Libri dei Re: differenze tra le versioni

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ma ne ebbe anche altre: oltre la fine del grande documento davidico (Primo libro dei Re {{passo biblico|1Re|1-2}}), una descrizione del tempio, di origine [[sacerdote|sacerdotale]] (Primo libro dei Re {{passo biblico|1Re|6-7}}); soprattutto una storia di [[Elia]] composta verso la fine del [[IX secolo a.C.]], e una storia di [[Eliseo]] un po’ posteriore; queste due storie sono alla base dei cicli di Elia (Primo libro dei Re {{passo biblico|1Re|17}} – Secondo libro dei Re) e di Eliseo (Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|2-13}}). I brani sul regno di Ezechia in cui appare [[Isaia]] (Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|18,17-20,19}}) provengono dai [[discepolo|discepoli]] di questo [[profeta]].
 
Quando non si ha l’utilizzazione delle fonti, gli avvenimenti sono presentati secondo uno schema uniforme: ciascun regno è trattato separatamente e completamente, gli inizi e la fine del regno sono segnati con formule quasi costanti, dove non manca mai un giudizio sulla condotta religiosa del re. Tutti i re d’Israele sono condannati a causa del “peccato d’origine” di questo regno, la fondazione del [[santuario di Betel]]; tra i re di Giuda, otto soltanto sono lodati per la loro fedeltà in genere ai precetti di [[JHWH]]. Ma questa lode per sei volte è limitata dall’annotazione che “le alture non scomparvero”; solo Ezechiele èe Giosia ricevono una lode senza riserve.
 
Questi giudizi si ispirano evidentemente alla legge del [[Deuteronomio]] sull’unità del santuario. C’è anche di più: la scoperta del Deuteronomio sotto Giosia e la riforma religiosa che essa ispira sono il punto culminante di tutta questa storia, e l’intera opera è una dimostrazione della tesi del Deuteronomio, che è ripresa nel Primo libro dei Re {{passo biblico|1Re|8}} e nel Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|17}}: se il popolo osserva l’[[alleanza]] conclusa con [[Dio]], sarà benedetto; se la trasgredisce, sarà castigato. Quest’influsso deuteronomista si ritrova nello stile, ogni volta che il redattore sviluppa o commenta le sue fonti.
È verosimile che una prima redazione deuteronomista sia stata fatta prima dell’[[esilio]], prima della morte di Giosia a [[Meghiddo]] nel [[609 a.C.]], e la lode assegnata a questo re (Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|23}},{{passo biblico|2Re|25}}, eccetto le ultime parole) sarebbe la conclusione dell’opera primitiva. Una seconda edizione, egualmente deuteronomista, sarebbe stata elaborata durante l’esilio, dopo il [[562 a.C.]] se le si attribuisce anche la fine attuale del libro (Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|25,22-30}}), un po’ prima se la si fa terminare col racconto della seconda [[deportazione]] (Secondo libro dei Re {{passo biblico|2Re|25,21}}) che ha il tono di una conclusione. Si ebbero poi anche altre aggiunte, durante e dopo l’esilio.
 
I Libri dei Re devono essere letti nello spirito con cui sono stati scritti, come una storia di [[salvezza]].: l’ingratitudine del popolo eletto, la rovina successiva delle due frazioni della nazione sembrano mettere in scacco il piano di Dio; ma c’è sempre, a salvare l’avvenire, un gruppo di fedeli che non hanno piegato il ginocchio davanti a [[Baal]], un resto di [[Sion]] che si mantiene fedele all’alleanza. La stabilità delle risoluzioni divine si manifesta nella sorprendente permanenza della discendenza davidica, depositaria delle promesse [[Messia|messianiche]], e il libro, nella sua forma ultima, si chiude con la grazia fatta a [[Joiachìn]], come con l’aurora di una redenzione.
 
[[Categoria|:Antico Testamento]]
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