Islam: differenze tra le versioni

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Per essere un "uomo dell'Islam" si deve possedere perfettamente la fede in questi principi ed esercitare il bene e la pietà (''birr''). Le parole "Islam" e "[[Salam]]" (pace) hanno la stessa radice consonantica e sono come fuse. L'Islam si configura quindi come "intima pace dell'uomo con Dio" e il ''mùslim'' (musulmano) è colui che si affida con pienezza al Signore. Questo fiducioso abbandono è manifestato dal credente assolvendo per quanto può ai doveri espressi dai cinque ''arkàn al-Islàm'', vale a dire i cinque "pilastri della fede islamica".
 
L'Islam non è soltanto una religione, nel senso tecnico del termine (cfr. il [[Lingua latina|latino]] ''[[Religione#Definizione|religio]]''), che si basi principalmente su un'intima persuasione di fede, ma è anche (e non secondariamente) un'ortoprassi, cioè una serie di azioni e comportamenti obbligatori. I comportamenti esteriori sono giudicati secondo la ''[[Shari'a]]'', la disciplina legale islamica, mentre per quelli interiori il solo giudice è Dio.<br> Ciò non toglie che, dopo un lungo e animato dibattito teologico durato quasi un secolo<ref>Il voler subordinare la fede alle opere fu la logica perseguita dagli [[Omayyadi]] per motivi essenzialmente politici e fiscali, al fine cioè di poter seguitare a percepire le imposte non-islamiche anche da chi - i [[mawla|mawālī]] - s'era invece convertito, pur senza aver ancora bene imparato le ritualità e le liturgie previste dall'Islam.</ref>, mirante a determinare se per potersi definire "musulmano" bastasse l'''imān'' (la fede) o se invece essa dovesse accompagnarsi o addirittura essere subordinata alle opere (''a‘māl'') la risposta è stata quella di dare assoluta preminenza alla prima, tant'è vero che per essere considerato a pieno titolo "musulmano" è sufficiente una seria ''[[Shahada|shahāda]]'', anche se un musulmano non potrà poi esimersi dall'esprimere coerentemente nei fatti della vita la profondità e la sincerità della sua fede.
 
Ciò non toglie che, dopo un lungo e animato dibattito teologico durato quasi un secolo<ref>Il voler subordinare la fede alle opere fu la logica perseguita dagli [[Omayyadi]] per motivi essenzialmente politici e fiscali, al fine cioè di poter seguitare a percepire le imposte non-islamiche anche da chi - i [[mawla|mawālī]] - s'era invece convertito, pur senza aver ancora bene imparato le ritualità e le liturgie previste dall'Islam.</ref>, mirante a determinare se per potersi definire "musulmano" bastasse l'''imān'' (la fede) o se invece essa dovesse accompagnarsi o addirittura essere subordinata alle opere (''a‘māl'') la risposta è stata quella di dare assoluta preminenza alla prima, tant'è vero che per essere considerato a pieno titolo "musulmano" è sufficiente una seria ''[[Shahada|shahāda]]'', anche se un musulmano non potrà poi esimersi dall'esprimere coerentemente nei fatti della vita la profondità e la sincerità della sua fede.
 
Questo di per sé eliminerebbe la necessità di parlare di un "[[Integralismo]] islamico", dal momento che l'Islam ha per definizione un approccio "integrale" alla realtà fenomenologica, senza alcuna separazione fra aspetti mondani e ultramondani. Si può invece a buon diritto parlare di "[[Fondamentalismo]]", inteso come metodologia per interpretare la lettera della Rivelazione coranica.
Se ognuno è sacerdote di se stesso e responsabile dei suoi errori. Il discrimine fra quanto è considerato consono all'Islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito dibattito fra esperti "dottori" ( ''[[Ulema|ʿulamāʾ]]'' ).
 
Esiste in materia un pluralismo di scuole giuridiche ([[Madhhab]]) e teologiche, con numerose diverse interpretazioni di una stessa fattispecie giuridica (salvo, ovviamente, l'impossibilità di discutere gli assetti dogmatici dell'Islam, che non sono contestabili, per non incorrere automaticamente nella condanna di ''kufr'' (infedeltà massima) che fa conseguire la qualifica di "eretico" (''kāfir'', pl. ''kāfirūn'').<br> Tutte le cosiddette "scienze religiose" ( ''ʿulūm dīniyya'' ) tendono alla formazione di un consenso maggioritario ( ''[[Ijma|ijmāʿ]]'' ) circa il modo d'interpretare il disposto [[Corano|coranico]] e [[Shari'a|sciaraitico]]. Tale consenso potrà comunque mutare nel tempo, in caso si esprima in tal senso una nuova maggioranza. Si parla di una vera e propria "polverizzazione" dei modi di giudicare della ''[[Umma]]'', divisa in numerose scuole teologiche e giuridiche, alle quali potrebbe aggiungere anche l'enorme differenziato panorama costituito dalle [[Tariqa|confraternite mistiche]], tanto che qualcuno ha proposto che, più che parlare di Islam, si dovrebbe parlare di "pluralità di Islam" (Islams in inglese).
 
Tutte le cosiddette "scienze religiose" ( ''ʿulūm dīniyya'' ) tendono alla formazione di un consenso maggioritario ( ''[[Ijma|ijmāʿ]]'' ) circa il modo d'interpretare il disposto [[Corano|coranico]] e [[Shari'a|sciaraitico]]. Tale consenso potrà comunque mutare nel tempo, in caso si esprima in tal senso una nuova maggioranza. Si parla di una vera e propria "polverizzazione" dei modi di giudicare della ''[[Umma]]'', divisa in numerose scuole teologiche e giuridiche, alle quali potrebbe aggiungere anche l'enorme differenziato panorama costituito dalle [[Tariqa|confraternite mistiche]], tanto che qualcuno ha proposto che, più che parlare di Islam, si dovrebbe parlare di "pluralità di Islam" (Islams in inglese).
 
== Culto ==

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