Papa Innocenzo III: differenze tra le versioni

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== Vita ==
=== Formazione ===
Era figlio di [[Trasimondo Conti]], conte di [[Segni]] e di Claricia, imparentata con la famiglia di [[papa Clemente III]]. Suo padre fu membro del famoso casato dei Conti, che alcuni genealogisti congiungono ai conti di Tuscolo ed addirittura alla ''gens Anicia''; alla stirpe dei conti di Segni furono legati da rapporti di parentela i pontefici [[Papa Gregorio IX|Gregorio IX]] ed [[Papa Alessandro IV|Alessandro IV]], alla loro discendenza appartiene [[Papa Innocenzo XIII|Innocenzo XIII]].
 
Dopo la morte di [[papa Alessandro III]], Lotario tornò a Roma, dove ebbe incarichi durante i brevi pontificati di [[Papa Lucio III|Lucio III]], [[Papa Urbano III|Urbano III]], [[Papa Gregorio VIII|Gregorio VIII]] e [[Papa Clemente III|Clemente III]], dal quale nel [[1190]] fu creato [[cardinale]] diacono. La sua carriera non fu interrotta nemmeno dall'ascesa al soglio pontificio di [[Papa Celestino III|Celestino III]] ([[1191]]-[[1198]]), benché i familiari di questo Papa, gli [[Orsini]], potessero considerarsi "nemici" dei conti di Segni; durante il suo servizio nella curia pontificia Lotario scrisse una delle sue opere più note: ''[[De miseria humanae conditionis]]'', detto anche ''[[De contemptu mundi]]''.
 
=== Elezione papale ===
Celestino III morì l'[[8 gennaio]] [[1198]]. Il giorno stesso si riunì il conclave e Lotario Conti venne eletto papa a soli trentasette anni; curiosamente il nome pontificale di ''Innocenzo'' non fu scelto dall'eletto, ma fu a lui imposto dal cardinale Graziano.
 
Sulla scelta di Lotario dovette pesare, oltre che la sua cultura, anche il suo spirito [[mistico]], manifestato nel trattato del ''[[De miseria humanae conditionis]]'' dove la miseria dell'uomo veniva contrapposta a una salvezza che può provenire solo dall'alto. Innocenzo III doveva rappresentare un solido caposaldo in grado di dare risposte al fiorire di [[ordine religioso|ordini]] e gruppi religiosi non sempre in linea con il magistero della chiesa (come i [[patarini]]). Ma il misticismo non era votato al ritiro dal mondo, bensì alla suo controllo, con il papato inteso come potere spirituale che era in grado di dirigere tutti gli altri poteri.
 
=== Controllo dell'aristocrazia romana ===
Il papato era in balia delle potenti famiglie romane che avevano con il [[Senato]] limitato notevolmente l'autorità pontificia.
 
Innocenzo III dimostrò subito che le cose erano cambiate. L'unico senatore in carica fu rimosso e sostituito da un uomo di sua fiducia. Tale azione che in passato avrebbe causato la rivolta della popolazione romana, in tale circostanza non ebbe nessun ostacolo. Poi sostituì i giudici che erano quasi tutti esponenti dell'aristocrazia romana, ponendovi uomini dell'amministrazione ecclesiastica. Emerse subito la concezione fortemente teocratica del pontefice, ancor prima della sua effettiva incoronazione avvenuta il [[22 febbraio]].
 
=== Politica temporale con l'Impero ===
[[Immagine:Inocenc III.jpg|thumb|left|180px|Papa Innocenzo III]]
Sul versante dell'Impero c'era il vantaggio che in quel momento il trono imperiale era vacante dalla morte di Enrico VI del Sacro Romano Imperatore nel [[1197]], e nessun successore era ancora stato individuato. Innocenzo III seppe usare l'autorità per riprendere il potere pontificio nell'Italia meridionale. Inoltre Innocenzo III richiese a [[Marcovaldo di Annweiler]] la restituzione della [[Romagna]] e della [[Marca anconitana|Marca di Ancona]] alla Chiesa, e usò le truppe pontificie per far sì che ciò si attuasse. In modo simile, i Ducati di Spoleto, [[Assisi]] e Sora vennero ripresi al tedesco Conrad von Uerslingen.
Innocenzo giocò un ruolo importante anche nella politica di Francia, Svezia, [[Bulgaria]], [[Spagna]] e, soprattutto, Inghilterra.
 
=== La quarta crociata ===
Una delle questioni più care a Innocenzo era la volontà di ricomporre lo [[Scisma d'Oriente]] del [[1054]], per conciliare i latini e greci. In questo senso egli prese più volte i contatti con Manuele Comneno, ma non rinunciò mai al [[primato di san Pietro]] impedendo di fatto la riconciliazione.
 
Nel [[1198]] Innocenzo iniziò la [[quarta crociata]], rivolgendosi ai cavalieri e ai nobili in Europa piuttosto che ai re (al tempo Riccardo I d'Inghilterra e Filippo II di Francia erano ancora in guerra e diversi principi tedeschi erano nemici del Papa). L'appello fu ignorato fino al 1200, quando nella Champagne venne finalmente organizzata una crociata che Venezia trasformò nel sacco di Zara del [[1202]] e [[sacco di Costantinopoli (1204)|di Costantinopoli]] del [[1204]], producendo la fittizia riunificazione delle Chiese greca e latina e la fine dello [[Scisma d'Oriente]]. In risposta Innocenzo scomunicò i veneziani di [[Enrico Dandolo]] ma, sebbene deplorasse i mezzi, accettò il risultato. L'esito della crociata in realtà non fece altro che acuire le incomprensioni tra cattolici e ortodossi, i quali non avrebbero mai perdonato il saccheggio di Costantinopoli durante il quale andarono perduti una quantità impressionante di preziose reliquie e tesori, in parte confluiti a Venezia come i famosi [[cavalli di San Marco]]. L'impero d'oriente fu spartito tra i crociati: a Venezia spettarono ''un quarto e mezzo'' (i tre ottavi) dei territori dell'[[Impero Romano d'Oriente|impero d'oriente]], tra cui Candia ([[Creta]]) e molte altre isole del [[Mar Egeo]]; a [[Baldovino I di Costantinopoli|Baldovino IX delle Fiandre]], importante feudatario francese, spettò invece la corona di imperatore.<ref>[[Franco Cardini]] e Marina Montesano, ''Storia Medievale'', Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, pag. 237 "Le terre che gli erano appartenute (all'imperatore Alessio) venivano così divise: per un terzo andavano a Baldovino conte di Fiandra, eletto dai capi crociati imperatore di un nuovo ''Impero latino di Costantinopoli''; per un terzo agli altri nobili crociati; e infine la restante parte ai veneziani, che si appropriavano delle isole greche e degli scali navali più importanti, assicurandosi così il monopolio dei traffici orientali dai quali, in particolare, venivano esclusi i loro odiati avversari genovesi."</ref>
 
=== Lotta alle eresie ===
[[Immagine:Giotto - Legend of St Francis - -06- - Dream of Innocent III.jpg|thumb|250px|''[[Sogno di Innocenzo III]]'', [[Basilica superiore di Assisi]]]]
Innocenzo fu uno strenuo avversario dell'eresia e le notizie che riceveva sul fronte della diffusione di movimenti ereticali erano allarmanti: i [[catari]] nel sud della Francia avevano fatto presa su gran parte della popolazione, dagli aristocratici ai ceti più umili, e l'assassinio del legato pontificio spazientì il papa che decise di ricorrere a un provvedimento inusitato. Contro gli eretici venne avviata una vera e propria [[crociata albigese|crociata]] (fino ad allora usata solo per combattere musulmani e pagani), sotto la guida di [[Simone IV di Montfort]]. I feudatari del nord della Francia furono ben lieti di rispondere all'appello, che li autorizzava a depredare e conquistare le ricche contrade del sud del paese, le più prospere del paese.
La crociata durò più a lungo del previsto, dal [[1209]] al [[1244]] (con la caduta dell'ultima piazzaforte sui [[Pirenei]], il [[castello di Montségur]]), ma ebbe un risultato di annientamento quasi totale dei catari, se si eccettuano alcuni focolai clandestini superstiti in [[Lombardia]] e in [[Toscana]]. Il prezzo pagato era però l'essersi assunti, da parte della Chiesa, la responsabilità di massacri di ferocia inaudita, che crearono il risentimento di intere popolazioni: Innocenzo, già deluso dall'esito della quarta crociata, ebbe una nuova preoccupazione. Solo gli esiti positivi della ''[[Reconquista]]'' in Spagna sembravano non aver tradito la parola "[[crociata]]". Il contrasto stridente era però a portata di tutti: l'eroe spagnolo contro i musulmani, il trionfatore della [[battaglia di La Nevas]] del [[1212]], [[Pietro II d'Aragona]], era rimasto infatti ucciso nella [[battaglia di Muret]], mentre cercava di difendere la città di [[Montpellier]] dalla furia dei crociati.
 
=== Gli ordini mendicanti ===
{{vedi anche|Ordini mendicanti}}
Nel [[1210]] Innocenzo III dette un primo assenso orale all'ordine [[Francescano]] e nel 1211 anche ai [[Guglielmiti]], inizialmente ordine eremitano, ma poi confluito anch'esso nell'alveo degli ordini mendicanti. Innocenzo aveva capito che l'insoddisfazione e i problemi dei ceti più umili erano facile preda dei predicatori, che senza molte difficoltà potevano diffondere movimenti ereticali in ampie fette della popolazione.
Innocenzo fu il primo a cambiare il tradizionale sospetto verso gli ordini popolari, iniziando una strategia di favore verso quelli che non mettevano in discussione l'autorità gerarchica ecclesiastica.
 
=== Il IV concilio lateranense e la quinta crociata ===
Nel novembre del [[1215]] Innocenzo convocò il [[IV concilio lateranense]] (il dodicesimo concilio ecumenico), che emanò settanta decreti di riforma. Tra questi venne definitivamente dichiarata la superiorità della Chiesa rispetto a qualunque altro potere secolare, quale unica depositaria della Grazia e esclusiva mediatrice tra Dio e gli uomini. Se da un lato si istituiva il tribunale dell'[[Inquisizione]] contro le eresie, dall'altro si incoraggiava la predicazione popolare legittimando gli [[Ordini mendicanti]].<ref>[[Franco Cardini]] e Marina Montesano, ''Storia Medievale'', Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, pag. 272 "In esso, la Chiesa fu definitivamente dichiarata un corpo superiore a qualunque potere secolare, la depositaria unica della Grazia, la sola possibile mediatrice fra Dio e gli uomini. Si introduceva l'Inquisizione come strumento di controllo, ma ci si preoccupava anche dell'istruzione dei fedeli incoraggiando la predicazione popolare e legittimando l'esistenza degli Ordini mendicanti. Era un programma energico e ardito, ai limiti del paradosso: da un lato, infatti, si voleva elevare la Chiesa fino a renderla intangibile rispetto a qualunque critica; dall'altro, s'intendeva portarla in mezzo ai cristiani, farla vivere con loro."</ref>
 
Si decise inoltre una crociata generale in [[Terra Santa]] (la [[quinta crociata]]): [[Gerusalemme]] era infatti sempre nelle mani dei musulmani.
 
=== La morte ===
Il concilio fu il trionfo di Innocenzo e anche il suo ultimo atto. Morì a [[Perugia]] il 16 luglio del 1216, fu sepolto nella [[cattedrale di Perugia|cattedrale]] di quella città, dove il suo corpo rimase fino a quando [[Papa Leone XIII]] lo fece trasferire nella [[basilica di San Giovanni in Laterano]], nel dicembre del [[1891]].
 
== Opere ==
*''[[De contemptu mundi]]'', conosciuta anche con il titolo ''[[De miseria humanae conditionis]]'';
*''[[De sacrosancto altaris mysterium]]'';
<references/>
 
== Bibliografia ==
*''Chiesa e stato nella dottrina di papa Innocenzo III.'', a cura di Michele Maccarrone, Roma: Ateneo lateranense, 1941
* ''Papa Innocenzo III. (1198-1216): un figlio della nostra Diocesi al vertice della Chiesa: alcuni aspetti della sua attivita e della sua dottrina'', atti delle Giornate di studio (Velletri, 28-29 ottobre 1998) a cura di Francesco Cipollini, Venafro 1999
*{{cita libro| Goffredo |de Villehardouin| La conquista di Costantinopoli | 2008|Testi e documenti | Milano| id= ISBN 978-88-7710-729-9}}
 
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.documentacatholicaomnia.eu/01_01_1198-1216-_Innocentius_III.html Opera Omnia]
*{{da it.wiki|Papa_Innocenzo_III|28363789}}
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