Ascesi: differenze tra le versioni

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'''[[San Paolo]]''' insiste sul tema dell'allenamento e del combattimento spirituale: ({{pb|1Cor|9,24-27}}; {{pb|2Tim|2,3}}; cfr. anche {{pb|Eb|12,11-13}}). In San Paolo il termine ''ascesi'' compare nel paragone tra la pratica della vita cristiana e gli esercizi atletici ({{pb|Fil|3,13-14}} e {{pb|2Tm|4,7}}), e ''gymnazein'' compare in {{pb|1Tm|4,7-8}}; {{pb|Eb|5,14}} e {{passo biblico|Eb|12,11}}, (indicando la lotta spirituale). Oppone infatti tra loro la [[carne]] e lo [[Spirito Santo|Spirito]]: diverranno un argomento ascetico per definizione. Per ''carne'' egli intende non il corpo umano come tale, dato che è opera di Dio, destinato a diventare ''membra di Cristo'' e ''tempio dello Spirito Santo'', bensì intende ciò che tutto l'essere umano, corpo e anima, diventa quando si è separato da Dio: un istinto egoistico disordinato. Confronta {{pb|Rm|8,5-13}} e {{pb|Gal|5,13-25}}.
 
In modo simile '''[[San Giovanni Apostolo ed Evangelista]]''' oppone il ''mondo'' a Dio: per ''mondo'' intende non quello creato da Dio, ma quello ribelle a lui, quello che organizza tutto non in funzione dei piani divini, ma in sfruttamento della corruttibilità umana ({{pb|1Gv|2,15-17}}). Un mondo simile vuol affermare se stesso come assoluto, quindi spinge al godimento immediato e nega ogni [[trascendenza]]: per quel mondo tutto è di Cesare! Ecco perché San Paolo loda il celibato quale mezzo per una più libera fedeltà a Cristo ({{pb|1Cor|7,1-9; 7,25-38}}). Anche la povertà rende l'uomo più libero nei riguardi del mondo, e l'obbedienza ad altri lo rende libero dalla sua volontà egoista. Sono virtù ascetiche.
 
In questa prospettiva, nei secoli seguenti, cominciano a prendere tutto il loro significato i '''[[voto|tre voti monastici]]''' che rendono integralmente disponibili per Cristo. Non solo gli asceti del deserto, ma tutti i cristiani senza eccezioni devono tendere a sobrietà, castità e obbedienza: la differenza rispetto ai non-asceti non sta nel trascurare i consigli evangelici, ma sta nella loro pratica saltuaria anziché quotidiana. Anche il "[[laico]]" farà occasionalmente un'elemosina, digiunerà alcune volte all'anno, si imporrà periodiche astinenze sessuali praticando la castità matrimoniale, farà ogni tanto la volontà di parenti o amici invece di fare la propria: in tali situazioni, senza aver emesso "voti", il laico realizza una perfezione a lui possibile, e in questo è molto più vicino a Dio rispetto a un asceta che ha promesso penitenze quotidiane, ma che poi non le praticasse.
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