Utente:Quarantena/Libero arbitrio

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Per libero arbitrio, si intende la possibilità concessa ad ogni uomo di scegliere se aderire a Dio e quindi fare la sua volontà oppure vivere "ut Deus non daretur" cioè come se Dio non ci fosse (CCC 1731-1732-1733).

Il Libero arbitrio è un dono divino concesso all'umanità con infinito amore. Rientra nella relazione dell’amore filiale. Così come Dio ha creato l'uomo con un atto d'amore spontaneo, allo stesso modo ha lasciato l'uomo libero di corrispondere in piena autonomia al dono ricevuto. L'amore, infatti, per essere vero ha bisogno di reciprocità e libertà. Un amore coercitivo e imposto non è vero amore, ma soffocamento dei sentimenti (CCC 1721-1722).

È importante sottolineare che se l'atteggiamento dell'uomo si rivolge ad una vita di iniquità, la giustizia divina non può rimanerne indifferente e di conseguenza ne subirebbe il giudizio, proprio perché Dio è giusto. È il prezzo da scontare se la sua superbia lo portasse ad allontanarsi dal disegno divino. Contrariamente se la libertà dell'uomo accoglie l'amore di Dio, e con le sue opere e le sue preghiere si accosta alla volontà di Dio, la ricompensa paterna sarà immensa.

Libero arbitrio e onniscienza divina

Spesso, erroneamente, si sente affermare che il libero arbitrio è in contraddizione con l'onniscienza divina. Ciò scaturisce dal fatto che se Dio conosce tutto, sa già a priori il destino di ognuno di noi. Il fatto che Dio lo conosca non implica che noi non possiamo fare nulla per cambiarlo, proprio perché a noi è ignoto.

Il fatto che Dio conosca il nostro futuro, non significa che esso è già stato deciso da Lui. Non significa che Dio non può cambiare il nostro destino, ma soltanto che Dio non vuole assolutamente farlo, per rispetto di quella libertà che ci ha donato. Dio, infatti, vuole che ogni sua creatura metta a frutto i doni ricevuti nella libertà di scelte che la portino alla piena realizzazione della persona. Vuole che liberamente lo amiamo e se lo amiamo facciamo già la sua volontà. Quindi la prescienza divina non è assolutamente da confondere con predestinazione. (CCC 1734-1735-1738)

  • Tutti i momenti del tempo sono presenti a Dio nella loro attualità. Egli stabilì dunque il suo disegno eterno di "predestinazione" includendovi la risposta libera di ogni uomo alla sua grazia. (CCC 600)

Libero arbitrio e predestinazione

Lo stesso concetto di libero arbitrio, apparentemente, entra in contraddizione con la predestinazione di cui si parla nei Vangeli. Ad una prima analisi si potrebbero interpretare i seguenti versetti come una ingiustizia divina:

« Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. »

In questo passo della Lettera ai Romani si dice proprio che alcuni sono predestinati all'imitazione di Cristo, ad essere giustificati e salvati e quindi destinati al Paradiso. Ma chi sono questi predestinati? Coloro che amano Dio!

Essere in Cristo significa amare Dio, e dunque fare la sua volontà (Rm 8,1-2 ). Dio, dunque, predestina tutti al bene, altrimenti non si spiegherebbe come mai ha tanto amato il suo Popolo e di conseguenza tutta l'umanità incarnandosi nella Persona di Gesù Cristo per la salvezza. Gesù non è venuto per accogliere i giusti e i santi, bensì per liberarci dal peccato (Mc 2,17 , Rm 8,3-27 ).

Dio, per un suo disegno, incomprensibile all'uomo, riserva a ciascun uomo solo un destino di bene. Si può capire questo concetto guardando alla predestinazione del Figlio, morto in croce per la redenzione del mondo. Coloro che hanno partecipato a questo disegno, sebbene abbiano compiuto il male, hanno avuto la possibilità di redimersi. Nel caso specifico di Giuda Iscariota, ad esempio, la possibilità di pentimento è intervenuta tempestivamente. Come poi abbia liberamente scelto di espiare la propria colpa è in contrapposizione con quanto Dio ha sempre indicato nelle Sacre Scritture. Pietro, invece, sempre per libera scelta, sebbene abbia rinnegato Gesù per tre volte, dopo essersi pentito è rimasto nella grazia di Dio.

  • Dio è onnipotente, quindi può tutto, anche di concederci la libertà di scelta.
  • Dio è giusto, quindi non predestina alcuni al male ed altri al bene. Nella giustizia di Dio anche un neonato, che ancora non ha la capacità di discernimento e di scelta, è macchiato dal peccato originale, quindi bisognoso di Cristo.
  • Dio è buono, quindi vuole la salvezza di tutti. Chiede a noi solo un atto d'amore nei suoi confronti, così come Lui fa con noi.

Fondamento biblico

La Bibbia ci presenta due realtà assolutamente vere ed indiscutibili di Dio: la sua assoluta sovranità, che gli consente di fare ciò che vuole, quando e come vuole, e la responsabilità dell’uomo, che, davanti alla rivelazione di Dio ed ai suoi appelli, è chiamato ad esercitare la sua libertà di scelta, che ovviamente non sarà senza conseguenze. La scelta di amare Dio porterà alla Vita, quella di rifiutarlo farà rimanere l'umanità in una condizione di morte. La Bibbia è tutta basata sulla sovranità di Dio e sul nostro libero arbitrio.

Sebbene solo con la venuta del Verbo di Dio nella carne che si rivela a noi pienamente il "mistero di Dio" e quindi anche la volontà di Dio che ci ha "scelti in Cristo prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità" (Ef 1,2 ), l'Antico Testamento ci rivela il concetto di libero arbitrio.

Un esempio interessante lo possiamo trarre dalle vicissitudini del popolo d'Israele. Benché schiavo ed oppresso venne scelto da Dio e lo predestinò ad essere l'ambiente culturale ed etnico nel quale avrebbe avuto origine il Figlio dell'Uomo, quindi al bene assoluto.

Questa scelta divina non limitò né determinò in alcun momento storico l'opportunità di libere decisioni; infatti spesso Israele ripudiò Dio creandosi idoli, disubbidendo, peccando. L'infinita bontà e giustizia di Dio, però, pose sempre rimedio a questi affronti, proprio perché il fine ultimo era creare nel suo nome un popolo sparso in tutto il mondo: la Chiesa.

Uno degli aspetti più evidenti del libero arbitrio, lo troviamo nel Vangelo di Luca. L'Arcangelo Gabriele, nell'Annunciazione, predice a Maria il disegno di Dio sulla sua persona. Ella scelse liberamente e con fede quanto predestinato per lei e rispose:

« Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. »

Avrebbe potuto Maria, preservata fin dagli inizi dal peccato originale in virtù della Maternità, rispondere negativamente? Anche se non avesse risposto "eccomi" la sua scelta non avrebbe potuto limitare, ostacolare o impedire la volontà di Dio.

  • Dio ha dotato l’uomo di una coscienza.
  • Dio ha introdotto nell’uomo il pensiero dell’eternità.
  • Dio chiama a ravvedimento.
  • Dio cerca l’uomo.
  • Dio parla mediante la potenza del suo Vangelo.
  • Lo Spirito Santo svolge un’opera di convinzione nei confronti di tutti quanti.

La sovranità di Dio e la responsabilità dell'uomo

L'uomo, nella sua libertà, non può assolutamente ignorare quanto la sovranità di Dio sia una realtà davvero assoluta e quanto la Bibbia ne riveli la veridicità. Il libero arbitrio è finalizzato al bene e al riconoscimento dell'onnipotenza benefica di Dio. È dunque doveroso impostare un preambolo sulla Sovranità divina:

Nel Primo libro delle Cronache Davide afferma ed evidenzia la sovranità assoluta del Signore e ne esalta la persona gloriosa, affermandone la Signoria, la forza, l'autorità e la potenza sul creato. Egli è il Creatore dei cieli e della terra (1Cr 29,11 , 29,12).

La consapevolezza che Dio regna e governa sulle nazioni e sul creato, è causa di gioia ed esultanza perché si ha la cognizione della sua giustizia e della sua bontà. Il governo di Dio, infatti, non si impone sulle genti con coercizione, ingiustizie e umiliazioni come il governo delle autorità terrene (Sal 66,5 , 97,7-9, Rm 15,12 ).

La sovranità e giustizia di Dio si rivelano anche nella venuta di Gesù Cristo, colui che ci ha rivelato il Padre e al quale è stato "rimesso ogni giudizio" (Gv 5,22 ).

Nel Gv 1,29 e nell'Ap 5,5 la similitudine dell'Agnello e del Leone, ci è rivelata la verità di redenzione e di sovranità di Dio.

Si è consapevoli del fatto che Dio governa, ma nello stesso tempo esercita il suo giudizio e la sua giustizia, tanto che nessuno può interferire nei suoi piani divini (Ap 19,1-16 .

In Is 29,15-16 è evidente quanto il Signore non predestini nessuno al male, altrimenti non si spiegherebbe il perché del monito a non allontanarsi da Lui per scegliere una strada di iniquità. Contemporaneamente ammonisce a non mettersi allo stesso livello di Dio (il vasaio), perché sebbene l'uomo (il vaso, l'argilla) sia libero e creato a Sua immagine e somiglianza, non significa che sia come Dio stesso. Non può giudicarlo ed eguagliarlo. L'argilla non può plasmare il Vasaio, semmai è il contrario. Il riferimento ad Adamo ed Eva e al peccato originale è ben chiaro. Dio, come vasaio, fa ciò che vuole e porta avanti il suo disegno d'amore al di là della nostra volontà, della nostra conoscenza e razionalità.

Anche in Ger 18,6-10 Dio fa capire quanto l'umanità sia libera di scegliere il male o il bene e quanto Dio non predestini nessuno al male. Infatti se l'umanità si converte e si ravvede del suo peccato, ottiene la benedizione di Dio, ma se persevera nel male, andrà incontro alla giustizia divina. Ecco, dunque, la possibilità di Dio di cambiare atteggiamento nei confronti dell'uomo, in base alla libertà di decisione dell'uomo stesso e di conseguenza la non predestinazione o l'elezione di alcuni al bene o d'altri al male. La sovranità e il giudizio di Dio sono subordinate alla responsabilità dell'uomo.

Libertà di scelta dell'umanità

Vi sono innumerevoli testi nella Scrittura che indicano esplicitamente la responsabilità umana e soprattutto la sua capacità di scelta.

Nel 1Sam 12,14-15 si presenta la possibilità di due scelte l’una in contrapposizione all’altra. Samuele si rivolge al popolo d’Israele in un modo molto chiaro ed incisivo senza dar adito ad alcun dubbio sulle sue parole. Vi sono due scelte:

  • ubbidienza o disubbidienza,
  • timore nei confronti di Dio, o ribellione.

Se la scelta fosse stata ribellione e disubbidienza si sarebbero pagate le dovute conseguenze. Infatti il profeta specifica "la mano del Signore peserà su di voi".

In Nee 9,29-30 i Leviti citati all’inizio del capitolo parlano con il popolo d’Israele evidenziando le disubbidienze passate, l’orgoglio mostrato più volte dal popolo eletto e la sua ribellione. Nella sua paternità (2Cor 6,18 ) il Signore richiamava sempre il suo popolo alla sua responsabilità, ma esso mostrava con superbia la volontà di non corrispondere all'amore di Dio: "non obbedivano", "non hanno voluto prestare orecchio". Quindi si parla di una volontà ben precisa, determinata dalla personalità dell’individuo. In questo caso si tratta di una triste scelta. Il libero arbitrio resta comunque dono indiscutibile.

Non avrebbero senso le parole citate nel Pr 1,24-26 se il libero arbitrio non fosse fondamentale per la vita dell'uomo. Dio parla in continuazione nel cuore di ognuno, ma se l'empio non vorrà ascoltarlo e non vorrà modificarsi, allora dovrà pagare le conseguenze della sua libera scelta. In nessun passo biblico sta scritto che l'uomo non può cambiare, ma che o vuole o non vuole.

Nel Lc 13,34 Gesù si rivolge ad una Gerusalemme infedele e disubbidiente, che ha raggiunto il culmine della sua ribellione disconoscendo e rifiutando il Re Messia. Più volte Israele si è macchiata di gravi colpe nei confronti dei profeti, dei servi che Dio mandava per richiamare il popolo sulla sua condotta e Gesù ne è l'esempio. Si parla contemporaneamente di due volontà contrapposte: da una parte Gesù si riferisce alla volontà del Padre che vorrebbe accogliere i figli di Gerusalemme, dall'altra la non volontà dei suoi abitanti di accogliere quel dono d'amore che sono la morte e la risurrezione di Cristo. Come sempre, però, si parla di volontà, non di costrizione. Di non aver voluto, non di essere stati costretti.

Un giorno Giosuè disse al popolo:

« Temete dunque il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; eliminate gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume e in Egitto e servite il Signore. Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore »

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Anche qui la scelta è evidente. Così come il Signore, anche Giosuè indica la strada da seguire, ma non costringe alla scelta di servire con fedeltà il Signore, rifiutando ogni altro idolo pagano e di amare il solo vero Dio.

È importante sottolineare, però, che il Signore, così come negli altri episodi biblici, non lascia mai l'uomo da solo: Dio presenta all’uomo la strada della salvezza che deve intraprendere. Nella Bibbia, dove tutto è scritto chiaramente senza possibilità di incomprensioni o dubbi è indicata questa strada, ma il libero arbitrio rende ciascuno responsabile di tale scelta. Non è il Signore a scegliere per l’uomo, ma è lui personalmente che deve prendere tale decisione (Sal 24,12 ).

Un giorno Mosè disse a Israele:

« Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe »

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Essendo consapevole del suo ruolo, Israele avrebbe dovuto svolgere il suo compito di testimone responsabile davanti alle nazioni; anche in questo caso non vi sono possibilità di errore: il testo presenta la possibilità di scelta.

Nel Nuovo Testamento, l’argomento del libero arbitrio assume ancora più forza. Nel passo sicuramente più conosciuto del Vangelo di Giovanni e di tutta la Scrittura è scritto:

« Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. »

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Il Signore Gesù presenta l’amore di Dio universale, verso tutti, nessuno escluso: da una parte l’iniziativa di Dio nel donare il proprio Figlio, ma dall’altra la chiara responsabilità dell’uomo nel credere o non credere al Signore Gesù.

Più avanti nello stesso discorso Gesù ha anche affermato:

« Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui». »

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Il mondo è caratterizzato da due categorie di persone:

  • chi decide di credere nel Figlio,
  • chi invece rifiuta di credere nel Figlio.

Non si parla di coloro che vengono messi in condizione di credere ed altri no, ma di individui che hanno invece la possibilità di fare una scelta, sempre determinata dall’iniziativa di Dio.

Paolo, scrivendo ai Romani, parla del giusto come di colui che "crede in colui che giustifica l’empio". Si tratta di avere fede in ciò che Dio dichiara ed afferma (Rm 4,4-5 ).

Sempre nella Lettera ai Romani, si leggono parole chiare che non lasciano assolutamente spazio a dubbi. Paolo parla del "cuore che crede" e sebbene i destinatari primi di queste parole siano Ebrei, non possiamo certamente dire che queste affermazioni siano legate solo all’esperienza di Israele. Quell’uomo o quella donna che ad un certo punto della loro vita decidono con il cuore di credere a ciò che Dio dice, di avere fede nel messaggio della salvezza, nella croce di Cristo, nella sua risurrezione, sono salvati. Ma ancora possiamo notare come l’atto di fede sia ricondotto alla responsabilità stessa dell’individuo (Rm 10,8-10 ).

Anche l’apostolo Giovanni dichiara:

« Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. »

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Queste parole sono molto simili a quelle di Gesù in Gv 3,16 . Si parla ancora della contrapposizione tra colui che crede e colui che non crede, a due individui che decidono di prendere due strade diverse, di fare due scelte diverse, con conseguenze diverse. La disapprovazione di Dio rimane su colui che rifiuta volutamente e responsabilmente di credere nel Figlio nonostante l’iniziativa di Dio. La Vita eterna è per colui che decide volutamente e responsabilmente di avere fede nel Figlio grazie all’iniziativa di Dio.

L’uomo è pienamente responsabile davanti a Dio proprio perché messo in condizione di effettuare una scelta ben precisa. Tale responsabilità e libero arbitrio non offuscano nel modo più assoluto la sovranità di Dio che è e resta una realtà indiscutibile. Allo stesso modo l'onniscienza divina non può in alcun modo essere messa in discussione in quanto, sebbene Dio conosca ogni cosa, sta all’uomo, con l'aiuto di Dio, della preghiera e delle opere, modificare il corso della sua vita per la salvezza eterna. Lo stesso dicasi del concetto della predestinazione: tutti gli uomini sono gli eletti, tutti indistintamente, a seconda della scelta che optano per l'amore di Dio. Chi degnamente si ciba dei doni di Cristo non sarà condannato, ma salvato per grazia di Dio.