Avvenire: differenze tra le versioni

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'''''Avvenire''''' è un quotidiano a diffusione nazionale fondato nel [[1968]] a [[Milano]]. &Egrave; nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: ''[[l'Italia (quotidiano)|l'Italia]]'' di Milano e ''[[L'Avvenire d'Italia]]'' di [[Bologna]] (da cui ha mutuato il nome). <br/>
 
Il quotidiano si muove nel rispetto della dottrina della [[Chiesa cattolica]] ma in piena autonomia dalla gerarchia: infatti può prendere una sua posizione "per difendere e sostenere valori sulla base di motivazioni umane, morali, solide e profonde"<ref>«Linea del Quotidiano dei cattolici italiani ''Avvenire''», 14 febbraio 1970</ref>.<br/>
 
Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione [[chiesa cattolica|cattolica]]» nel senso che è un giornale fatto da [[cristiano|cristiani]] ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti.
 
== Storia ==
=== La fondazione ===
 
L'idea di una testata d'ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli [[anno|anni]] sessanta a [[Papa Paolo VI]]. Il pontefice, prevedendo l'evolversi dei tempi, giudicava ormai "indispensabile" uno "strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione"<ref>Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008</ref>.
Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un'idea dell'Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria.
 
Negli anni '60 esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano ''L'Italia'', che si pubblicava a Milano e ''L'Avvenire d'Italia'', di [[Bologna]]. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale. <br/>
 
Il progetto fu esaminato da una specifica commissione "Italia-Avvenire", che si riunì tra l'autunno e l'inverno del 1966. Nel [[1967]] si procedette alla fusione delle due società editrici, l'ITL di Milano e l'I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la '''Nuova Editoriale Italiana''' (NEI), con sede a Milano.
 
Nel novembre di quell'anno la [[Conferenza Episcopale Italiana]] (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d'indirizzo del nuovo giornale.<br/>
 
La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle [[diocesi]], raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l'opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale "aperta", e attento segno dei tempi<ref>Documento CEI del 3 novembre 1967 citato da Eliana Versace ne "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008</ref>»
''Avvenire'', nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano "ufficiale" della Chiesa perché così sarebbe risultato un doppione dell'[[Osservatore Romano]]. <br/>
 
La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di [[Vincenzo Cecchini]] (direttore del ''[[Giornale di Brescia]]'', già collaboratore di [[Alcide De Gasperi]]); [[Giorgio Vecchiato]] (direttore della ''[[Gazzetta del Popolo]]''); dell'esponente democristiano [[Guido Gonella]] e di [[Guglielmo Zucconi]], alla fine la scelta cadde su [[Leonardo Valente]], proveniente da ''[[Il Popolo]]''. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi.
 
Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un "Ufficio di promozione" appositamente per il quotidiano cattolico, la cui direzione venne affidata, per esplicita volontà del pontefice, a [[Carlo Chiavazza]], l'ultimo direttore de [[L'Italia]].
 
Nel [[1969]] Valente venne sostituito da [[Angelo Narducci]], proveniente anch'egli dal "Popolo". Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione<ref>Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008.</ref>.<br/>
 
Alla metà degli anni '70 Avvenire aveva allargato la propria presenza su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d'Italia. Nel [[1972]], infatti, era stato aperto un centro stampa a [[Pompei]], per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.
 
Negli anni settanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum sul divorzio ([[1974]]) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la "difesa dell'identità dei credenti". Il quotidiano doveva rappresentare "la coscienza critica dei cattolici impegnani nella sfera politica"<ref>Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008.</ref>. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel [[1975]]. Il giornale inoltre si schierava politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.<br/>
 
Durante il periodo della cosiddetta "Solidarietà nazionale" (1976-79), "Avvenire" mantenne una posizione critica verso la democrazia cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare.<br/>
 
Nel [[1978]] moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente "Avvenire" e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si conclude la prima fase della vita del quotidiano.<br/>
 
Nel [[1978]] moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente "Avvenire" e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si conclude la prima fase della vita del quotidiano.<br/>
Nel [[1980]] Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI).
 
=== Dagli anni novanta ad oggi ===
 
A partire dalla metà degli [[anni 1990|anni novanta]] - con la direzione di [[Dino Boffo]], "Avvenire" ha ampliato l'attenzione alla società civile e si è rafforzata la sezione dedicata al dibattito culturale.
 
 
=== Direttori ===
 
* [[Leonardo Valente]] ([[4 dicembre]] [[1968]] - [[18 ottobre]] [[1969]])
* [[Angelo Narducci]] ([[19 ottobre]] [[1969]] - [[30 aprile]] [[1980]])
 
== Dati di vendita ==
 
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{{Sezione accessoria|Note}}
 
<references />
 
{{Sezione accessoria|Voci correlate}}
 
* [[BolognaSette]], inserto domenicale di informazione dell'[[arcidiocesi di Bologna]]
* [[RomaSette]], inserto domenicale di informazione della [[diocesi di Roma]] e delle [[Sede suburbicaria|sedi suburbicarie]]
 
{{Sezione accessoria|Collegamenti esterni}}
 
*[http://www.avvenire.it/ Sito ufficiale]
* [http://www.popotusavvenire.it/ PopotusSito ufficiale]
* [http://www.avvenirepopotus.it/ Sito ufficialePopotus]
* {{da it.wiki|Avvenire|19243606}}
 
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