Esercizi spirituali: differenze tra le versioni

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== I contenuti essenziali ==
 
La FIES ([[Federazione Italiana Esercizi Spirituali]]), nacque nel 1964. Pose fin dall’inizio come suo compito precipuo non soltanto la promozione e la diffusione dell’esperienza degli esercizi spirituali, secondo le indicazioni di svariati documenti del magistero, in particolare la [[Mens nostra]] di[[ Pio XI]] del [[20 dicembre]] del [[1929]]. Essa si prefisse anche lo scopo di individuare gli elementi essenziali degli esercizi, inquadrandone il problema, ricercandone il metodo, per proporre suggerimenti condivisi da tutti gli interessati a questo particolare servizio pastorale.
 
La necessità di una riconsiderazione degli esercizi alla luce del magistero conciliare e della rapidissima evoluzione ecclesiale-culturale si ebbe già nel [[1966]], a Loyola, dove vari specialisti della [[Compagnia di Gesù]] presentarono i risultati delle loro ricerche e delle loro indagini. Nel [[1968]] uscì il volume ''Los ejercicios de san Ignacio a la luz del Vaticano II''. Congreso internacional de Ejercicios, BAC, Madrid 1968, e la fondazione del CIS (''Centrum Ignatianum Spiritualitatis'').
 
La ricerca degli elementi essenziali degli esercizi in ambito FIES ha un punto forte di partenza nella relazione di P. Maurizio Costa SJ, tenuta nella [[casa perdi esercizi]] Madonna dei Laghi ad Avigliana (TO) il [[24 luglio]] del [[1969]], a cinque anni dalla creazione della FIES.
 
In questa ricerca del Costa, come anche in altri successivi interventi suoi e di altri studiosi, la forma formante dell’esperienza degli esercizi spirituali veniva individuata e condivisa. Forma formante che attingeva la sua ideazione soprattutto dall’esperienza carismatica di Ignazio di Loyola e trovava la sua forma informante ossia la sua definizione-descrizione di cosa sono gli esercizi, come forma sostanziata dell’esperienza stessa.
 
La definizione posta all’inizio delle finalità della FIES e come preambolo dello statuto fu: "La FIES promuove gli esercizi spirituali, intesi come una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una ''guida spirituale'', dona capacità di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita e alla sequela del Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo".
 
Nella definizione-descrizione degli esercizi spirituali, prendendone in esame le singole parti, si evidenzia anche la sua adattabilità o meno nei confronti di chi desidera vivere questa "forte esperienza di Dio" o è invitato a prendervi parte. Queste ricerche individuanti il nucleo fondamentale dell’esperienza degli esercizi sono state recepite dall’autorità ecclesiastica e da essa incoraggiate in più di una occasione, come ne fanno fede, tra l’altro, le udienze ed i messaggi pontifici in occasione delle assemblee nazionali della FIES.
 
===Abolizione degli esercizi spirituali ''coatti''===
 
 
Con la nuova sensibilità riguardo a questa "forte esperienza di Dio" si liquidava, una volta per sempre, almeno si sperava, la pratica plurisecolare degli esercizi "coatti", prevista ancora dalle norme canoniche precedenti all’ultimo Codice di diritto canonico,come leggiamo al can. 2313,1,5 del [[codice piano-benedettino]]. Secondo le stesse, gli esercizi spirituali, fatti ''spinte'' e non ''sponte'', erano visti come provvedimento amministrativo-paternalistico che portava con la sua inesorabilità disciplinare e tematica al ravvedimento, alla correzione dei costumi, per l’assoluzione di determinate censure, la cancellazione di determinati reati, al fine di una auspicata riabilitazione del soggetto e per riparare anche gli eventuali scandali arrecati.
 
===Le acute osservazioni di Gramsci===
 
 
[[Antonio Gramsci]] in ''Note dal carcere'' (scheda sull’[[Azione Cattolica]] in ''Quaderno'' n. 5. Nota n. 702.0/ pp. 67-68; n. Gerratana: n.133) prendeva appunti di un articolo, ''Come il popolo torna a Dio. L’Opera dei "Ritiri operai"'', apparso in [[Civiltà Cattolica]] del [[20 luglio]] del [[1920]], insieme ad altri titoli correlati. Annotava, dunque, che dal 1908 al ’29 l’Opera aveva raccolto nelle [[Leghe di Perseveranza]] di [[Roma]] e del [[Lazio]] più di 20.000 operai, molti dei quali convertiti di recente. Solo nel biennio '28-'29 erano stati praticati 115 ritiri chiusi con la partecipazione di circa 2200 operai. La Lega aveva in Roma 800 iscritti distribuiti in 34 centri; nel Lazio vi erano 25 sezioni della Lega con 12.000 iscritti. Constatava, infine, che le leghe di perseveranza tendevano a mantenere i risultati dei ritiri e ad ampliarli nella massa, creando una "opinione pubblica" attiva a favore della pratica religiosa, capovolgendo la situazione precedente nella quale la stessa era negativa o per lo meno passiva, o scettica o indifferente.
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