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Dopo il fallimento di alcuni colpi di mano tentati nel [[1302]], Dante, in qualità di capitano dell'esercito degli esuli, organizzò insieme a [[Scarpetta Ordelaffi]], capo del partito ghibellino e signore di [[Forlì]], un nuovo tentativo di rientrare a [[Firenze]]. L'impresa, però, fu sfortunata: il podestà di [[Firenze]], un altro forlivese (nemico degli [[Ordelaffi]]), [[Fulcieri da Calboli]], riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano.<br />
Dopo la prima esperienza forlivese, Dante si spostò in varie corti d'italia, fra cui [[Verona]].Ma infine, stanco e deluso, tornò a [[Forlì]] nel [[1310]]-[[1311]] ed ancora nel [[1316]] (data incerta, quest'ultima). Decise
Dante terminò le sue peregrinazioni a [[Ravenna]], dove trovò asilo presso la corte di [[Guido Novello da Polenta]], signore della città,<ref>
Tuttavia i rapporti con Verona non cessarono, come testimonia la sua presenza nella città veneta il [[20 gennaio]] [[1320]], ove si recò per discutere la ''[[Quaestio de aqua et terra]]'', ultima sua opera latina.
Morì a [[Ravenna]] il [[14 settembre]] [[1321]] di ritorno da un'ambasceria a [[Venezia]]. Passando dalle paludose [[Valli di Comacchio]] contrasse la [[malaria]].<br />
Venezia era all'epoca in attrito con Ravenna ed in alleanza con [[Forlì]]: gli storici pensano che sia stato scelto Dante per quella missione in quanto amico degli [[Ordelaffi]], signori di [[Forlì]], e quindi in grado di trovare più facilmente una via per comporre le divergenze.
I funerali, in pompa magna, vennero officiati nella [[Chiesa di San Francesco (Ravenna)|chiesa di San Francesco]] a [[Ravenna]], dove, sotto un portico laterale, venne posto il primo sarcofago del poeta. Intorno al sarcofago nel 1483 venne costruita una cella, su progetto dello scultore [[Pietro Lombardo]]; nel 1780 [[Camillo Morigia]], su incarico del cardinale legato [[Luigi Valenti Gonzaga]], progettò il tempietto neoclassico tuttora visibile. Per sottrarre i resti del poeta a un possibile trafugamento da parte dei fiorentini, i Francescani tolsero le ossa dal sepolcro, nascondendole dietro a una porta murata nel convento; questo episodio fece nascere la leggenda che la tomba fosse in realtà un cenotafio, ossia una tomba vuota. Le ossa furono rinvenute casualmente da un muratore durante i lavori di restauro del 1865, condotti in occasione del VI centenario della nascita di Dante, e quindi riportate all'interno del tempietto del Morigia.
== Opere ==
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