Triduo Pasquale: differenze tra le versioni

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Il ''Triduo'' va colto nella sua unità: le varie celebrazioni che si effettuano in esso non possono essere separate, ma vanno considerate come un'unica grande celebrazione che va dalla Messa "in coena Domini" del [[Giovedì Santo]] alla Domenica di Risurrezione. "Come la [[Passione di Gesù|passione]]-[[morte di Gesù|morte]] sono inscindibili dalla [[risurrezione di Gesù|risurrezione]], così il [[Venerdì santo]] è inscindibile dalla Domenica di Pasqua"<ref>{{autore|Matteo Ferrari}} ([[2010]]).</ref>.
 
L'unità del ''Triduo Pasquale'' è data, in senso [[liturgia|liturgico]] e [[teologia|teologico]], dall'antica [[celebrazione eucaristica]] che in esso idealmente si celebra, cioè quella della [[Veglia Pasquale]]. Nel [[Venerdì Santo|Venerdì]] e nel [[Sabato Santo]] non c'è celebrazione dell'eucaristia, perché la celebrazione eucaristica del ''Triduo'' è quella che si celebra nella Veglia Pasquale, unitamente agli altri sacramenti dell'[[iniziazione cristiana]]. È quindi la Veglia nella notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Risurrezione a fare da elemento unificante dell'intero triduo. Senza questo riferimento alla Veglia il mistero pasquale celebrato nel venerdì e nel sabato santo rimangono senza "chiave" interpretativa, ma anche la Domenica di Resurrezione sarebbe unicamente il [[ricordo]] di un evento prodigioso e non la celebrazione della risposta di [[Dio]] alla vita [[dono|donata]] del [[Figlio di Dio|Figlio]] [[obbedienza|obbediente]] fino alla [[morte]] di [[croce]].
 
Un secondo elemento, di tipo più specificamente rituale, segnala l'unità del ''Triduo Pasquale''. All'interno di esso troviamo il saluto di chi [[presidenza|presiede]] solamente all'inizio della Messa ''in coena Domini''; ugualmente, vi è una sola [[benedizione]] finale e un solo "congedo alla fine della [[Veglia Pasquale]]. Più in dettaglio:

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