Conversione: differenze tra le versioni

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Il termine preferito dall' Antico Testamento per indicare l'atteggiamento della conversione è ''shub'', che letteralmente significa cambiare strada, tornare indietro. L'invito a conversione del deuteronomista è una parola di speranza per il popolo disperso in cammino verso la terra della promessa. "Se ti convertirai a ''Jhave'', tuo Dio e ubbidirai alla sua voce tu e i tuoi figli con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima allora ''Jhave'', il tuo Dio, farà ritornare i tuoi deportati, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo in mezzo a tutti i popoli" ({{pb|Dt|30,2-3}}).
 
Possiamo dire che l'Antico Testamento parla in diversi modi del perdono dei peccati. Il [[peccato]] è "perdonato, cancellato" ({{pb|Es|32,32}}), "espiato" ({{pb|Is|6,7}}), "gettato dietro le spalle" ({{pb|Is|38,17}}). Dice ad esempio il salmo 103{{pb|Sal|102,3}} che Egli perdona tutte le colpe e guarisce tutte le ferite {{passo biblico|Sal|102,3}}, non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe, come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono {{passo biblicopb|Sal|102,10-13}}.
Questa disponibilità di Dio al perdono non attenua la responsabilità dell'uomo e la necessità di un suo impegno di conversione, ma, come sottolinea il [[profeta]] [[Ezechiele]], se il malvagio si ritrae dalla sua condotta perversa il suo peccato non sarà più ricordato, egli vivrà ({{pb|Ez|18,19-22}}).

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