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Nell'esperienza mistagogica, cioè di iniziazione al ''mistero cristiano'', la persona celestiale che agisce insegna al percipiente a gioire come lei, a soffrire come lei, a desiderare come lei, ad amare come lei, in una frase: gli rapisce e gli affina personalmente il [[cuore]] e la mente. Quando la nostalgia di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio diventano incontro, esplode nell'uomo la gioia della salvezza ({{Pb|Gb|42,5}}). È una scuola soprannaturale di comunione a tu per tu (con una rarissima convenienza pedagogica di prodigi soprannaturali). Dopo una tale esperienza -o successione di "lezioni"- chi l'ha vissuta parla di sé stesso come di uno che è stato rimodellato energicamente dalla persona ultraterrena, la quale l'ha invitato a incarnare i suoi lineamenti spirituali. Il mistico non può fare altro: non riesce ad analizzare con logiche scientiste la propria esperienza, perché essa è inesprimibile (ineffabile) e comunica solo una luce che può essere intuita, tutt'al più, con il linguaggio poetico -perché esso si affida a cenni e simboli- come fece [[San Giovanni della Croce]].
Il mistico è una persona del tutto normale, con niente di vistoso o attraente che lo metta in evidenza e non è un cristiano più cristiano degli altri a motivo
== Le tappe del sentiero ==
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