Santa Melania la giovane

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Santa Melania la Giovane
Laica
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Santa
Penitente
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Icona di santa Melania la giovane
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 56 anni
Nascita Roma
383
Morte Gerusalemme
439
Sepoltura
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Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
Fine del
pontificato
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pontificato
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Predecessore {{{predecessore}}}
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione 1908, da Pio X
Ricorrenza 31 dicembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 31 dicembre, n. 5:
« A Gerusalemme, santa Melania la Giovane, che con suo marito san Piniano andò via da Roma e si recò nella Città Santa, dove abbracciarono la regola, lei tra le donne consacrate a Dio e lui tra i monaci, ed entrambi riposarono in una santa morte. »

Santa Melania la Giovane (Roma, 383; † Gerusalemme, 439) è stata una penitente latina, personalità di spicco nella Roma del IV secolo, amica di Sant'Agostino e di San Girolamo. È venerata come santa da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi.

Agiografia

Figlia del senatore Valerio Publicola, patrizio romano della gens Valeria, pontefice del tempio di Vesta e ricchissimo possidente con estese proprietà a Roma, in Sicilia, in Spagna, in Gallia, in Aquitania, in Bretagna e in Africa settentrionale. La madre Ceionia Albina apparteneva alla gens Ceionia.

Fu avviata alla Fede dalla nonna paterna, Santa Melania l'anziana, che dopo la prematura morte del marito aveva fatto voto di castità, aveva donato molti suoi beni ai poveri e conduceva vita ascetica a Gerusalemme dove aveva fondato un monastero femminile.

All'età di quattordici anni, il padre, che desiderava avere un erede maschio per tutti i suoi beni, la costrinse a sposare il ricco cugino Valerio Piniano. Melania, che voleva mantenere la sua castità, scongiurò lo sposo di non consumare il matrimonio. Ma, sotto le pressioni dei parenti e in particolare del padre Publicola, diede alla luce prima una figlia che morì qualche anno dopo e poi un figlio, che morì dopo la nascita. Anche Melania si ammalò, allora Piniano fece voto che se fosse guarita sarebbe vissuto con lei in castità.

Melania guarì e il voto fu osservato, con grave disappunto di Publicola, che però sul letto di morte qualche anno dopo, chiese perdono a Melania per aver ostacolato la sua vocazione alla castità e le lasciò in eredità tutte le sue ingenti proprietà.

Nel 406, pare anche in seguito a un sogno che avevano fatto sia Melania che Piniano, (la scalata di un muro molto alto, prima di poter attraversare una porta stretta per entrare nel Regno dei Cieli), seguendo i consigli della nonna Melania e d'accordo con la madre Albina e con il marito Piniano, Melania decise di abbandonare la sua ricca residenza romana per trasferirsi in una proprietà di campagna presso Nola, dove visse con grande austerità, dedicandosi all'assistenza dei poveri, dei detenuti e dei derelitti. Attratte dalla sua fama, molte giovani si raccolsero attorno a lei, fondando un centro di vita monastica.

Attorno al 406-408, all'approssimarsi dei barbari, che già stavano devastando la Gallia, Melania e Piniano decisero di vendere tutte le loro proprietà in Italia per donare tutto ai poveri e ritirarsi in Nordafrica. Questa decisione fu accolta malissimo dai parenti e soprattutto dal fratello di Piniano, Valerio Severo, che cercò in tutti i modi di dissuaderli, ricorrendo anche ai tribunali e suscitando una rivolta dei loro schiavi.

Melania per garantirsi una corretta vendita delle proprietà, chiese anche l'aiuto della suocera dell'imperatore Onorio, Serena, che poi, per questo, sarà fatta giustiziare dal Senato come traditrice di Roma. Infatti pare che questa vendita di proprietà sia stata così ingente che vi fu una destabilizzazione dell'economia dell'impero d'Occidente, in un momento critico in cui vi era necessità di risorse monetarie per finanziare gli eserciti e combattere i Goti di Alarico[1] [2].

Comunque del ricavato della vendita delle proprietà di Melania beneficiarono in tutto l'impero moltissimi poveri, malati, prigionieri. Moltissimi schiavi furono affrancati e furono aiutate molte chiese e monasteri, in particolare quelli della Palestina, della Siria e dell'Egitto.

Al momento dell'invasione di Alarico, nel 410, Melania, Piniano, Albina e la nonna Melania, fuggirono con una nave diretta in Sicilia, ma per una tempesta dovettero rifugiarsi nell'isola di Lipari i cui abitanti erano vessati dai pirati, che infestavano il Mediterraneo, allora Melania diede loro una gran quantità di denaro purché lasciassero in pace i liparoti. Poi raggiunsero l'Africa e si stabilirono in una loro proprietà in Numidia a Tagaste, dove conobbero Sant'Agostino d'Ippona con cui stabilirono una stretta amicizia. Melania fondò a Tagaste due monasteri per quei suoi schiavi e quelle sue schiave che aveva affrancato e che vollero condurre vita religiosa con lei. La sua vita era interamente dedicata alle preghiere, ai digiuni, alle penitenze e all'assistenza dei poveri.

Nel 417 Melania decise di andare in Palestina, assieme al marito e alla madre. A Gerusalemme, dove visse ventidue anni, continuò la sua azione filantropica donando ai poveri il ricavato della vendita delle proprietà spagnole e fondò un grande monastero vicino al Monte degli Ulivi. Conobbe San Girolamo di cui diventò fedele amica e collaboratrice. Andò a visitare i Padri del deserto restando vivamente colpita dalla semplicità della loro vita ascetica. La madre Albina morì nel 431. Nel 436, andò a Costantinopoli, al capezzale del ricco zio Volvusiano, che molto malato accettò di farsi battezzare malgrado la sua fede pagana.

L'imperatrice Elia Eudocia, in pellegrinaggio a Gerusalemme nel 437, le chiese consiglio per beneficare chiese e monasteri della città santa.

Nel dicembre 439 Melania, sentendosi approssimare la morte, andò a Betlemme per partecipare alla Messa di Natale, chiese le preghiere delle consorelle, le benedisse, chiese loro perdono per la sua severità e spirò serenamente il 31 dicembre.

Reperti archeologici correlati a Melania e Piniano

Pavimento musivo della villa tardo-romana rinvenuta nel 1963 a Palazzo Pignano CR, la cui costruzione è attribuita a Santa Melania.

Nella Pieve di Palazzo Pignano (Cr), i restauri del 1963, diretti dall'architetto Giuseppe Ermentini, che hanno recuperato le linee originarie dell'antica Pieve, hanno inoltre riportato alla luce le fondazioni, in parte ancora visibili, di un edificio a pianta circolare, risalente al IV secolo, con annesso un fonte battesimale, rinvenuto più tardi.

Si tratta di una cappella adiacente alla grande e prestigiosa Villa tardo-romana, della quale si possono ammirare i resti dietro l'attuale Pieve, la cui costruzione è attribuita dalla tradizione ai due sposi Melania e Piniano, i primi evangelizzatori delle campagne cremasche.

Culto

Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 31 dicembre.

Melania è stata sempre molto venerata dalla chiesa bizantina, dove sono diffuse le icone che la rappresentano insieme a Sant'Albina e San Piniano. Il suo culto nella Chiesa cattolica si diffuse a partire dal IX secolo, ma ricevette maggiore impulso a partire dal 1905, quando il cardinale Rampolla, già segretario di stato di Papa Leone XIII, segretario della Pontificia Commissione Biblica e poi segretario del Sant'Uffizio, scrisse un'opera sulla sua vita e curò la sua canonizzazione ufficiale, avvenuta poi nel 1908.

Note
  1. Elizabeth Clark. Ascetic Piety and Women's Faith: Essays on Late Ancient Christianity
  2. sito di Elizabeth Clark
Bibliografia
Collegamenti esterni