Origine della religione: differenze tra le versioni

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Il filosofo greco [[Evemero da Messina]] (c.a 330-250 a.C.), nella sua ''Storia Sacra'',<ref>L'opera è andata perduta ma ne sono pervenute citazioni nella ''Bibloteca storica'' di Diodoro Siculo (cf. 5,41-46, [http://www.theoi.com/Text/DiodorusSiculus5A.html#4 inglese]; 6,1, [http://www.theoi.com/Text/DiodorusSiculus6.html inglese]).</ref> descrive un viaggio nell'utopica isola di Panchea, dove sono adorati come divinità gli antichi sovrani dell'isola, cioè Urano, Crono e Zeus. Con evemerismo si intende dunque la credenza che le divinità non sono altro che persone particolarmente illustri poi divinizzate.
 
[[File:Friedrich Max-Müller by George Frederic Watts.jpg|thumb|upright|Max Müller (1856): le divinità sono fenomeni naturali personificati.]]
Il filologo tedesco [[Max Müller]] (1823-1900),<ref>Müller, M. (1856). ''Essay on comparative mythology''; id. (1897). ''Contributions to the science of mythology''.</ref> studiando in maniera comparativa le mitologie indoariane (greche, latine, germaniche, indiane...), era giunto alla conclusione che le divinità non sono altro che la personificazione di fenomeni naturali, meteorologici e cosmici, soprattutto solari, sulla base di un banale processo linguistico: p.es. quando i primitivi parlavano in terza persona del sole che nasce, muore, sovrasta la terra e i viventi, era naturale che pensassero a una persona, per quanto ignota. Le divinità e gli eroi delle mitologie dunque sono "maschere senza attori, le creazioni degli uomini, non i loro creatori. Sono nomi (''nomina''), non numi (''numina''), nomi senza essere, non esseri senza nomi".<ref>Müller (1877: 100).</ref> Le tesi di Müller ebbero un discreto successo nell'800, e altri studiosi l'applicarono a tutta la mitologia antica (i miti egizi, l'assedio di Troia, anche Alessandro Magno e Guglielmo Tell) ma le sue ricostruzioni filologiche, vòlte a ricondurre persone ed eventi mitologici a ipotetici miti solari, furono giudicate gratuite e arbitrarie e in definitiva abbandonate. Uno studioso<ref>Littledale, R.F. (1870). "The Oxford Solar Myth". Cit. in Tyrrell, R.Y.; Sullivan, E.; Richards, E.G. (a cura di). ''Echoes from Kottabos''. Londra, 1906: 279-290 ([http://www.archive.org/stream/echoesfromkotta00irelgoog#page/n299/mode/1up/search/myth online]).</ref> ha compilato una ricerca filologica nella quale dimostrava ironicamente che lo stesso Müller era un mito solare: p.es. il nome Max Müller, "il massimo martellatore", indica la costante irradiazione del sole sulle nubi; il nome di sua madre Charlotte Elliot rimanda al carro del sole; la sua dimora ad Oxford, "guado dell'acqua", indica il suo passaggio tra le nubi...
 
L'antropologo inglese [[Alfred Ernest Crawley]] (1869-1924), come Tylor, pone l'inizio della religione nell'animismo, ma afferma che il concetto di anima non deriva dai sogni ma dalla semplice immaginazione: cose e persone possono essere immaginate anche se non presenti ed esperite, dunque "l'esistenza spirituale è l'esistenza mentale, il mondo degli spiriti è il mondo mentale".<ref>Crawley, A.E. (1909). ''The Idea of Soul'', 78.</ref>
 
L'antropologo inglese [[James George Frazer]] (1854-1941)<ref>f. in particolare ''The Golden Bough'' (1890; 1900; 1906-15), tr. it. ''Il ramo d'oro''.</ref> afferma che la religione è un'evoluzione dello stadio di pensiero magico:<ref>Evans-Pritchard (1965: 76-79).</ref> i primitivi si illudevano di poter modificare la realtà, a proprio piacimento e vantaggio, con riti magici, basati sulla somiglianza (imitare con la danza la pioggia) e sul contatto (oltre alla ferita "curare" anche la punta della freccia). Constatando però che questi non erano sempre efficaci si rifugiarono in un'altra illusione, la religione, secondo la quale vi sono esseri spirituali capaci di aiutarli.
 
Lo statunitense [[John Henry King]]<ref>Cf. in particolare (1892). ''The supernatural: its origin, nature and evolution''.</ref> e l'antropologo inglese [[Robert Ranulph Marett]] (1866-1943)<ref>Cf. in particolare ''The Threshold of Religion'' (1909; 1914).</ref> sostengono, come Frazer, che la religione è stata preceduta da uno stadio di pensiero magico, dominato dal concetto di ''mana'', cioè una forza sacra e misteriosa intrinsecamente presente in oggetti, persone ed eventi, che il primitivo cercava di addomesticare con riti magici. Questo concetto si personificò in seguito nella credenza negli spiriti, e quindi negli dèi.
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