Lingua latina: differenze tra le versioni

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Il '''latino''' è una [[lingue indoeuropee|lingua indoeuropea]] del gruppo delle [[lingue italiche]], parlata a [[Roma]] e nel [[Lazio]] almeno dagli inizi del [[I millennio a.C.]]
 
Il latino acquistò grande importanza con l'espansione dello stato romano e in quanto lingua ufficiale dell'impero si radicò in gran parte dell'Europa e dell'Africa settentrionale. Venendo a contatto con gli idiomi preesistenti e con le lingue delle popolazioni che subentrarono, diede vita a numerose miscele linguistiche, dagli esiti più diversi.
Il latino acquistò grande importanza con l'espansione dello stato romano e in quanto [[Lingua (idioma)|lingua]] ufficiale dell'[[Impero romano|impero]] si radicò in gran parte dell'[[Europa]] e dell'[[Africa settentrionale]]. Tutte le [[lingue romanze]] discendono dal [[latino volgare]], ma parole di origine latina si trovano spesso anche in molte lingue moderne di altri ceppi: questo perché anche dopo la caduta dell'[[Impero romano d'Occidente]], per più di un millennio il latino fu, nel mondo occidentale, la [[lingua franca]] della [[cultura]], della [[scienza]] e dei rapporti internazionali, e come tale influì sulle varie lingue locali. Quando venne meno questa sua funzione, intorno al [[XVII secolo|XVII]] ed al [[XVIII secolo]], essa fu assunta dalle lingue vive europee del tempo e, in alcuni ambiti letterari (memorialistica in particolare) e nella diplomazia, dal [[lingua francese|francese]]. Quest'ultima, essendo una lingua romanza, continuò a promuovere parole di origine latina negli altri idiomi fino ai primi decenni del Novecento, allorquando si andò gradualmente imponendo in Europa e nel mondo, come lingua franca, l'[[lingua inglese|inglese]], che pur essendo di ceppo [[lingue germaniche|germanico]] presenta, soprattutto nel lessico, un gran numero di termini di origine latina.
 
L’aspirazione delle velari, caratteristica delle zone in cui il latino incontrò l’etrusco, resta ancora oggi elemento tipico del toscano parlato; dall’incontro con il greco invece nacquero idiomi presenti tuttora in alcune zone della Calabria.
Nel frattempo, in seguito alla scoperta dell'[[Americhe|America]] e alla politica [[colonialismo|coloniale]] degli stati europei, alcune lingue romanze (francese, spagnolo e portoghese) unitamente ad altri idiomi dell'Europa occidentale, in cui l'impronta latina era forte, fra cui l'inglese, si erano poi diffuse in gran parte del mondo.
 
Dal latino parlato dal popolo derivarono le moderne lingue romanze, dette appunto neolatine Esse sono l’italiano, il sardo, il ladino ( parlato nelle valli alpine) ,il francese, il provenzale, il corso, il castigliano ( lo spagnolo ) il catalano , il basco, e il rumeno ( la lingua parlata nell’antica Romània, oggi Romania).
La lingua latina si è sviluppata grazie anche al contributo di tutte le lingue dei popoli con cui è entrata in contatto durante l'epoca romana, ed in particolare con gli [[idiomi italici]], l'[[lingua etrusca|idioma etrusco]] e con quelli parlati nel Mediterraneo orientale (soprattutto il [[lingua greca|greco]]).
 
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il latino per più di un millennio fu nel mondo occidentale la lingua della cultura, della scienza e dei rapporti internazionali. Quando venne meno questa sua funzione, essa fu assunta dalle moderne lingue neolatine che continuarono in tal modo a veicolare termini ed espressioni tipiche del latino. Anche nella lingua inglese, pur essendo di ceppo germanico sono presenti, un gran numero di parole di origine latina, a causa della dominazione romana della Gran Bretagna.
Attualmente le lingue con maggiore somiglianza al latino sono il [[Lingua sarda|sardo]] per la [[pronuncia]], l'[[lingua italiana|italiano]] per il [[lessico]], il [[Lingua rumena|rumeno]] per la [[grammatica|struttura]] grammaticale (declinazioni).
Il [[latino ecclesiastico]] formalmente rimane la lingua della [[Chiesa cattolica]] romana ancora oggi ed è la lingua ufficiale della [[Santa Sede]]; la Chiesa cattolica ha usato il latino come principale [[lingua liturgica]] fino al [[Concilio Vaticano II]].
Il latino è usato per designare i nomi nelle [[classificazioni scientifiche]] degli esseri viventi.
 
In seguito alla conquista dell'America e alla politica coloniale degli stati europei, alcune lingue romanze soprattutto francese, spagnolo e portoghese, si diffusero in gran parte del nuovo mondo.
== Storia ==
=== Origini ed età arcaica ===
 
Il latino è la lingua ufficiale della [[Chiesa cattolica romana]], e dello [[Stato del Vaticano]]; la Chiesa cattolica ha usato il latino come lingua liturgica fino al [[Concilio Vaticano II[[. Ad esso ha in seguito affiancato l’uso delle lingue moderne.
Del [[latino arcaico]] (fino al [[III secolo a.C.]]) rimangono tracce in alcune citazioni degli autori e soprattutto in iscrizioni, che insieme alla comparazione con altre lingue affini consentono una ricostruzione di esso assai parziale.
Solo frammenti restano anche dei testi letterari più antichi, quelli di [[Livio Andronico]], [[Gneo Nevio|Nevio]] e [[Quinto Ennio|Ennio]], tutti risalenti al [[III secolo a.C.]], databili quindi circa cinque secoli dopo la mitologica fondazione di [[Roma]] (secondo [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] avvenuta nel 753 a.C.). L'unica eccezione sono le commedie di [[Tito Maccio Plauto|Plauto]], che costituiscono dunque la principale fonte per lo studio della lingua arcaica.
Col [[II secolo a.C.]] la [[letteratura latina]] si sviluppò, e soprattutto con l'opera di [[Marco Porcio Catone]] il Censore nacque una prosa letteraria latina. La lingua aveva però ancora una certa rudezza, e non era priva di influssi dialettali.
 
===Il Latinolatino classiconell’età =arcaica==
Il latino arcaico, presente fino al III secolo a.C. ebbe una finalità quasi esclusivamente funzionale. Venne utilizzato per le iscrizioni, le dediche, le epigrafi funerarie o celebrative. E’ presente nei testi letterari più antichi di Livio Andronico, Nevio e Ennio e l’analisi linguistica dei frammenti delle opere mostra quanto il latino sia fuso con le lingue preesistenti e con il greco. Le commedie di Plauto,capolavoro dell’età arcaica, costituiscono anche la principale fonte da cui iniziare a considerare lo sviluppo assunto dalla lingua a partire dal II secolo a.C.
Fu nel [[I secolo a.C.]], con l'estensione della cittadinanza agli Italici e i cambiamenti sociali che ne derivarono, che a Roma sorse la preoccupazione per la [[purismo|purezza della lingua]]. Anche sotto la spinta della speculazione linguistica greca, si avviò un processo di regolarizzazione della lingua. In questi tempi fiorirono letterati come [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], che fu anche uomo politico (era lui console quando ci fu la congiura di Catilina) e filosofo di valore; o come [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]] e i ''poetae novi'', che rivoluzionarono la lingua poetica. La scrittura non era ignota neppure a 'rudi' condottieri come [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], che fu ammiratissimo per il suo stile terso, e di cui restano due opere ancora studiate e apprezzate: ''[[La guerra gallica]]'' (''Commentarii de bello Gallico'') e ''[[La guerra civile]]'' (''Commentarii de bello civili'').
I tempi erano ormai maturi perché la letteratura latina sfidasse quella greca, che allora veniva considerata insuperabile. Nella generazione successiva, sotto il principato di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], fiorirono i maggiori poeti di Roma: [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], che primeggiò nella [[Satira latina|satira]] e nella [[Poesia lirica|lirica]], emulava i lirici come [[Pindaro]] e [[Alceo]], [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], che si distinse nel genere [[poesia bucolica|bucolico]], nella [[poesia didascalica]] e nell'[[Epos|epica]], rivaleggiava con [[Teocrito]], [[Esiodo]] e addirittura [[Omero]]; e poi ancora [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], maestro del metro elegiaco, e nella prosa, [[Tito Livio]], emulo di [[Erodoto]].
 
==Latino nell’età imperiale==
Il periodo classico della lingua latina è ben conosciuto: il latino, a differenza degli idiomi continuatori, è una lingua di tipo fondamentalmente SOV (soggetto-oggetto-verbo), con cinque declinazioni e quattro coniugazioni verbali. La declinazione dei nomi ha sei [[caso (linguistica)|casi]], tre diretti (''[[nominativo]]'', ''[[accusativo]]'', ''[[vocativo]]'') e tre obliqui (''[[genitivo]]'', ''[[dativo]]'', ''[[ablativo]]''). Rispetto all'indoeuropeo ha perso il ''[[locativo]]'' (che sopravvive in poche formule, ma è assimilato per lo più da genitivo e in qualche caso l'ablativo) e lo ''[[strumentale]]'' (completamente perso ed acquisito dall'ablativo). Anche il modo verbale ''[[ottativo]]'' si perse e così pure la diatesi media (sopravvissuta parzialmente in quei verbi detti ''deponenti'') e il ''duale'' (di cui restano solo minime tracce). Inoltre nel latino il concetto d'[[Aspetto verbale|aspetto]] non aveva grande importanza: sia l'[[aoristo]] che il [[perfetto]] indoeuropei si fusero in un unico tempo, chiamato dai grammatici latini ''perfectum''. Invece venne conservato l'originario sistema di tre [[Genere grammaticale|generi]]: ''maschile'', ''femminile'' e ''neutro''.
Fu nel I secolo a.C., con l'estensione della cittadinanza agli Italici e i cambiamenti sociali che ne derivarono, che il latino assurse a lingua letteraria. Sotto la spinta della filologia alessandrina e dei grammatici greci, si avviò un processo di regolarizzazione del latino. In questo tempo fiorirono i maggiori generi letterari latini: l’epica, la poesia amorosa, l’elegia, la satira, l’epistolografia.
 
Il latino fu utilizzato per opere di carattere filosofico, politico, retorico,etico, didascalico,celebrativo, storico, geografico; non c’era , insomma, un settore della cultura che non trovasse nel latino la naturale lingua letteraria. Gli stessi imperatori coltivarono e promossero la cultura , accogliendo alle loro corti letterati e poeti, molti dei quali provenienti dalle province colonizzate. Sorsero circoli letterari a protezione degli scrittori e degli artisti che con le loro opere diffusero i valori della cultura classica latina.
Il latino usava una grafia derivata da un alfabeto greco occidentale che a sua volta derivava da quello fenicio (come anche gli alfabeti etrusco e venetico).
 
==Il latino nell’età tardo-imperiale==
Queste erano le lettere:
Il latino raggiunse tutto il mondo allora conosciuto ed accolse al suo interno influssi e tendenze tipiche delle popolazioni con le quali venne in contatto. Quando in seguito alle numerose guerre e alla conseguente diminuzione di interesse per la cultura vennero meno i circoli letterari e la protezione dei politici , si accentuò la differenza tra la lingua parlata e quella scritta.
:A B C D E F (G) H I (K) L M N O P Q R S T V X (Y) (Z)
La produzione letteraria cominciò a diminuire e di contro ad acquistare sempre più importanza il latino volgare, la lingua parlata che diventerà la base delle lingue moderne derivate dal latino. Nel tardo impero, accanto agli autori legati alla tradizione classica, emersero le grandi figure dei Padri della Chiesa come Tertulliano, Ambrogio, Girolamo e, soprattutto, Agostino d'Ippona.
 
Le loro opere introducevano nel declino della cultura classica una ventata di novità . La buona novella annunciava la liberazione ai prigionieri, e la convinzione che anche lo schiavo è un fratello restituiva dignità alle masse schiacciate dal lavoro coatto.
La lettera 'G' inizialmente non esisteva in latino: una piccola conseguenza di questa assenza era rimasta anche nel periodo classico nelle abbreviazioni "C." per ''Gaius'' e "Cn." per ''Gnaeus''. La G latina venne creata a metà del III secolo a.C. modificando il segno C. Le ultime due lettere vennero aggiunte alla fine dell'età repubblicana per trascrivere i grecismi che contenevano i [[Fonema|fonemi]] /y/ e /z/, inesistenti nel latino classico.
L'alfabeto latino in questo periodo non aveva le minuscole, che comparvero assai tardi, né aveva 'J' e 'U', che risalgono al [[Medioevo]] e vennero introdotte in modo sistematico da [[Pietro Ramo|Pierre de la Ramée]].
 
==Il latino nell’età medioevale e umanistica==
In [[Italia]] prevale una pronuncia del latino consolidata dalla [[Chiesa cattolica]] e che si rifà ad una pronuncia più tarda di quella classica. All'estero invece prevale la cosiddetta ''pronuntiatio restituta'', ovvero una pronuncia che si ritiene essere molto simile a quella del latino classico, della quale queste sono le principali caratteristiche:
Con la caduta dell'impero romano, il latino venne ancora usato per secoli come lingua propria della cultura. Nelle cancellerie, nei documenti ufficiali delle corti,nelle università, nella curia romana, nella liturgia della Chiesa cattolica, nei libri destinati ad un pubblico colto, si adoperava la lingua latina; era per forza di cose un latino sempre più semplice nella sintassi e sempre più influenzato dagli idiomi e dai dialetti che si parlavano.
 
Aveva poche analogie con la lingua di Cicerone o di Virgilio, era una sorta di latino particolare, detto scolastico, adatto ad esprimere i concetti astratti e ricchi di sfumature , elaborazioni intellettuali , espressioni tecniche. Per comunicare invece affetti e sentimenti poeti e letterati usavano ormai le lingue romanze. Dante e Petrarca rappresentano in questo senso degli esempi illustri.
Vale la pena osservare che la [[Chiesa cattolica]] ha acquisito il latino parlato dal popolo, e non ha inventato una nuova pronuncia: non a caso infatti la pronuncia ecclesiastica è più vicina all'italiano moderno, poiché le modifiche nella fonetica latina, sebbene non riflettute nella scrittura, si sono conservate nella lingua oralmente fino ai primi scritti in italiano. Inoltre, come succede anche oggi per tutte le lingue parlate in vastissimi territori, la pronuncia di certi suoni può essere diversa da località a località. Quindi non si può escludere [[a priori]] che la pronuncia ecclesiastica e la ''pronuntiatio restituta'' coesistessero nello stesso periodo in regioni diverse o anche negli stessi luoghi, però in ceti diversi della popolazione e molto più probabilmente in epoche diverse.
 
Il primo scrisse in latino un trattato sulla lingua volgare ( de Vulgari eloquentia) e sulla politica ( de Monarchia) ma scrisse in fiorentino colto la Vita Nova e la Commedia opere nelle quali raccontò il suo amore e le sue passioni. Il latino non era dunque più la lingua della comunicazione come era stata nel mondo romano. Con gli umanisti divenne oggetto di studi approfonditissimi che segnarono di fatto la nascita della disciplina chiamata filologia classica.
=== Il latino imperiale e tardo ===
{{Vedi anche|Latino volgare}}
 
==Il latino nell’età moderna e contemporanea==
Il latino divenne importante come [[lingua ufficiale]] dell'[[Impero romano]], usato come [[lingua franca]] in particolare nella sua parte occidentale. In quella orientale, tale idioma realizzò notevoli progressi fra il [[I secolo|I]] e il [[IV secolo]] nella [[penisola balcanica]] (in [[Dacia]], ricostituitasi come [[provincia romana|provincia]] nella seconda metà del [[III secolo]] a sud del Danubio, in [[Mesia]], e persino in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] settentrionale, dove nasceranno nel [[V secolo]] due imperatori bizantini di madrelingua latina) e in alcune zone d'[[Asia]] (fra cui [[Beirut|Berytus]], sede di una delle più prestigiose scuole di diritto del mondo romano, [[Baalbeck|Eliopoli]] e le sei colonie italiche di [[Pisidia]])<ref>La diffusione del latino in Oriente fu dovuta anche e soprattutto al suo status di lingua ufficiale nell'esercito e nella pubblica amministrazione. Cfr. a tale proposito, Garnsey Saller, ''Storia sociale dell'Impero romano'', pag.229, Roma-Bari, Editori Laterza, 2003 (titolo originale: ''The Roman Empire, Economy, Society and Culture'', Londra, Gerald Duckworth & Co. Ltd, 1987) ISBN 88-420-7083-1</ref>. Tuttavia non riuscì a scalzare la [[Lingua greca|koinè dialektos]] (κοινὴ διάλεκτος) come lingua di cultura e d'uso nel [[Mediterraneo]] orientale, neppure a [[Costantinopoli]], città nella quale il latino, piuttosto diffuso soprattutto fra le classi più elevate fino al [[450]] circa, andò sempre più retrocedendo davanti al greco che divenne, nel [[anni 620|terzo decennio del VII secolo]], la lingua ufficiale dell'[[Impero Romano d'Oriente]], o [[Impero bizantino]], che perdurerà fino al [[1453]].
In età moderna, il latino fu ancora usato come lingua della filosofia e della scienza, sia in Italia che all'estero . Copernico , Newton e Galileo la utilizzarono per le loro opere. Poeti importanti come Pascoli e Leopardi continuarono a comporre in latino. La cultura moderna si interessò di questa lingua valorizzandone gli aspetti letterari e artistici . La filologia classica e la filologia romanza permisero di studiare in modo sistematico le opere dell’antichità e di offrirle ad un pubblico sempre più vasto. Il latino è ancora oggi la [[ lingua ufficiale e della Chiesa cattolica]] e dello Stato del Vaticano.
 
==Voci correlate==
Anche in [[epoca imperiale]] si ebbero scrittori importanti: tra tutti si possono ricordare [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]], [[Marco Anneo Lucano|Lucano]], [[Petronio Arbitro|Petronio]], [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], [[Publio Stazio|Stazio]], [[Decimo Giunio Giovenale|Giovenale]], [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]. Al di là delle differenze stilistiche, questi autori, vissuti tra il [[I secolo|I]] e il [[II secolo]], mantennero per lo più invariata la lingua letteraria classica.
* Locuzioni latine
Diverse furono le cose in epoca più tarda: nel pieno II secolo da un lato nacque una moda culturale letteraria che, scavalcando gli ormai classici augustei, guardava alla latinità arcaica; e dall'altro, con autori come [[Lucio Apuleio|Apuleio]], cominciò ad acquistare sempre più importanza il [[Lingua latina volgare|latino volgare]], la lingua parlata che diventerà la base delle odierne lingue derivate dal latino, appunto [[lingue neolatine]]. Nel [[tardo impero]], accanto ad autori più legati alla tradizione classica, come [[Decimo Magno Ausonio|Ausonio]] e [[Claudio Claudiano|Claudiano]], emersero le grandi figure dei Padri della Chiesa come [[Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertulliano]], [[Ambrogio da Milano|Ambrogio]], [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]] e, soprattutto, [[Agostino d'Ippona]]. Nel IV secolo visse anche uno dei massimi storici latini (ma di origine greco-siriana): [[Ammiano Marcellino]].
* Grammatica latina
 
==Bibliografia==
=== Il latino medievale e umanistico ===
* Alfonso Traina, L'alfabeto e la pronunzia del latino, 5a ed. Bologna, Pàtron [1957], 2002. ISBN 88-555-2637-5
Con la [[caduta dell'impero romano]], il latino venne ancora usato per secoli come unica lingua scritta nel mondo che era stato romano. Nelle [[cancellerie]] dei re, nella [[curia romana]], nella [[liturgia]] della [[Chiesa cattolica]], nella produzione dei libri l'unica lingua era il latino; ma era un latino sempre più corrotto e sempre più influenzato dal linguaggio parlato. Infatti in un periodo difficilissimo da stabilire tra il tardo impero e l'alto Medioevo il latino volgare aveva incominciato a differenziarsi dando origine prima al [[protoromanzo]] e poi alle prime fasi di quelle che sono le attuali [[Lingue romanze]] (fra cui anche l'[[lingua italiana|italiano]]).
* Enzo Mandruzzato, I segreti del latino. Mondadori, 1991.
* Moreno Morani, Introduzione alla linguistica latina. Lincom Europa, 2000.
 
==Collegamenti esterni==
Una reazione si ebbe intorno all'[[800]] con il [[rinascimento carolingio]], quando [[Carlo Magno]] riunì intorno a sé i maggiori dotti dell'epoca, come il [[Longobardi|longobardo]] [[Paolo Diacono]] e l'[[Angli|anglo]] [[Alcuino di York]], cui diede il compito di riorganizzare la cultura e l'insegnamento nel territorio del suo [[Sacro Romano Impero|impero]]. La cosciente operazione di recupero, restituendo la correttezza al latino, ne sancì però definitivamente la natura di lingua artificiale, e la separazione dalla lingua parlata. Non è un caso che immediatamente dopo, per la prima volta, fu scritta consapevolmente una lingua romanza, ormai individuata come entità diversa dal latino: il francese del [[giuramento di Strasburgo]], dell'[[842]].
* (LA) Ephemeris, un giornale tutto in latino
 
* (LA) Nuntii, giornale radio in latino
Dopo il Mille nacquero le [[università]] (la prima fu [[università di Bologna|quella di Bologna]]), e l'insegnamento, per persone che giungevano da tutta l'Europa, era rigorosamente in latino: un latino certo che non poteva più dirsi la lingua di Cicerone od Orazio. I dotti delle università elaborarono un latino particolare, detto [[latino scolastico|scolastico]], adatto ad esprimere i concetti astratti e ricchi di sfumature elaborati dalla filosofia dell'epoca, chiamata appunto [[scolastica]].
* dizionario di latino google
 
Il latino non era dunque più la lingua di comunicazione che era stata nel mondo romano; nondimeno era una lingua viva e vitale, tutt'altro che statica. Col tempo però anche questo fu visto come una depravazione della gloriosa lingua della Roma classica. Nel [[XIV secolo]] in Italia sorse un movimento culturale che, parallelamente alla riscoperta e rivalutazione del mondo classico e pagano, favorì un rinnovato interesse per il latino antico: esso prende il nome di [[Umanesimo]]. Cominciato già col [[Francesco Petrarca|Petrarca]], ebbe i suoi maggiori esponenti in [[Poggio Bracciolini]], [[Lorenzo Valla]], [[Marsilio Ficino]] e [[Coluccio Salutati]]. La lingua classica divenne oggetto di studi approfonditissimi che segnarono di fatto la nascita della disciplina chiamata [[Filologia|filologia classica]].
 
In [[età moderna]], il latino fu ancora usato come lingua della filosofia e della scienza, sia in Italia che all'estero ([[Thomas More]], [[Erasmo da Rotterdam]], [[Thomas Hobbes]], [[Christophe de Longueil]] ecc.) e in latino scrissero anche i primi scienziati moderni come [[Nicolò Copernico|Copernico]] e [[Isaac Newton|Newton]] ([[Galileo Galilei|Galileo]] invece preferì l'italiano) fino almeno al [[XVIII secolo]], quando anche in questo ruolo il latino fu sostituito dalle varie lingue nazionali (francese, inglese, tedesco ecc.).
 
Strano, ma vero: la maggior parte dei documenti (libri, manoscritti, epigrafi, ecc.) prodotti in lingua latina non risalgono al periodo classico, i cui testi ammontano a circa 600 unità, bensì ai periodi successivi, cioè il [[Medioevo]] e l'età moderna. Studi recenti hanno, infatti, rivelato l'esistenza di un patrimonio letterario che conta oltre 18000 testi accertati, la maggior parte dei quali resta tuttora inedita.
 
=== Il latino oggi ===
Il latino è a tutt'oggi materia di studio nei [[Liceo|licei]] [[Liceo classico|classici]], [[Liceo scientifico|scientifici]], [[Liceo linguistico|linguistici]], [[liceo sociopsicopedagogico|sociopsicopedagogici]] italiani. Esiste una radio in [[Finlandia]] che trasmette in latino tutto il giorno. A [[Catania]], invece, il Circulus Latinus Catinensis è promotore di un telegiornale settimanale interamente in latino dal nome [http://xoomer.alice.it/cir_lat_cat/ Nuntii Latini Italici], che può essere visto e ascoltato sul web. Il latino è ancora lingua ufficiale della [[Santa Sede]], benché lo Stato della [[Città del Vaticano]] utilizzi come lingua corrente l'[[Lingua italiana|italiano]], riservando l'uso del latino ai documenti ufficiali.
 
Esistono proposte per rendere il latino lingua ufficiale per scopi amministrativi dell'[[Unione europea]] (e non solo), ciò avrebbe anche il vantaggio di non dare la preferenza ad una lingua che appartenga a qualche Stato.
 
I motti ufficiali dell'[[Unione europea]] e degli [[Stati Uniti d'America]] sono in latino: rispettivamente [[In varietate concordia]] e [[E pluribus unum]]. La [[Svizzera]], per evitare 'preferenze' fra le sue ''tre'' lingue ufficiali (e le sue ''quattro'' lingue nazionali) è ancora chiamata ufficialmente [[Confoederatio Helvetica]] (o ''Helvetia''), sebbene il latino in questo caso non sia utilizzato a scopi amministrativi.
 
== Dall'Indoeuropeo comune al Latino ==
 
Il latino, come altre lingue derivate dalla [[Indoeuropeo|lingua indoeuropea comune]], presenta nel corso della sua evoluzione storica svariati mutamenti fonetici e morfologici che ne hanno modellato la forma nel corso dei secoli.
 
== Voci correlate ==
* [[Locuzioni latine]]
* [[Grammatica latina]]
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
 
* {{cita libro|nome= Alfonso|cognome= Traina|wkautore=Alfonso Traina|titolo=L'alfabeto e la pronunzia del latino|annooriginale=1957|editore=Pàtron|città=Bologna|anno=2002|ed=5|id=ISBN 88-555-2637-5}}
* [[Enzo Mandruzzato]], ''Il Piacere del latino. Per ricordarlo, impararlo, insegnarlo'', Mondadori, [[Milano]] [[1989]]
* [[Enzo Mandruzzato]], ''I segreti del latino''. Mondadori, [[1991]].
* [[Moreno Morani]], ''Introduzione alla linguistica latina''. Lincom Europa, [[2000]].
* [[Cesare Marchi]], ''Siamo tutti latinisti''
* Lorenzo Ieva, "Il latino come lingua dell'Europa unita. Studio sul regime linguistico dell'U. E.", Napoli, Editoriale scientifica, 2009.
 
== Collegamenti esterni ==
* {{la}} [http://ephemeris.alcuinus.net Ephemeris], un giornale tutto in latino
* {{la}} [http://www.yleradio1.fi/nuntii/audi Nuntii], giornale radio in latino
 
[[Categoria:Lingua latina| ]]
[[Categoria:Lingue della Città del Vaticano|Latino]]

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