Sant'Ignazio di Antiochia: differenze tra le versioni

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L'unità da realizzare su questa terra da parte dei cristiani non è altro che un'imitazione, il più possibile conforme all’archétipo divino. In questo modo Ignazio giunge a elaborare una visione della Chiesa, che richiama da vicino alcune espressioni della Lettera ai Corinti di [[Clemente Romano]]. ''È bene per voi'', scrive per esempio ai cristiani di Efeso, ''procedere insieme d’accordo col pensiero del Vescovo, cosa che già fate. Infatti il vostro collegio dei presbiteri, giustamente famoso, degno di Dio, è così armonicamente unito al Vescovo come le corde alla cetra. Per questo nella vostra concordia e nel vostro amore sinfonico Gesù Cristo è cantato. E così voi, ad uno ad uno, diventate coro, affinché nella sinfonia della concordia, dopo aver preso il tono di Dio nell’unità, cantiate a una sola voce'' (4,1-2). E dopo aver raccomandato agli Smirnesi di non ''intraprendere nulla di ciò che riguarda la Chiesa senza il Vescovo'' (8,1), confida a Policarpo: ''Io offro la mia vita per quelli che sono sottomessi al Vescovo, ai presbiteri e ai diaconi. Possa io con loro avere parte con Dio. Lavorate insieme gli uni per gli altri, lottate insieme, correte insieme, soffrite insieme, dormite e vegliate insieme come amministratori di Dio, suoi assessori e servi. Cercate di piacere a Colui per il quale militate e dal quale ricevete la mercede. Nessuno di voi sia trovato disertore. Il vostro [[Battesimo]] rimanga come uno scudo, la fede come un elmo, la carità come una lancia, la pazienza come un'armatura'' (6,1-2).
 
Complessivamente siSi può cogliere nelle Lettere di Ignazio una sorta di dialettica costante e feconda tra due aspetti caratteristici della vita cristiana: da una parte la struttura gerarchica della comunità ecclesiale, e dall'altra l'unità fondamentale che lega fra loro tutti i fedeli in Cristo.
 
Di conseguenza, i ruoli non si possono contrapporre. Al contrario, l'insistenza sulla comunione dei credenti tra loro e con i propri pastori è continuamente riformulata attraverso eloquenti immagini e analogie: la cetra, le corde, l'intonazione, il concerto, la sinfonia. È evidente la responsabilità peculiare dei Vescovi, dei presbiteri e dei diaconi nell’edificazionenell'edificazione della comunità. Vale anzitutto per loro l’invitol'invito all’amoreall'amore e all’unitàall'unità. ''Siate una cosa sola'', scrive Ignazio ai Magnesi, riprendendo la preghiera di Gesù nell'[[Ultima Cena]]: ''Un'unica supplica, un'unica mente, un’unicaun'unica speranza nell’amore ... Accorrete tutti a Gesù Cristo come all'unico tempio di Dio, come all'unico altare: Egli è uno, e procedendo dall’unico Padre, è rimasto a Lui unito, e a Lui è ritornato nell'unità'' (7,1-2). Ignazio, per primo nella letteratura cristiana, attribuisce alla Chiesa l'aggettivo ''cattolica'', cioè ''universale'': ''Dove è Gesù Cristo'', egli afferma, ''lì è la Chiesa cattolica'' (Smirnesi 8,2). E proprio nel servizio di unità alla Chiesa cattolica, la comunità cristiana di Roma esercita una sorta di primato nell’amore: ''In Roma essa presiede degna di Dio, venerabile, degna di essere chiamata beata ... Presiede alla carità, che ha la legge di Cristo e porta il nome del Padre'' (Romani, prologo).
 
Ignazio è veramente il ''dottore dell’unità'': unità di Dio e unità di Cristo (a dispetto delle varie eresie che iniziavano a circolare e dividevano l'uomo e Dio in Cristo), unità della Chiesa, unità dei fedeli ''nella fede e nella carità, delle quali non vi è nulla di più eccellente'' (Smirnesi 6,1). In definitiva, ilIl ''realismo'' di Ignazio invita i fedeli di ieri e di oggi, invita noi tutti a una sintesi progressiva tra configurazione a Cristo (unione con Lui, vita in Lui) e dedizione alla sua Chiesa (unità con il Vescovo, servizio generoso alla comunità e al mondo). Insomma, occorre pervenire a una sintesi tra comunione della Chiesa all’internoall'interno di sé e missione-proclamazione del [[Vangelo]] per gli altri, fino a che attraverso una dimensione parli l’altral'altra, e i credenti siano sempre più ''nel possesso di quello Spirito indiviso, che è Gesù Cristo stesso'' (Magnesi 15).
 
La lettera di Ignazio ai cristiani di Tralli contiene un'esortazione valida ancora ai nostri giorni: ''Amatevi l'un l'altro con cuore non diviso. Il mio spirito si offre in sacrificio per voi, non solo ora, ma anche quando avrà raggiunto Dio ... In Cristo possiate essere trovati senza macchia'' (13).
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