deo, mottetto per cinque voci
Firma autografa
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Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina ?, 1514 o 1515 o 1524; † Roma, 2 febbraio 1594[1]) è stato un compositore di musica sacra italiano.

Compose un vastissimo repertorio di musica vocale, costituito da centinaia di mottetti, madrigali, messe, inni, litanie, lamentazioni, offertori, magnificat; sono tradizionalmente attribuiti a lui anche alcuni ricercari per organo (la cui paternità è tuttavia messa in dubbio dagli studi recenti).

Oltre all'imponente mole della sua produzione, la sua importanza è dovuta al perfezionamento del cosiddetto "stile antico", che incarnava le finalità estetiche della Controriforma, e il suo stile di contrappunto ebbe un fortissimo influsso sulla successiva dottrina della composizione.

La sua fama fu grande già quando era ancora in vita: influenzò tutta la successiva musica sacra e anche profana, da Bach a Schubert a Orff.

Biografia

L'infanzia e la giovinezza

Data e luogo di nascita non sono attestati, il luogo è desunto per presunzione dal nome che ci è stato tramandato, mentre la data di nascita viene collocata da alcuni (Giuseppe Baini e Hugo Riemann) nel 1514 o 1515, mentre altri (Franz Xaver Haberl) la individuano nel 1524.

Non abbiamo notizie certe della sua infanzia: i genitori erano contadini di Palestrina, cittadina del basso Lazio sorta sulle rovine dell'antica Praeneste. Il cognome familiare era Pierluigi (Petraloysio come egli firmava).

Sulla vocazione musicale di Giovanni, un manoscritto[2] narra che il ragazzo cantava nelle strade di Roma mentre vendeva gli ortaggi coltivati dai genitori e fu notato dal maestro del coro della chiesa di Santa Maria Maggiore (il cui arciprete era il futuro cardinale Andrea Della Valle), impressionato dalla bellezza della voce del fanciullo e dal suo talento musicale. Si tratta forse di una leggenda. Sicuramente la sua formazione musicale iniziò il 25 ottobre 1537 tra i pueri cantores della Basilica di Santa Maria Maggiore, sotto la guida di Rubino Mallapert e di Firmin Le Bel[3] e proseguì il 28 ottobre 1544 come organista e maestro di canto nella cattedrale della sua cittadina natale.

Si sposò il 12 giugno 1547 con Lucrezia Gori dalla quale ebbe tre figli.

Gli inizi della carriera alla corte papale

Papa Giulio III

Nel 1551 il vescovo di Palestrina Giovanni Maria del Monte, divenuto l'anno precedente papa Giulio III, lo nominò maestro dei cantori e successivamente maestro[4] della Cappella Giulia in Vaticano, seconda soltanto alla Sistina. Nel 1554 Palestrina pubblicò il primo libro di Messe a quattro voci (Missarum Liber Primus) dedicato al pontefice, per il quale scrisse anche il mottetto Ecce Sacerdos Magnus: il successivo 13 gennaio il papa lo ricompensò con l'assunzione a cantore della Cappella Sistina, a dispetto delle norme che regolavano tale istituzione consentendo l'accesso ai soli consacrati e dopo il superamento di un severo concorso: la cosa scatenò malumori fra i suoi nuovi colleghi[5]. Palestrina, provvisto di entratura sufficiente (l'assunzione era a vita), si dedicò alla composizione di un volume di madrigali a quattro voci, che egli stesso anni dopo troverà eccessivamente liberi.

Si pensa che in questi anni iniziò l'amicizia con San Filippo Neri e forse la frequentazione del suo Oratorio.

Nell'aprile 1555, deceduto Giulio III, gli succedette Marcello II, che già cardinale aveva ammirato Palestrina ma che regnò solo tre settimane: a lui alcuni anni dopo sarebbe stata dedicata la Missa Papae Marcelli. Il nuovo successore papa Paolo IV licenziò con una modesta pensione, insieme a tutti i cantori sposati, anche Palestrina[6], che tornò al proprio paese in ristrettezze economiche; egli continuò a comporre - anche su commissione - e pubblicò la sua prima raccolta di madrigali a quattro voci per le edizioni dei fratelli Dorico, che sarebbero stati suoi editori per tutta la vita. Nell'autunno, il 25 settembre, il musicista ottenne il posto di maestro di cappella di San Giovanni in Laterano, ove rimase fino al 3 agosto 1560 dirigendo fra i pueri cantores anche il proprio figliolo.

Il 7 aprile 1558 si tenne la prima esecuzione assoluta di un madrigale a 5 voci presso l'Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso in Urbe, la cui sede era presso la Chiesa di San Marcello al Corso e che vide sucessivamente numerose altre prime esecuzioni di opere palestriniane.

Il decennio 1560-70 : Palestrina consolida il proprio stile compositivo

Prime assolute nella Basilica di Santa Maria Maggiore
25 dicembre 1562 - Dies sanctificatus (In festo Nativitatis Domini), graduale

26 dicembre 1562 - Lapidabant Stephanum (In festo Sancti Stephani), antifona
27 dicembre 1562 - Valde honorandus est (In festo Sancti Joannis Evangelistae), antifona
1º gennaio 1563 - Magnum haereditatis mysterium (|In die Circumcisionis Domini), antifona
6 gennaio 1563 - Tribus miraculis (In Epiphania Domini), antifona
2 febbraio 1563 - Hodie beata Virgo (In festo Purificationis Beatae Mariae), antifona
12 aprile 1563 - Jesus junxit se (In Resurrectione Domini), mottetto
23 maggio 1563 - O rex gloriae (In Ascensione Domini), antifona
25 maggio 1563 - Ave Maria (In Annunciatione Beatæ Mariae), antifona
30 maggio 1563 - Loquebantur variis linguis (Dominica Pentecostes), antifona
6 giugno 1563 - Benedicta sit Sancta Trinitas (In festo Sanctae Trinitatis), mottetto

Fu maestro del coro nella Basilica di Santa Maria Maggiore dal 1º marzo 1561 fino al 1565 e lì furono eseguite moltissime sue opere, di cui un buon numero per la prima volta; nel periodo successivo fu insegnante musicale nel Seminario romano.

Divenne protagonista della musica italiana: il 31 gennaio 1561, insieme a Francesco Rosselli, Orlando di Lasso, Giovanni Domenico di Nola, Iacopo Corfini, Giovanni Nasco, Alessandro Romano, Donato Baldissera e Domenico Finot pubblicò a Venezia, presso l'editore Antonio Gardano, il Terzo Libro delle Muse a cinque voci. Composto da diversi Eccellentissimi Musici Con uno Madrigale a sei, Et uno dialogo a otto.

In quel decennio Palestrina intensificò i rapporti con il cardinale Ippolito II d'Este, per il quale compose musiche non solo sacre ma anche per le feste danzanti organizzate nelle ville del cardinale; nel 1567 completò il secondo libro di Messe (Missarum Liber Secundus, contenente la già accennata Missa Papae Marcelli), dedicato a Filippo II di Spagna così come il Terzo Libro di Messe del 1570 (nel tentativo infruttuoso di trovare protezione anche fuori della corte papalina), mentre la raccolta di mottetti del 1569 fu dedicata al cardinale Ippolito.

Dal finire degli anni 60 Palestrina intrattenne un rapporto epistolare ventennale con Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova, per il quale compose le dieci Messe Mantovane.

Il decennio 1571-80 : dolori e trionfi

Nel 1571 gli venne offerta dal papa la direzione della Cappella Giulia[7] e andò ad abitare in una casa vicino a San Pietro, in un vicolo che sarebbe stato in seguito chiamato del Pelestrino. Pochi mesi dopo Giovanni Animuccia, maestro del coro a San Pietro, morì e Palestrina divenne il suo successore, perciò collaborando contemporaneamente con il coro del papa e con San Pietro.

Gli anni 70 furono comunque difficili e dolorosi, per la morte del fratello, di due figli e infine della moglie; mentre sul piano professionale il nuovo indirizzo del Concilio di Trento poneva i musicisti in stato di maggiore incertezza. Ciò pare riflettersi nella musica da lui composta in quegli anni: gli Improperii e le Lamentazioni.

Nel 1578 papa Gregorio XIII lo incaricò di effettuare la revisione dell'Antiphonarium e del Graduale, allo scopo di emendarli degli errori che nel corso dei secoli le melodie gregoriane avevano accumulato: in specie i barbarismi (confusione delle sillabe e della lunghezza delle note) e i casi di dubbia lettura o di incertezza della collocazione del testo rispetto ai neumi.

Il lavoro, iniziato insieme a Annibale Zoilo, però non fu mai terminato. Il suo esatto contributo in questa edizione, in seguito pubblicata e conosciuta sotto il nome di editio Medicaea e ciò che fu invece frutto degli interventi di Giovanni Guidetti, Felice Anerio e Francesco Suriano, è stato a lungo oggetto di controversia. Il compito certo non era particolarmente congeniale a Palestrina e lo distrasse dalla sua originale produzione, suo reale campo di attività.

La morte della moglie nel 1580 lo colpì profondamente. Il suo dolore trovò espressione in due composizioni tra le quali il salmo 136, Super flumina Babylonis.

Gli ultimi anni

Con le due composizioni citate sopra Palestrina intendeva chiudere la sua attività creativa e si prese un periodo di riflessione su una propria vocazione religiosa: ma l'anno seguente fu nominato direttore di musica del principe Buoncompagni, nipote di Gregorio XIII; si risposò con una ricca vedova e riprese l'attività di composizione.

Nel 1583 fu tra i fondatori della Virtuosa Compagnia dei Musici di Roma, che alcuni secoli dopo sarebbe divenuta l'Accademia di Santa Cecilia; da quegli anni Palestrina fu l'autore più eseguito nelle cappelle del Vaticano.

Tra il 1581 e il 1594 pubblicò 17 volumi di opere: nel 1589 fu stampato il Libro degli Inni, dedicato a papa Sisto V, con il capolavoro a otto voci Stabat Mater e la grandiosa messa Assumpta est Maria, eseguita ancora oggi in Vaticano nelle maggiori solennità religiose.

Oltre a sacri madrigali, mottetti, salmi, inni in onore della Beata Vergine e Messe, egli produsse l'opera che gli portò il titolo di "Principe della musica": 29 mottetti sulle parole del Cantico dei Cantici. Scrisse ancora le sue grandi Lamentationes, oltre alle impostazioni degli inni liturgici e agli offertori per l'anno ecclesiastico.

Morì di malattia nel 1594 lasciando incompiuta l'edizione del Settimo Libro delle Messe.

Ebbe onoranze funebri solenni: le cronache del tempo raccontano che il funerale fu celebrato il 4 febbraio in San Pietro, accompagnato da tutti i musicisti di Roma e da una moltitudine di popolo.

Palestrina e San Filippo Neri

I rapporti fra Palestrina e Filippo Neri sono stati oggetto di diversi studi: è accertato che ebbero rapporti personali diretti perlomeno dal 1581, anno in cui gli Oratoriani acquistarono una casa confinante con la sua abitazione e anno in cui Palestrina sposò in seconde nozze Virgilia Dormoli, legata a San Filippo e all'ambiente dell'Oratorio[8].

Non è invece sicuro se egli partecipò personalmente agli esercizi dell'Oratorio, ma di certo questi adoperarono la sua musica, come risulta dai documenti nell'Archivio della Congregazione dell'Oratorio di Roma[9].

Molti studiosi ritengono che la dolcezza e l'armoniosità delle melodie palestriniane siano state fortemente influenzate dalla spiritualità filippina, senza la quale la sua polifonia matura non sarebbe stata la stessa.

Il salvatore della musica polifonica da chiesa

Papa Marcello II

Nel campo della musica liturgica il Concilio di Trento ebbe fra i suoi obiettivi anche quello di riportare il canto alla semplicità gregoriana, allo scopo di rendere comprensibile il testo ormai sovraccaricato dalle complicate melodie polifoniche.

La tradizione vuole che nel processo contro la polifonia che si sarebbe svolto davanti al papa e ai cardinali Palestrina fu il difensore della polifonia e che tale difesa fu attuata mediante la composizione ed esecuzione (il 19 giugno 1565) della Missa Papae Marcelli[10].

Gli studi condotti da Haberl sugli archivi demolirono queste leggende, che tuttavia hanno alla base alcuni fatti veri: la nomina da parte del papa di una commissione di otto cardinali e fra di essi di un comitato di due, san Carlo Borromeo e Vitellozzo Vitelli, i quali si occuparono specificamente del coro papale e della declamazione dei testi liturgici in musica. Fatto vero è anche la riferita esecuzione della Missa Papae Marcelli.

Tuttavia l'attività di Palestrina, ispirata da San Filippo e incoraggiata da San Carlo, nella riforma della musica da chiesa, abbracciò la sua intera carriera e anticipò di alcuni anni le misure disciplinari del Concilio, in particolare l'eliminazione di tutti i temi musicali rievocativi o somiglianti alla musica secolare e il rigetto di forme musicali ed elaborazione tendenti a mutilare o oscurare il testo liturgico.

La musica di Palestrina

Giovanni Pierluigi da Palestrina

La rilevanza di Palestrina sta non tanto nella originalità dell'ispirazione, quanto nel fatto che la sua creatività compositiva, plasmata dall'eredità fiamminga e trascinata dalla spiritualità di San Filippo Neri, divenne l'incarnazione musicale dello spirito della Controriforma.

Le sue composizioni sono caratterizzate da una grande chiarezza, con partiture per voce ben bilanciate e armonizzate. Lo stile alla Palestrina - codificato da Johann Joseph Fux nel trattato Gradus ad Parnassum - diventò lo stile insegnato nelle scuole come "polifonia rinascimentale" e chiamato contrappunto delle specie.

Palestrina operò una sistematizzazione dell'impianto modale, attuando una mediazione fra la conservazione dello stile del canto gregoriano e la polifonia armonica e moderata.

Il sistema degli otto modi del gregoriano subì un processo di stilizzazione, contraddistinto dall'uso predominante di una melodia cantabile che procedeva diatonicamente, cioè per gradi congiunti, con l'uso quasi esclusivo delle triadi, cioè degli accordi allo stato fondamentale. La sonorità divenne piena e rotonda, con un organico per lo più a cinque o sei voci.

Lo scopo, peraltro pienamente raggiunto, era quello di risolvere il problema della comprensione del testo, attraverso le linee melodiche semplici e l'enfasi delle vocali aperte.

Come codificato da Fux, la composizione seguiva regole ben precise, che Palestrina stabilì e osservò rigorosamente:

  • eliminazione di tutti i temi musicali rievocativi o somiglianti alla musica secolare;
  • rigetto di elaborazioni tali da oscurare il testo liturgico;
  • flusso della musica dinamico, non rigido o statico;
  • piccoli intervalli fra le note; se ne occorreva uno ampio, esso doveva comunque essere contenuto al massimo e immediatamente neutralizzato da un opposto movimento graduale;
  • dissonanze tollerate solo fuori tempo; se stavano sulla battuta, venivano immediatamente risolte.

Nessun compositore del XVI secolo fu più costante di lui nel seguire le proprie regole e nel rimanere entro i limiti stilistici che impose a sé stesso.

L'eredità palestriniana

Palestrina, Monumento a Giovanni Pierluigi da Palestrina

Palestrina fu immensamente famoso ai suoi tempi e la sua fama crebbe dopo la sua morte.

Il mito di Palestrina cominciò nel 1607, quando Agostino Agazzari parlò nel suo trattato della Missa papae Marcelli e proseguì con l'opera in 22 volumi El melopeo y maestro (1613) di Pietro Cerone: con questa il modello di Palestrina spianò la strada alla composizione della messa-parodia, che in quegli anni giunse al suo apice.

Nel 1672 Lorenzo Penna ne Li primi albori musicali lo inserì nel gruppo dei personaggi illustri della musica; l'anno successivo Il musico prattico di Giovanni Maria Bononcini lo identificò col salvatore della musica nelle chiese e uno dei migliori musicisti in assoluto. Giuseppe Ottavio Pittoni mise in partitura le opere del Palestrina.

La musica della Scuola Romana continuò a essere scritta nel suo stile, da studenti del calibro di Giovanni Maria Nanino, Ruggiero Giovanelli, Arcangelo Crivelli, Teofilo Gargari, Francesco Soriano e Gregorio Allegri. Si pensa anche che Salvatore Sacco possa essere stato allievo di Palestrina.

Dopo alcuni secoli di progressivo sbiadimento, molta della ricerca su Palestrina fu rinnovata nel XIX secolo da Giuseppe Baini, il quale pubblicò una monografia[11] nel 1828 che rese Palestrina di nuovo famoso e rinforzò la già esistente leggenda che egli fu il salvatore della musica da chiesa durante le riforme del Concilio di Trento.

Troviamo la stessa visione romantica nell'opera lirica dedicata a Palestrina da Hans Pfitzner.

Gli studi del XX e XXI secolo, soprattutto a opera di mons. Franz Haberl, riconoscono che Palestrina fu un raffinato compositore, vertice di perfezione tecnica, anche se sono stati rivalutati altri musicisti a lui contemporanei, come Orlando di Lasso e Tomás Luis de Victoria.

La musica di Palestrina continua a essere eseguita e registrata e a fornire da modello per lo studio del contrappunto.

La sua "Missa sine nomine" sembra aver avuto particolare attrattiva per Bach, che la studiò ed eseguì mentre stava scrivendo il suo capolavoro, la Messa in Si minore (BWV 232).

In tempi moderni l'opera omnia di Palestrina è stata pubblicata in due edizioni:

  • la prima[12] fu portata a termine da mons. Haberl, che presentò l'ultimo volume a papa Pio X per la Pasqua del 1908;
  • la seconda[13] fu iniziata da R. Casimiri, continuata da altri e terminata da Lino Bianchi.

È in corso di pubblicazione una nuova Opera Omnia a cura del Ministero per i Beni Culturali italiano.

La sua città natale ospita una fondazione culturale, che organizza concerti e convegni sulla figura del suo illustre figlio.

Note
  1. Giuseppe Cascioli, op.cit..
  2. Giuseppe Ottavio Pittoni, op.cit..
  3. Sono ormai abbandonate le ipotesi che suoi maestri fossero stati Jacques Arcadelt o Claude Goudimel.
  4. L'incarico, affidatogli il 1º settembre, lo vide succedere a Rubino Mallapert.
  5. Nel diario manoscritto della Cappella Pontificia per l'anno 1555 si legge: 13 Januarii 1555, die dominica, fuit admissus in novum cantore Joannes de Palestrin, de mandato SS. D. Julii absque ullo examine secundum motu proprium quem habebamus, et absque consensu cantorum ingressus fuit; in François-Joseph Fétis, op.cit. e in Giuseppe Baini, op.cit., il quale non manca di sottolineare come l'annotatore non abbia saputo trattenere il suo rancore per i metodi di tale nomina
  6. Il licenziamento avvenne il 30 luglio e coinvolse un altro compositore famoso, Domenico Maria Ferrabosco.
  7. Pio IV creò per Palestrina l'ufficio di Compositore della Cappella papale, carica in cui egli ebbe solo un successore, Felice Anerio
  8. Argia Bertini, Palestrina e l'ambiente filippino, in Atti del convegno di studi palestriniani promosso dalla Fondazione G. Pierluigi da Palestrina, Palestrina 28 settembre-2 ottobre 1975, a cura di Francesco Luisi, Palestrina 1977.
  9. Argia Bertini, Inventario del fondo musicale dell'Oratorio, Roma 1969.
  10. Lino Bianchi, Giovanni Pierluigi da Palestrina nella vita, nelle opere, nel suo tempo, Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma, 1995.
  11. Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, cappellano-cantore e quindi compositore della cappella pontificia, maestro di cappella delle basiliche Vaticana, Lateranense e Liberiana, detto il principe della musica, Roma 1828.
  12. In chiavi antiche: 33 volumi, Lipsia, 1862-1907
  13. In chiavi moderne: 31 volumi; Roma, 1939
Fonti
Bibliografia
  • Luigi Garbini, Breve storia della musica sacra, Il Saggiatore, 2005
  • Eckhard Jaschinski, Breve storia della musica sacra, Queriniana, 2004
  • Aa.Vv., Storia della musica, Fratelli Fabbri Editori, 1964
  • Giulio Confalonieri, Storia della musica, Edizioni Accademia, 1975
  • D. De Pao, Pierluigi da Palestrina, UTET, 1964
  • Giuseppe Cascioli, La vita e le opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina principe della Musica, pubblicate nella ricorrenza del III centenario della sua morte avvenuta il 2 febbraio 1594, con note illustrative e ritratto del grande maestro, Tip. Cooperativa Operaia, Roma, 1894
  • (FR) François-Joseph Fétis, nella Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, Librairie de Firmin Didot Frères, Fils et C. 1866
  • Giuseppe Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Società Tipografica, Roma, 1828
Voci correlate
Collegamenti esterni