42 656
contributi
mNessun oggetto della modifica |
mNessun oggetto della modifica |
||
L'uso di {{Traslittera|παῖς|GrecoTr}} al posto di {{Traslittera|υἱός|GrecoTr}} per indicare [[Gesù]] rivela l'antichità del testo, in quanto la letteratura cristiana più antica indicava il [[Signore]] con il primo termine, che racchiude in sé sia il significato di [[servo]] (l'umanità), che quello di Figlio (divinità). L'aggettivo {{Traslittera|ἀγαπητός|GrecoTr}} equivale poi a indicare Cristo come il Figlio [[Unigenito]].
== Gli inizi della riflessione teologica ==
==== Origene ====
La teologia alessandrina raggiunge il suo massimo splendore con [[Origene]], figura di grandissima importanza in tutta la storia del pensiero cristiano
Come per il suo predecessore, l'esistenza di Dio e l'unicità di Dio<ref>Cfr. Origene, Contro Celso, 1, 23.</ref> sono verità che la ragione può cogliere a partire dalla bellezza del mondo e dalla tendenza naturale dell'anima a Dio<ref>Cfr. Origene, Sui principi, 1, 3, 1.</ref>. Quest'ultimo aspetto mette in evidenza la dimensione morale dell'uomo e l'esistenza di una legge naturale iscritta nel suo cuore<ref>Cfr. Idem, Contro Celso, 1, 4 e 8, 52.</ref>.▼
Come Clemente, Origene fonda il suo pensiero teologico sull'unicità di Dio : "Un solo Dio, creatore e ordinatore di ogni cosa, che ha tratto l'universo dal nulla, Dio di tutti i giusti fin dall'origine del mondo (...) Dio giusto e buono, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo, Autore della Legge e dei Profeti, del Vangelo e degli Apostoli, Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento."<ref>Cfr. Idem, Sui principi, 1, 4 (PG 11, 117).</ref> L'affermazione chiara dell'unicità di Dio si traduce nell'armonizzazione dei diversi Suoi attributi, anche quelli che sembrano opposti. Con estrema profondità, Origene individua nella bontà l'attributo nel quali si riunificano tutti gli altri: in quanto bontà sostanziale Dio è fonte di ogni altra bontà, in Lui Bontà ed Essere si identificano<ref>Cfr. Idem, Su Giovanni, 2, 7.</ref>. E proprio la bontà di Dio è la ragione della creazione e della redenzione, mentre il male non proviene da Lui, ma ha origine nella libertà umana<ref>Cfr. Idem, Contro Celso, 6, 55.</ref>.▼
Da un punto di vista teologico insiste sulla spiritualità di Dio: l'affermazione dottrinale è accompagnata da un fine lavoro esegetico, vero punto di forza di Origine molto competente da un punto di vista filologico, per mostrare che gli antropomorfismi usati dalla Scrittura rispondono alla necessità di usare un linguaggio che l'uomo possa comprendere e di ricorrere quindi ad immagini corporee, senza però che Dio coincida con le immagini stesse. Si nota qui come fin dall'inizio il lavoro teologico si fonda sull'approfondimento esegetico e sull'analisi filosofica dell'atto di conoscenza umano.▼
Dio è invisibile perché non è dotato di corpo materiale, per cui si distinguono il vedere, che caratterizza gli occhi umani, ed il conoscere, che avviene per via intellettiva. Tuttavia, anche se ci si può elevare alla contemplazione della Bellezza e Bontà originarie a partire dalla creazione, la conoscenza di Dio sarà sempre imperfetta e non si può raggiungere Dio come è in sé: "dopo aver respinto ogni suggerimento che in Dio esista qualche cosa di corporeo, diciamo in tutta verità che Dio è incomprensibile e che è impossibile conoscerlo, ma che sta al di sopra di ogni pensiero. E se possiamo pensare o comprendere qualche cosa di Dio, è necessario credere che sta al di là di tutto ciò che pensiamo di Lui (...)▼
Succede lo stesso con i nostri occhi; non possono guardare la natura stessa della luce, cioè il sole in sé stesso, ma vedendo il suo splendore e i suoi raggi che entrano dalla finestra, possiamo sospettare la grandezza della luce dalla quale ha origine questo splendore. Lo stesso succede con le opere della provvidenza divina."<ref>Idem, Sui principi, 1, 5-6.</ref>▼
Origene discute il mistero della libertà umana in relazione con gli attributi della onniscienza ed onnipotenza divine. Il fatto che Dio conosca gli atti futuri liberi non vuol dire che gli uomini siano obbligati a compiere ciò che egli ha deciso da sempre. Contro Celso, spiega come le profezie non si realizzano perché sono pronunciate, ma che, proprio al contrario, quegli eventi sono profetizzati perché accadranno: "Celso pensa che una cosa profetizzata accade proprio per essere stata profetizzata in virtù di una presenza. Ma noi non accettiamo questo e diciamo che il profeta non è causa dell'evento futuro, per il fatto di aver profetizzato che sarebbe accaduto; è piuttosto l'evento futuro, che sarebbe successo sia che fosse stato profetizzato o meno, la causa del fatto che il profeta, che lo conosce in anticipo, lo predice."<ref>Idem, Contro Celso, 20, 2.</ref>▼
A proposito dell'onnipotenza divina, Origene nega che Dio possa operare il male. Celso intende le affermazioni cristiane nella linea del potere e della forza senza freno: "certamente, secondo la nostra dottrina, Dio può ogni cosa, sempre che ciò che può non contraddica il suo essere divino, la sua bontà e la sua sapienza. Ma Celso, dando prova di non aver inteso in che senso si dice che Dio può ogni cosa, dice: non vorrà nulla di ingiusto, concedendo che Dio può anche ciò che è ingiusto, ma che non lo vuole. Noi, invece, affermiamo che, come ciò che per natura è dolce non può, per la sua stessa dolcezza, produrre nulla di amaro contro la sua sola proprietà, e come ciò che per natura illumina non può, per il fatto di essere luce, dare ombra, così nemmeno Dio può commettere un'iniquità; il potere di essere ingiusto ripugna alla sua divinità e ad ogni potere proprio della sua divinità."<ref>Ibidem, 3, 70.</ref> Origene afferma, così, l'impossibilità metafisica di operare il male da parte di Dio.▼
In ambito propriamente trinitario, l'Alessandrino segue lo schema di Ireneo, fondando le sue considerazioni sull'agire salvifico delle tre Persone divine: il Padre è il creatore ed il principio di ogni cosa; il Logos è il mediatore; lo Spirito Santo è presente ovunque ci sia santità<ref>Cfr. Idem, Sui principi, 1, 3, 5.</ref>. Si oppone ai modalisti, cioè a coloro che ritenevano le Persone divine solo modi diversi di rivelazione di un unico soggetto divino, precisando la "personalità" del Padre, del Figlio e dello Spirito e chiamandoli per la prima volta Trinità, con il termine greco trias<ref>Cfr. Idem, Su Giovanni, 10, 39 e 6, 33.</ref>.▼
▲Come per il suo predecessore, l'esistenza di Dio e l'unicità di Dio<ref>Cfr.
Particolarmente importante è la sua dottrina sulla seconda Persona: infatti, afferma chiaramente contro gli gnostici che il Figlio non procede dal Padre per un processo di divisione o di emanazione, ma per un atto spirituale<ref>Cfr. Idem, Sui principi, 1, 2, 6.</ref> e, dal momento che in Dio tutto è eterno, anche questo atto di generazione è eterno<ref>Cfr. ibidem, 1, 2, 4.</ref>. Per questo il Figlio non ha avuto un inizio temporale ed il Padre non è mai stato senza di Lui. In questo modo Origene si separa nettamente dalla linea teologica che porterà al subordinazionismo ariano, caratterizzato proprio dalle affermazioni opposte, ponendo invece le basi della dottrina sulla homousia del Padre e del Figlio che sarà formulata a Nicea<ref>Cfr. J. Quasten, Patrología, I, cit., 389-390; B. Studer, Dios salvador en los Padres de la Iglesia, cit., 136.</ref>.▼
Come [[San Clemente alessandrino|Clemente]], anche Origene fonda il suo pensiero [[teologia|teologico]] sull'unicità di Dio:
{{quote|Un solo Dio, [[creatore]] e ordinatore di ogni cosa, che ha tratto l'universo dal nulla, Dio di tutti i giusti fin dall'origine del mondo (...) Dio giusto e buono, [[Dio Padre|Padre]] di nostro [[Signore]] [[Gesù Cristo]], autore della [[Legge di Mosè|Legge]] e dei [[Profeti]], del [[Vangeli|Vangelo]] e degli [[Apostoli]], Dio dell'[[Antico Testamento|Antico]] e del [[Nuovo Testamento]].|Cfr. ''[[Sui principi (Origene)|Sui principi]]'', 1, 4: ''[[PG]]'' 11, 117}}
▲
In concreto, per Origene il Verbo è fondamentalmente il mediatore in quanto immagine, conoscenza e sapienza del Padre. L'Alessandrino non si riferisce, qui, a Cristo, che è ovviamente Mediatore, ma alla seconda Persona stessa della Trinità, il cui ruolo viene economicizzato, cioè fatto dipendere dalla dimensione rivelativa. In questo senso, il Verbo è eterno perché è la Sapienza di Dio e Dio non è mai stato senza Sapienza. E in essa sono stati presenti da sempre le idee divine della creazione del mondo, in modo tale che Essa è il senso e la ragione di tutto ciò che esiste, ovunque risplende la sua luce. Il mondo è così riflesso dell'eterno, ed in particolare l'uomo come creatura razionale nella quale brilla specialmente la luce del Verbo. In questo modo, la seconda Persona è mediatrice tra il Padre ed il mondo creato. Il punto essenziale è che Origene, pur affermando l'eternità del Verbo, lo considera Dio solo per partecipazione: dice, infatti, che solo il Padre è vero Dio – alethinòs autòtheos<ref>Cfr. Idem, Su Giovanni, 2, 2.</ref>. In questo senso, il Padre sarebbe trascendente rispetto al Verbo, che a sua volta trascenderebbe tutte le creature<ref>Cfr. J. Daniélou, Origène, cit., 253.</ref>.▼
▲Da un punto di vista teologico Origene insiste sulla [[spirito|spiritualità]] di Dio: l'affermazione dottrinale è accompagnata da un fine lavoro [[esegesi|esegetico
▲Dio è invisibile perché non è dotato di corpo materiale, per cui si distinguono il vedere, che caratterizza gli [[occhi]] umani, ed il [[conoscenza|conoscere]], che avviene per via [[intelligenza|intellettiva]]. Tuttavia, anche se ci si può elevare alla [[contemplazione]] della Bellezza e Bontà originarie a partire dalla creazione, la [[conoscenza di Dio]] sarà sempre imperfetta, e non si può raggiungere Dio come è in sé
Si noti che, in questo contesto subordinazionista, Origine riesce ad affermare con chiarezza la consustanzialità e la divinità dello Spirito Santo, parlando "della grande autorità e della dignità che possiede lo Spirito Santo in quanto essere sostanziale, così che il battesimo di salvezza non può realizzarsi se non per l'altissima autorità della Trinità, per l'invocazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in modo tale che il nome dello Spirito Santo è associato al Padre ingenerato e all'unico Figlio."<ref>Idem, Sui principi, 1, 3, 2.</ref> Solo il Logos rivela il Padre, al quale non si può arrivare se non per suo mezzo, ma nello stesso tempo si può conoscere il Figlio solo nello Spirito.▼
▲{{quote|Dopo aver respinto ogni suggerimento che in [[Dio]] esista qualche cosa di [[corpo|corporeo]], diciamo in tutta [[verità]] che Dio è incomprensibile e che è impossibile [[conoscenza di Dio|conoscerlo]], ma che sta al di sopra di ogni pensiero. E se possiamo pensare o comprendere qualche cosa di Dio, è necessario [[fede|credere]] che sta al di là di tutto ciò che pensiamo di Lui (...). Succede lo stesso con i nostri [[occhi]]; non possono guardare la natura stessa della [[luce]], cioè il [[sole]] in sé stesso, ma vedendo il suo [[splendore]] e i suoi raggi che entrano dalla finestra, possiamo sospettare la grandezza della luce dalla quale ha origine questo splendore. Lo stesso succede con le opere della provvidenza divina.
▲In sintesi, l'opera di Origene segna una svolta fondamentale nella riflessione trinitaria: con il suo bel greco e la sua competenza esegetica, mette i fondamenti di uno sviluppo dottrinale che porterà alla formulazione definitiva dei concili del secolo IV.
▲Origene discute il mistero della [[libertà]] umana in relazione con gli attributi della [[onniscienza]] ed [[onnipotenza]] divine. Il fatto che Dio conosca gli atti futuri liberi non vuol dire che gli uomini siano obbligati a compiere ciò che egli ha deciso da sempre. Nell'opera ''[[Contro Celso
A proposito dell'onnipotenza divina, Origene nega che Dio possa operare il [[male]]. Se Celso intende le affermazioni cristiane nella linea del potere e della forza senza freno, Origene afferma l'impossibilità metafisica di operare il male da parte di Dio:
▲
In ambito propriamente trinitario, l'Alessandrino segue lo schema di [[Sant'Ireneo di Lione|Ireneo]], fondando le sue considerazioni sull'agire [[salvezza|salvifico]] delle tre Persone divine<ref>Cfr. ''Sui principi'', 1, 3, 5.</ref>:
* il [[Dio Padre|Padre]] è il [[creatore]] ed il principio di ogni cosa;
* il ''[[Logos]]'' è il [[mediatore]];
* lo [[Spirito Santo]] è presente ovunque ci sia [[santità]].
▲
▲Particolarmente importante è la sua dottrina sulla seconda Persona:
A livello terminologico, però, l'esposizione non è ancora chiara, per cui appare nelle sue opere l'espressione ''deuteros Theos'', "Dio di seconda categoria", riferita al ''Logos''<ref>Cfr. ''Contro Celso'', 5, 39.</ref>. Tale espressione sarà ripresa dagli ariani, anche se in senso diverso. Di fatto la dottrina trinitaria di Origene contiene elementi subordinazionisti, anche se il suo pensiero non può essere considerato [[eresia|eretico]], perché ciò è dovuto semplicemente alla mancanza di mezzi espressivi e di approfondimento concettuale; la terminologia è ancora in fase di messa a punto.
▲
▲
== Dal IV secolo in avanti ==
|