San Pietro: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
È improbabile che Pietro vi sia giunto nel [[42]], essendosi recato a Gerusalemme per il concilio. Secondo [[Lattanzio]] Pietro andò a Roma quando già [[Nerone]] era salito al trono,<ref>{{Autore|Lattanzio}}, ''De mortibus persecutorum'', II.</ref> dunque dal [[54]] in poi. Quel che stupisce inoltre è la mancanza di riferimenti a Pietro negli atti degli apostoli, che narrano anche la permanenza di Paolo a Roma e il suo non nominare l'apostolo nelle lettere ai Colossesi e a Filemone, nei quali ringrazia i compagni che lo sostengono a Roma.
 
Antiche tradizioni lo fanno ospite a casa del senatore [[Pudente]] (sulla quale oggi sorge la chiesa di [[Santa Pudenziana]], dove è conservata la tavola dove l'apostolo avrebbe celebrato l'[[eucaristia]]) e della casa, sull'[[Aventino]], di [[Santi Aquila e Priscilla|Aquila e Priscilla]] (la [[Chiesa di Santa Prisca (Roma)|chiesa di [[Santa Prisca]] è stata edificata sui resti della loro casa). Anche l'attuale [[Basilica di San Sebastiano fuori le mura|basilica di San Sebastiano]] fu venerata da tempi antichissimi come ''Domus Petri'' e un'iscrizione del [[Papa Damaso I|papa Damaso]] all'interno della chiesa attesterebbe che lì abitarono Pietro e Paolo. Ugualmente la [[Basilica di Santa Maria in Via Lata (Roma)|chiesa di Santa Maria in via Lata]] sorgerebbe proprio dove vi era una casa in cui abitarono Pietro, Paolo e Luca, che qui scrisse gli Atti degli apostoli. Si ricorda poi la località ''ad nymphas sancti Petri'', sulla [[via Nomentana]], presso il cimitero dell'Ostriano, dove secondo la tradizione l'apostolo battezzava i fedeli.
 
A Roma ebbe fine, secondo antiche tradizioni, lo scontro fra Pietro e il mago Simone di cui parlano anche [[Eusebio di Cesarea]] e [[Giustino di Nablus|Giustino]]. Secondo la loro testimonianza questi era giunto a Roma al tempo di [[Claudio]] e Pietro l'aveva seguito proprio per confutare le sue teorie.<ref>{{Autore|Eusebio di Cesarea}}, ''Historia Ecclesiastica'' II, 13-14.</ref> Eusebio sottolinea inoltre che Simone era noto per la sua vita immorale, famoso per i prodigi della sua magia, che gli conquistarono la fama del popolo che edificò in suo onore perfino una statua su cui era inciso "''Semoni Deo Sancto''".<ref>{{Autore|Giustino}}, ''I Apologia'', XXVI.</ref> Ancora oggi nella [[Basilica di Santa Francesca Romana|chiesa di Santa Francesca Romana]] si conserva una pietra con i solchi di due ginocchia, secondo la tradizione, quella su cui Pietro si inginocchiò pregando il maestro di fermare gli incantesimi dell'avversario.
40 980

contributi

Menu di navigazione