Mosè: differenze tra le versioni

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(rinnovati completamente i tratti teologici)
È una figura prefigurativa di [[Cristo]], che sarà visto come il ''nuovo Mosè'', e che ne porterà a compimento la [[rivelazione]] ({{pb|Mt|5,17-48}}).
 
== Dati linguistici ==
In [[lingua ebraica|ebraico]] il nome di Mosè si scrive מֹשֶׁה, standard ''Moshe'', [[Ebraico tiberiense|tiberiense]] ''Mōšeh''; in [[lingua greca|greco]]: Mωϋσῆς; in [[lingua latina|latino]]: ''Moyses''; in {{arabo|موسىٰ|Mūsa}}; [[ge'ez]]: ሙሴ, ''Musse''.
 
In [[lingua ebraica|ebraico]] il nome di Mosè si scrive מֹשֶׁה, standard ''Moshe'', [[Ebraico tiberiense|tiberiense]] ''Mōšeh''; in [[lingua greca|greco]]: Mωϋσῆς, ''Moyses''; in [[lingua latina|latino]]: ''Moyses'';, in {{arabo|موسىٰ|Mūsa}}; [[ge'ez]]: ሙሴ, ''Musse''.
== Etimologia ==
 
IlSecondo nome{{pb|Es|2,10}} il suo Mosènome significherebbesignifica "[[salvezza|salvato]] dalle [[acqua|acque]]" ({{pb|Es|2,10}}), a causa del suo ritrovamento nel [[Nilo]].
 
E difatti l'ebraico ''Moshè'' ha un'assonanza col verbo che significa "trarre fuori", benché a tutt'oggi la maggioranza degli studiosi preferisce credere che il nome derivi dalla radice egizia ''Moses'', che significa "figlio di" o "generato da"<ref>Vedi ad esempio gli egiziani Thutmosis (figlio di [[Thot]]) o Ramses (figlio di [[Ra]]).</ref>. In linea con questa tesi e mancando il nome del padre Mosè significa semplicemente 'bambino' quale vezzeggiativo di 'figlio'. Tale nome fu dato al profeta dalla figlia del faraone, quando venne ritrovato dalla stessa sulle rive del fiume.
La loro edificazione è databile ai tempi del faraone [[Ramesse I]], benché esse furono ampliate e ricostruite anche dal nipote di quest'ultimo, [[Ramesse II]] ([[1290 a.C.|1290]]-[[1224 a.C.]]). Parecchi studiosi<ref>V. p.es. Rolf Rendtorff, ''Introduzione all'Antico Testamento'', Torino, 1990, p. 23; Yohanan Aharoni, Michael Avi-Yonah, ''Atlante della Bibbia'', Casale Monferrato, 1987, p. 44.</ref> da ciò pongono Ramesse II come il faraone oppressore e [[Merenptah]] (1224-[[1222 a.C.]]), suo successore, come il faraone dell'[[Esodo]], ritenendo inoltre come prova d'eccezione la [[stele di Merenptah]] che elenca, fra i popoli conquistati, anche gli israeliti.
 
C'è chi invece preferisce datare gli episodi dell'Esodo con la cacciata degli ''[[hyksos]]''<ref>Fra essi [[Giuseppe Flavio]] ed [[Erodoto]], sostenitori della ''teoria dell'Esodo Antico''.</ref>, i faraoni semiti scacciati dall'Egitto da [[Ahmose]] (circa [[1550 a.C.|1550]]-[[1525 a.C.]])<ref>Una minoranza di studiosi ipotizza che gli eventi dell'Esodo siano soltanto una creazione letteraria ispirata da alcuni [[sacerdozio (ebraismo)|sacerdoti]] all'epoca dell'[[esilio babilonese]] per enfatizzare le proprie caratteristiche religiose. V. p.es. Mario Liverani, ''Oltre la Bibbia''.</ref>.
 
== Vita e fonti ==
Oltre che nella [[Bibbia]], si parla di Mosè anche nel ''[[Midrash]]'', nel ''De Vita Mosis'' di [[Filone d'Alessandria]] e nei testi di [[Giuseppe Flavio]].
 
== TrattiProfilo psicologiciteologico ==
 
=== Nel NuovoAntico Testamento ===
Mosè è una figura molto complessa: potente e irrequieta, mansueta e nobile, con alcuni tratti che oscillano fra il leggendario e il reale<ref>Dice di Mosè [[Mircea Eliade]]:
 
Per [[Israele]], [[Mosè]] è il [[profeta]] senza pari ({{pb|Deut|34,10-12}}) per mezzo del quale [[Dio]] ha [[liberazione|liberato]] il suo [[popolo di Dio|popolo]], ha suggellato con esso l'[[alleanza]] ({{pb|Es|24,8}}), gli ha [[rivelazione|rivelato]] la sua [[legge di Dio|legge]] ({{pb|Es|24,3}}; cfr. {{pb|Es|34,27}}).
{{quote|La sua biografia e i tratti della sua personalità ci sfuggono completamente. Per il semplice fatto che egli è divenuto una figura carismatica e leggendaria, la sua vita si uniforma al modello di tanti eroi.|''Storia delle credenze e delle idee religiose'', vol. I, Firenze, Sansoni, p. 198}}</ref>.
 
==== Servo e amico di Dio ====
Mosè è presentato sin dai primi capitoli come un uomo coraggioso, deciso a difendere i più deboli: affronta dapprima un sorvegliante egiziano per salvare uno schiavo, e poi un gruppo di pastori che scacciavano alcune fanciulle da un pozzo. Ciononostante Mosè non sfugge a momenti di paura, si copre il volto dinanzi al roveto ardente "perché aveva paura" ({{pb|Es|3,6}}), fugge quando il bastone si trasforma in serpente ({{pb|Es|4,3}}), cerca perfino di evitare il ritorno in Egitto e l'incontro col Faraone poiché "impacciato di bocca e di lingua" ({{passo biblico|Es|4,10}}), rifiutando la proposta divina e dicendo perfino "[[perdono|Perdonami]] [[Signore]] mio, manda chi vuoi mandare!" ({{passo biblico|Es|4,13}}).
 
La [[vocazione]] di Mosè è il punto terminale di una lunga preparazione [[provvidenza|provvidenziale]]. [[nascita|Nato]] durante il periodo dell'[[oppressione]] degli [[ebrei]] in [[Egitto]] ({{pb|Es|1,8-22}}), Mosè deve alla [[figlia]] del [[faraone]] oppressore non soltanto di essere "salvato dalle [[acqua|acque]]"<ref>{{pb|Es|2,10}} fa risalire l'origine del [[nome]] di Mosè alla circostanza di essere stato "tratto dalle [[acqua|acque]]".</ref> e di sopravvivere ({{pb|Es|2,1-10}}), ma di ricevere un'[[educazione]] che lo prepara alla sua funzione di [[capo]] ({{pb|At|7,21-22}}). Tuttavia né la [[sapienza]], né la [[potenza]], né la reputazione così acquisite (cfr. {{pb|Es|11,3}}), bastano a fare di lui il [[liberatore]] del suo popolo. Egli urta anche contro la cattiva [[volontà]] dei suoi ({{pb|Es|2,11-15}}; cfr. {{pb|At|7,26-28}}) e deve fuggire nel [[deserto]].
Tornato in Egitto, però, Mosè dimostra un gran coraggio alla corte del faraone, sfidando apertamente il sovrano e infuriandosi con lui a causa della sua ostinazione ({{pb|Es|11,8}}). Infonde poi coraggio agli israeliti durante il passaggio del mar Rosso e durante la peregrinazione nel deserto, facendosi portavoce fra l'uomo e Dio, chiedendo a quest'ultimo il [[cibo]] e l'acqua per il suo popolo. È un uomo "mansueto" ({{pb|Nm|12,3}}), [[pazienza|paziente]] col suo popolo, benché non esente da forti momenti d'[[ira]], come quando [[castigo|castigò]] gli israeliti a seguito del vitello d'oro.
 
Nel deserto Mosè riceve la vocazione: [[YHWH]] gli [[apparizione|appare]] nel [[roveto ardente]], gli [[rivelazione|rivela]] il suo [[nome]] ed il suo [[disegno di Dio|disegno]] di [[salvezza]] nei confronti del suo [[popolo di Dio|popolo]], gli fa conoscere la sua [[missione]] e gli dà la forza per compierla ({{pb|Es|3,1-15}}): "Io sarò con te" ({{pb|Es|3,12}}). Invano l'[[elezione|eletto]] si rifiuta: "Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli [[Israeliti]] dall'Egitto?" ({{pb|Es|3,11}}). L'[[umiltà]] che lo fa esitare dinanzi ad un compito così pesante ({{pb|Es|4,10-13}}) glielo farà poi svolgere con una [[mitezza]] senza pari attraverso le opposizioni del suo popolo ({{pb|Nm|12,3.13}}).
È presentato dalla [[Bibbia]] come un condottiero esemplare, severo con un popolo "di dura cervice", pronto a castigare e a perdonare, una figura che rimase impressa nel cuore degli israeliti per il suo particolare carisma tanto che essi dopo secoli lo ricordavano ancora come un uomo di straordinarie capacità:
 
[[Dio]] lo dichiara il suo servo più fedele ({{pb|Nm|12,7-8}}) e lo tratta da [[amico]] ({{pb|Es|33,11}}); per una [[grazia]] insigne gli [[rivelazione|rivela]], se non la sua [[gloria]], almeno il suo [[nome]] ({{pb|Es|33,17-23}}). [[parola|Parlandogli]] dalla [[nube]] lo accredita come [[capo]] del suo [[popolo di Dio|popolo]] ({{pb|Es|19,9; 33,8-10}}).
{{quote biblico con libro|Non è più sorto in [[Israele]] un profeta come Mosè.|Dt|34,10}}
 
==== Liberatore e Mediatore dell'alleanza ====
== Nel Nuovo Testamento ==
 
Il primo atto della sua [[missione]] di [[capo]] è la [[liberazione]] del suo [[popolo d'Israele|popolo]]. Mosè deve porre termine all'oppressione che impedisce ad [[Israele]] di rendere [[culto]] al [[Dio]] che il [[faraone]] rifiuta di riconoscere ({{pb|Es|4,22-23; 5,1-18}}). Ma, per questo, Dio deve "mostrare la sua [[mano]] [[potenza|potente]]", colpendo sempre più duramente gli [[Egitto|Egiziani]]. Attraverso Mosè vengono all'Egitto le [[Piaghe d'Egitto|calamità]] che [[manifestazione|manifestano]] il [[giudizio]] divino su di esso. Al momento dell'[[Morte di Primogeniti|ultima piaga]], sempre sotto gli ordini di Mosè, ripieno della [[sapienza]] di Dio ({{pb|Sap|10,16-20}}), [[Israele]] [[celebrazione|celebra]] la [[Pasqua ebraica|Pasqua]]. Poi, "per [[mano]] di Mosè" ({{pb|Sal|77,21}}), il [[popolo di Dio]] è liberato dagli Egiziani che lo inseguono: Israele [[passaggio del Mar Rosso|attraversa]] il [[mar Rosso]], che poi sommerge gli inseguitori ({{pb|Es|14}}).
Mosè è il personaggio dell'[[Antico Testamento]] più citato nel [[Nuovo Testamento|Nuovo]], circa 80 volte. Nella maggior parte dei casi Mosè appare come il [[mediatore]] ed estensore della ''[[Torah]]''<ref>Tale è anche la sostanza della visione [[giudaismo|giudaica]] di Mosè.</ref>, cioè dell'unica ed eterna [[rivelazione]] di [[Dio]]; in effetti spesso il nome del personaggio è usato come sinonimo di ''Torah'' ({{pb|Mt|8,4;19,7-8;22,24;23,2}}; {{pb|Mc|1,44;7,10;10,3-4;12,19}}; {{pb|Lc|2,22;5,14;20,28}}; {{pb|Gv|1,17;7,19.22}}; {{pb|Rm|10,5}}; {{pb|1Cor|9,9}}).
 
Presto viene raggiunta la prima meta dell'[[esodo (evento)|esodo]]: al [[Sinai]] Mosè offre il [[sacrificio]] che fa di [[Israele]] il [[popolo di Dio]] ({{pb|Es|13,4-6}}), suggellando la sua [[alleanza]] con lui ({{passo biblico|Es|24,3-8}}; cfr. {{pb|Ebr|9,18-20}}).
Mosè è poi visto come il [[profeta]] che ha annunciato varie realtà del Nuovo Testamento:
* La venuta di [[Cristo]] ({{pb|Gv|1,45;5,46}}; {{pb|At|3,22;7,37;26,22;28,23}}).
* La [[resurrezione dei morti]] (cfr. {{pb|Lc|20,37}}).
* La [[missione]] ai [[paganesimo|pagani]] ({{pb|Rm|10,19}}).
* L'evento [[Pasqua|pasquale]] ({{pb|Lc|24,27}}).
 
==== Profeta, legislatore, intercessore ====
Soprattutto il Nuovo Testamento si riferisce a {{pb|Dt|18,15}}, dove Mosè preannuncia l'invio di un profeta simile a lui, che verrà ascoltato dal popolo. Tale versetto è applicato a [[Gesù]] in maniera esplicita in {{pb|At|3,22;7,37}}, e in maniera implicita nell'episodio della [[trasfigurazione di Gesù]], dove con [[Elia]] appare accanto a Gesù ({{pb|Mc|9,7}}; {{pb|Mt|17,5}}; {{pb|Lc|9,35}}).
 
Capo del popolo dell'[[alleanza]], Mosè gli [[parola|parla]] in [[nome]] di [[Dio]] ({{pb|Es|19,6-8; 20,19}}; {{pb|Dt|5,1-5}}); come ogni vero [[profeta]], è la [[bocca]] di [[Dio]] ({{pb|Dt|18,13-20}}). Riceve da Dio e promulga a [[Israele]] la [[legge di Dio]], e gli insegna come conformarvi la sua condotta ({{pb|Es|18,19-20; 20,1-17}}; {{pb|Dt|5,6-22}}). Lo [[esortazione|esorta]] alla [[fedeltà]] verso il Dio [[unicità di Dio|unico]] e [[trascendenza|trascendente]] che è sempre con esso ({{pb|Deut|6}}) e che, per [[amore]], lo ha [[elezione|scelto]] e [[salvezza|salvato]] [[gratuità|gratuitamente]] ({{pb|Deut|7,7-9}}).
Il [[Vangelo dell'Infanzia]] di Matteo narra l'infanzia di Gesù sulla falsariga di quella di Mosè ({{pb|Mt|2,14-21}}).
 
La sua funzione di profeta consiste nel custodire l'alleanza e nell'[[educazione|educare]] un popolo [[indurimento|ribelle]] ({{pb|Os|12,14}}). L'esercizio di questa [[missione]] fa pure di lui il primo dei [[servo|servi]] di Dio [[persecuzione|perseguitati]] (cfr. {{pb|At|7,52-53}}). Egli se ne lamenta talvolta con Dio: "L'ho forse [[concepimento|concepito]] io tutto questo popolo [..] perché tu mi dica: "Portalo in [[grembo]]"? [..] Il peso di tutto questo popolo è troppo pesante per me" ({{pb|Nm|11,12-14}}). A [[Kades]], quando [[YHWH]] [[promessa|promette]] [[acqua]] dalla [[roccia]], oppresso dall'[[infedeltà]] del suo popolo ({{pb|Num|20,10-12}}; {{pb|Sal|106,33}}), lascerà incrinarsi la sua [[fede]] e la sua [[mitezza]], pur profonde ({{pb|Sir|45,4}}; cfr. {{pb|Ebr|11,24-29}}), e ne sarà [[castigo|castigato]] ({{pb|Deut|3,26; 4,21}}).
Dopo la [[Moltiplicazione dei Pani]], poi, la folla identifica Gesù con il profeta annunciato ({{pb|Gv|6,14}}).
 
Mosè, come faranno poi i grandi profeti della [[storia di Israele]], [[intercessione|intercede]] per il suo popolo, con cui è [[solidarietà|solidale]]; con la sua [[preghiera]] assicura ad [[Israele]] la [[vittoria]] sui [[nemico|nemici]] ({{pb|Es|17,9-13}}) e gli ottiene il [[perdono]] dei [[peccato|peccati]] ({{pb|Es|32,11-14}}; {{pb|Num|14,13-20; 21,7-9}}). Lo salva così dalla [[morte]], contenendo l'[[ira divina]] ({{pb|Sal|106,23}}), e non accetta di sopravvivere al popolo che perdesse il favore di YHWH: "[[perdono|Perdona]] il loro [[peccato]] [..] diversamente cancellami dal tuo [[libro]]!" ({{pb|Es|32,31-32}}). In quest'ardente [[carità]] Mosè prefigura i tratti del [[servo sofferente]] che intercederà per i [[peccatore|peccatori]] portando le loro [[colpa|colpe]] ({{pb|Is|53,12}}).
[[Santo Stefano protomartire|Santo Stefano]] lo descrive quale inascoltato testimone della fede nella sua ampia [[apologia]] ({{pb|At|7,20-44}}).
 
Infine, Mosè [[annuncio|annuncia]] il "profeta simile a lui", di cui [[annuncio|annunzia]] la [[incarnazione|venuta]] ({{pb|Deut|18,15-18}}).
La [[lettera agli Ebrei]] lo esalta come esempio di [[fede]] e come servitore di Dio nella sua casa; ma mette in evidenza anche che il compito di Mosè era quello di "rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato più tardi": cioè della venuta di [[Cristo]], che fu fedele non come servitore, ma come Figlio sopra la sua stessa casa che è la [[Chiesa]] ({{pb|Eb|3,1-6}}).
 
=== Nuovo Testamento ===
Uno dei due [[testimone|testimoni]]-[[martire|martiri]] di {{pb|Ap|11,5-6}} richiama chiaramente la figura di Mosè<ref>Ancora una volta l'altro richiama quella di [[Elia]].</ref>, indicando così la necessità, ribadita anche in {{pb|Gv|1,20-21;7,40-41}}, di non confondere la figura del 'profeta' con quella di Elia e del Messia. E gli [[elezione|eletti]] dell'[[Apocalisse di San Giovanni|Apocalisse]] cantano il [[cantico]] dell'[[Agnello]] insieme a quello di [[Mosè]] ({{passo biblico|Ap|15,2-3}}).
 
Con [[Gesù]], [[Mosè]] è il solo a cui il [[Nuovo Testamento]] dia il titolo di [[mediatore]]. Ma, mentre per la mediazione di Mosè ({{pb|Gal|3,19}}), suo [[servo]] [[fedeltà|fedele]] ({{pb|Ebr|3,5}}), Dio ha dato la [[legge]] al solo [[popolo di Israele]], per la mediazione di Gesù [[Cristo]], suo [[Figlio di Dio|Figlio]] ({{pb|Ebr|3,6}}), [[salvezza|salva]] [[universalismo|tutti]] gli [[uomo|uomini]] ({{pb|1Tim|2,4-6}}): la legge ci è stata data da Mosè, la [[grazia]] e la [[verità]] ci sono venute da Gesù Cristo ({{pb|Gv|1,17}}). Questo parallelismo tra Mosè e Gesù mette in evidenza la differenza tra i due Testamenti.
Negli scritti di [[San Paolo Apostolo|Paolo]] la vicenda di Mosè tende a diventare ''tipo'' della nuova comunità dei [[fede|credenti]] (cfr. {{pb|1Cor|10,1-13}}; {{pb|2Cor|3}}).
 
Il Nuovo Testamento rilegge l'evento dell'[[Esodo (evento)|Esodo]]: al popolo dell'alleanza sono aggregati tutti coloro che sono stati [[battesimo|battezzati]] in Mosè ({{pb|1Cor|10,2}}), cioè coloro che, avendolo [[sequela|seguito]], hanno attraversato il [[mar Rosso|mare]], guidati dalla [[nube]], ed hanno esperimentato la [[salvezza]]. Mosè, "loro capo e [[redentore]]" ({{pb|At|7,35}}), prefigura in tal modo [[Cristo]], [[mediatore]] di un'[[nuova alleanza|alleanza nuova]] e migliore ({{pb|Ebr|8,6; 9,14-15}}), [[redentore]] che libera dal [[peccato]] coloro che sono battezzati nel suo [[nome]] ({{pb|At|2,38; 5,31}}).
Se Mosè è il legislatore attraverso cui Dio ha parlato, e quindi il fondatore dell'ordinamento salvifico veterotestamentario, a lui viene contrapposto [[tipologia|tipologicamente]] [[Gesù]] quale fondatore del nuovo ordine di salvezza; in Mosè e Gesù si contrappongono la legge degli antichi da un lato e il [[Vangelo]] dall'altro, inteso come [[perfezionamento]], come [[compimento]], e non come demolizione, della legge stessa ({{pb|Mt|5,17}}).
 
[[Santo Stefano protomartire|Stefano]] ricorda l'annuncio di Mosè di un "profeta simile a lui" ({{pb|At|7,37}}), e [[San Pietro Apostolo|Pietro]] proclama la realizzazione della [[profezia]] in [[Gesù]] ({{pb|At|3,22-23}}): Egli è il "profeta" per eccellenza ({{pb|Gv|1,21; 6,14}}) a cui Mosè rende [[testimonianza]] nella [[Scrittura]] ({{pb|Gv|5,46}}; {{pb|Lc|24,27}}); perciò si trova al suo fianco al momento della [[trasfigurazione di Gesù|trasfigurazione]] ({{pb|Lc|9,30-31}}).
 
[[Cristo]], nuovo Mosè, supera la [[legge]] portandola a [[compimento]] ({{pb|Mt|5,17}}), perché ne è "il termine" ({{pb|Rom|10,4}}): avendo compiuto tutto ciò che stava scritto di lui nella [[legge di Mosè]], egli è stato [[risurrezione di Gesù|risuscitato]] dal [[Dio Padre|Padre]] suo per dare lo [[Spirito Santo]] agli [[uomo|uomini]] ({{pb|Lc|24,44-49}}).
 
In [[Cristo]] si [[rivelazione|rivela]] presentemente la [[gloria]] ({{pb|Gv|1,14}}), un riflesso della quale illuminava il [[volto]] di Mosè dopo i suoi incontri con [[Dio]] ({{pb|Es|34,29-35}}). Il popolo dell'[[antica alleanza]] non poteva sopportare lo [[splendore]] di questo riflesso che tuttavia era passeggero ({{pb|2Cor|3,7}}); perciò Mosè si poneva un [[velo]] sul volto.
 
Per Paolo questo velo simboleggia l'[[accecamento]] dei [[Giudei]], che, leggendo Mosè, non lo comprendono e non si [[conversione|convertono]] a quel [[Cristo]] che lui aveva [[annuncio|annunziato]] ({{pb|2Cor|3,13-15}}). Infatti coloro che credono veramente a Mosè, credono a Cristo ({{pb|Gv|5,45-47}}), ed il loro volto, come quello di Mosè, riflette la gloria del [[Signore]] che li trasforma a sua [[immagine di Dio|immagine]] ({{pb|2Cor|3,18}}).
 
In [[cielo]] i [[redenzione|redenti]] [[canto|canteranno]] "il [[cantico]] di Mosè, [[servo]] di Dio, ed il cantico dell'[[Agnello]]" ({{pb|Ap|15,3}}; cfr. {{pb|Es|15}}), l'unico cantico [[Pasqua|pasquale]] dell'unico [[salvatore]] di cui Mosè fu la figura.
 
== Nella tradizione cristiana ==

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