Cantico dei Cantici: differenze tra le versioni

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{{Libro
|tipo = veterotestamentario
|titolo = Cantico dei Cantici
|immagine = Llyfr Caniad Solomon - Caerwynt.jpg
|didascalia = Lettera [[miniatura|miniata]] iniziale "O" del Cantico dei Cantici, ([[Bibbia]] della [[Cattedrale di Winchester]], foglio 270 32/W7/LC1.C.270B, [[XII secolo]]). <ref>La prima frase del testo latino del Cantico inizia con ''Osculetur me'' (Mi baci) {pb|Cant|1,2}}.Illustrazione miniata tipica per il periodo. Si tratta di un riferimento alla comune interpretazione del Cantico, in cui i due amanti sono intesi come raffigurante Cristo e la sua sposa, la Chiesa[http://ccat.sas.upenn.edu/~jtreat/song/270.html Lettere istoriate medioevali]</ref>
|titoloorig = שיר השירים (''shìr hasshirìm'')
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|quote brano = Forte come la [[morte]] è l'[[amore]], tenace come il [[Inferi|regno dei morti]] è la [[passione]]: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma [[Dio|divina]]!
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|categoria1 = Antico Testamento
|categoria2 = Bibbia
|categoria3 = Libri sapienziali
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}}
 
Il '''Cantico dei Cantici''' o semplicemente '''Cantico''' ([[lingua ebraica|ebraico]] שיר השירים, ''shìr hasshirìm''; [[lingua greca|greco]] {{traslittera|Ἀσμα Ασμάτων|GrecoTr}}; [[lingua latina|latino]] ''Canticum canticorum'') è un testo contenuto nella [[Bibbia]] [[religione ebraica|ebraica]] ([[Tanakh]]) e [[cristianesimo|cristiana]].
 
È scritto in [[lingua ebraica|ebraico]] e attribuito pseudoepigraficamente a [[Salomone]]. Secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in [[Giudea]] in epoca post-esilica ([[V secolo a.C.|V]] - [[III secolo a.C.]]) ada opera di un autore ignoto, forse sulla base di qualche testo più antico di epoca monarchica ([[X secolo a.C.]]).
 
È composto da [[otto]] capitoli contenenti poemi d'amore (con alcune implicite allusioni erotiche) in forma dialogica tra un [[uomo]] e una [[donna]]. La ragazza è una pastorella di [[Gerusalemme]] di nome Sulammita, mentre l'identità dell'amato può essere fatta coincidere o con lo stesso re [[Salomone]] o con un [[pastore]], vero amore della ragazza in procinto di sposare Salomone. La [[tradizione]] cristiana lo ha interpretato in senso allegorico, vedendolo in particolare come simbolo dell'amore tra [[Gesù|Cristo]] e la [[Chiesa]].
[[File:Moreau Cantico 1853.jpg|thumb|left|300 px|{{autore|Gustave Moreau}}, ''Cantico'', Digione, [[1853]].<br />La Sulammita viene molestata dalle guardie durante la sua ricerca dell'amato ({{passo biblico|Cant|5,7}}).]]
 
"Attorno al Ct si estende un vero e proprio pianeta poetico, religioso e socio-culturale, quello dell'amore che ha prodotto canti, usi, costumi, riti, arte".<ref>Ravasi, 45. Per la descrizione dei paralleli cfcfr. 45-60.</ref> L'esame di tali paralleli extrabiblici può avere implicazioni sia per quanto riguarda la composizione del testo (originalità, datazione) sia per quanto riguarda il suo significato (cultuale, matrimoniale, allegorico).
 
Tra i diversi paralleli può essere rilevata l'attenzione delle culture primitive per i culti della fertilità e la grande madre. In [[Cina]], nel ''Libro delle Odi'' (tra 1000-600 a.C.) sono presenti alcuni componimenti relativi all'amore, come la "Preghiera a Tchong". In [[India]] il ''Govinda-Gita'' ("Canto di Govinda"), attribuito a Jayadeva (metà XII sec.), descrive tra l'altro gli amori del dio [[Krishna]]. In questo testo, come in altri componimenti in lingua tamil, vi sono alcuni temi comuni al Ct che in passato hanno fatto ipotizzare una dipendenza diretta attraverso Mesopotamia e Arabia ancora all'epoca salomonica (così Clarke, Rabin, Brenner, Craigie, Mariaselvam), ma i temi e i termini comuni possono essere ricondotti all'identità transculturale del fenomeno dell'amore.
[[File:Dali Cantico 1971.jpg|thumb|right|300 px|{{Autore|[[Salvador Dalì]]}}, ''Cantico'', [[1971]]; "Baciami con i baci della tua bocca" ({{passo biblico|Cant|1,2}}).]]
 
Nella sua versione ebraica,<ref>Cfcfr. Ravasi, 37-38.</ref> il libro si compone di 8 capitoli, 117 versetti e 1250 parole ebraiche (lo 0,42% dell'intero AT). Il testo contiene 43 hapax (cioè termini presenti solo in Ct), che ne fanno il libro biblico dell'AT con la più alta ricorrenza di termini propri (Ct 6,60%, [[Libro di Naum|Na]] 4,78%, [[Libro di Abacuc|Ab]] 4,46%, [[Lamentazioni|Lam]] 4,41%). Il libro ci è pervenuto in buone condizioni<ref>Ravsi, 85.</ref> e non abbisogna di particolari modifiche o congetture al fine di ricostruire l'ipotetico testo originario ebraico, come invece spesso accade per altri brani biblici che hanno spinto masoreti ed esegeti moderni a proporre modifiche, tagli o aggiunte. Infatti nella IV grotta di Qumran sono emerse 12 righe di Ct sostanzialmente identiche al TM, e parimenti vicine sono le traduzioni (cronologicamente precedenti al TM come ci è perveunto) della [[LXX]], della [[Vulgata]], della [[Peshittà]].
 
Il vocabolario<ref>Ravasi, 80.</ref> mostra diversi aramaismi post-esilici ({{passo biblico|Cant|1,6.7.11.17;2,9.11.13;3,2.8;5,3;6,11;7,3;8,5}}), in particolare viene usata la she- premessa come pronome relativo, invece del tradizionale termine ''ashèr'' (caratteristica anche del tardivo [[Qoelet]]). Son presenti alcuni prestiti dal persiano, come ''nerèd'', "nardo" ({{passo biblico|Cant|1,12;4,13.14}}), ''pardès'', "giardino" ({{passo biblico|Cant|4,13}}), ''karkòm'', "zafferano" ({{passo biblico|Cant|4,14}}), '' 'egòz'', "noce" ({{passo biblico|Cant|6,11}}). È presente anche un probabile prestito dal greco, '' 'appiriòn'', "portantina nuziale" ({{passo biblico|Cant|3,9}}).
 
Quanto allo stile, "il suo tenore generale è di alto profilo e rivela una straordinaria sensibilità letteraria", e "per ottenere questo risultato il poeta del Ct ricorre a tutte le potenzialità tecniche della sua lingua".<ref>Ravasi, 93-95.</ref> L'analisi ritmica del testo poetico mostra prevalentemente un ritmo di accenti 3+2 (cfcfr. {{passo biblico|Cant|1,9}}), ma non manca il ritmo 2+2 ({{passo biblico|Cant|2,8.15;7,1}}), e più raro è il metro classico 3+3 ({{passo biblico|Cant|1,2.4}}) che talvolta arriva a 3+3+3 ({{passo biblico|Cant|1,3}}). Talvolta è presente l'inatteso 2+3 ({{passo biblico|Cant|1,12}}). Alcuni versetti sono caratterizzati da allitterazioni (ripetizione di suoni simili), come p. es. la shin ({{passo biblico|Cant|1,1}}), la a ({{passo biblico|Cant|8,6}}), la i ({{passo biblico|Cant|5,1}}). È presente talvolta la rima, p. es. -ot ({{passo biblico|Cant|2,7; 6,2}}), -im ({{passo biblico|Cant|2,15}}), -ti ({{passo biblico|Cant|1,9}}). Quanto ai mezzi stilistici, è presente il parallelismo in tutte le sue forme: sinonimico ({{passo biblico|Cant|2,5}}), antitetico ({{passo biblico|Cant|5,6}}), progressivo ({{passo biblico|Cant|4,8}}), numerico ({{passo biblico|Cant|6,8}}), nome-verbo ({{passo biblico|Cant|8,5}}), asimmetrico ({{passo biblico|Cant|2,12}}). Particolarmente presenti in Ct sono i ritornelli: cf, {{passo biblico|Cant|2,7;3,5;8,4}}; {{passo biblico|Cant|2,16;6,3;7,11}}; {{passo biblico|Cant|2,17;4,6;8,14}}; {{passo biblico|Cant|2,6;8,3}}. Sono presenti anche figure retoriche come il chiasmo ({{passo biblico|Cant|1,6}}), le iperboli ({{passo biblico|Cant|2,8-9}}), il merismo ({{passo biblico|Cant|4,16}}), la metonimia ({{passo biblico|Cant|5,16}}), la sineddoche ({{passo biblico|Cant|7,3}}).
 
==Autore ==
Il testo si presenta nell'incipit come opera del re [[Salomone]] ({{passo biblico|Cant|1,1}}), che indicherebbe una datazione al X sec. a.C. e una collocazione redazionale in Palestina. Tale convinzione è stata propria della tradizione ebraica e cristiana, ma l'esegesi moderna tende a collocarne la redazione in epoca post-esilica, attorno al IV sec. a.C. Le proposte di datazione sono però variegate:<ref>Cfcfr. Ravsi, 81-82.</ref>
 
* alcuni esegeti (Schökel, Lys, Pope, Gordis, Gottwald) rifiutano di proporre datazioni precise, limitandosi a considerare possibile una redazione tra l'epoca salomonica e quella persiana postesilica.
 
* l'epoca salomonica o immediatamente seguente ([[X sec.secolo a.C.]]) è l'attribuzione tradizionale e quella rivendicata da fondamentalisti e alcuni studiosi (Delitzsch, Segal, Gerleman, Rabin, Renan). Gli argomenti addotti sono l'esplicita attribuzione, i paralleli con la poesia amorosa tamil ed egizia, la citazione di [[Tirsa]] e [[Gerusalemme]] ({{passo biblico|Cant|6,4}}), capitali dei due regni dopo la secessione del [[933 a.C.]] D'altro canto, i prestiti linguistici persiani e greci presenti in Ct mettono in discussione tale antichità, e l'attribuzione deve tener conto del prestigio di cui godette Salomone, autore di numerosi componimenti ({{pb|1Re|5,12}}) che gli garantirono l'attribuzione pseudoepigrafa di diverse opere ([[Proverbi]], [[Qoelet]] e [[Libro della Sapienza|Sapienza]], oltre a Ct e altri testi apocrifi).
 
* l'epoca del [[primo tempio]] è proposta da alcuni studiosi, come Keel e Albtight (VIII-VI sec., con redazione definitiva nel VI-V) e Saviv ([[VIII sec.secolo]]). In tale caso sarebbero da negare influssi linguistici e stilistici greci.
 
* la convinzione più diffusa e divulgata colloca la redazione in epoca post-[[esilio di Babilonia|esilica]], cioè dopo il ritorno degli Ebrei in Palestina nel [[538 a.C.]] Per Joüon e Murphy il Ct non è stato scritto prima dell'esilio, Tournay e Robert indicano il [[450]]-400 a.C., Brenner parla di dinastia Achemenide ([[550]]-[[330]]), Schoville colloca la redazione finale nel [[400]] sulla base di testi precedenti, così anche Mariaselvam. Ravasi opta per questa opzione, negando materiali precedenti.<ref>"La nostra opzione è la più generica possibile, cioè post-esilica: gli aramaismi lo confermano, anche perché non sembrano accidentali e redazionali ma ben incastonati e, nel caso del relativo ''she-'', costanti. Gli arcaismi, compresa la selezione un po' esotica dei toponimi, sono frutto di uno stile raffinato, colto, degno di una lirica nobile com'è quella del Ct. Sono, quindi, più il prodotto di una cosciente operazione stilistica che non l'indizio di una determinata cronologia" (Ravasi, 83).</ref>
 
* l'epoca ellenista (dopo il [[330 a.C.]]) è indicata da diversi autori, che possono o meno ammettere l'esistenza di materiale precedente: Shafi, Heinevetter ([[III sec.secolo a.C.]]), Pouget e Guitton ([[285]]-[[220]]), Driver ([[247]]-[[221]]), Krinetzi e Bonora ([[III sec.secolo]]), Garbini ([[190]]-[[50]]).
 
Per completezza va segnalata l'ipotesi di Landy che, notando nel racconto la preponderanza della protagonista e il frequente ricorso al pronome "io" usato solo da lei, ipotizza per Ct una mano femminile.
 
== Contenuto ==
[[File:Carolsfeld Cantico 1860.jpg|thumb|right|400 px|Julius Schnorr von Carolsfeld, ''Cantico'', 1851-1860, illustrazione dalla Bibel in Bildner. "Come un melo tra gli alberi del bosco, così l’amatol'amato mio tra i giovani. Alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato" ({{passo biblico|Cant|2,3}}).]]
Quanto al contenuto, al centro di Ct "c'è l'amore umano, giovane e primaverile, che rimane tale anche nella tenerezza della coppia fedele e innamorata".<ref>Ravasi, 41.</ref> Nell'esame immediato del testo è assente una componente religiosa o spirituale, se si eccettua l'espressione "fiamma di YH" di {{passo biblico|Cant|8,6}}, dove può però indicare semplicemente una "grande fiamma". Anche se è attestata qualche ricorrenza del termine "sposa" ({{passo biblico|Cant|4,8-12;5,1}}), senza il corrispettivo maschile (presente invece ''dodi'', "amore mio"), "il tema dell'opera è l'amore, non il matrimonio [...] È l'amore in quanto tale, nella sua assolutezza, purezza e totalità, il cuore di Ct".<ref>Ravasi, 42, che cita Lys.</ref> Il tema della fecondità, segno esplicito di benedizione divina e componente fondamentale del matrimonio (cfcfr. pes. {{pb|Gn|1,28}}), è assente in Ct, come anche gli elementi centrali nel rito ebraico del padre e della dote.
 
La forma del testo è quella di un dialogo con diversi protagonisti: la ragazza, il ragazzo, il coro, i pastori, Salomone. Le esatte sequenze del dialogo non sono chiaramente delimitate dal testo ebraico, e traduzioni bibliche e commentari (p. es. [[Bibbia TOB]]) cercano di mettere ordine aggiungendo a margine, quasi in sorta di copione, l'indicazione dei protagonisti.
 
La ragazza viene contestualizzata genericamente, sembra essere una pastorella ({{passo biblico|Cant|1,8}}) di Gerusalemme. Il nome proprio "Shulammìt" compare solo in {{passo biblico|Cant|7,1}}, e non avendo altre ricorrenze esatte nell'AT ha dato origine a diverse interpretazioni:<ref>Ravasi, 532-533.</ref>
* può essere la forma femminile del nome Salomone, anche se ci si dovrebbe attendere Shelomìt ({{pb|Lv24,11;1Cr3,19}}, cf anche il neotestamentario Salomè). Così Goodspeed, Rowley e Ravasi;
* può essere riferito alla città di [[Shunen]], luogo di provenienza di [[Abisag]], concubina del re [[Davide]] ormai anziano ({{pb|1Re|1,1-4.14;2,13-25}}, cf anche {{pb|2Re|4,8}}). La differenza fonetica (Sunammita/Sulammita) si può appianare considerando l'oscillazione l/m/n, linguisticamente non rara, e nello specifico la cittadina nel medioevo era chiamata Solem, nell'arabo attuale Sulam. Così Eusebio, McCown, Dornseiff, Kuhn;
* ricorrendo a un'interpretazione simbolica, il nome evocherebbe la radice ''shalom'', pace, pienezza, abbondanza, perfezione, a indicare le qualità positive della ragazza del Ct. La stessa si definisce in {{passo biblico|Cant|8,10}} come colei che procura pace. Così già Aquila, Winandy, Robert, Tournay;
* può derivare dall'antico nome di Gerusalemme, Shalem ({{pb|Gen|14,18}}), e sarebbe dunque sinonimo di gerosolimitana. Così Segal;
* interpretando Ct in chiave mitica, il nome sarebbe sempre da ricondurre al concetto di pace, ma evocherebbe l'epiteto proprio di una qualche divinità femminile protagonista del dialogo ierogamico di Ct: la dea Ishtar (Erbt, Meek, Schmökel), la dea della guerra cananea Salmeinat/Salmanitu (Gaster), l'assira Shulmanìt (Albright), l'ugaritica 'Anat (Pope), l'egiziana Iside (Neuschotz de Jassy).
 
L'identità dell'amato, per il quale si usa spesso il titolo ''dodi'' (amore di me), è più controversa. Se si assume la tradizionale attribuzione al re Salomone del testo, che avrebbe la forma di un cantico nuziale, questi può essere fatto coincidere con l'amato in procinto di sposare la Sulammita, e l'epiteto ''dodi'' richiamerebbe un soprannome di Salomone, ''Iedidià'', "amato di YH" ({{pb|2Sam|12,25}}).
D'altro canto è possibile inquadrare il libro in un triangolo amoroso, col re Salomone che sta per sposare la pastorella ({{passo biblico|Cant|3,11}}) ma questa si sente legata al suo vero amore, pastore anch'egli, che ai suoi occhi appare come il vero re ({{passo biblico|Cant|1,4.12;7,6}}). In tal senso l'amato prenderebbe le distanze dagli amori facili e superficiali di Salomone ({{passo biblico|Cant|6,8-9;8,12}}).
 
La proposta di struttura e suddivisione del testo varia notevolmente tra i vari studiosi, risentendo in particolare delle questioni circa l'autore e l'origine del testo (autore unico vs. collazione di poemi precedenti).<ref>Ravasi, 83-92.</ref>
 
A favore dell'unicità compositiva si possono evidenziare parole, espressioni e formule ricorrenti in tutto il testo (p. es. la vigna; ''dodi'', l'amato di me; gli accenni a Gerusalemme; i ritornelli). Così optano per l'unità sostanziale dell'opera autori come Joüon, Robert, Feuillet, Tournay, Jacobi, Delitzsch, Pouget, Guitton, Lusseau, Murphy, Elliot, Ravasi. Altri autori invece sottolineano le fluttuazioni linguistiche e concettuali dell'opera, considerando Ct come una raccolta di eterogenei e precedenti carmi, unificati e armonizzati in sede di redazione definitiva: così per primo Teodoro di Mopsuestia, e in epoca moderna Dhorme, Eissfeldt, Bonora, Soggin, Buzy, Gerleman, Krinetzki, Loretz, Rudolph, Würthwein.
 
L'oscillazione dei vari studiosi tra i due poli estremi di tale continuum (tesi dell'unità vs. tesi antologica) rende ragione della vasta gamma di proposte circa la suddivisione delle sezioni del libro. Di seguito una sinossi delle varie proposte di suddivisione. Più autori per uno stesso numero indicano una proposta di suddivisione per sezioni non necessariamente coincidente. I numeri aggiunti (p.es +2) possono indicare prologo, epilogo, appendice.
 
* 2: Segal (1962);
* 4: [[Ruperto di Deutz]] ([[XII sec.secolo]]); Kessler (1957);
* 4+1: Heinevetter (1988);
* 4+2: Eliot (1989);
L'interpretazione letterale o naturale considera Ct come descrizione del rapporto nuziale uomo-donna, intendendo il testo come composto di diversi inni cantati nei matrimoni sullo stile del genere ''wasf''. Così Thilo, Bousset, Renan, Wetzstein, Budde, Buzy, Audet, Würthwein, Rudolph, Eissfeldt, Winandy. Sebastiano Castellion, amico di Calvino, definì il Ct come un "fine canto amoroso", ottenendo dal riformatore la scomunica e l'esilio da Ginevra.
 
Una chiave affine sottolinea, sulla base di {{passo biblico|Cant|5,2}} ("io dormivo ma il mio cuore era desto"), una dimensione onirica, per cui il libro non si rifarebbe ai riti nuziali ma sarebbe una sequenza di sogni d'amore. Così con Hug, Freehof, e in parte Lys.
 
È stata ipotizzata anche una chiave propriamente erotica e anche estranea al contesto matrimoniale (Haupt, Siegfried, Haupt, Wittekindt, Grossberg). Già Voltaire scriveva che "il Ct è certamente una rapsodia inetta e di poco conto ma contiene molta voluttà". Tendenza comune di questa "école voluptuense" è quella di cercare, quasi in maniera maniacale, allusioni erotiche e "doppi sensi" nelle parole di Ct (cfcfr. p. es. {{passo biblico|Cant|5,2.4-5}}).
 
===Interpretazione drammatica===
Una contestualizzazione storica più precisa lo vedrebbe come una descrizione di un triangolo amoroso tra Salomone, la Sulammita e un pastore suo fidanzato. Un paragone con qualche affinità che può essere citato è descritto in {{pb|1Re|2,13-25}}, dove Adonia, non umile pastore ma figlio di Davide e pretendente al trono al posto di Salomone, chiede a Betsabea di intercedere presso Salomone per sposare Abisag la Sunammita, l'ultima concubina di Davide. L'ipotesi di Ct come descrizione di un triangolo amoroso è avanzata da Renan, Waterman, Driver, Lusseau, Cazelles, Rolla, Schökel. Moulton fa coincidere Salomone con l'amato pastore, nel quale si sarebbe travestito per conquistare la Sulammita.
 
Una diversa contestualizzazione vedrebbe Ct come un epitalamio per le nozze tra Salomone e la "negroide" figlia del faraone, cfcfr. {{pb|1Re|3,1}} ([[Teodoro di Moptuestia]],<ref>Teodoro di Mopsuestia, ''Commento al Cantico'' (i frammenti pervenutici sono in PG 87,27-214).</ref> Tournay, Gordis).
 
===Interpretazione cultuale===
La scuola mitologica vede l'origine di Ct in precedenti culti ierogamici, dove cioè veniva descritto l'amore tra un dio e una dea, eventualmente incarnati dal re e dalla sacerdotessa. Si ha una certa varietà sulle proposte della coppia divina implicitamente descritta: prevalentemente ci si orienta ai cananei Tammuz-Dod e Ishtar-Shalmit (Erbt, Ebeling, Meek, Minocchi, Wittekindt, Ringgren, Schmokel, Kramer), ma anche agli egiziani Osiride e Iside (Neuscotz de Jassay), o agli ancora cananei Baal e Astarte (Haller).
 
Una curiosa interpretazione cultuale è offerta anche da Pope, che però non si rivolge a riti di fecondità né ai matrimoni ma ai funerali, dei quali Ct sarebbe stato un canto funebre sulla base in particolare di {{passo biblico|Cant|8,6}}: "forte come la [[morte]] è l'amore, tenace come gli inferi la gelosia".
 
===Interpretazione midrashica===
Sempre nel contesto ebraico e alla ricerca di un'allegoria spirituale, il filosofo ebreo Abrabanel vedeva come protagonisti di Ct il re Salomone e la Sapienza, mentre Kuhn vi vede genericamente il discepolo e la Sapienza.
 
Nella liturgia ebraica, a partire dal V-VI sec., Ct è diventata la ''meghillà'' (rotolo) propria della festa di Pasqua (cfcfr. anche l'associazione Rt Pentecoste, Qo Capanne, Lam per il [[9]] Av, Est Purim). È ipotizzabile l'aggancio allegorico tra YHWH-sposo e Israele-sposa, ma anche elementi contingenti come:<ref>Ravasi, 781-782.</ref> la celebrazione dei matrimoni nel periodo pasquale (Bentzen); l'atmosfera primaverile di Ct (Wittekindt, Eissfeldt, Weiser, Lys), l'accenno alla cavalla del faraone di {{passo biblico|Cant1,9}} (Di Sante).
 
===Interpretazione allegorica cristiana===
[[Immagine:Czestochowska.jpg|thumb|right|300 px|La Madonna nera di Częstochowa, esempio delle iconografie mariane ispirate da {{passo biblico|Cant1,5-6}}.]]
Nel NT non sono presenti evidenti citazioni di Ct, e i pochi esegeti che invece ne sono convinti (cfcfr. Schlier, Feuillet, nell'antichità Teodoro Studita) sottolineano i passi relativi al simbolismo nuziale dei vangeli (p. es. {{pb|Mt|9,15}} pp.) o all'allegoria Cristo-Chiesa in Paolo ({{pb|Ef|5,21-23}}) o al tema delle nozze dell'agnello in Apocalisse ({{pb|Ap|19,7;21,2.9.10; 22,17}}).
Con l'eccezione dell'approccio leteralista di Teodoro (cfcfr. sopra), nella tradizione cristiana il Ct è stato variamente considerato come allegoria di un qualche significato o realtà spirituale. In filigrana vi può essere la preoccupazione di neutralizzare la carica erotica del testo. Questi gli ambiti interpretativi (talvolta in alcuni padri sono presenti più interpretazioni in maniera complementare):
* Cristo-Chiesa: [[Ippolito di Roma]],<ref>Ippolito di Roma, frammenti, PG 23,767.</ref> [[Origene]],<ref>Di Origene ci sono pervenuti i frammenti di un commento (PG 13,61-216), due omelie (PG 13,37-58; PL 23, 1175-1196) e alcuni ''scholia'' a lui attribuiti (PG 17,253-278; 13,36). L'interpretazione ecclesiale è presente in particolare nelle omelie.</ref> [[Efrem Siro]],<ref>Efrem Siro, ''Inni del paradiso'' 9; ''Inni sulla verginità''.</ref> [[Epifanio di Salamina]],<ref>Epifanio di Salamina, cit. in Ravasi, 404-405.</ref> [[Gregorio di Elvira]],<ref>Gregorio di Elvira, ''Tractatus de Epithalamio, PL Supplementum I, 473-514.</ref> [[Filastrio da Brescia]],<ref>Filastrio da Brescia, ''De haeresibus'' 135, PL 12,1267-68.</ref> [[Girolamo]],<ref>Girolamo, ''Interpretatio homiliarum duarum Origenis in Canticum'' (PL 23, 1117-1144), oltre ad accenni in 22 delle sue 154 lettere (cfcfr. in particolare lettera 22).</ref> [[Teodoreto di Ciro]],<ref>Teodoreto di Ciro, ''Explanatio in Canticum canticorum'' (PG 81,27-214). </ref> [[Filone di Carpasia]],<ref>Filone di Carpasia, ''Commento al Cantico dei cantici'' (frammenti in PG 40,27-151).</ref> [[Aponio]],<ref>Del commento al Ct di Aponio (Apponius), dove estende l'esame anche alla sinagoga, ci sono pervenuti il ms della Boblioteca centrale di Roma e quello della Biblioteca ambrosiana di Milano.</ref> [[Giacomo di Sarug]],<ref>Giacomo di Sarug, omelie ''memre''.</ref> [[Giusto di Urgel]].<ref>Giusto di Urgel, commento in PL 67,963-994.</ref> Anche Von Herder trova allegorie di stampo ecclesiologico: il vino è il sacramento eucaristico, le volpi sono gli eretici...
* Cristo-anima: [[Cirillo di Gerusalemme]],<ref>Cirillo di Gerusalemme, ''Catechesi battesimali'' 3; 13; 14; 15; 17; ''Mistagogica'' 2.</ref> [[Ambrogio]],<ref>Ambrogio, ''De sacramentis'' 4,5; 5,5-11.14-15; 6,6; ''De mysteriis''; ''De Isaac''; ''Expositio psalmi 118; ''De virginitate''.</ref> [[Gregorio Magno]],<ref>Gregorio Magno, ''Omelia 34 sui vangeli'', PL 76,1282.</ref> [[Origene]],<ref>Cfcfr. sopra, l'interpretazione mistico-personale è presene in particolare nel commento.</ref> [[Gregorio di Nissa]],<ref>Gregorio di Nissa ha dedicato a Ct 15 omelie, PG 44,775-1120.</ref> [[Girolamo]],<ref>Cf sopra.</ref> [[Guglielmo di Saint-Thierry]],<ref>Guglielmo riprende in diverse opere le intuizioni di Ambrogio: ''Commento alle opere di sant'Ambrogio'' (PL 15,1947-2060); ''Expositio altera super Cantica canticorum'' (PL 180, 474-546); il florilegio dedicato a Guglielmo da Gregorio Magno (PL 180,441-474).</ref> [[Teodoreto di Ciro]],<ref>Cfcfr. sopra.</ref> [[Procopio di Gaza]],<ref>Procopio di Gaza, frammenti di omelie in PG 87,1745-1780.</ref> [[Bernardo di Chiaravalle]].<ref>Così l'interpretazione in una serie di 86 prediche</ref> In tal senso il Ct ebbe uso liturgico nelle catechesi od omelie di Pasqua, in occasione della quale avveniva il battesimo dei catecumeni, e venne associato anche alla consacrazione verginale a Cristo.
* Dio-Maria: recensione latina del ''[[Transito della beata vergine Maria]]'',<ref>Ai nn. 11-12 gli angeli, al momento dell'assunzione di Maria, cantano brani di Ct.</ref> [[Odi di Salomone]],<ref>In alcune di queste odi apocrife, datata a inizio II sec., sono più o meno estesamente citati passi di Ct: odi 3; 5; 11; 42.</ref> [[Pier Crisologo]],<ref>Pier Crisologo, ''Sermone'' 145,4, PL 52,589.</ref> [[Severo di Antiochia]],<ref>Severo di Antiochia, ''Omelia 108''.</ref> la tradizione etiopica.<ref>Cfcfr. gli inni [[Lodi di Maria]], [[Lira della lode]], i [[Salamta]], la [[Malkee]], la [[Sebaa Naghè]].</ref> Questa interpretazione rende anche ragione delle iconografie delle "madonne nere", sulla base di {{passo biblico|Cant1,5-6}};
 
==Interpretazione mista==
Un tipo di interpretazione oggi prevalente tra studiosi ed esegeti cattolici è quella mista, che considera cioè il Ct come la descrizione dell'amore sia tra uomo e donna sia tra Dio e uomo. Così anche la recente enciclica ''[[Deus Caritas Est]]'' di [[Benedetto XVI]] (2005):
 
{{quote|6. [...] Secondo l'interpretazione oggi prevalente, le poesie contenute in questo libro (Ct) sono originariamente canti d'amore, forse previsti per una festa di nozze israelitica, nella quale dovevano esaltare l'amore coniugale [...].<br />
10. [...] Dio è in assoluto la sorgente originaria di ogni essere; ma questo principio creativo di tutte le cose - il Logos, la ragione primordiale - è al contempo un amante con tutta la passione di un vero amore. In questo modo l'eros è nobilitato al massimo, ma contemporaneamente così purificato da fondersi con l'agape. Da ciò possiamo comprendere che la ricezione del Cantico dei Cantici nel canone della Sacra Scrittura sia stata spiegata ben presto nel senso che quei canti d'amore descrivono, in fondo, il rapporto di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio. In questo modo il Cantico dei Cantici è diventato, nella letteratura cristiana come in quella giudaica, una sorgente di conoscenza e di esperienza mistica, in cui si esprime l'essenza della [[fede]] biblica: sì, esiste una unificazione dell'uomo con Dio - il sogno originario dell'uomo -, ma questa unificazione non è un fondersi insieme, un affondare nell'oceano anonimo del Divino; è unità che crea amore, in cui entrambi - Dio e l'uomo - restano se stessi e tuttavia diventano pienamente una cosa sola}}
 
==Canone==
 
==Uso liturgico==
Nella liturgia cattolica post-conciliare<ref>Cfcfr. Ravasi, 727-728.</ref> l'uso di brani del Ct appare limitato. Non è presente nel contesto pasquale, diversamente dalla tradizione ebraica, né nel messale festivo. Suoi brani sono letti nella ''[[Liturgia delle ore]]'' dal [[29 dicembre]] al [[5 gennaio]], come simbolo "dell'unione di Dio e dell'uomo in Cristo",<ref>[[Principi e norme per la liturgia delle ore]] 148.</ref> nel messale feriale ([[21 dicembre]]), nel salmo responsoriale della [[festa della Visitazione di Maria]], nel [[Rito di consacrazione delle vergini]] (2 volte come lettura e 4 come antifona) e nel proprio delle vergini della Liturgia delle ore, come lettura breve. Curiosamente, compare solo una volta nel [[Rito del matrimonio]] come brano antologico.
 
{{Antico Testamento}}

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