Incarnazione: differenze tra le versioni

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[[File:Piero di cosimo, incarnazione.jpg|thumb|right|350px|{{autore|[[Piero di Cosimo]]}}, ''[[Immacolata Concezione tra Santi (Piero di Cosimo)|Incarnazione di Cristo]]'' ([[1485]] - [[1505]]), olio su tavola; Firenze, Galleria degli Uffizi]]
 
{{quote iniziale|Riprendendo l'espressione di [[San Giovanni Evangelista|san Giovanni]] ("Il Verbo si fece carne": {{pb|Gv|1,14}}), la [[Chiesa]] chiama "incarnazione" il fatto che il [[Figlio di Dio]] abbia assunto una [[natura umana]] per realizzare in essa la nostra [[salvezza]].|''[[Catechismo della Chiesa Cattolica]]'', 461}}
In altre parole, ''in senso attivo'' il termine indica l'<nowiki />''azione'' di [[Dio]] che, nel [[seno]] [[purezza|purissimo]] di [[Maria Vergine|Maria]] [[Verginità di Maria|Vergine]], forma e unisce al [[Verbo]] una [[natura umana]] determinata; ovvero, ''in senso passivo'', il termine indica la mirabile e singolare unione della [[natura divina]] e della natura umana nell'unica [[Persona]] del Verbo<ref>{{autore|[[Pietro Parente]]}} ([[1951]]) c. 1745</ref>.
 
Il [[mistero]] dell'incarnazione appartiene al nucleo centrale del [[cristianesimo]]<ref>Cfr. la formulazione [[catechistica]] dei [[due]] [[misteri principali della [[fede]]:
# [[Unità di Dio|Unità]] e [[Trinità]] di [[Dio]]
# Incarnazione, [[Passione di Gesù|Passione]], [[Morte di Gesù]]|Morte]] e [[Risurrezione di Gesù|Risurrezione]] di Nostro [[Signore]] [[Gesù]] [[Cristo]]</ref>, ede indica realmente il fatto fondamentale della fede cristiana<ref name="Müller341" />.
 
La dottrina dell'incarnazione riflette sul farsi ''[[carne]]'' del [[Verbo]], ossia sulla [[spogliazione]] del [[Figlio di Dio|Figlio]], preesistente con il [[Dio Padre|Padre]], che assume le caratteristiche di finitudine.
== Nella Bibbia ==
 
Anche se alcuni [[teologo|teologi]] affermano che "già nell'[[Antico Testamento]] c'è una vera e propria incarnazione che implica l'intervento di [[Dio]] nella [[vita]] dell'[[umanità]], o più esattamente nella vita di un [[popolo eletto|popolo eletto]]"<ref>{{autore|[[Jean Galot]]}} ([[1984]]), p. 239. Galot riconosce comunque che questo impegno di Dio "differisce essenzialmente da quello della [[Nuova Alleanza]] perché non è ancora personale, come lo sarà nel [[Figlio di Dio]] fatto uomo".</ref>, è soltanto nel [[Nuovo Testamento]] che si può parlare propriamente di ''incarnazione''.
 
La dottrina dell'incarnazione comprende le enunciazioni sulla [[preesistenza del Verbo|preesistenza]]: esse non sono una retrotrasposizione progressiva delle affermazioni relative a Cristo, ma si riferiscono precisamente all'essere intratrinitario del ''[[Logos]]'' eterno prima dell'incarnazione.
=== In Paolo ===
 
[[San Paolo|Paolo]] vede in [[Gesù Cristo]] il [[Figlio di Dio|Figlio]] eterno di [[Dio]] ({{pb|Rm|1,3}}), che dal [[Dio Padre|Padre]] fu inviato nel [[mondo]], e che [[nascita di Gesù|nacque]] come [[uomo]], sottoposto alla [[Legge di Mosè|Legge]] ({{pb|Gal|4,4}}). Benché senza [[peccato]], egli portò la [[maledizione]] del peccato ({{pb|2 Cor|5,21}}); assunse la nostra [[povertà]], [[umiltà|umiliandosi]], per [[obbedienza|obbedire]] alla propria [[missione]] ({{pb|Fil|2,6-8}}). Egli fu [[esaltazione|elevato]] ({{pb|Rm|1,4}}; {{pb|Fil|2,9-11}}) e ci fa [[partecipazione|partecipare]] alla sua [[ricchezza]] divina. Lui, che esisteva nella forma di Dio, entrò nella forma della [[carne]], della [[creatura|creaturalità]] e della [[tentazione]]. Così facendo, portata a termine la sua opera, ci inserisce nel suo rapporto filiale con il Padre nello [[Spirito Santo]] ({{pb|Rm|8,29}}; {{pb|Gal|4,6-7}}).
 
All'interno di una [[cristologia]] a due stadi, l'incarnazione appartiene alla fase dell'abbassamento.
 
Soprattutto nelle [[lettere deuteropaoline]] si fa menzione della [[rivelazione]] di [[Cristo]] nella carne ({{pb|1Tm|3,16}}): esse spiegano l'incarnazione con il linguaggio della [[manifestazione]] ({{pb|1Tm|3,16}}; {{pb|2Tm|1,10}}; {{pb|Tt|2,11; 3,4}}). Parlano poi della sua esistenza presso Dio come sua [[immagine]], e di portatore della [[pienezza]] divina prima ancora della sua comparsa in veste d'uomo ({{pb|Col|1,15; 2,9}}; {{pb|1Cor|8,6}}).
 
La [[Lettera agli Ebrei]] presenta l'ingresso di [[Cristo]] nel [[mondo]] come un atto di [[obbedienza]] a [[Dio]], come un fare la sua [[volontà di Dio|volontà]], e si appoggia in questo al {{pb|Sal|40,8-9}} ({{passo biblico|Eb|10,5-7}}).
 
=== Nell'opera giovannea ===
Vale la pena di analizzare l'espressione "si è fatto [[carne]]" di {{pb|Gv|1,14}}:
* la scelta da parte dell'[[evangelista]] di usare il verbo "farsi" vuole anzitutto esprimere il realismo, in contrapposizione alle tendenze [[docetismo|docetismo]] già presenti a quel tempo: non si ha quindi un rivestimento esteriore, né si tratta dell'espressione di un [[mito]] riferito a una sfera astratta oppure solamente interiore alla [[coscienza]] umana, ma dell'assumere interamente e pienamente il modo di essere uomo;
* l'affermazione è relazionata a quanto il ''Logos'' era "in principio", "presso Dio" (v. {{passo biblico|Gv|1,1|1}}), e sottolinea l'avvenimento del suo ingresso nella storia, avvenimento che fonda il nuovo modo di essere dello stesso ''Logos'' "nella carne";
* il ''Logos'' che si fa carne non cessa per ciò stesso di essere ''Logos'';
* viene usato il termine "carne": [[San Giovanni Apostolo|Giovanni]] non usa qui la parola "uomo" (''ánthropos'' in [[lingua greca|greco]]), e ciò nonostante lo usi altrove<ref>Cfr. {{pb|Gv|4,29; 9,11; 19,5}}.</ref>, e la ragione di questa scelta risiede plausibilmente nell'idea soggiacente del ''[[basâr]]'' [[lingua ebraica|ebraico]]: "Egli intendeva significare espressamente che il Verbo ha fatto sua la condizione dell'uomo, precisamente in quanto l'uomo è [[terra|terrestre]] e strettamente legato nel suo essere al dominio del terrestre che è fragile, effimero ed essenzialmente distinto dal mondo [[cielo|celeste]] e [[spirito|spirituale]]"<ref>{{autore|[[Donatien Mollat]]}}, ''Le thème de Jesus-anthropos chez St. Jean'', in ''Introdution a l'étude de la christologie de Saint Jean'', [[Roma]] [[1970]], 17-32, citato da {{autore|[[Marcello Bordoni]]}} ([[1985]]) p. 642.</ref>.
 
"Farsi carne" vuol dire dunque assumere pienamente la condizione umana, accettare di [[nascita|nascere]], crescere, [[morte|morire]], partecipare a tutti gli stadi della vita umana nell'ambito della sua storia e dei suoi conflitti.
I [[simbolo|simboli]] della [[fede]] parlano nello stesso senso di incarnazione e di umanizzazione del [[Figlio di Dio|Figlio]] in [[Maria]] [[Verginità di Maria|Vergine]] per opera dello [[Spirito Santo]].
 
[[Sant'Ireneo di Lione|Ireneo]] († [[202]]) è il primo a esprimere l'evento di cui parla {{pb|Gv|1,14}} con il termine [[lingua greca|greco]] ''sárkōsis''<ref>In ''[[Adversus haereses]]'', III 19,2.</ref>. Dato che nella [[Bibbia]] il termine "[[carne]]" indica tutto l'[[uomo]], cioè la sua costituzione e la sua situazione storica, l'<nowiki />''incarnazione del [[Lógos]]'' fu detta anche "umanizzazione di [[Dio]]". Lo stesso Ireneo ha formulato quell'assioma [[teologia|teologico]] che da lì in poi "ha costituito quasi il pilastro fondamentale del pensiero [[patristica|patristico]] circa l'importanza essenziale dell'incarnazione per la [[salvezza]]. La [[Parola di Dio]], il [[Figlio di Dio|Figlio]], dice Ireneo, 'per [[amore]] illimitato è divenuto ciò che noi siamo, per farci divenire ciò che egli è' (''[[Adversus Haereses]]'' 5<ref>''[[PG]]'' 7,1120.</ref>)"<ref>{{autore|[[Marcello Bordoni]]}} ([[1985]]) 629-630.</ref>. Questo principio diviene in [[Sant'Atanasio|Atanasio]] († [[373]]) argomento fondamentale contro gli [[arianesimo|ariani]]: avrebbe giovato poco agli uomini sia se il Verbo non fosse il vero Figlio di Dio secondo la natura, sia anche se non fosse stata vera carne quella che egli ha assunto<ref>''[[Contra Arianos]]'', 2, 70; ''[[PG]]'' 26, 296e.</ref>. [[San Gregorio Nazianzeno|Gregorio Nazianzeno]] († [[390]] ca.) afferma in maniera più classica:
 
{{quote|Ciò che non è stato assunto non è stato [[salvezza|salvato]]; ma ciò che è congiunto con Dio, ciò è anche [[redenzione|redento]]|''Epistola'' 101<ref>''[[PG]]'' 37,181.</ref>}}
È dottrina costante che il [[Figlio di Dio]] assunse [[libertà|liberamente]] la [[natura umana]] per la nostra [[salvezza]]<ref>Cfr. ad esempio ''DS'' 3274.</ref>, per [[redenzione|redimere]] tutti gli uomini dai loro peccati:
 
{{quote|Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal [[cielo]], e per opera dello [[Spirito Santo]] si è incarnato nel [[seno]] della [[Verginità di Maria|Vergine]] [[Maria]] e si è fatto uomo.|[[Simbolo Niceno-Costantinopolitano]], ''[[DS]]'' 150|Qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de caelis. Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est.|lingua=la}}
 
Il [[magistero]] seguente riprese l'insegnamento di Calcedonia, precisando che l'incarnazione è opera di tutta la Trinità, e rilevando che ciò non impedisce di [[appropriazione|riferirla]] in modo particolare allo [[Spirito Santo]]. Hanno affermazioni in tal senso:
* il [[VI Concilio di Toledo]] ([[638]])<ref>''(Verbum); et cum tota cooperata sit Trinitas formationem suscepti hominis, quoniam inseparabilia sunt opera Trinitatis, solus tamen accepit hominem in singularitate personae, non in unitate divinae naturae, in id quod est proprium Filii, non quod commune Trinitati; nam si natura hominis Deique alteram in altera confudisset, tota Trinitas corpus assumpsisset, quoniam constat naturam Trinitatis esse unam, non tamen personam'': "e poiché tutta la [[Trinità]] collaborò alla formazione dell'uomo che fu assunto, poiché le opere della Trinità sono inseparabili, tuttavia solo il [[Verbo]] assunse l'uomo nella singolarità della persona, non nell'unità della natura divina, in ciò che è proprio del Figlio, non in ciò che è comune alla Trinità; infatti se tutta la Trinità avesse assunto il corpo, avrebbe confuso la natura di uomo e di Dio l'una nell'altra, poiché consta che la natura della Trinità è una, ma non è una la persona". ''[[DS]]'' 491.</ref>;
* l'[[XI Concilio di Toledo]] ([[675]])<ref>''Incarnationem quoque huius Filii Dei tota Trinitas operasse credenda est, quia inseparabilia sunt opera Trinitatis. Solus autem Filius formam servi accepit'': "È da credere anche che tutta la Trinità ha operato l'incarnazione di questo [[Figlio di Dio]], poiché le opere della Trinità sono inseparabili. Tuttavia solo il Figlio assunse la forma di servo". ''DS'' 535.</ref>;
* il [[XVI Concilio di Toledo]] ([[693]])<ref>''Angeli oraculum, cum Spiritum Sanctum superventurum in ea dicit, et virtutem Altissimi, qui est Dei Patris Filius, obumbraturum eam praemonuit, eiusdem Filii carni totam Trinitatem cooperatricem esse monstravit'': "L'annuncio dell'[[angelo]], quando dice che lo [[Spirito Santo]] sarebbe venuto su di essa, e preannuncia che l'avrebbe adombrata la potenza dell'[[Altissimo]], che è il Figlio di [[Dio Padre]], mostrò che tutta la Trinità cooperò alla carne dello stesso Figlio". ''DS'' 571.</ref>;
* il [[IV Concilio Lateranense]] ([[1215]])<ref>''[..] Unigenitus Dei Filius Iesus Christus, a tota Trinitate communiter incarnatus'': "[[Gesù Cristo]] il Figlio [[unigenito]] di [[Dio]], incarnato per [un'opera] comune di tutta la Trinità". ''DS'' 801.</ref>;
 
Una identificazione della [[redenzione]] con l'atto dell'incarnazione, quale risulta specialmente dalla dottrina della [[divinizzazione]] dei [[Padri orientali]], rese a volte difficile stabilire con chiarezza il significato salvifico della [[morteCrocifissione di Gesù|croce]]. In questa cornice, nella [[liturgia]], la [[festa]] del [[Natale]] assunse un'importanza perlomeno uguale a quella della [[Pasqua]].
 
Nel [[medioevo]] si discusse se [[Dio]] divenne uomo solo a motivo della redenzione (così sostenevano i [[tomismo|tomisti]]), o se lo sarebbe divenuto ugualmente anche in assenza del [[peccato]] dell'[[uomo]] (così gli [[scotismo|scotisti]]).
Giungendo all'articolo che dice "fu [[concezione verginale di Gesù|concepito]] di [[Spirito Santo]], [[nascita di Gesù|nacque]] da [[Maria]] [[Verginità di Maria|Vergine]]", sviluppa la trattazione nei nn. 456-483<ref>http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p122a3p1_it.htm</ref>.
 
Il ''Catechismo'' si chiede anzitutto ''Perché il Verbo si è fatto carne?'', e con il [[Credo niceno-costantinopolitano]] risponde: "Per noi [[uomo|uomini]] e per la nostra [[salvezza]]"; subito dopo precisa che l'espressione "per la nostra salvezza" significa:
* per [[riconciliazione|riconciliarci]] con [[Dio]];
* perché noi così [[conoscenza di Dio|conoscessimo]] l'[[amore]] di Dio;
* perché diventassimo "[[partecipazione|partecipi]] della [[natura divina]]" ({{pb|2 Pt|1,4}}).
 
Quindi esprime una definizione: "la Chiesa chiama '"incarnazione'" il fatto che il [[Figlio di Dio]] abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza" (n. 461), e porta come base [[Bibbia|biblica]] i testi di {{pb|Fil|2,5-8}} ed {{pb|Eb|10,5-7}}, che a sua volta cita {{pb|Sal|40,7-9}} secondo i ''[[LXX]]''. Ribadisce in maniera chiara che "la [[fede]] nella reale incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana" (n. 463).
 
La trattazione passa poi a spiegare il delle due natura in [[Cristo]], che è "vero Dio e vero uomo", precisandolo in relazione a varie [[eresia|eresie]] dei primi [[secolo|secoli]].
 
Infine spiega la modalità secondo cui il Figlio di Dio è uomo, e precisa la conformazione dell'[[anima]] di Cristo, della sua [[conoscenza umana di Gesù|conoscenza umana]], della sua [[volontà di Cristo|volontà]] e del suo [[corpo di Cristo|corpo]].
 
== Implicazioni pastorali ==
La dottrina dell'incarnazione ha un'importanza fondamentale per l'analisi del rapporto tra [[Dio]] e il [[mondo]]: a partire dall'incarnazione l'[[incontro]] con Dio nella [[Chiesa]], nella [[Parola di Dio|parola]], nei [[Sacramento|Sacramenti]], nella [[grazia]], ha sempre un carattere di riferimento al mondo; questo, con la sua [[creatura|creaturalità]] e [[materia|materialità]], non ci separa da Dio, ma ci unisce a lui.
 
Mediante l'incarnazione la [[creazione]], con la sua [[apertura]] e ricettività nei confronti di Dio<ref>La [[teologia]] chiama tale apertura e ricettività ''potentia oboedientialis''</ref>, diventa il mezzo della grazia per l'uomo. Ciò non significa [[gloria|glorificare]] in maniera ingenua il mondo, perché il ''[[Lógos]]'' ha preso su di sé anche il [[peccato]] quale opposizione a Dio e quindi anche la lacerazione del creato asservito alla [[colpa]], e mediante la [[morteCrocifissione di Gesù|croce]] e la [[risurrezione di Gesù|risurrezione]] l'ha inserito in un nuovo orizzonte fatto di [[speranza]] universale<ref>{{autore|[[Gerhard Müller]]}} ([[1990]]) 343.</ref>.
 
=== Nella devozione cattolica ===
 
La [[devozione]] cristiana porta i [[fedele|[[Fedele|fedeli]] a recitare [[tre]] volte al [[giorno]] l'<nowiki />''[[Angelus]]'' per meditare l'incarnazione del [[Figlio di Dio]] e la collaborazione pronta di [[Maria]].
 
Ugualmente, i fedeli [[contemplazione|contemplano]] il [[mistero]] dell'incarnazione nella recita dei [[Misteri gaudiosi]] del [[Rosario]], il [[lunedì]] e il [[sabato]].

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