Cantico di Frate Sole: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
m
nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
[[File:File:Giotto - Legend of St Francis - -15- - Sermon to the Birds.jpg|right|400px|thumb|[[Giotto]], ''La predica agli uccelli'', [[Basilica superiore di Assisi]]]]
Il '''''Cantico di Frate Sole''''' è una [[lauda]] composta da [[San Francesco d'Assisi]]. È uno dei più antichi testi poetici in volgare. Per quanto riguarda il titolo, si trova sia l'indicazione ''Canticum Fratris Solis'' (Cantico di Frate Sole) sia l'indicazione ''Laudes creaturarum'' (Cantico delle Creature)<ref>Il doppio titolo è così spiegato nella ''[[Legenda Maior]]'': "Il [[sole]] è più bello delle altre [[creatura|creature]] e si può maggiormente assimilare a [[Dio]], anzi nelle stesse [[Sacra Scrittura|scritture]] Dio è chiamato "sole di [[giustizia]]". In altro modo si possono intendere le lodi rivolte a Dio da parte delle creature. </ref>
 
Secondo le ''[[Fonti Francescane]]'', Francesco, ormai gravemente malato, lo avrebbe composto nel [[1224]] a [[San Damiano (chiesa di Assisi)]], dopo una notte di dolore e sofferenze. Sempre secondo le stesse fonti, il Santo avrebbe aggiunto i versi riguardanti il [[perdono]] quando riuscì a far riconciliare tra loro il [[vescovo]] Guido II ed il podestà di [[Assisi]]; invece quelli dedicati alla [[morte]] li avrebbe inseriti ancora dopo, quando un medico, un tale Buongiovanni d'Arezzo gli avrebbe annunciato come imminente la fine della vita.
 
== Il testo ==
{{riquadro
| titolo = Il testo
</poem></div>
}}
{{riquadro
| titolo = La parafrasi del testo
| contenuto = <div style="font-style:italic"><poem>
[[Altissimo]], [[onnipotenza di Dio|onnipotente]] [[Signore]], profondamente [[buono]] e fonte del [[bene]]
spettano a te la [[lode]], la [[gloria]], l'onore e ogni [[benedizione]].
 
Solo a Te, Altissimo, si addicono
Il Cantico di Frate Sole <ref> Contenuto in ''Fonti Francescane'', n. 263 </ref> è scritto in volgare umbro in prosa ritmica, con rare rime e costanti assonanze.<ref> Rime si trovano ai vv. 10-11 e 32-33</ref> Non è possibile identificare una precisa struttura metrica. Si compone di dieci periodi, di misura diversa, ciascuno dei quali contiene una [[lode]] al [[Signore]]. Era destinato ad essere cantato probabilmente con le modalità del [[canto gregoriano]] adottate per la recita dei [[salmi]]. Il modello dei salmi oltre che nel materiale lessicale è visibile nel nome stesso di ''Laudes'' con cui si designavano i salmi recitati in parte dell'ufficio.<ref> Cfr, Gianfranco Contini in ''Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano-Napoli 1960</ref>
e nessun uomo è degno di nominare il tuo [[nome di Dio|nome]].
 
=== Parafrasi ===
 
Lodato tu sia, mio Signore, così come tutte le [[creatura|creature]],
<poem>
in modo speciale il [[fratello]] [[sole]], signore di tutte le cose create
Altissimo, onnipotente Signore, profondamente buono e fonte del bene
che è la [[luce]] diurna, e tu ci illumini per mezzo di lui.
spettano a te la lode, la gloria, l'onore e ogni benedizione.
 
Solo a Te, Altissimo, si addicono
e nessun uomo è degno di nominare il tuo nome.
 
Lodato tu sia, mio Signore, così come tutte le creature
in modo speciale il fratello sole, signore di tutte le cose create
che è la luce diurna, e tu ci illumini per mezzo di lui.
Lui è bello, splendente, ha un'intensa luminosità
e porta [[testimonianza]], Altissimo [[Dio]], della tua potenza creatrice.
 
Lodato tu sia, mio Signore, per [[sorella]] [[luna]] e per le [[stella|stelle]],
che tu hai creato luminose, [[bellezza|belle]] e preziose per la vita degli uomini .
 
Lodato tu sia, mio Signore, per fratello [[vento]],
e per l'aria e per il tempo [[nuvola|nuvoloso]] e per il tempo sereno e per ogni condizione
attraverso la quale consenti alle tue creature il loro sostentamento.
 
Lodato tu sia, mio Signore, per sorella [[acqua]],
che è molto utile e preziosa per gli uomini ed è in sé umile e pura.
 
Lodato tu sia, mio Signore, per fratello [[fuoco]]
con il quale illumini la [[notte]]:
esso è bello e allegro e forte e intenso.
 
Lodato tu sia, mio Signore, per nostra sorella [[madre]] [[terra]]
che ci sostenta e alleva,
e produce diverse qualità di [[frutto|frutti]] così come [[fiore|fiori]] [[colore|colorati]] ed [[erba]].
 
Lodato tu sia, mio Signore, per coloro che sanno [[perdono|perdonare]] in nome del tuo [[amore]]
e sopportano [[malattia|malattie]] e [[sofferenza|sofferenze]].
[[Beatitudine|Beati]] coloro che vivranno nella [[pace]],
poiché saranno da te, Altissimo Dio, incoronati nella gloria.
 
Lodato tu sia, mio Signore, per la [[morte]] del [[corpo]], nostra sorella,
dalla quale nessun essere vivente può scappare.
Guai a coloro che moriranno nei [[peccato mortale|peccati mortali]];
beati invece quelli che la morte troverà disposti al tuo [[sacro|santissimo]] [[volontà di Dio|volere]]
perché la morte dell'[[anima]], la [[inferno|dannazione]], non farà loro alcun male.
 
Lodate e benedite il mio Signore e [[ringraziamento|ringraziatelo]]
e [[servizio|servitelo]] con grande [[umiltà]].
</poem></div>
}}
 
Il '''''Cantico di Frate Sole''''' è una [[lauda]] composta da [[San Francesco d'Assisi]]. È uno dei più antichi testi poetici in volgare. Per quanto riguarda il titolo, si trova sia l'indicazione ''Canticum Fratris Solis'' (Cantico di Frate Sole) sia l'indicazione ''Laudes creaturarum'' ("Cantico delle Creature")<ref>Il doppio titolo è così spiegato nella ''[[Legenda Maior]]'': "Il [[sole]] è più bello delle altre [[creatura|creature]] e si può maggiormente assimilare a [[Dio]], anzi nelle stesse [[Sacra Scrittura|scritture]] Dio è chiamato "sole di [[giustizia]]". In altro modo si possono intendere le lodi rivolte a Dio da parte delle creature. </ref>.
 
Secondo le ''[[Fonti Francescane]]'', Francesco, ormai gravemente malato, lo avrebbe composto nel [[1224]] a [[San Damiano (chiesa di Assisi)]], dopo una notte di dolore e sofferenze. Sempre secondo le stesse fonti, il Santo avrebbe aggiunto i versi riguardanti il [[perdono]] quando riuscì a far riconciliare tra loro il [[vescovo]] Guido II ed il podestà di [[Assisi]]; invece quelli dedicati alla [[morte]] li avrebbe inseriti ancora dopo, quando un medico, un tale Buongiovanni d'Arezzo gli avrebbe annunciato come imminente la fine della vita.
 
== Il testo ==
 
Il Cantico di Frate Sole <ref> Contenuto in ''Fonti Francescane'', n. 263 .</ref> è scritto in volgare umbro in prosa ritmica, con rare rime e costanti assonanze.<ref> Rime si trovano ai vv. 10-11 e 32-33.</ref>. Non è possibile identificare una precisa struttura metrica. Si compone di dieci periodi, di misura diversa, ciascuno dei quali contiene una [[lode]] al [[Signore]]. Era destinato ad essere cantato probabilmente con le modalità del [[canto gregoriano]] adottate per la recita dei [[salmi]]. Il modello dei salmi oltre che nel materiale lessicale è visibile nel nome stesso di ''Laudes'' con cui si designavano i salmi recitati in parte dell'ufficio.<ref> Cfr,. Gianfranco Contini in, ''Poeti del Duecento'', Ricciardi, [[Milano]]-[[Napoli]] [[1960]].</ref>.
 
=== Analisi ===
 
Il testo è stato oggetto di innumerevoli analisi ed interpretazioni filologiche<ref>Gianfranco Contini, ''op cit''.: "Tanta giostra di sottigliezza ed erudizione combattuta dai più dialettici ingegni della filologia italiana".</ref>. Uno dei problemi più dibattuti è quello dell'esatta datazione. Secondo una tradizione che risale alle prime biografie francescane<ref> Le più importanti furono: la ''[[Legenda antiqua perusina]]''; lo ''[[Speculum perfectionis]]'', attribuito a [[Frate Leone]] e la ''[[Vita secunda]]'' di [[Tommaso da Celano]]</ref>, al Cantico composto nel [[1224]] sarebbero stati aggiunti i versi riguardanti il [[perdono]] (vv. 23-25) e la [[morte]] (vv. 27-31) successivamente. Tale tradizione fa supporre quindi una composizione in più tempi, che non tutti i critici accettano. Tuttavia è evidente nel testo una [[diversità]] di struttura: i vv. 23-25 introducono uno stacco tematico rispetto ai precedenti nei quali è presente una maggiore [[serenità]] e una dimensione più [[contemplazione|contemplativa]].
 
Il cantico vuole essere principalmente un testo religioso e tutta una serie di studi sono stati dedicati a definire quale tipo di [[religiosità]] lo anima. Profondamente diverso da altre [[ideologia|ideologie]] religiose presenti nel [[Duecento]] in questo testo il sentimento religioso è vissuto come [[fraternità]] con le cose e come valorizzazione dell'essere [[uomo|umano]]. Mentre [[Jacopone da Todi]] considerava negativo il mondo, e tutte le sue manifestazioni rappresentavano per l'uomo un pericolo da cui fuggire, San Francesco loda Dio per tutta la [[creazione]]. La religiosità espressa nel ''Cantico'' poggia sulla concezione di Dio, [[Padre]] del Creato e dunque sulla fraternità dell'uomo con ogni cosa creata.
 
È importante sottolineare la centralità che l'uomo assume in questa visione religiosa: egli è al centro del creato ed ogni creatura citata nel testo è considerata in sé e in rapporto all'uomo.<ref> Leo Spitzer, critico letterario, parla in proposito di antropocentrismo : "e così la ''luna e le stelle'' sono ''clarite et belle'' in sé e ''pretiose'' in rapporto all'uomo; l'acqua è ''humile et casta'' considerata nella sostanza ma diventa anch'essa ''pretiosa'' in rapporto alle necessità umane. </ref>. Questa valorizzazione dell'uomo, alla cui utilità è finalizzata ogni cosa creata, è fondamentale nella storia [[cultura|culturale]] del Duecento.
 
=== Corrispondenze bibliche ===
 
I modelli formali che l'autore ha tenuto presenti sono quelli [[Bibbia|biblici]]. Dall'[[Antico Testamento]], precisamente dai [[Salmi]], deriva la formula di ''lode''. Dal [[Vangelo]] invece, e in particolare dal discorso delle [[Beatitudini]], (cfr.{{pb|Mt|5,3-10}} e {{pb|Lc|6,20-23}}) proviene l'espressione ''Beati quelli..'' dei versi 25 e 30. Ancora dai Vangeli il suggestivo ''Guai a quelli'' (cfr.{{pb|Mt|11,21}} e {{pb|Lc|10,13}}). Va inoltre notata la [[semplicità]] ripetitiva, propria dei parallelismi di tante pagine della [[Sacra Scrittura]]. In particolare il susseguirsi di [[aggettivo|aggettivi]] traduce sul piano formale l'intenso [[rapporto]] di [[amore]] con le cose create ed il loro Creatore, aspetto questo che l'autore del testo sottolinea in maniera forte.<ref> A ''sor'aqua'' sono dedicati ben 4[[quattro]] aggettivi mentre per gli altri elementi è quasi sempre presente una triplice aggettivazione. </ref>.
 
=== Aspetti linguistici e tecnici ===
 
Sul piano linguistico il volgare usato è una forma dialettale colta. Tutti i codici riportano, ad esempio, il termine ''iocundo'' ( v.19) senza assimilazione del suono -nd- in -nn- come invece accade per le forme tipiche del linguaggio popolare. Sicuri caratteri umbri sono le espressioni ''sostengo'' (v.24) , ''tue so' '' (v.2) e ''skappare'' (v.28).
Nel componimento ricorre frequentemente l'[[figura retorica|assonanza]] (cfr. ''sole/splendore/significazione''; ''vento/tempo'') e l'[[omofonia]]. In questo modo si crea un rapporto particolare tra le varie parole che finiscono per essere legate le une alle altre in una comunanza di suono/significato.<ref> Nel primo caso citato ''splendore'' integra ed arricchisce l'immagine del ''sole'' e lo collega a Dio onnipotente di cui è ''significazione'' ossia [[testimonianza]].</ref> .
 
L'''incipit'' (inizio) contante in tutte le [[strofa|strofe]] è una forma impersonale ''Laudato sie'' che nell'ultimo distico diventa plurale ''Laudate e benedicete'' a sottolineare la coralità della lode rivolta a Dio.
* ''per'' ha il significato di ''attraverso'' e quindi le varie strofe spiegano che ''attraverso la lode delle creature si loda il creatore, Dio''
* ''per'' ha il significato del termine [[lingua francese|francese]] ''par'' e cioè del complemento d'agente ''da''; in questo caso le strofe della poesia vogliono che Dio sia lodato dalle sue creature
* ''per'' ha il significato del complemento di causa, per o perché; le strofe sottolineano allora il motivo, la causa della lode che va fatta a Dio: che Dio sia lodato perché ha creato la luna, le stelle ecc.
 
Nell'ultimo verso è presente la costruzione [[lingua latina|latina]] del verbo ''servire'' che vuole il dativo, espresso nel termine ''li'' forma equivalente a ''gli'' <ref> L'intero verso così si legge: servitelo con grande [[umiltà]].</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== La fortuna letteraria ==
* ''Laudato sii'' di [[Michele Paulicelli]], dal musical ''Forza venite gente'' (1981).
* ''Il cantico delle creature'' di [[Angelo Branduardi]], dall'album ''L'infinitamente piccolo'' (2000).
 
== Note ==
 
<references/>
 
== Voci correlate ==

Menu di navigazione