Incarnazione: differenze tra le versioni

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La dottrina dell'incarnazione riflette sul farsi ''[[carne]]'' del [[Verbo]], ossia sulla [[spogliazione]] del [[Figlio di Dio|Figlio]], preesistente con il [[Dio Padre|Padre]], che assume le caratteristiche di finitudine.
 
Il [[Simbolo Niceno-Costantinopolitano]] spiega che la ragione e la [[finalità]] dell'incarnazione è stata la [[salvezza]] degli [[uomo|uomini]]:
 
{{quote|Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal [[cielo]], e per opera dello [[Spirito Santo]] si è incarnato nel [[seno]] della [[Verginità di Maria|Vergine]] [[Maria]] e si è fatto uomo.||Qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de caelis. Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est.|lingua=la}}
 
== Nella Bibbia ==
 
Il "farsi carne" evoca la grandezza della [[condiscendenza]] di [[Dio]]: il ''[[Logos]]'' ha acconsentito di far parte della povera condizione umana.
 
== Nella Tradizione della Chiesa ==
 
La [[cristologia]] della [[Chiesa]] antica è un tentativo di vedere nella maniera giusta l'incarnazione, allo scopo di salvaguardare la condizione reale dell'attività [[redenzione|redentrice]] di [[Cristo]], condizione che è racchiusa nel [[mistero]] della sua [[persona]].
 
I [[simbolo|simboli]] della [[fede]] parlano nello stesso senso di incarnazione e di umanizzazione del [[Figlio di Dio|Figlio]] in [[Maria]] [[Verginità di Maria|Vergine]] per opera dello [[Spirito Santo]].
 
[[Sant'Ireneo di Lione|Ireneo]] († [[202]]) è il primo a esprimere l'evento di cui parla {{pb|Gv|1,14}} con il termine [[lingua greca|greco]] ''sárkōsis''<ref>In ''[[Adversus haereses]]'', III 19,2.</ref>. Dato che nella [[Bibbia]] il termine "[[carne]]" indica tutto l'[[uomo]], cioè la sua costituzione e la sua situazione storica, l'<nowiki />''incarnazione del [[Lógos]]'' fu detta anche "umanizzazione di [[Dio]]".
 
Per ovviare alla falsa interpretazione degli [[arianesimo|ariani]] e degli [[apollinarismo|apollinaristi]], i quali sostenevano che Cristo avrebbe assunto solo la "carne" dell'uomo, intendendo per carne il [[corpo]] ed escludendo l'[[anima]] [[razionalità|razionale]], lo schema ''Lógos-sárx'' fu sempre più sostituito da quello ''Lógos-ánthrōpos''.
 
Un lungo e intenso lavorio portò comunque a precisare sempre meglio i concetti di [[natura]] e [[persona]]. Con la dottrina delle due nature di Cristo, il [[Concilio di Calcedonia]] ([[451]]) stabilì il criterio per la comprensione dell'incarnazione<ref>Calcedonia parla dell'unione tra natura divina e natura umana: le due nature sono presenti nell'[[ipostasi]] del ''Lógos'' divino "senza confusione, senza cambiamento, senza divisione". Per non allontanarsi dal dato [[rivelazione|rivelato]] tale dottrina, di carattere concettuale, va "riempita" e sostanziata con la [[cristologia]] [[Bibbia|biblica]] e con l'affermazione della finalità [[salvezza|salvifica]] dell'incarnazione.</ref>.
 
È dottrina costante che il [[Figlio di Dio]] assunse [[libertà|liberamente]] la [[natura umana]] per la nostra [[salvezza]]<ref>Cfr. ad esempio ''DS'' 3274.</ref>, per [[redenzione|redimere]] tutti gli uomini dai loro peccati:
 
{{quote|Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal [[cielo]], e per opera dello [[Spirito Santo]] si è incarnato nel [[seno]] della [[Verginità di Maria|Vergine]] [[Maria]] e si è fatto uomo.|[[Simbolo Niceno-Costantinopolitano]], ''[[DS]]'' 150|Qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de caelis. Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est.|lingua=la}}
 
Il [[magistero]] seguente riprese l'insegnamento di Calcedonia, precisando che l'incarnazione è opera di tutta la Trinità, e rilevando che ciò non impedisce di [[appropriazione|riferirla]] in modo particolare allo [[Spirito Santo]]. Hanno affermazioni in tal senso:
* il [[VI Concilio di Toledo]] ([[638]])<ref>''(Verbum); et cum tota cooperata sit Trinitas formationem suscepti hominis, quoniam inseparabilia sunt opera Trinitatis, solus tamen accepit hominem in singularitate personae, non in unitate divinae naturae, in id quod est proprium Filii, non quod commune Trinitati; nam si natura hominis Deique alteram in altera confudisset, tota Trinitas corpus assumpsisset, quoniam constat naturam Trinitatis esse unam, non tamen personam'': "e poiché tutta la [[Trinità]] collaborò alla formazione dell'uomo che fu assunto, poiché le opere della Trinità sono inseparabili, tuttavia solo il [[Verbo]] assunse l'uomo nella singolarità della persona, non nell'unità della natura divina, in ciò che è proprio del Figlio, non in ciò che è comune alla Trinità; infatti se tutta la Trinità avesse assunto il corpo, avrebbe confuso la natura di uomo e di Dio l'una nell'altra, poiché consta che la natura della Trinità è una, ma non è una la persona". ''[[DS]]'' 491.</ref>;
* l'[[XI Concilio di Toledo]] ([[675]])<ref>''Incarnationem quoque huius Filii Dei tota Trinitas operasse credenda est, quia inseparabilia sunt opera Trinitatis. Solus autem Filius formam servi accepit'': "È da credere anche che tutta la Trinità ha operato l'incarnazione di questo [[Figlio di Dio]], poiché le opere della Trinità sono inseparabili. Tuttavia solo il Figlio assunse la forma di servo". ''DS'' 535.</ref>;
* il [[XVI Concilio di Toledo]] ([[693]])<ref>''Angeli oraculum, cum Spiritum Sanctum superventurum in ea dicit, et virtutem Altissimi, qui est Dei Patris Filius, obumbraturum eam praemonuit, eiusdem Filii carni totam Trinitatem cooperatricem esse monstravit'': "L'annuncio dell'[[angelo]], quando dice che lo [[Spirito Santo]] sarebbe venuto su di essa, e preannuncia che l'avrebbe adombrata la potenza dell'[[Altissimo]], che è il Figlio di [[Dio Padre]], mostrò che tutta la Trinità cooperò alla carne dello stesso Figlio". ''DS'' 571.</ref>;
* il [[IV Concilio Lateranense]]<ref>''[..] Unigenitus Dei Filius Iesus Christus, a tota Trinitate communiter incarnatus'': "[[Gesù Cristo]] il Figlio [[unigenito]] di [[Dio]], incarnato per [un'opera] comune di tutta la Trinità". ''DS'' 801.</ref>;
 
Una identificazione della [[redenzione]] con l'atto dell'incarnazione, quale risulta specialmente dalla dottrina della [[divinizzazione]] dei [[Padri orientali]], rese a volte difficile stabilire con chiarezza il significato salvifico della [[morte di Gesù|croce]]. In questa cornice, nella [[liturgia]], la [[festa]] del [[Natale]] assunse un'importanza perlomeno uguale a quella della [[Pasqua]].
 
Nel [[medioevo]] si discusse se [[Dio]] divenne uomo solo a motivo della redenzione (così sostenevano i [[tomismo|tomisti]]), o se lo sarebbe divenuto ugualmente anche in assenza del [[peccato]] dell'[[uomo]] (così gli [[scotismo|scotisti]]).
 
L'[[illuminismo]], la [[critica]] della [[religione]] e la stessa [[teologia liberale]] considerarono l'incarnazione un [[mito]] di un [[Figlio di Dio]] discendente dal [[cielo]]. La scuola della storia delle religioni universalizzò il concetto di incarnazione, lo applicò a idee delle religioni orientali e contestò di conseguenza l'unicità e l'incomparabilità dell'incarnazione di Dio in Cristo, ritenendola solo un esempio patente di uno schema religioso diffuso.
 
== Nella devozione ==
 
La [[devozione]] cristiana porta i [[fedele|fedeli]] a recitare [[tre]] volte al [[giorno]] l'<nowiki />''[[Angelus]]'' per meditare l'incarnazione del [[Figlio di Dio]] e la collaborazione pronta di [[Maria]].
 
== Nel protestantesimo ==
 
Le diversità tra le [[professione di fede|professioni di fede]] [[cattolicesimo|cattolica]] e [[protestantesimo|protestante]] non toccano la sostanza dell'incarnazione. Tuttavia i riformatori inquadrano l'incarnazione nella loro concezione della [[salvezza]]:
* [[Lutero]], che propende per la cristologia [[scuola alessandrina|alessandrina]], la quale vede [[Gesù]] a partire dalla sua dimensione divina e, attraverso l'incarnazione, arriva alla sua umanità, insiste sull'aspetto dell'unione;
* [[Calvino]], che si orienta per la cristologia [[scuola antiochena|antiochena]], la quale vede Gesù a partire dalla sua umanità e, attraverso la [[risurrezione di Gesù|risurrezione]], arriva alla sua divinità, insiste invece sulla separazione.
 
In tutti i riformatori, poi, la natura umana non viene assunta come tale, per poi assumere anche, nel senso della rappresentanza, la [[colpa]] e la [[pena]] del [[peccato]], ma l'incarnazione è già assunzione della natura peccaminosa concreta: così [[Cristo]] è colpito al posto degli uomini dall'[[ira di Dio|ira]] e dalla [[maledizione]] di [[Dio]].
 
== Significato della dottrina ==
 
La dottrina dell'incarnazione ha un'importanza fondamentale per l'analisi del rapporto tra [[Dio]] e il [[mondo]]: a partire dall'incarnazione l'[[incontro]] con Dio nella [[Chiesa]], nella [[Parola di Dio|parola]], nei [[Sacramento|Sacramenti]], nella [[grazia]], ha sempre un carattere di riferimento al mondo; questo, con la sua [[creatura|creaturalità]] e [[materia|materialità]], non ci separa da Dio, ma ci unisce a lui.
 
Mediante l'incarnazione la [[creazione]], con la sua [[apertura]] e ricettività nei confronti di Dio<ref>La [[teologia]] chiama tale apertura e ricettività ''potentia oboedientialis''</ref>, diventa il mezzo della grazia per l'uomo. Ciò non significa [[gloria|glorificare]] in maniera ingenua il mondo, perché il ''[[Lógos]]'' ha preso su di sé anche il [[peccato]] quale opposizione a Dio e quindi anche la lacerazione del creato asservito alla [[colpa]], e mediante la [[morte di Gesù|croce]] e la [[risurrezione di Gesù|risurrezione]] l'ha inserito in un nuovo orizzonte fatto di [[speranza]] universale<ref>{{autore|[[Gerhard Müller]]}} ([[1990]]) 343.</ref>.
 
== Note ==

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