Scuola forlivese

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L'espressione scuola forlivese indica, in senso stretto, la pittura di Melozzo da Forlì, il celebre pictor papalis, e di Marco Palmezzano, suo discepolo[1].

In senso più ampio l'espressione indica il gruppo dei pittori Italiani nati o attivi a Forlì nei secoli che vanno dal XIV al XVII.

Melozzo e Palmezzano

Melozzo da Forlì, Gesù Cristo risorto (1480 ca.), affresco; Roma, Palazzo del Quirinale
Marco Palmezzano, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Giovanni Battista, san Pietro, san Domenico e santa Maria Maddalena (1495 - 1497 ca.), tavola; Milano, Pinacoteca Nazionale di Brera
Marco Palmezzano, Annunciazione (1495 - 1497 ca.), tavola; Forlì, Museo Civico

La pittura di Melozzo e Palmezzano è connotata, dal punto di vista del contenuto, da un forte senso religioso.

Al proposito, Antonio Paolucci scrisse:

« A Forlì l’arte figurativa assumeva aspetti distinguibili rispetto a quelli pur simili e fraterni presenti nelle città vicine. Il responsabile della differenza, l’artista che ha dato alla Forlì del Rinascimento una sua specifica identità, è stato Marco Palmezzano»

Ciò significa, tra l'altro, che Palmezzano ebbe anche una sua pittura, che non si limitava certo a ripetere quella del maestro.

Tra i pittori su cui fu forte l'influenza di Melozzo o del Palmezzano, o di entrambi costoro, va senz'altro compreso Francesco Menzocchi, come dimostra il fatto che si trovò a lavorare proprio in molti luoghi in cui era sensibile la loro presenza: oltre alla stessa Forlì, a Urbino, a Loreto, a Roma.

Non va nemmeno dimenticato un misterioso pittore, autore di opere per noi anonime, che Federico Zeri identificò col nome di Maestro dei Baldraccani, dal nome della famiglia, i Baldraccani appunto, il cui stemma compare in una delle opere.

Poiché Melozzo fu anche architetto, ne esiste un discepolo ed erede anche in questo campo: si tratta di Pace di Maso del Bombace.

In secondo luogo e secondo alcuni, va compreso in questa accezione ristretta anche Ansuino da Forlì che sarebbe stato, a sua volta, maestro di Melozzo.

Maestro di Melozzo fu certamente, invece, quel Baldassarre Carrari il Vecchio che fu discepolo di Giotto, il che dimostra e spiega le influenze giottesche su Melozzo stesso e sulla scuola. Giottesco è, peraltro, anche il non meglio noto pittore Augustinus, attivo a Forlì verso la fine del XIV secolo. Del resto, anche Guglielmo degli Organi, o Guglielmo da Forlì, che lavorò molto in città, fu un noto discepolo di Giotto. Adriana Arfelli lo definisce addirittura "mitico fondatore della scuola pittorica forlivese".

A sua volta, poi, Francesco Menzocchi ebbe numerosi discepoli, tra i quali va ricordato almeno Livio Agresti.

La scuola forlivese in senso ampio

In senso più ampio, scuola forlivese indica un gruppo di pittori Italiani, tutti collegati, in primo luogo, dal fatto di essere nati, o attivi, a Forlì nei secoli che vanno dal XIV al XVII, cosa che ha causato relazioni e dipendenze molto strette. Non mancano epigoni ancora nel secolo XVIII, come, ad esempio, Antonio Belloni, né una prosecuzione, naturalmente con caratteri diversi, in età contemporanea.

Inoltre, almeno gli esponenti principali sono accomunati anche da alcuni elementi formali, quali l'uso della prospettiva, dello scorcio, e del colore.

In effetti, l'ambiente geografico e le comuni esperienze culturali dànno a tutti interessanti caratteristiche di fondo: ad esempio, per tutti fu facile conoscere l'arte bizantina (Ravenna e Forlì sono città molto vicine); inoltre, Forlì sorge in una zona allora fortemente influenzata sia dall'arte toscana sia da quella veneta (politicamente, Firenze e Venezia tentarono a lungo, benché invano, di conquistare la città di Forlì); ugualmente forti, poi, erano gli influssi della scuola umbra e gli stimoli provocati dalla vicina corte di Urbino; infine, erano allora frequentissimi i rapporti tra Forlì e Roma, cui la Romagna era (più nominalmente nel Quattrocento, più strettamente nel Cinquecento e nel Seicento) soggetta.

Il mutevole comporsi di questi influssi, pur nel variare delle correnti pittoriche nel periodo storico considerato, costituisce il nucleo ideale attorno a cui la scuola pittorica forlivese ruota.

Di "echi forlivesi" si parla anche per un dipinto di attribuzione incerta, rappresentante un santo vescovo, conservato nella Collezione Faringdon, a Buscot Park[2].

Tra i pittori riconducibili a questo ambito, si ricordano:

Note
  1. Il forte rapporto di discepolato del Palmezzano nei confronti di Melozzo spiega la collocazione in un'unica sala dei Musei Vaticani, la IV, delle opere di entrambi.
  2. Il dipinto è catalogato col numero 43. http://www.buscot-park.com/faringdon-collection/paintings-at-buscot
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni