Purgatorio: differenze tra le versioni

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===Protestantesimo===
Le Chiese [[Protestantesimo|protestanti]] generalmente rifiutano del tutto la dottrina del Purgatorio basandosi sulle posizioni del loro fondatore. [[Martin Lutero]], infatti, aveva considerato "apocrifi" tutti quei testi sacri che andavano contro le sue [[95 tesi]]: fra di essi, per la loro importanza riguardo alla dottrina delle indulgenza, c'era proprio il Secondo libro dei Maccabei. Rifiutando in blocco la [[Tradizione]] della Chiesa, inoltre, non considerano le affermazioni dei Padri della Chiesa a supporto dell'esistenza del Purgatorio.
 
==Il mondo pagano==
La ragionevolezza dell'esistenza del Purgatorio era già stata compresa anche da [[Platone]]<ref> Articolo su ''[[Il Timone]]'' di [[Giacomo Samek Lodovici]], consultato [http://www.iltimone.org/index.php/component/content/article/1-ultime/2877-il-purgatorio-ne-parla-anche-platone on-line] </ref> ([[427 a.C.]] - [[347 a.C.]]), che aveva percepito la necessità di distinguere tre esiti dopo la morte: quello delle anime dei malvagi, quello delle anime degli morti perfettamente giusti e quello delle anime degli uomini che invece hanno bisogno di purificarsi per un certo periodo.
{{quote|Dunque, una volta [che gli uomini, dopo la morte sono] giunti al cospetto del giudice […], Radamente [uno dei giudici supremi in questo grandioso mito platonico], dopo avere fermata l’anima di ognuno, la osserva, senza sapere a chi appartenga; e, spesso, incontrata l’anima del Gran Re, o l’anima di un qualsiasi altro re o signore, non scorge nulla di sano in quell’anima, ma la vede frustata e piena delle cicatrici lasciate dagli spergiuri e dalle ingiustizie, segni che ogni sua azione impresse sull’anima, e vede tutte le storture lasciate dalla menzogna e dalla vanità, e non vede nulla di dritto, perché essa è cresciuta senza verità. E vede l’anima piena di sproporzione e bruttezza per colpa della licenza, della lussuria, della tracotanza e dell’intemperanza delle sue azioni. Ebbene, dopo averla vista, la spedisce con disonore dritta al carcere, dove, una volta giunta, deve subire le pene che le spettano.
Ebbene, a ogni uomo che sconti una pena, se questa gli sia stata giustamente inflitta, accade o di diventare migliore e di riceverne giovamento, o di diventare un esempio per gli altri, affinché gli altri, vedendolo patire le pene che gli tocca patire, per paura diventino migliori.
Coloro che traggono giovamento e che scontano la pena inflitta loro dagli dèi e dagli uomini, sono coloro che hanno commesso delle colpe sanabili. E il giovamento viene loro a prezzo di dolori e sofferenze, sia qui [nel mondo degli uomini], sia nell’Ade, perché non è possibile liberarsi dell’ingiustizia in altro modo|Platone,''Gorgia''}}
Questa opera è stata scritta intorno al [[524 a.C.|524]]-[[525 a.C.]].
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
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