Gesù: differenze tra le versioni

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* i quattro [[vangeli canonici]] ([[Vangelo di Matteo|Matteo]], [[Vangelo di Marco|Marco]], [[Vangelo di Luca|Luca]] e [[Vangelo di Giovanni|Giovanni]]). Secondo una parte degli storici tali scritti sono giunti alla forma attuale nella seconda metà del I secolo, dopo essere stati redatti in più versioni e preceduti da una decennale tradizione orale o di appunti scritti<ref>La datazione al I secolo è proposta dalla maggior parte degli studiosi cristiani. Vedi p.es. [[Bibbia TOB]] (1975-1976): Matteo 80-90 d.C. (p. 2175); Marco 65-70 (p. 2261); Luca 80-90 (p. 2317); Giovanni fine I secolo (p. 2414). Così anche [[Corrado Augias|Augias]]-[[Mauro Pesce|Pesce]], ''Inchiesta su Gesù. Chi era l'uomo che ha cambiato il mondo'', Milano, Arnoldo Mondadori, 2006, pp. 15-16.</ref>, mentre per altri avrebbero raggiunto la loro forma definitiva, sempre a seguito di diverse redazioni, solo intorno alla metà del II secolo<ref>Vedi [[Alfred Loisy]], ''Le origini del Cristianesimo'', 1964, p. 55-59; 161. Anche [[Ambrogio Donini|Donini]] (''Breve storia delle religioni'', Roma, Newton Compton, 1991) ipotizza una datazione tra il 70 e la metà del II secolo.</ref>. Raccontano dettagliatamente la vita pubblica di Gesù, cioè il periodo della predicazione negli ultimi anni della sua vita, mentre sulla sua vita privata precedente forniscono scarne informazioni. Rappresentano i principali documenti sui quali converge il lavoro [[ermeneutica|ermeneutico]] degli storici. In epoca moderna si sono sviluppate differenti correnti di pensiero circa l'effettiva attendibilità dei [[vangeli]] e la [[storicità di Gesù]];
 
[[File:Melozzo.jpg|300px|thumb|leftright|{{Autore|[[Melozzo da Forlì]]}}, ''[[Gesù Cristo]] risorto e angeli'' ([[1474]] - [[1477]]), affresco trasportato su tela; [[Roma]], [[Palazzo del Quirinale]])]]
 
* i [[vangeli apocrifi]]. Generalmente non sono accolti dagli studiosi come fidati testimoni del Gesù storico<ref>Cfr. [[Luigi Moraldi|Moraldi]] (a cura di), ''Tutti gli Apocrifi del Nuovo Testamento. Vangeli'', Piemme, 1994, p. 31: circa gli apocrifi, «il valore storico diretto [relativo cioè a Gesù e alla Chiesa delle origini] è, generalmente parlando, assai tenue, e il più delle volte nullo».</ref> (data la composizione tarda, a partire dalla metà del [[II secolo]], sono al più utili per ricostruire l'ambiente religioso dei secoli successivi a Gesù<ref>Cfr. [[Luigi Moraldi|Moraldi]], ''op. cit.'', p. 31: «[gli apocrifi permettono] un contatto diretto con i sentimenti, gli stati d'animo, le reazioni, le ansie, gli ideali di moltissimi cristiani d'Oriente e di Occidente, ci rivelano le tendenze, le correnti morali e religiose di moltissime chiese, o almeno di larghi strati di esse, completando, supplendo e a volte rettificando quanto ci è giunto da altre fonti».</ref>), anche per il genere letterario [[favola|favolistico]]-[[leggenda]]rio che contraddistingue gran parte delle loro narrazioni<ref>Cfr. Geno Pampaloni, ''La fatica della storia'', in Craveri, ''I Vangeli apocrifi'', 1969, pp. XIII-XXVIII, in particolare: «La materia narrativa [degli apocrifi] è assai ricca di colorito romanzesco, da antica fiaba popolare... il miracolo, come accade negli scrittori intimamente poveri di fantasia, è chiamato in causa di continuo, e si mescola quasi ingenuo lustrino al povero realismo degli scenari. È un miracolo che agisce con automatismo implacabile, penoso, senza altro significato che il suo stesso prodigio. Non ha accento spirituale, ma solo il peso, assoluto, del Potere» (p. XVII); «Dietro gli Apocrifi senti l'ansito grosso dell'approssimazione, l'impazienza della meraviglia, lo stupore di una fede che si confessa come un amore» (p. XXVII).</ref>. La loro testimonianza è variegata:
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