Monachesimo: differenze tra le versioni

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Mentre in tutto il mondo circostante infuria la tempesta barbarica, i monasteri benedettini creano un nuovo tipo di società basata, anziché sul concetto romano della proprietà privata, su quello cristiano della solidarietà collettiva.
 
I monaci coltivano le terre circostanti al monastero, od almeno le fanno coltivare dai propri coloni, difendendole dall'abbandono e dall'inselvatichimento. Attorno a loro, si raggruppano, in cerca di protezione, famiglie coloniche, che trovano rifugio all'ombra del convento.
Il monastero diventa così il centro di un piccolo mondo economico auto-sufficiente; anche i prodotti artigianali od industriali necessari alla sua esistenza vengono prodotti al suo interno da monaci o da servi ''ministeriales'' dipendenti dal monastero. Il sovrappiù della produzione viene posto in vendita; così, non di rado, attorno al convento sorge anche un centro di scambi commerciali, un mercato, una fiera. Proprio nel corso dell'VIII secolo, si ebbe nell'economia dell'Italia longobarda una accentuata tendenza alla formazione di immense proprietà fondiarie, concentrate nelle mani dei grandi signori laici o delle chiese. Parte cospicua di questa concentrazione della proprietà andò a vantaggio dei grandi monasteri benedettini, accrescendone l'importanza. In linea di principio, almeno, i beni degli enti religiosi erano inalienabili e gli abati dei monasteri erano spesso amministratori più capaci dei primitivi signori longobardi.
 
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