Vangelo: differenze tra le versioni

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Il termine '''vangelo''' o '''evangelo''' è la traslitterazione dell’originale greco '''''euanghélion''''', aggettivo sostantivato che significa ''“buona"buona notizia"'' o ''“lieto"lieto annunzio”annunzio"'' e costituisce il soggetto-oggetto della predicazione del [[Cristianesimo]]: la ''“buona"buona notizia”notizia"'' è che il [[peccato]] e la [[morte]] sono stati vinti dal [[Cristo]] tramite la sua [[Passione di Cristo|passione]] e [[risurrezione]].
 
L’uso del termine al plurale ''“vangeli”"vangeli"'' indica, invece, gli scritti del [[I secolo]] d.C. redatti dagli [[apostolo|apostoli]] o da alcuni loro [[discepolo|discepoli]]. Il termine stesso “vangeli”"vangeli" appare per la prima volta in un’opera del filosofo e [[martire]] cristiano [[San Giustino|Giustino]] per indicare i libretti scritti (''Apologia I, 56,3 [[II secolo]] d.C.'').
 
A prima vista sembrano raccontare la storia di [[Gesù]]: certamente gli autori non hanno mai voluto redigere uno scritto biografico, ma piuttosto trasmettere gli avvenimenti precedenti la [[Pasqua]] alla luce della Risurrezione; e nello stesso tempo rendere testimonianza della “buona"buona notizia”notizia" ai loro contemporanei e alle generazioni successive.
 
== I quattro vangeli e la loro origine ==
 
== Gli autori ==
Quasi tutti concordano nell’attribuire la paternità dei primi tre vangeli a Marco. discepolo di Pietro e [[San Paolo apostolo|Paolo]], Matteo l’apostolo e Luca discepolo di Paolo, mentre per il quarto si è indecisi se identificare l’autore come l’apostolo fratello di Giacomo, il ''“discepolo"discepolo che Gesù amava”amava"'' ([[Vangelo di Giovanni|Gv]] {{passo biblico|Gv|13,23}}), o un altro personaggio molto rispettato nelle comunità dell’Asia Minore. Questa tesi, comunque, trova il favore di una parte minoritaria di studiosi, considerando anche che Giovanni l’apostolo, non nominandosi mai di persona nel suo scritto, pare abbia voluto mettere in tal modo la propria firma alla sua opera.
 
== I tre vangeli sinottici ==
 
=== La teoria delle due fonti nei vangeli sinottici ===
Per quanto riguarda le origini dei vangeli, nel secolo scorso ha assunto rilevanza la "teoria delle due fonti", condivisa da alcuni studiosi: essa riconosce una fonte unica per tutti e tre, mentre esisterebbe una seconda fonte (cosiddetta ''“fonte"fonte Q”Q"'' dal tedesco ''“Quelle”"Quelle"'') dalla quale hanno attinto Matteo e Luca nel redigere alcuni detti di Gesù non presenti in Marco. La tesi delle due fonti, comunque, non soddisfa tutti gli [[esegesi|esegeti]], per cui tuttora la questione rimane aperta. Inoltre, ognuno dei tre sinottici ha brani propri non presenti negli altri: la ''[[parabola del figliol prodigo]]'' (o ''del Padre misericordioso'') presente in [[Vangelo di Luca|Luca]] {{passo biblico|Lc|15,11-31}} non ha paralleli negli altri vangeli, così come il ''[[discorso della montagna]]'' in Matteo (capitoli {{passo biblico|Mt|5-7}}) è riportato solo in parte da Luca mentre è completamente assente in Marco, se non in piccoli brani sparsi nell’intero testo.
 
=== Il segreto messianico ===
Altro argomento che non ha riscontro nel quarto vangelo è il cosiddetto ''“segreto"segreto messianico”messianico"'': ogni qualvolta Gesù opera un [[miracolo]] o si manifesta nella sua [[divinità]] (episodio della [[Trasfigurazione di Gesù|Trasfigurazione]] capitolo {{passo biblico|Mc|9}} di Marco e stesso capitolo {{passo biblico|Lc|9}} di Luca e capitolo {{passo biblico|Mt|17}} di Matteo), impone ai miracolati o ai discepoli di non divulgare l'accaduto. In questo modo tutto il [[ministero]] terreno del Cristo viene visto come enigma che sarà decifrato solo dopo la Pasqua. Non è ancora chiaro perché gli autori abbiano insistito su questo aspetto, se sia stato solo uno schema teologico artificioso, una costruzione posteriore o il riflesso e l'espressione di un’unità [[cristologia]] originaria; probabilmente, la loro finalità era quella di dimostrare che tutta l'opera del Gesù terreno aveva senso solo se riletta alla luce della Risurrezione.
 
== Il quarto vangelo ==
Il vangelo di Giovanni, invece, evidenzia sempre l'autorivelazione di Gesù di fronte alle folle e ai suoi oppositori, come risulta evidente nell'uso dell'espressione ''"Io sono"'' che rimanda all’identificazione che [[Dio]] fa di se stesso a [[Mosè]] quando questi gli chiede di conoscere il suo nome: ''Mosè disse a Dio: “Ecco"Ecco io arrivo dagli [[Israeliti]] e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi"'' ([[Esodo]] {{passo biblico|Es|3,13-14}}). L’espressione ''"Io sono"'' ricorre oltre 30 volte in tutto il vangelo e, in particolare, al capitolo {{passo biblico|Gv|6}} viene usata apertamente per autoproclamarsi [[Figlio di Dio]].
 
Continuando l'analisi del vangelo di Giovanni, scritto verso la fine del I secolo, va detto che, al di là della polemica sulla sua paternità, sicuramente si distacca in modo inequivocabile dagli altri tre. Prima di tutto per la struttura stessa del testo che non si presenta come una semplice raccolta di detti e opere di Gesù, ma come una serie di piccole rappresentazioni teatrali con molti personaggi e lunghe dissertazioni [[teologia|teologiche]] sull'identità del [[Messia]] tra il [[Nazareno]] e i suoi più feroci oppositori: gli [[anziani]] del [[Tempio]] depositari della tradizione di Israele. Un altro elemento che distingue nettamente il quarto vangelo dagli altri è la mancanza della narrazione dell'[[Ultima Cena]] sostituita dall'episodio della [[lavanda dei piedi]]. Inoltre, in modo più evidente che nei sinottici, il vangelo di Giovanni è tutto imperniato attorno all' ''"ora di Gesù"'' realizzata tra la notte del [[Giovedì Santo|giovedì]] e la mattina del [[Venerdì Santo]] sul monte [[Golgota]].
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